Riflessione post campagna elettorale

Carissimi/e, voglio innanzitutto ringraziare tutti/e coloro che mi hanno sostenuto in questa campagna elettorale, sia con il loro voto che con le dichiarazioni in mio favore che si sono ripetute ogni giorno per tutto il mese di settembre, sia coloro che, non essendo residenti a Roma ma sparsi su tutto il territorio nazionale, non hanno potuto votarmi ma mi hanno incoraggiato e appoggiato con sincero entusiasmo e passione.
Il PC ha avuto 3.583 voti a Roma, purtroppo tale risultato corrisponde allo 0,35% e si inquadra in una elezione nella quale tutte le forze anche solo vagamente di opposizione sono rimaste al palo ed i primi quattro raggruppamenti hanno collezionato il 97% dei voti. Una sconfitta collettiva, dunque. In questo contesto, con il vostro aiuto, ho avuto 94 voti di preferenza e sono il candidato del PC (sia tra gli indipendenti che tra gli “organici”) guidato da Marco Rizzo che ha ottenuto più preferenze a livello nazionale. Il Partito Comunista infatti, oltre che a Roma, ha presentato le sue liste, relativamente alle elezioni amministrative, anche a Torino, Milano e Ravenna.
Tutte le vittorie, come tutte le sconfitte, sono collettive, dunque è di poca consolazione che a titolo personale il risultato possa essere letto positivamente, in relazione ai consensi ottenuti dal PC e dai suoi candidati (il miglior risultato, dopo il mio, è quello dell’amica e compagna Daniela Talarico, capolista a Torino, con 52 preferenze). L’evidente sconfitta elettorale (0,34 a Roma, 0,60 a Torino e 0,27 a Milano) del PC e di tutte le forze che si riferivano alle esperienze comuniste o sedicenti tali (non che le altre siano andate meglio) vanifica tutto. Ognuno sarebbe andato meglio, insieme all’intero Partito se questo si fosse attestato anche solo intorno all’1 o all’1,50%. Un partito trainante avrebbe raddoppiato o triplicato i voti individuali di tutti. Quindi nelle condizioni date – anche se ai neofiti o ai poco esperti di politica potrà stupire – il risultato che ho ottenuto a livello personale è da salutare positivamente e devo ringraziare tutti per questo.
Chiarisco subito una cosa. Ho scritto “personale” solo per spiegare le dinamiche del voto ma – come già detto più volte – la mia candidatura è l’espressione di una comunità politica e umana che esprime una altrettanto comune critica e sensibilità politica e culturale. La mia candidatura non è stata, dunque, una scelta individuale ma l’espressione di quella critica e sensibilità di cui sopra. Oggi è toccato al sottoscritto rappresentare quella comunità, domani toccherà ad altri.
Ciò detto, dedicherò nei prossimi giorni un articolo all’analisi del voto che, a mio parere, è molto complesso, contraddittorio e con diverse sfaccettature. Per ora volevo solo doverosamente mettere tutti al corrente del risultato elettorale ottenuto.
In questa sede mi limito solo a dire che – questioni strutturali a parte che, appunto, necessitano di una analisi ad hoc – la sconfitta del PC a Roma è dovuta anche ad alcuni errori compiuti, primo fra tutti il fatto di non aver candidato come sindaco il segretario nazionale Marco Rizzo. La sua candidatura avrebbe avuto un effetto sicuramente trainante (anche e soprattutto per i candidati), come peraltro dimostrato dalla più che brillante affermazione ottenuta alle elezioni suppletive di Siena dove il PC, con lo stesso Rizzo candidato, ha ottenuto il 4,70% circa dei voti. Sono assolutamente certo, specie per un partito che di fatto viene identificato con il suo leader (e questo, nel contesto storico attuale, rappresenta un pregio e nello stesso tempo un limite), che la sua candidatura a sindaco di Roma avrebbe portato risultati molto più positivi per il partito stesso.
Ora si tratta di aprire una necessaria riflessione sulle ragioni di questa sconfitta alle amministrative che contrasta invece con gli ottimi risultati ottenuti alle suppletive di Siena ma anche a quelle del collegio di Primavalle a Roma dove il PC ha ottenuto circa il 6,60% dei voti. E’ vero, dunque, che dove il voto è “più politico”, il PC tende ad aumentare i consensi, è vero che alle amministrative entrano in campo altri fattori (relazioni personali, parentele, amicizie, voto di scambio ecc.) ma è pur vero che il voto in città come Roma, Milano e Torino, non può non essere considerato un voto eminentemente politico prima ancora che amministrativo. E come tale, per la sua importanza e per l’importanza che ricoprono grandi metropoli come Roma, Milano e Torino, si doveva dare molta più attenzione alla selezione delle candidature, sia quelle dei consiglieri comunali che, soprattutto, dei candidati sindaci.
Sono convinto che il Partito Comunista sarà in grado di leggere l’esito delle amministrative e di aprire un dibattito fecondo necessario a riflettere sugli errori compiuti e soprattutto sulla prospettiva politica. Sarò felice di partecipare a questo dibattito e soprattutto di continuare dare il mio contributo alla costruzione di quella prospettiva.
INTERVISTA | Marco Rizzo: "I comunisti a Roma ci sono, nel segno di  Petroselli. Gualtieri? Amico delle banche"
Fonte foto: Roma Today (da Google)

