Trump vuole davvero combattere l’establishment USA?

L’establishment ha ridicolizzato Donald Trump per mesi, sbugiardando il suo progetto di ‘’restituire la sovranità al popolo USA’’ e coinvolgendolo nelle politiche guerrafondaie della sua cerchia di militari deliranti. Finalmente Trump, immobiliarista vicino alla fazione del padronato ma estraneo ( o quasi ) al complesso militar-industriale, è riuscito a piazzare – in conformità alla sua campagna elettorale – un bel colpo alla neoaristocrazia feudale al potere negli USA: il mondo, con la declassificazione di ben 2.800 file, sa qualcosa in più sul delitto Kennedy. Siamo davanti ad una delle più grandi bufale che l’oligarchia antidemocratica ha dato in pasto al popolo nord-americano, una vera ‘’fake news’’ ma – come sempre accade – tutta dei ‘’padroni del mondo ‘’. Chi e perché ha ucciso Kennedy?

I file fanno chiarezza sulla rottura fra il presidente Kennedy e la CIA a cui io aggiungerei il faccia a faccia fra il presidente e la lobby pro-Israele. Kennedy aveva sfidato lo ‘’Stato profondo ‘’, i poteri forti che decidono la sorte di intere nazioni. Certo, era un liberale ma col suo radicalismo – attribuibile al conflitto fra il cattolicesimo irlandese ed il puritanesimo imperialista – alzò le mani contro le società segrete, definì la CIA uno ‘’stato nello stato’’ e propose, con la Direttiva 11110, la nazionalizzazione della Federal Reserve. Una vera condanna a morte.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale le ‘’operazioni false flags’’ divennero una costante; a differenza degli anni ’30 e ’40 possiamo dire che furono l’elemento caratterizzante l’establishment. Il complesso militar-industriale ed il direttore della CIA, Allan Dulles, misero sul tavolo presidenziale un documento dove chiedevano che la città di Miami venisse bombardata. Secondo questi ‘’pazzoidi’’, la colpa del bombardamento andava attribuita al governo socialista di Fidel Castro giustificando, con la menzogna, un’operazione militare contro Cuba. La cospirazione prese il nome di Operazione Boschi del Nord ed era un’azione di pirateria imperialistica; Kennedy sollevò da ogni incarico questi schizofrenici militari non dissimili da gente come James ‘’cane matto ‘’ Mattis. Il governo voleva – al contrario della CIA – la fine della guerra fredda? Dubitare è lecito, gli Usa – se i loro interessi fossero andati in quella direzione – si sarebbero alleati anche con Hitler ma una cosa è certa: Kennedy toccò il cuore pulsante dello ‘’Stato profondo ‘’. Senza CIA, Federal Reserve e generali che dettano ordini ai politicanti, l’imperialismo USA perde la sua connotazione di ‘’super-imperialismo’’ diventando una normale potenza imperialistica. Il danno sarebbe stato grosso. Terminata questa breve introduzione, riassumo il contenuto dei file soffermandomi sulle – gravi – conseguenze politiche.

 

L’establishment ha ucciso il presidente Kennedy

Il presidente non è stato ucciso dall’omino di paglia Lee Harwey Oswald ma dal poliziotto J.D. Tippit il quale, una volta fatto il lavoro sporco, venne tolto di mezzo a colpi di pistola soltanto quarantacinque minuti dopo. L’elemento che cambia le carte in tavola è l’incontro avvenuto, una settimana prima, fra Oswald e Tippit nel locale del malavitoso Jack Ruby, il criminale che tappò la bocca di Oswald nei sotterranei della polizia di Dallas.

L’analista Said Alami ha avanzato l’ipotesi d’un coinvolgimento sionista in questa operazione sporca anzi sporchissima 1. JFK gettò un ponte ai popoli arabi, opponendosi al nucleare israeliano e scontrandosi con Ben Gurion, il ‘’laburista’’ che pianificò la Nakba. Kennedy venne ucciso da più d’uno sparatore oppure da un cecchino col sangue freddo, i legami di Jack Ruby col boss mafioso israelita Meyer Lansky valorizzano la tesi di Alami: un coinvolgimento del Mossad, attraverso la mafia israelita ( se vogliamo possiamo chiamarla mafia sionista ), è più che probabile.

