“Diamo fuoco a un poveraccio, perchè no…”

Un uomo di 64 anni, un marocchino che aveva perso il lavoro e che viveva in un’automobile in un paese in provincia di Verona, un uomo pacifico che non faceva del male a nessuno, è rimasto ucciso nell’incendio appiccato da due minorenni, uno di 13 e l’altro di 17 anni. Il suo corpo è stato ritrovato carbonizzato all’interno dell’auto:

http://www.ansa.it/veneto/notizie/2018/01/12/clochard-ucciso-indagati-era-scherzo_0b91aa20-e54a-4f0b-aea3-8e6e07ffc9e4.html

La notizia mi ha colpito, ovviamente, e mi ha spinto a questa riflessione.

Come prima cosa, mettiamo da parte la solita discussione sull’immigrazione sì/immigrazione no, anche se, inevitabilmente, mi aspetto i soliti commenti del tipo “Sì, è un atto gravissimo però…”Sì, è una cosa assurda ma…” “Mi rendo conto, tuttavia…”.

Spero che almeno (ma non sono ottimista…) in questa occasione mi venga risparmiata la solita scontatissima (sì, cari amici, scontatissima, proprio come, sul versante opposto, le uscite “buoniste” e politicamente corrette di una Boldrini…) filastrocca sugli immigrati che sono troppi, e non se ne può più ecc. ecc.

Non è questo il punto che vorrei porre al centro della riflessione (del resto conoscete bene la mia posizione nel merito ed è inutile tornare ogni volta sull’argomento…).

La questione sulla quale vorrei riflettere è un’altra. La violenza (concetto ben diverso dalla forza, che può essere talvolta esercitata, sia pure con grande equilibrio e in casi strettamente necessari) è rivolta sempre nei confronti del più debole e dei più deboli. Sempre.

Ora, è evidente che le intenzioni di quei due ragazzini non erano quelle di uccidere quel poveretto. Come hanno raccontato i testimoni (la gente del posto), si divertivano da tempo a tormentarlo, a “bullizzarlo, a fargli degli “scherzi” (se così vogliamo chiamarli), a buttargli dei petardi nella macchina mentre dormiva. Ieri uno di questi “scherzi” (non si sa ancora come hanno appiccato il fuoco, pare che lo “scherzo” questa volta sia stato più “pesante” del solito) è finito male, molto male, e il povero disgraziato è morto carbonizzato.

Ma perché proprio quell’uomo? Bè, è molto semplice, perché è un poveraccio, perché è anziano, perché è indifeso, perché è un immigrato. E quindi, nell’immaginario di quei due ragazzini, cresciuti nel grasso e ricco (e razzista, diciamola tutta…) profondo nord-est post democristiano (quando gli faceva comodo…) e ora leghista (sempre perché gli fa comodo…), è uno al quale gli si può fare di tutto, uno col quale ci si può divertire, anche dare fuoco per “scherzo” alla sua macchina trasformata in una casa, mentre dorme.

Ancora più ovvio che il comportamento di quei due ragazzini sia stato “ispirato” dall’ambiente e dal contesto in cui sono cresciuti.

Sia chiaro, quello che da tempo viene chiamato “bullismo” è sempre esistito. Il “bullismo è un fenomeno da sempre presente fra i bambini e fra gli adolescenti ma anche fra gli adulti, e viene agito indifferentemente sia da maschi che da femmine. Ed è sempre una forma di violenza esercitata dal più prepotente sul più debole. Spesso, ma non sempre, viene agito da un gruppo, da un branco, nei confronti di un singolo. Il bullo è anche un vigliacco, anche e soprattutto quando è fisicamente prestante e preparato sul piano atletico/agonistico (magari perché pratica uno sport di combattimento). Perché proprio in questo caso invece di prendersela con quelli forti e robusti come lui o anche più di lui, se la prende con i più deboli. Il bullismo è sovente se non quasi sempre anche una forma di violenza psicologica perché ha come obiettivo quello di umiliare chi la subisce, di ferirlo e mortificarlo.

Questa forma di violenza, come abbiamo detto, alligna un po’ ovunque e tanti e diversi possono essere i soggetti vittime di “bullismo”.

