Siria: determinante la mediazione russa

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Foto: In Terris (da Google)

 

Assad non può spostare il grosso dell’esercito in difesa delle Ypg curde e della popolazione di Afrin in quanto severamente impegnato, in particolare nella sacca di Idlib e nel Ghuta orientale, dove, in entrambi i casi, i terroristi jihadisti risultano agguerriti e ben armati da States e Golfo.
Comunque, forze libanesi e truppe governative, superando il fuoco di sbarramento più che altro dimostrativo dell’esercito turco e dei jihadisti filo-Erdogan sono riusciti ad entrare in città.
E’ un fatto di grande rilevanza politica. L’accordo tra il governo siriano e il Pyd rimescola nuovamente le carte in un Medio Oriente sempre più caratterizzato da alleanze a geometria variabile.

L’intesa, per la difesa del territorio siriano dall’invasore, tra Assad e Pyd potrebbe preludere ad un accordo di dialogo per definire i rapporti politici tra Damasco e Rojava, in vista di un’autonomia regionale forte (difficilmente a carattere federale) all’interno del quadro istituzionale siriano.
Risulta evidente la mediazione della Russia che difende l’integrità territoriale della Siria e che allo stesso tempo non abbandona le giuste richieste autonomistiche dei Curdi.

Erdogan aspira a grandi conquiste territoriali in Grecia, in Siria, in Iraq…per ricomporre il delirante sogno di ricostruzione turca dell’antica egemonia ottomana. Le sue ambizioni arrivano fino agli Stati ex-sovietici e alla Cina. Ma se non vuole perdere tutto è bene che si dia una calmata. Non solo non potrà attaccare Manbji presidiata da Curdi e dai marines ma dovrà arretrare da Afrin dove ha già compiuto crimini contro i civili, bombardando scuole, ospedali, servizi civili, pare, secondo alcune fonti1), con l’uso di bombe a grappolo e del napalm.

La conquista dei confini da parte di Assad potrebbe costituire un buon alibi per Erdogan per non perdere la faccia. L’invasione, giustificata dalla presenza dei “terroristi” curdi, potrebbe essere ritirata, data la presenza di un esercito regolare che difende l’integrità territoriale, senza far ricorso a elementi “estremisti” ostili alla Turchia.

La mediazione di Mosca non intende umiliare il Sultano. Ma fermarlo sì, costringendolo a non aumentare le tensioni nell’area e a ritirarsi sia pure gradualmente da tutto il territorio siriano e ad abbandonare l’idea di un’area cuscinetto dove far riparare i suoi amici qaedisti. Erdogan non può trascurare il fatto che l’Orso russo, proprio a causa della aggressione turca contro il distretto di Afrin, ha richiamato nella sua base di Hmeymim in Siria 11 aerei da combattimento2) come segnale di avvertimento.

La Russia è di fatto alleata con l’Asse della Resistenza (Libano, Iraq, Iran, Siria) ma in funzione prettamente difensiva. Non intende appoggiare eventuali azioni offensive e ammonisce i suoi partner a non oltrepassare quei limiti che condurrebbero ad uno scontro diretto. Gli stessi ammonimenti sono rivolti alle potenze regionali specializzate in provocazioni ed aggressioni, quali sono appunto la Turchia ed Israele, severamente ripreso dopo i suoi criminali attacchi aerei contro la Siria. Una politica di allentamento della tensione bellica in Medio Oriente che evidenzia come il governo di Putin risulti oramai in tutta l’area l’arbitro diplomatico riconosciuto dalle potenze regionali, ma combattuto con tenacia, militarmente e mediaticamente, dagli States appollaiati nelle aree curde sotto il loro controllo dove sono riusciti a creare dieci (e forse più) basi militari e a intraprendere l’addestramento di 30.000 combattenti, in prevalenza curdi, in teoria per difendere i confini (come fossero curdo-americani e non siriani) ma in realtà per aggredire l’Iran considerato da Usraele come “nemico di tutta l’umanità”. E’ per tali motivi che l’aggressione di Afrin è stata, sul piano politico, ben vista da Teheran perché propiziatrice di un’eventuale rottura tra i Curdi e il “regime del male”.
In effetti una tale rottura 3) porterebbe un sospiro si sollievo in tutto il Medio Oriente, qualora gli yankees perdessero le basi e la terra da cui far partire il loro perpetuo istinto guerrafondaio e terroristico. Contro l’ Iran, la Siria… ma anche contro la Russia

NOTE
1) UIKI onlus 24/2/18
2) Gianandrea Gaiani Il nuovo fronte…in AnalisiDifesa 22/2/18
3) E bene ricordare che sul piano mediatico si è parlato di alleati curdi degli States ma un tale termine non è mai stato usato dai vertici politici e militari americani…se non occasionalmente…

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