Una cosa è certa: tolto di mezzo questo cattolico irlandese ostile al puritanesimo dell’establishment – lo stesso puritanesimo messo in mostra dalla Regina del Caos, Hillary Clinton – gli imperialismi israeliano e statunitense hanno legato i loro destini. Israele condiziona la politica estera USA trasformando presidenti, di per sé deboli come Clinton, Bush ed Obama, in strumenti al suo servizio. Lo stesso Trump è un sionista convinto, cosa che rende qualsiasi confronto con Kennedy non soltanto errato ma, addirittura, balordo.

 

Trump riprende la lotta contro l’establishment?

Il presidente Donald Trump non rappresenta il popolo statunitense come, a mio parere sbagliando, scrive Thierry Meyssan 2 ma una delle fazioni della classe dominante nord-americana. Usa una retorica guerrafondaia per trarre in inganno l’oligarchia cercando, facendo leva sulla stupidità dei media, una revisione degli Accordi sul nucleare iraniano, cosa che metterebbe la borghesia del bazar in un vicolo cieco.

I Giornalisti Venduti l’hanno fatto passare per un nemico delle donne senza base sociale ma questo immobiliarista ha conquistato il consenso della classe operaia bianca rinnegando, in campagna elettorale, il neoliberismo. Il giornalista Andrew Spannaus ha fatto scuola di giornalismo agli scribacchini italiani come a molti suoi colleghi – megafono dell’imperialismo USA – statunitensi. Ora, dopo questo duro colpo all’establishment, è di nuovo in bilico. Sarà un capitalista anti-complesso militar industriale? Trump sa che le Torri Gemelle furono minate con la nano termite ma, dopo la sua elezione, non ha dato l’idea di opporsi alla versione di Bush e dei sionisti. Non vuole lottare contro l’establishment ma soltanto tenerlo buono, il progetto di riforma radicale della CIA di Michael T. Flynn l’ha spaventato, dopo aver fatto un passo in avanti ne ha fatti cinque all’indietro. Ora sembra essere tornato all’attacco come in campagna elettorale, CIA ed FBI per qualche hanno pensato il peggio e, sicuramente, il colpo è stato ben assestato. Ottimo, ci ha ricordato che la Clinton è il nemico principale, ma non basta. Trump non ha declassificato 300 documenti decisivi. Perché? La sua provenienza di classe lo tradisce, il suo istinto di sopravvivenza, in un contesto come quello USA, lo renderà simile ad Obama.

Gli USA sono un Impero dominato dall’ideologia puritana, la strada per diventare una Repubblica parte dal basso e non da un super-capitalista che si improvvisa (senza esserlo) ‘’borghese illuminato’’. Trump, con le sue misure contraddittorie può ottenere qualche successo ma nel lungo periodo verrà trasformato in un fantoccio. Nessun presidente USA – tranne Kennedy, che comunque non era un santo – è riuscito a cambiare le carte in tavolo.

  • Said Alami, Sì… Israele ha ucciso John F. Kennedy, rebelion.org
  • Thierry Meyssan, Trump riprende la lotta contro l’establishment statunitense, voltaire.org
  • Immagine correlata
  • Foto: newsweek.com (da Google)

 

1 commento per “Trump vuole davvero combattere l’establishment USA?

  1. luciano_navarro
    3 novembre 2017 at 21:37

    CHIUNQUE SI METTE CONTRO LA FEDERAL RESERVE DEI BANCHIERI PRIVATI CHE STAMPANO DENARO DAL NULLA PRESTANDOLO ALLE NAZIONI CON USURA E CREANDO I DEBITI PUBBLICI CHE VANNO PAGATI CON IL SUDORE DEL POPOLO CON LE TASSE TASSE E SEMPRE TASSE X UN DEBITO CHE NON POTRA’ MAI ESSERE ESTINTO ! SE STAMPO MILLE MILIONI E NE DEVO RICEVERE 100 DI INTERESSI , MA NE STAMPO SOLO MILLE, DA DOVE SI PRENDONO I CENTO MANCANTI ? ECCO CREATO IL DEBITO ETERNO !

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