Nel caso specifico siamo di fronte ad un fenomeno più complesso ma anche di più facile comprensione nello stesso tempo. Quei due ragazzini hanno da sempre respirato quell’atmosfera in cui sono cresciuti e sapevano che c’era una humus che li proteggeva, quello stesso che li ha portati a compiere quei gesti. Sapevano che erano in qualche modo coperti, anche se, ovviamente, non formalmente autorizzati a fare quello che hanno fatto.

Mi auguro che capiranno con il tempo la gravità del gesto che hanno compiuto ma la questione principale è un’altra, e cioè il contesto che ha generato un simile comportamento. La società in cui viviamo sta precipitando sempre più in basso e non ce ne rendiamo conto. E l’attuale politica è solo l’immagine riflessa della società. Prendersela con la “casta” diventa un esercizio di pura retorica, il capro espiatorio necessario. Ma le origini e le cause di tali fenomeni sono ben più profonde.

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Foto: Corriere del Veneto (da Google)

11 commenti per ““Diamo fuoco a un poveraccio, perchè no…”

  1. perplesso
    13 gennaio 2018 at 14:55

    L’humus in cui sono cresciuti è probabilmente quello razzista del grasso e ricco profondo nordest ma il problema secondo me è anche più grande.

    Da anni, forse dagli anni ’80 (era d’oro dei film trash) se non prima, viene propagandata a spron battuto come positiva la figura del ragazzaccio, il lumacone che si fa beffe della società organizzata, delle sue regole sociali e di chi le rispetta. Insomma la figura (diseducativa) del cretino viziato che viene presentato quale rivoluzionario in cui tanti, dai figli di papà e quelli anche meno benestanti, possono identificarsi.
    Figura che tende ad avere un certo fascino sempre, ma particolarmente nei periodi di benessere in cui i legami sociali dovuti ad un certo stato di necessità si affievoliscono. Chi non prova sulla sua pelle delle difficoltà avrà una maggior tendenza a deridere quelle altrui, una crudele e puerile fonte di svago per la sua aggressività.

    Una cosa è se il ragazzaccio è Tom Sawyer, un’altra è se il ragazzaccio sono i vari eroi trash che ci sono stati propinati a iosa da decenni.

    E la situazione si è anche aggravata, se ora mettono a quei film il bollino blu (ma è solo una schifosa operazione del politicamente corretto), ne producono di nuovi con eroi sempre più grottescamente concentrati sul successo individuale ottenuto tramite l’affermazione violenta sugli altri.

    Insomma l’humus secondo è anche più grande di come vien descritto, la situazione ben peggiore ed in un certo senso spinta dall’alto.

  2. Riccardo
    13 gennaio 2018 at 15:58

    Da quello che ho letto i due ragazzini sono anche loro figli di immigrati (uno dell’Est e il più giovane del Marocco) e quindi di seconda generazione. Non che questo cambi molto la situazione. In questa vicenda credo che centri poco l’immigrazione, quanto invece il vuoto totale in cui viviamo, ieri come oggi. Visto che finiremo come la Grecia ho l’idea che torneranno i bravi di Don Rodrigo… e le nuove leve del Griso non mancheranno! Anche se eventi così tragici sono rari, penso che alla lunga diventeranno eventi meno rari e più “familiari”… Allacciamoci le cinture, con una società al collasso il futuro sarà nero.

    • Fabrizio Marchi
      13 gennaio 2018 at 16:52

      Invece secondo me c’entra anche se non è la sola causa, ovviamente. E’ la logica dell’ “ascaro”, di quello che si sente più integrato e quindi più “fico” degli altri immigrati e allora scarica su di loro la frustrazione della sua condizione, cercando di sentirsi quanto più possibile simile a quelli che stanno sopra di lui nella scala gerarchica e che fondamentalmente lo disprezzano. E’ la vecchia logica del “negro da cortile” che si fa bello davanti al padrone, come spiegava Malcom X, e che si schiera dalla sua parte contro il “negro da campo”. E il padrone, per riconoscenza, gli dà i suoi avanzi…
      P.S. naturalmente quelli sono solo due ragazzini che hanno interiorizzato tutto ciò…

      • Mario
        13 gennaio 2018 at 22:51

        Ciao Fabrizio, vicenda kafkiana, che denuncia i lati più oscuri della personalità umana! Alla tragica vita interrotta, si aggiungono le esistenze, di quei due ragazzini, compromesse ormai per sempre. Questa vicenda, dovrebbe indurre a serie ed approfondite riflessioni, magari in quelle trasmissioni televisive, cosiddette di approfondimento, ma evidentemente interessano altre cose! Ciao e grazie per lo spazio.

