Chi era veramente Shimon Peres?

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Foto: stoprapingpalestine.blogspot.com

 

Gli articoli critici nei confronti di Shimon Peres hanno messo in moto l’hasbara (la propaganda) sionista che ha bollato analisi dettagliate, fatte anche da giornalisti israeliani, come ‘’commenti antisemiti’’. I sionisti sono soliti non entrare nel merito delle questioni e delle problematiche sollevate – come ad esempio il sostegno di Israele alla dittature militari sudamericane – e rispondono con una critica strumentale, quella dell’ antisemitismo, che con l’aiuto dello storico Diego Siragusa ho già preso in esame: ‘’Accusare di antisemitismo chi, in nome dell’umanità, lotta contro questo stato terrorista che si chiama Israele, significa manifestare una imperdonabile ignoranza. Gli arabi sono semiti e molto più numerosi degli ebrei. Inoltre, un’ agguerrita minoranza di ebrei è antisionista e lotta duramente contro lo stato fascista e razzista di Israele. Allora? Chi sono gli antisemiti?’’ 1. Siragusa pone una questione che mette in grande imbarazzo l’ultra-destra sionista: le critiche interne al regime israeliano contro il razzismo di Stato dei governi tanto di destra ( senza virgolette ) quanto di ‘’sinistra’’ ( fra moltissime virgolette ).

Shimon Peres fu l’architetto dello smantellamento della legalità internazionale e dell’ occupazione coloniale della Palestina. Amira Hass, giornalista di Haaretz, ha parlato del contributo laburista al ‘’disastro in cui ci troviamo’’. Una critica che difficilmente leggeremo sui giornali borghesi italiani: ‘’Negli anni settanta ha sostenuto (ovviamente si parla di Peres) il movimento dei coloni. Negli anni novanta, come ministro degli esteri, è stato artefice degli accordi di Oslo, che hanno consolidato la realtà delle enclave palestinesi. Gli insediamenti e le enclave sono due facce della stessa medaglia, a dimostrazione di quanto sia stata coerente la sua visione delle cose’’ 2. Si può costruire la pace sulla base del disconoscimento della Nakba, la tragedia che ha colpito la nazione arabo-palestinese? Secondo Gideon Levy tutto questo è impossibile; Israele, così facendo, non solo non ‘’costruirà la pace’’ ma sprofonderà verso una nuova forma di fascismo in preda al ‘’demone del sionismo religioso’’. Questa critica non è antisemita ma viene dal ventre stesso dello Stato ebraico, anche da parte di studiosi liberali. Domanda: sono antisemiti anche loro?

Un attivista ebreo d’orientamento marxista, Michel Warschawski, ha analizzato in modo dettagliato la fascistizzazione della società israeliana totalmente ubriacata dagli sproloqui nazionalisti di Netanyahu e dal fondamentalismo religioso ebraico: ‘’In un contesto di razzismo libero e assunto da una nuova legislazione discriminatoria verso la minoranza palestinese in Israele, e da un discorso politico guerrafondaio formattato dall’ideologia dello scontro di civiltà, lo Stato ebraico sta sprofondando nel fascismo’’ 3. Domanda: Israele sta sprofondando nel fascismo oppure è già uno Stato simil-fascista sia pur munito di protesi ideologica democratico-borghese? Certamente – questo è un fatto – ci troviamo davanti al maggior buco nero (Alan Hart ha parlato di ‘’bubbone tumorale’’) del diritto internazionale mai apparso nella storia post-1948, uno Stato atipico capace di calpestare tutte le direttive delle Nazioni Unite con una incredibile impunità. Qual è il segreto della impunità sionista? Il sionismo, con la Risoluzione numero 3379 dell’ONU, venne considerato ‘’una forma di razzismo e di discriminazione razziale’’, quindi incompatibile con la democrazia. Israele imputerà di ‘’antisemitismo’’ anche l’ONU?

La verità è che l’ONU ha sempre utilizzato i guanti bianchi con Israele.