9 commenti per “Riflessione post campagna elettorale

  1. Giulio Bonali
    7 ottobre 2021 at 9:03

    Da anni si é realizzata una progressiva degenerazione della comunicazione di massa reale (qualsiasi analogia con la denominazione attribuita alle esperienze dell’ URSS e affini non é puramente casuale e vorrebbe essere ironica) che configura una assenza di fatto di libertà di espressione e di critica (che non sia “privatissima”, “semiclandestina” e quasi “intimistica”, come quella che nemmeno alcun sistema politico autoritario potrebbe mai eliminare). E questo ostacola fortemente una presa di coscienza della realtà vissuta da grandi masse di lavoratori sfruttati e oppressi e la possibilità da parte loro di compiere scelte veramente libere, consapevoli, non estorte con l’ inganno (oltre che con altri metodi, come per esempio i ricatti di chi detiene il potre economico per esercitarli), riducendo ai minimi termini la democrazia reale (vedi sopra) stessa.
    Inoltre le leggi elettorali vigenti non affatto proporzionali (id est: inique, antidemocratiche), di una disonestà e scorrettezza tali che la celebre “legge truffa” del ’53 in confronto era un fulgido esempio di equità e democrazia, impediscono la libera espressione perfino di quella volontà popolare che comunque é di già nei fatti condizionata e violentata dal quotidiano inganno mediatico, tendendo a consentire la “liberissima” scelta fra zuppa e pan bagnato.
    Tenuto conto di queste realistiche premesse, i risultati sono stati in generale più o meno quelli che ci si poteva aspettare (compreso il dato più significativo costituito dall’ ulteriore aumento del già elevatissimo astensionismo, a conferma della dttatura reale -a-ri-vedi sopra- in cui viviamo).
    A parte i risultati di Siena e Primavalle (che apprendo qui e ora; anche se non ho certamente seguito con interesse queste elezioni, non me ne ero proprio accorto e mi sembra evidente che siano stati di fatto censurati da stampa e TV di regime), la sorpresa positiva (minimo barlume di speranza su cui può far leva l’ inidspensabile ottimismo della volontà) secondo me sono state le preferenze relativamente maggiori per la candidatura del nostro Fabrizio Marchi da parte degli -scarsi, purtroppo- elettori del PC: un dato che, per la sua “scorrettezza politica a prova di bomba” depone per una certa maturità, dotazione di senso critico e capacità di ragionare, di comprendere i termini attuali della lotta di classe, di scegliere con cognizione di causa e non per mero “attaccamento alla bandiera” da parte di costoro.

  2. Gian Marco Martignoni
    7 ottobre 2021 at 21:37

    In attesa della riflessione sul voto da parte di Fabrizio, constato l’irrilevanza dei risultati delle varie formazioni che si sono presentate a questa tornata amministrativa, se si eccettuano alcune situazioni specifiche (Trieste, Bologna, Roma, qualche realtà toscana ) Il risultato disastroso di Milano la dice lunga sulla fase politica che stiamo attraversando. D’altronde, se la Linke in Germania è scesa al 4,9% , mi attendo qualche riflessione sulle cause del declino dell’anticapitalismo ,come minimo comune denominatore , in tutta Europa da parte di chi si proclama perlomeno antiliberista.