  3. Alessandro
    13 gennaio 2018 at 19:25

    Mi è capitato in diverse occasioni quest’inverno di prendere il pullman dalla stazione centrale di Milano verso Orio al Serio alle 4.00, 5.00 del mattino e proprio lateralmente alla fermata notare accovvaciati, ricoperti di coperte e stracci vari, un numero non scarso di persone che evidentemente sono soliti trascorrere lì la notte.
    Ora mi chiedo: può definirsi civile un Paese che consente in pieno inverno, sotto la pioggia, le intemperie e il gelo, che persone evidentemente senza fissa dimora dormano all’addiaccio? E’ chiaramente una domanda retorica.
    Quindi la questione non è solo perchè è stato ucciso ( purtroppo la feccia umana di qualsiasi età e provenienza è stata, è e sarà sempre attiva, in modo particolare contro i più deboli) , ma anche perchè si trovava a vivere in un’automobile da tanto tempo senza che nessuno, e faccio riferimento soprattutto all’amministrazione comunale, gli avesse offerto un tetto per la notte, se non altro un luogo dove poter evitare una fine simile, perchè si tratta in sostanza di morti annunciate, vuoi per l’intervento di qualche balordo o per cause naturali, legate alle bassissime temperature..

  4. ARMANDO
    13 gennaio 2018 at 22:13

    Mentre concordo con Alessandro sul fatto che quando esiste questa emarginazione in un paese per altri aspetti ancora ricco, non si può parlare di civiltà, la mia impressione è che questa volta il razzismo potrebbe non essere al fondamento di un simile atto criminale. Altre volte sono accaduti fatti simili contro clochard italiani. Credo piuttosto si tratti di bullismo criminale anche se forse inconsapevole da parte di quei ragazzi. Ma ovviamente l’inconsapevolezza non è in nessun caso una attenuante. Chiama anzi in causa l’ambiente, la società ma prima ancora la famiglia, ossia i genitori. Fossero stati abituati a non disprezzare i deboli, i fragili, gli emarginati, quel gesto non l’ avrebbero mai fatto. È vero che il bullismo è sempre esistito e realisticamente esisterà, ma no tutti i ragazzi sono bulli. Lo sono quelli che in famiglia non hanno respirato l’aria giusta. Non si tratta nemmeno di insegnamenti proclamati ad alta voce o sbandierati, ma di un modo di essere nella quotidianità, di discorsi nella normalità della casa. È questo, se ci pensiamo un attimo, è la cosa più terribile.

  5. Aliquis
    16 gennaio 2018 at 8:44

    Mi sono chiesto spesso, ultimamente, da dove nasca, nell’uomo, il sadismo. (Il sadismo vero intendo, quello che ti fa godere delle reali sofferenze altrui). Al di là di tutte le considerazioni, negli esseri umani si manifesta la peculiare caratteristica di godere del dolore altrui. Mi chiedo perchè; è solo davvero questione di educazione, di rapporti sociali, di frustrazione, o c’è dell’altro? La mia è una curiosità scientifica.

