Siria e Afghanistan, trampolini di lancio contro Russia e Cina

Chi dovesse ipotizzare che la Siria sia stata così brutalmente aggredita per il petrolio (0,5 delle riserve mondiali), per il gas, per corridoi energetici strategici, si sbaglia alla grande. Conosciamo le voglie neo-ottomane di Erdogan, le ambizioni delle petromonarchie di creare un califatto sunnita che si anteponga all’eresia sciita, il sogno sionista di un grande Israele, il patetico recupero neocolonialista della Francia. Ma perché gli Stati Uniti? Se hanno urgenza energetica perché non concentrarsi maggiormente sul più vicino Venezuela (1/5 delle risorse planetarie di petrolio) ed effettuare un colpo di stato che restituisca la democrazia alle multinazionali?
Non si abbattono tre torri in casa propria, assassinando più di duemila connazionali, se non si hanno progetti di grande ampiezza che riguardino il destino della civiltà, il destino della nazione americana, il popolo eletto da Dio, dopo quello ebraico, a governare il mondo, come già si diceva nel ‘700 con gli Inglesi in casa. Del resto con la dottrina del “destino manifesto” non avevano già ricevuto l’incarico da Dio di sterminare un Continente?

I dirigenti russi, con piena partecipazione di popolo, si erano espressi a chiare lettere: la Siria è oggi la nostra Stalingrado. Infatti se cadesse sotto le orde barbariche di Turchi, di sauditi, di sionisti, di francesi, di Inglesi, gli States si imporrebbero sopra tutti loro con la forza della finanza o delle armi e costruirebbero degli avanposti per i loro micidiali sistemi missilistici di difesa, così come in Romania, in Polonia, in Corea del sud. Non solo! Potrebbero addestrare meglio i loro alleati jihadisti e armarli adeguatamente per portare il terrore nel Caucaso, a partire dalla Cecenia.
Creare il caos nelle aree sudoccidentali della federazione russa per favorire un attacco simultaneo dall’Estonia al Mar Nero e al Caucaso, con l’appoggio determinante di sistemi missilistici tattici e strategici.

Purtroppo per i sionisti Usa il conflitto bellico non sta andando come da loro previsto e sperato. Le espressioni sconsolate di John Kerry evidenziano la rinuncia della coalizione anti Assad alla protezione dgli ultimi resistenti jihadisti ad Aleppo est, il che significa che Assad con le due principali città in mano al suo esercito potrà governare con l’area maggiormente popolata ed economicamente sviluppata. Cosa rimane da fare agli States? Qualcosa per gli USA l’hanno saputa fare i militari turchi assieme alle loro bande terroriste dell’esercito libero siriano. Un’area nel nord-est che potrebbe fungere da stato o addirittura proclamarsi tale. Una non poca cosa per “gli amici della Siria”. E quale piano sceglieranno gli Americani? Il piano A? Il piano B? Il piano C?
E’ probabile che, dati i vari poteri contrastanti di cui soffre l’ex prima superpotenza, potrebbero andare in scena tutti e tre simultaneamente.

Il piano A relativo ad una risoluzione diplomatica è portata avanti dal Presidente Obama con un certo vigore ora che i jihadisti ad Aleppo appaiono in grave difficoltà.
Il piano B consisterebbe in un’escalation del conflitto, voluto dai più fanatici tra i neocon e i vertici militari. La no.fly zone ipotizzata da Hillary Clinton avrebbe comportato la distruzione di aerei USA e di vite umane grazie ai sofisticati sistemi di difesa aerea di cui dispone l’esercito siriano (e di cui non disponeva Gheddafi)
Il piano C consisterebbe in una replica del piano Brzezinski adottato in Afghanistan contro l’Unione Sovietica. Una guerra a bassa intensità per destabilizzare Siria e Medioriente. Credo che questo piano, che potrà favorire atti criminali con la ripresa delle azioni kamikaze, sia quello che prevarrà in sintonia con false azioni di dialogo del piano A allo scopo di distrarre l’opinione pubblica inventando magari “l’assenza di collaborazione” della parte avversa.