  3. Alessandro
    8 ottobre 2021 at 11:30

    I 94 vanno considerati una base di partenza. Se il PC vuole ritornare a essere una forza politica di un certo peso dovrebbe valorizzare non poco questo bottino di voti preso da Fabrizio Marchi. Proporsi come una forza in grado di essere alternativa alla retorica politicamente corretta, in modo particolare femminista, del tutto funzionale agli interessi neoliberisti, quindi capitalisti, è fondamentale. Il PC deve capire che non basta l’ortodossia, occorre percepire lo spirito dei tempi e rinnovare, pur sempre nella continuità, la sua proposta politica. Fabrizio Marchi da questo punto di vista può offrire un ottimo contributo. Io mi rendo conto che è difficile chiudere alcuni paragrafi, anche classici, di un capitolo, ma l’alternativa è l’insignificanza politica.
    Negli ultimi dieci anni a sinistra si è preferito fare gruppetti in conflitto reciproco, gruppi di studio su un passato anche glorioso, socializzare al loro interno. Non voglio assolutamente sminuire l’importanza di alcune di queste iniziative, ma sicuramente sono insufficienti se si cerca d’incidere politicamente. E’ un peccato, perchè qualche occasione buona c’è anche stata, ma l’irrigidimento eccessivo sul passato non ha consentito di coglierla. Fabrizio Marchi e il mondo di cui si fa in questo momento interprete e portavoce ne rappresenta un’ altra. Sicuramente Rizzo è una persona intelligente, colta, in grado di cogliere gli umori del presente, qualità poco diffusa nella sinistra antiliberista, quindi potrebbe avere il coraggio di fare le cose giuste, perchè di coraggio si deve parlare. Non basta più pensare che saranno le crisi del sistema a portare vuoti, anche perchè è da tanto che si vive in una crisi perenne e non mi pare che quest’area politica ne abbia tratto giovamento. Gli ultimi trent’anni hanno prodotto anche un cambiamento antropologico su cui non si può sorvolare.
    In ogni caso, da osservatore esterno, il voto amministrativo romano mi appare raccapricciante, soprattutto se paragonato a quello precedente, che, piaccia o non piaccia, era stato più incoraggiante, perchè esprimeva comunque una volontà, sia pure confusa, di cambiamento. Il trionfo della destra in tutte le sue salse, da quella neomissina, passando a quella politicamente corretta(Gualtieri), fino a quella confindustriale, rappresentata da Calenda, è un segnale ovviamente pessimo. Soprattutto l’ascesa di quest’ultimo dimostra la forza del potere economico di creare dal nulla personaggi telegenici in grado di issarsi in un nonnulla al 20% dei voti.

  4. Gian Marco Martignoni
    8 ottobre 2021 at 14:28

    Non conosco le ragioni per cui Fabrizio Marchi ha deciso di candidarsi con la formazione guidata da Marco Rizzo, avendo letto se non sbaglio – non essendo di Roma – che Alberto Benzoni ha fatto un’altra scelta in quella città, pur collaborando all’Interferenza. Io, a differenza di Alessandro, ci andrei cauto prima di attribuire l’aggettivo colto ad una persona che, diversamente da Fabrizio, è la quintessenza della reiterata tendenza all’ autoriproduzione del ceto politico. Conosco parecchi compagni e compagne che appartengono al Pc di Marco Rizzo; pertanto ,faccio fatica a comprendere come possano interagire con quel tipo di militanti le riflessioni a 360 gradi di Fabrizio.

    • Giulio Bonali
      9 ottobre 2021 at 8:50

      Nemmeno io ho una grande stima di Marco Rizzo (non dimentico quando é stato al governo e ciò che ha per lo meno avallato).
      Però il fatto stesso che la preferenza maggiormente scelta dai suoi elettori romani sia quella per Fabrizio Marchi mi sembra un piccolo motivo di speranza: se non i militanti (ma quanti saranno?), almeno gli elettori del PC pare sappiano riflettere con senso critico e apertura mentale.
      Ancor più mi conforta il circa 5% di voti (questi veramente inattesi! Oltre che di fatto censurati) nei due pur piccoli collegi nei quali si é votato per il paarlamento.
      Può darsi si tratti di collegi tradizionalmente di sinistra (autentica; ma Siena é una media città, anche se tradizionalmente a maggioranza comunista più o meno consapevolmente e autenticamente tale), ma stanti la quotidiana disinformazione a tappeto -la assenza di fatto della librtà di espressione; e credo proprio di non esagerare- e la “megatruffaldinità” delle leggi elettorali vigenti ne sono stato sorpreso positivamente).

    • Fabrizio Marchi
      9 ottobre 2021 at 11:34

      Cari Gian Marco e Giulio, le ragioni per cui ho scelto di candidarmi con il PC di Rizzo sono molto semplici. Il PC di Rizzo ha aperto, sia pur timidamente, alla mia critica all’ideologia politicamente corretta e al femminismo. E’ un fatto storico, senza timore di esagerare, senza precedenti. Nessun altra formazione della sinistra lo avrebbe mai fatto. In pratica ha sdoganato un eretico, o meglio, un gruppo di eretici. Non mi pare roba da poco.
      ora si tratterà di vedere quali saranno gli sviluppi, se Rizzo intenderà andare avanti, approfondire il discorso, visto che il sottoscritto è stato anche il più votato, cosa che non mi pare irrilevante. Se ha coraggio e intelligenza politica prosegue il percorso. Se lo chiude non si capirebbe però, a questo punto, perché sono stato candidato. Del resto, nessuno lo ha obbligato…E’ vero che le strade dell’opportunismo sono infinite però…staremo a vedere…Ci vuole coraggio, senza un po’ di coraggio non si va da nessuna parte…