Lo storico ebreo Tom Segev ha criticato Peres molto duramente, eppure di fronte a queste critiche i sionisti preferiscono non entrare nel merito delle questioni poste:

‘’Nei primi anni 1950 ha  stabilito contatti segreti con la Francia per ottenere tecnologia nucleare. Il reattore nucleare che si trova ora vicino alla città di Dimona, nel deserto del Negev, è in gran parte merito suo .Nel 1967 cercò di evitare la guerra dei sei giorni temendo pesanti perdite per l’esercito israeliano. Suggerì che Israele, invece di andare in guerra,  avrebbe dovuto far esplodere un dispositivo potente ed estremamente rumoroso per  spaventare l’Egitto, la Giordania e la Siria scoraggiandoli ad attaccare Israele .Il  signor Peres ha partecipato all’  oppressione dei palestinesi che vivono da  quasi mezzo secolo sotto l’occupazione israeliana. Nel 1975, quando era ministro della Difesa  concesse il permesso ad uno dei primi gruppi di coloni israeliani di restare in Cisgiordania. Più tardi  sostenne la creazione di molti altri insediamenti  Nel 1993, come ministro degli esteri, il signor Peres ha firmato a Oslo l’accordo  che gli ha fatto vincere il premio Nobel per la pace  Oslo è svanita,  la questione palestinese è rimasta irrisolta. In realtà il signor Peres  a Oslo stava cercando di accontentare tutti, coloni e attivisti per la pace allo stesso modo’’ 4.

Peres negli anni ’70 ha appoggiato politicamente le più feroci dittature militari: da Pinochet a Videla; dal Sudafrica razzista all’Iran di Reza Pahlevi. E’ vero o no?

Leggo dal sito africarivista.it che il regime sionista e quello sudafricano avevano una ‘’visione strategica comune’’ che ‘’portò anche allo sviluppo di un’intensa collaborazione in ambito nucleare: Pretoria fornì denaro e materiale fissile a Israele, ricevendo in cambio assistenza tecnica per i propri programmi atomici e industriali. Secondo quanto riportato da diversi servizi d’intelligence, negli anni Settanta i due paesi pianificarono due test nucleari nel 1977 e nel 1979.  Shimon Peres, allora ministro degli Esteri, fu uno dei protagonisti di questa politica come hanno poi testimoniato alcuni documenti sudafricani declassificati’’ 5. Perché i sionisti, invece di accusare tutti di antisemitismo, non provano, almeno per una volta, ad argomentare il loro dissenso?

La critica interna ad Israele non manca anche se la censura si fa, giorno dopo giorno, sempre più forte. Diego Siragusa, nell’intervista realizzata qualche mese fa, ci comunica degli aspetti importanti sulla censura del dibattito accademico all’interno del regime sionista:

‘’In Israele, tutti gli studiosi che “scoprono” e denunciano i crimini israeliani o sono costretti a fuggire all’estero, come hanno fatto Ilan Pappe, Avi Shlaim e Avraham Burg, o subiscono pressioni, anche a livello familiare, come Benny Morris che ha scritto un libro sui massacri di palestinesi e sulla loro espulsione dai villaggi. Non potendo smentire i risultati della sua ricerca, escogitò un discorso giustificazionista che assolveva i crimini del sionismo come prezzo ineluttabile e necessario per la fondazione dello Stato d’Israele e per la salvezza del popolo ebraico. In una intervista ad Ari Shavit, Morris afferma che aver cacciato 750.000 palestinesi dalle loro case e averne massacrato migliaia era parte di una politica sionista di incoraggiamento alla fuga per impossessarsi di beni, case e territori appartenuti ai palestinesi. Quando Shavit gli chiede se Ben Gurion era favorevole all’espulsione dei palestinesi, Morris dichiara: Naturalmente, Ben Gurion era per il loro trasferimento. Aveva capito che non poteva esserci alcuno stato ebraico con una minoranza araba grande e ostile al suo interno. Non ci sarebbe uno stato simile. Non potrebbe esistere… Ben Gurion aveva ragione. Se non avesse fatto quello che ha fatto, uno stato non poteva essere creato… Quando la scelta è tra distruggere o essere distrutto, è meglio distruggere… Dal mio punto di vista la necessità di stabilire questo stato [ebraico] in questo luogo ha superato l’ingiustizia che è stata fatta ai palestinesi sradicandoli… Anche la grande democrazia americana non poteva essere creata senza l’annientamento degli indiani. Ci sono casi in cui il bene generale, finale giustifica atti duri e crudeli che si commettono nel corso della storia’’.