A Kabul dopo un attentato con due kamikaze rivendicato dai Talebani costato alla popolazione civile 24 morti, l’11 ottobre sempre a Kabul un gruppo di jihadisti dello stato islamico ha sparato su dei fedeli che commemoravano l’Ashura provocando diciotto morti. Un ‘enorme esplosione il giorno dopo. Solo feriti. Nessuna rivendicazione. Questo è l’Afghanistan creato dagli Americani con l’operazione “Libertà duratura”. Questa è la violenza che si può registrare nelle grandi città. Ma ben poco si sa di quello che succede nelle campagne infestate da militari americani (gli italiani sono ad Herat e a Kabul), da Talebani, Stato islamico, soldati governativi. Ma l’inferno può arrivare anche dal cielo con i droni che precipitano su feste religiose, matrimoni, funerali.

Nel 2001 l’avversario più temuto era la Cina che secondo il calendario prefissato doveva essere aggredita nel 2017. Da qui la necessità di invadere e occupare il territorio che sarebbe risultato molto utile al momento opportuno. Da qui l’indegna sceneggiata imbandita dell’abbattimento delle torri ad opera di Osama Bin Laden rifugiatosi nelle montagne dell’Afghanistan ed eventualmente protetto dai Talebani che vengono sconfitti. Al loro posto governi quisling. Finora 170.000 morti secondo Manlio Dinucci. L’attuale operazione “Sostegno Risoluto”. Per che cosa?
Perché l’Inferno permanga e si allarghi? Allevando altre truppe di fanatici terroristi per attizzare l’incendio nello XIn Yang cinese e creare nuovo terrore, secondo un progetto che è molto gradito al tiranno turco per il suo delirante progetto neo-ottomano.

Gli assalti belluini contro Afghanistan, Iraq, Libia,Siria, tappe necessarie da percorrere per abbattere la Cina e dominare l’Asia. C’è un problema però per gli States. La Cina è cresciuta molto anche sul piano della tecnologia militare…e la Russia alleata stretta della Cina, dopo gli anni di umiliazione in seguito al governo di Boris Eltsin, è di nuovo una superpotenza militare.

5 commenti per “Siria e Afghanistan, trampolini di lancio contro Russia e Cina

  1. vincenzo pillai
    20 Ottobre 2016 at 22:45

    antonello,voler spiegare in cento righe l’intreccio di fatti e progetti degli ultimi dieci anni di una decina di stati è poco produttivo, forse dannoso.con affetto vincenzo

    • 21 Ottobre 2016 at 22:23

      Sono questioni di cui Antonello si occupa da parecchio, e lo ritengo un buon osservatore, pur non essendo un giornalista sul campo. Condivido anche alcune osservazioni, ad esempio che la Siria faccia parte di una operazione di “accerchiamento” degli Stati uniti verso Russia e Cina. Riguardo alle cento righe (più o meno) non sempre si può scrivere un libro sulle questioni complesse, ma si può anche scrivere un buon articolo. Mariella

  2. ARMANDO
    21 Ottobre 2016 at 21:46

    Un Articoo è sempre sintetico, per forza di cose. Ma dice una cosa evidente, secondo i concetti della geopolitica. Per dominare il mondo occorre dominare l’Eurasia. Ed è quello che gli Usa tentano di fare. Dapprima sottomettersi la Russia, ma n prospettiva la Cina, col suo miliardo e seicentomila abitanti. In ottica di lungo periodo, tutte le guerre provocate, stimolate per destabilizzare etc, a questo servono.

  3. 22 Ottobre 2016 at 10:41

    Innanzitutto ringrazio…in questi tempi di “fattu e lassau”( traduco per gli italiani :indolente e con scarsa personalità) un commento critico per chi scrive è già un riconoscimento…sì…è un mio difetto forse fare delle analisi planetarie, date le mie origini letterarie, perché aspiro presuntuosasmente a cogliere il senso degli eventi che oramai hanno un carattere globale…a breve scriverò un articolo sulla Cina con il quale mi auguro di individuare con ipotesi credibili il suo corso, cercando di evitare stupidate che giustamente mi dovranno essere criticate…un saluto a Vincenzo a Mariella ad Armando

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