    • ARMANDO
      17 gennaio 2018 at 9:33

      Più che sceintifica, la tua mi sembra una giusta esigenza antropologica. Gli animali agiscono secondo un “programma” naturale e istintivo completamente innato, e per sopravvivere. Perciò non possono essere definiti crudeli o sadici. Fanno ciò che devono fare per vivere e sopravvivere, senza essere nè buoni nè cattivi, anche se in alcuni casi sembrano avere dei “sentimenti” , anche di amicizia, verso l’uomo o fra di sè. In ogni modo non hanno quella che si dice una “coscienza” come l’animale uomo.
      Alla tua domanda credo ci sia una sola risposta: il male esiste, è dentro di noi. L’ambiente, le condizioni di vita, la frustrazione, i rapporti sociali ecc, ecc., possono influire, nel bene e nel male, ma non credo siano in ultima analisi determinanti.
      Se siamo frustrati, e tutti in misura diversa lo siamo, non c’è un solo, uno solo, buon motivo per accanirsi con crideltà contro qualcuno che non ci ha fatto nulla, essere umano ma anche una bestia. Il male esiste e qualcuno sceglie di agirlo. Verità scomoda, ma nondimeno verità. Perchè esistono i satanisti che inneggiano al Signore del male, se non perchè è dentro di loro? Dobbiamo convivere con quiesta nostra condizione, cercando di scoprirlo anche dentro di noi, e di allontanarlo per far prevalere la parte positiva. Ma sempre di scelta si tratta, e non esisterà mai una architettura sociale che possa estirparlo del tutto. Anzi, quando ci si propone di farlo con ogni mezzo a fin di bene, spesso lo agiamo inconsciamente. Il socialismo sovietico, nato con l’obbiettivo di costruire, il comunismo, la solidarietà, la fratellanza universale, ha prodotto anche il Gulag, con campi di concentramento, sopraffazioni sadiche, riducendo gli oppositori a “non uomini”. Non parlo povviamente del nazismo perchè in quel caso era già tutto scritto, previsto, programmato.

      • Fabrizio Marchi
        17 gennaio 2018 at 11:42

        D’accordo con la tua analisi…
        La violenza, l’aggressività, la sopraffazione sono sempre esistite ed è praticamente impossibile operare una cesura, stabilire cioè quanto tutto ciò sia derivato dalla “cultura” e quanto sia in realtà una condizione di “natura”. Siamo sempre lì e non ci si muove di una virgola. Gli uomini sono essere naturali e culturali nello stesso tempo, come ripeto sempre, e sbaglia a mio parere chiunque voglia interpretare le cose tirandole per la giacca da una sola parte (natura o cultura). Il genere umano è quello che è nella sua complessità e le grandi tragedie avvenute nella storia (guerre di sterminio, genocidi) sono stati perpetrati sia dai sostenitori dell’una parte che dell’altra, oppure in nome di Dio o della sua morte….
        Nessuno, ma proprio nessuno è stato esente da nefandezze. Oggi il nazismo e il comunismo sono stati elevati al rango di “mali assoluti” (sul comunismo, ovviamente, non sono d’accordo, ma ora si fa per capirci…). Ma in realtà di mali assoluti ce ne sono stati moltissimi e hanno visto protagonisti proprio coloro che sostenevano di lottare per il Bene Assoluto; mi riferisco, naturalmente, alle religioni, quale più quale meno, in nome delle quali sono stati commessi forse i più grandi genocidi che la storia abbia mai conosciuto.
        E a proposito di questo, vorrei aggiungere che la nostra visione delle cose è molto limitata appunto perché il sistema dominante ci propone una visione molto parziale e pro domo sua delle cose. Ma non c’è dubbio che i più grandi genocidi della storia non siano stati quelli determinati da nazismo e dallo stalinismo, come vorrebbero farci credere. Proprio ieri ho letto su un libro (attendibile e serio) che la rivolta dei Taiping avvenuta fra il 1850 e il 1860 in Cina, di cui, ad essere sincero, non ero al corrente, ha provocato una cosa come 20/30 milioni di morti (fra guerra e repressione della ribellione). Una cifra spaventosa, considerando anche che stiamo parlando di una fase storica in cui la tecnologia era assai scarsa rispetto a quella del secolo scorso e a quella odierna. In America Latina, il genocidio degli indigeni ad opera dei cattolicissimi spagnoli e portoghesi ha raggiunto nell’arco di un secolo cifre altrettanto e ancor più spaventose. Per non parlare di quello che è avvenuto nell’era antica, in quella medioevale e poi le Crociate, la guerra dei Cento Anni, quella dei Trent’anni, e le guerre di religione ecc. ecc. con numeri da capogiro…
        Quindi è bene non farsi condizionare. L’obiettivo della propaganda mediatica/ideologica dominante è quello di ridurre il Novecento al secolo dei “totalitarismi” (mettendo, naturalmente, sullo stesso piano, nazismo e comunismo…) e dei “mali assoluti”. Balle, ovviamente, perché il Novecento è stato molto altro, ed è sicuramente, per quanto mi riguarda, uno dei momenti più alti della storia dell’umanità, e non è un caso che venga ridotto e rivisitato in quel modo lì (la storia la scrivono sempre i vincitori e non i vinti…). Ma qui mi fermo perché altrimenti dovrei scrivere per ore. Volevo però precisare alcune cose…