    • Alessandro
      9 ottobre 2021 at 12:08

      Forse mi sono sbilanciato troppo, forse c’è anche un po’ di captatio benevolentiae in quelle parole, però il fatto stesso che Rizzo si sia smarcato dal solito refrain è sicuramente meritevole di apprezzamento in un’area politica dove il conformismo regna sovrano, ma non solo in quella ovviamente, e dove tutto pare cristallizzato per l’eternità. Ho pensato che quella apertura fosse legata anche a una riflessione acuta sul presente, ma potrei anche sbagliarmi.

  5. Gian Marco Martignoni
    9 ottobre 2021 at 12:10

    Segnalo, solo per la cronaca che un tal Paolo Berdini, architetto, si candidò a Roma nel 2016 con i 5Stelle – per me incomprensibilmente , poichè ho sempre reputato questa formazione di essere neo-qualunquista e reazionaria – per poi dimettersi repentinamente dalla giunta capitolina, dato che la sua visione programmatica e programmatoria era decisamente incompatibile con l’opportunismo affaristico grillino. A queste elezioni si è più coerentemente candidato in una lista di marca Rifondazione, con un risultato deludente pari allo 0,50.Poichè Giulio Bonali è stato decisamente molto schietto, porgo i miei migliori auguri a Fabrizio, che ci ha messo la faccia del blog.Chi vivrà, vedrà !

    • Alessandro
      10 ottobre 2021 at 10:45

      Uno dei problemi a sinistra, intendo quella antiliberista, è proprio questa ossessione per la reazione, e quindi per la purezza, che pervade anche le sue stesse fila, pensiamo solo alle accuse di rossobrunismo che ci si scambia al proprio interno. Perfino una persona come Fabrizio Marchi che ci milita da una vita è considerata da tanti, al suo interno, reazionaria perchè critica il femminismo. Figuriamoci i 5S, quelli di qualche anno fa non di oggi, che erano comunisti per la destra e reazionari per la sinistra, e che invece esprimevano semplicemente in maniera contradditoria la richiesta di una maggiore attenzione alle istanze e ai bisogni dei ceti popolari, pur sempre ovviamente all’interno di una cornice neoliberista. Oggi sono invece buoni alleati, come sostiene il PD.
      La differenza alla fine è che la destra comanda, la sinistra, sempre quella di cui sopra, scompare. Troppo facile scaricare le responsabilità sugli elettori. La sinistra non è in grado di comunicare con il suo potenziale elettorato. Questo è. Anche Formenti, così c’infilo anche un po’ di ipse dixit, accennava alla necessità di una fase “populista” per la sinistra, per quanto transitoria. Io direi venata di “populismo”, proprio per riallacciare i legami con il proprio elettorato. Ne consegue che alcune delle iniziative dei 5S, penso al doppio mandato o alla riduzione degli stipendi dei parlamentari per esempio, dovevano essere fatte proprie già da tempo dalla sinistra. Sono demagogiche? In buona parte sì e quindi? Erano ciò che che il popolo chiedeva. Su quelle proposte innesti poi quelle di più chiara marca antiliberista-anticapitalista. Un po’ di scaltrezza in politica ci vuole, altrimenti ci si accontenti di scrivere i propri articoli e i propri commenti senza lamentarsi.
      Piaccia o non piaccia, come i voti testimoniano, la sinistra ortodossa, quella strettamente legata ai classici, oggi è considerata sorpassata. E’ considerata, non è sorpassata, ma in democrazia conta il sentire della maggioranza e la maggioranza la pensa così. Oggi, se poi riesci a riabilitarti ai suoi occhi potrebbe non essere così in futuro. Il tentativo di Fabrizio Marchi è volto, sotto un versante, a rinnovarla, perchè oggi il femminismo è uno degli strumenti che il capitale utilizza per camuffare l’oppressione di classe e bisognerebbe prenderne atto. Contrastare le mire del femminismo risolve i problemi dei ceti popolari? No, però va nella direzione di una maggiore equità sociale e mette i bastoni tra le ruote al capitale, che il femminismo supporta. Non è che tutto quello che si fa dev’essere necessariamente scritto nell’opera omnia di Marx. Si possono prendere delle buone iniziative adatte ai tempi e che possono a lungo andare portare frutti. Ma per farle bisogna avere una certa acutezza, bisogna mettersi in gioco, bisogna avere coraggio, bisogna pensare di vivere nel 2021 e non nel 1951.

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