I documenti declassificati dimostrano che gli Stati arabi avevano scaricato il popolo palestinese corrotti dai dollari nord-americani; Israele fu appoggiata, in modo unanime, da tutte le potenze imperialistiche occidentali. La Nakba è il punto d’arrivo del sionismo politico-religioso il quale, a metà ottocento, decise, in combutta col colonialismo britannico, le sorti dell’innocente popolazione araba. I palestinesi devono, per forza di cose, essere risarciti. Domanda: Israele è disposta ad attraversare un percorso di laicizzazione interno e rinunciare al sionismo?

Peres è stato, come altri, l’emblema della strafottenza sionista rispetto al diritto internazionale, non a caso Tel Aviv non ha mai aderito al Trattato di non proliferazione del nucleare con una prepotenza degna delle dittature fasciste. Mordechai Vanunu, scienziato israeliano, ha espresso questa critica durissima che condivido pienamente: ‘’Israele non ha firmato il Trattato di non proliferazione nucleare. Circa 180 paesi l’hanno fatto, tra cui tutti i paesi arabi. L’Egitto, la Siria, il Libano, l’Irak, la Giordania…: tutti i paesi vicini di Israele hanno aperto le frontiere alle ispezioni dell’AIEA. Israele è il peggiore esempio. E’ l’unico paese che si è rifiutato di firmare il Trattato di non proliferazione nucleare. Gli Stati Uniti e l’Europa dovrebbero cominciare a risolvere il caso di Israele; Israele deve essere considerato alla pari di qualsiasi altro paese. Dobbiamo farla finita con l’ipocrisia, e costringere Israele a firmare il Trattato di non proliferazione nucleare. Bisogna imporre a Israele che lasci libero accesso agli ispettori dell’AIEA al centro di Dimona’’ 6. Israele non è uno Stato laico, nonostante gli sforzi di attivisti come Amira Hass e Gideon Levy, e impone al mondo, grazie all’influenza della lobby sionista, gravi limitazioni alla libertà d’espressione. Secondo i sionisti sarebbero antisemiti anche Shlomo Sand e Noam Chomsky? E cosa dire di James Petras che fu, fra le tante cose, anche consulente di Salvador Allende? Lo storico – membro del Partito comunista israeliano – Ilan Pappe, ha spiegato come negli Usa si stabiliscano, censoriamente, le regole del dibattito fra ‘’liberi’’ ricercatori: ‘’Si prende un concetto universale – tutti hanno il diritto alla loro opinione e ognuno ha il diritto di essere parte di una democrazia – con una sola condizione: che l’universalità non comprenda la critica al sionismo e che la democrazia debba sempre garantire la parte ebraica qualunque siano le realtà demografiche e geografiche’’ 7. Vanunu, Levy, Warschawski rappresentano la critica interna che Israele non vuole ( o non può ) fronteggiare.  Per Gilad Atzmon bisogna parlare di ‘’tribalismo sionista’’ e la storia di Vanunu, che ha dovuto rompere con la sua stessa famiglia, gli dà pienamente ragione. Domanda: il sionismo è una ideologia politica (chiaramente di estrema destra) oppure un dogma da seguire acriticamente, una sorta di religione per ‘’atei devoti’’?

I sionisti italiani attaccano gli antimperialisti – attivisti, giornalisti, storici – per aver scritto contro Peres ma, come tutti gli imbroglioni, vengono smentiti: Peres fu – ed è questa la verità della storia – uno degli architetti della pulizia etnica, un degno teorico della guerra permanente. Altro non possiamo (e dobbiamo) scrivere.

1.

https://www.linterferenza.info/attpol/3400/

2.

https://frammentivocalimo.blogspot.it/2016/09/amira-hass-shimon-peres-non-e-un-uomo.html

3.

http://www.peacelink.it/palestina/a/40458.html

4.

https://frammentivocalimo.blogspot.it/2016/10/tom-segev-shimon-peres-non-e-stato.html

5.

http://www.africarivista.it/shimon-peres-lapartheid-e-lamicizia-con-mandela/108503/

6.

http://www.voltairenet.org/article133657.html

7.

http://www.palestinarossa.it/?q=it/content/story/intervista-ilan-pappe-sulla-libert%C3%A0-accademica-israele-e-bds

 

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