  6. Aliquis
    18 gennaio 2018 at 19:36

    Nelle vostre risposte ho letto numerose volte la parola “Assoluto”. Ecco, non è che la radice del male possa essere, almeno in parte, nella vsione “assoluta” delle cose? L’assoluto, quando si manifesta in qualsiasi ambito, vale a dire in una religione, in una filosofia, in una concezione politica, oppure nella scienza, o nell’ economia (oggi l’assolutismo è il neoliberismo) o anche nei costumi produce sempre danni gravissimi, rovesciando anche il senso dei fini che ci si proponeva. Forse la soluzione è nel pensare che una Verità assoluta non esiste da nessuna parte e che ci deve essere un equilibrio, un contrappeso a tutto? Forse la teoria della divisione e dell’equilibrio dei poteri di Montesquieu potrebbe essere estesa anche ad altri ambiti. Trovo interessanti, nell’ epistemologia scientifica, le posizioni di Mach e Avenarius (fondatori dell’empiriocriticismo) tese a contestare l’oggettività della scienza.
    Così come le posizioni del filosofo ginevrino Ernest Naville, sostenitore di un pluralismo filosofico e della relatività sia della scienza che della religione; e non per caso Naville è anche, in politica, il padre della rappresentanza proporzionale.

    Fabrizio, la rivolta dei Taiping si opponeva alla penetrazione del capitalismo occidentale in Cina. Per questo fu massacrata senza pietà. Le attuali classi dirigenti cinesi sono gli eredi e i continuatori di quel massacro.

  7. armando
    19 gennaio 2018 at 15:30

    Io credo che ognuno abbia diritto di credere che la verità in cui crede sia quella autentica. Però, allo stesso tempo, occorre riconoscere anche all’altro lo stesso diritto. Solo in questo modo è possibile dialogare, sia pure nel disaccordo, col fine di individuare un terreno d’incontro, anche farsi “contaminare” dall’altro nella comune ricerca di una verità condivisa. Su questo terreno si possono incontrare religioni e filosofie politiche diverse. Sto leggendo in questo periodo alcuni libri sull’esoterismo islamico ( il sufismo, diciamo la tendenza più propriamente spirituale dell’Islam), nei quali sono messe in evidenza, oltre che ovviamente le differenze, anche le analogie, i punti di contatto, gli analoghi significati nascosti dietro le diverse narrazioni di antichi fatti, miti, simbolismi. Non solo con gli altri monoteismi, ma anche con alcune tradizioni induiste.
    Tutto questo, sottolineo, significa ammettere a priori che una verità esiste e che è compito dell’uomo ricercarla, sia pure con tutte le difficoltà che sono insite nella ricerca. Il che è molto diverso dal relativismo per il quale la ricerca della verità è inutile perchè essa non è conoscibile, o peggio che non esiste alcuna verità. Questo mi pare il punto: relativizzare tutto sfocia nella giustificazione/accettazione dell’esistente.
    Sull’oggettività delle verità scientifiche: anche in questo caso occorre distinguere. Lo scientismo , ossia l’accettazione acritica di tutto ciò che viene presentato come verità scientifica, è fallace in duplice senso. Intanto perchè è ormai troppo facile far passare per verità scientifica anche cose su cui la scienza stessa non concorda. Ma soprattutto proprio la stessa scienza seria sa di procedere seguendo certi paradigmi generalmente accettati, ma che tuttavia sono suscettibili di essere abbandonati nel tempo in favore di altri, come è accaduto più volte. Non significa ovviamente che tutto quello che era verità in precedenza sia divenuto all’improvviso una scioccehzza da gettare, se non altro perchè le ricerche sulla base di un paradigma hanno avuto comunque il merito, approfondendole, di individuarne le lacune, i difetti, le problematiche non risolvibili, e consentire la formulazione di altri paradigmi, validi fino a quando non ne emergeranno le problematiche, il che è sicuro accada.
    Questo mi sembra l’unico modo di essere laici, religiosamente laici o laicamente religiosi. senza essere laicisti o fondamentalisti (che sono due modi di essere uguali).

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