Israele, luce per i neofascisti nel mondo.

IntroduzioneTESTATA

In questo articolo proverò a rovesciare uno dei principali dogmi sionisti, ossia la contrapposizione di Israele alle forze di matrice neofascista ed antisemita. Il mio studio conduce ad esiti opposti: Israele è un alleato dell’antisemitismo e del neo-mussolinismo, posizione impegnativa che argomenterò dividendo questo intervento in più parti che trattano, in modo distinto, due questioni fra di loro complementari: (1) nella prima parte del mio intervento farò una analisi molto generale del sionismo, analisi che si integra con le cose che ho detto altrove con maggiore puntualità (Stefano Zecchinelli, Il sionismo ideologia imperialistica del XXI secolo, L’Interferenza.org); (2) nella seconda parte del testo parlerò dei rapporti di Israele con diverse forze (sia statuali che di movimento) neofasciste e spesso antisemite. L’articolo sarà breve ma nello stesso tempo si baserà su documenti difficili da contestare e su prove certe e rigorose.

Che cos’è il sionismo ?

Il sionismo poggia, essenzialmente, su tre principi: (1) il legame delle elite dominanti ebraiche con alcune fazioni particolarmente forti del capitalismo transazionale; (2) l’influenza politica della lobby ebraica. E’ risaputo che qualsiasi politico che negli Usa voglia fare carriera deve legarsi a questa lobby. La lobby, inoltre, come ha spiegato Manuel Freytas (consiglio a tutto la lettura del saggio Il potere occulto: dove nasce l’impunità di Israele, testo facilmente reperibile), controlla anche gran parte dei mezzi di comunicazione negli Usa come in Francia (su questo punto rimando alla lettura di Roger Garaudy); (3) l’immensa macchina burocratico repressiva e militare di Israele.

Tutto questo, oggi, fa di Israele ia testa di ponte del terrorismo imperialistico mondiale, come hanno già detto eminenti studiosi come, ad esempio, James Petras e Nestor Kohan. Affermazione forte che presto verrà dimostrata con chiari riferimenti.

Lo Stato di Israele poggia, principalmente, su due protesi ideologiche: (1) il revisionismo giudaico (la ‘religione reale’ di quello che viene definito ‘popolo ebraico’); (2) la religione dell’olocausto (il culto immaginario che fa da alibi ai sionisti per i loro crimini compiuti contro il popolo palestinese).

Mi preme ricordare – in virtù del richiamo al giudaismo – che molti antisionisti, coraggiosi ed onesti, sono ebrei religiosi come i Naturei Karta che considerano Israele ‘una bestemmia contro Dio’. Lo stesso Martin Buber affermò che i sionisti sono andati nella Terra di Palestina come dei colonialisti diventando un baluardo dell’imperialismo occidentale. La condanna del sionismo quindi non lascia spazio ad ideologie equivoche che non troveranno mai voce nel campo antimperialista.

Molti sprovveduti riconducono il sionismo, solo ed esclusivamente, a questione religiosa: nulla di più falso. Per contrastare questa tesi è opportuna una citazione tratta dallo studio di un grande marxista ebreo, combattente antifascista morto in un lager nazista, Abram Leon: ‘Il sionismo non ha mai posto seriamente i seguenti quesiti (il ritorno nella loro antica patria): perché durante questi duemila anni, gli Ebrei non hanno mai realmente tentato di tornare nel loro paese? Perché è stato necessario aspettare fino alla fine del XIX secolo perché Herzl riuscisse a convincerli di questa necessità? Perché i predecessori di Herzl, come il famoso Sabbatai Zevi, furono trattati da falsi messia? Perché i seguaci di Sabbatai Zevi furono perseguitati fieramente dal giudaismo ortodosso?’ (Abram Leon, Il marxismo e la questione ebraica, Ed. La giovane talpa).

Mi scuso per  il frequente ricorso a citazioni ma, per analizzare con metodo scientifico l’imperialismo israeliano e valutarne la sua dimensione, è importante fare ricorso a delle conoscenze storiche acquisite.

La studiosa Myriam Abraham, in un articolo molto documentato, ha chiarito che l’accordo fra l’hitlerismo ed il sionismo riguardava ‘Soltanto gli Ebrei provvisti di un “Certificato Capitalista” emesso dalle autorità britanniche e che provava che essi possedevano l’equivalente di 5.000 $ erano autorizzati a emigrare in Palestina. Oltre al fatto di colonizzare la Palestina, quest’Accordo di Trasferimento ha permesso ad alcuni Ebrei definiti “emigranti potenziali” di proteggere i loro beni in questi conti bancari speciali ai quali essi non avevano accesso che acquistando e vendendo dei prodotti tedeschi. Questi conti “di emigranti attivi e potenziali” rappresentavano milioni di Reichsmark sia per i Nazisti sia per i Sionisti’.

Che cosa c’entra la religione in tutto ciò? Ben poco. Abbiamo, in realtà, un accordo fra due forze imperialistiche e terroristiche (i nazisti ed i sionisti) per la colonizzazione di un certo territorio. Il lettore non deve farsi impressionare per il fatto che chiamo così di frequente i sionisti terroristi dato che la mia posizione è la stessa espressa da personalità ebraiche del calibro di Eric Fromm. Il seguito dell’articolo chiarirà gli argomenti.

Potevano emigrare gli ebrei muniti di un Certificato Capitalista – dice l’ Accordo – che avrebbero “rubato“ ai  palestinesi le loro terre. Un chiaro progetto di espansione neocoloniale ben dimostrato e che nessuno storico filo-israeliano ha mai potuto smentire.

Sintetizzo la mia tesi sul sionismo: il sionismo è una ideologia pan-imperialistica che nasce in seno al colonialismo britannico e, alla fine dell’ ‘800 col Congresso di Berlino, getta un ponte verso la borghesia burocratica e militaristica tedesca. Qui viene coniato  il perverso concetto di terre nullius, ossia terre di nessuno, che ispirò forze di matrice liberal-imperialistiche e fasciste. Israele è una testa di ponte del colonialismo occidentale e del White Power (Potere Bianco), ma il vero potere del sionismo borghese sta a Washington più che a Tel Aviv, sta laddove ci sono i centri della finanza mondiale. In ciò consiste la pericolosità di tali gruppi dominanti di estrema destra ed antidemocratici.

I costruttori di Israele e lo stragismo neofascista

Un altro mito duro a morire è quello dell’antifascismo sionista (da non confondere con l’antifascismo ebraico che ci fu e fu anche eroico).

Perché nessuno ricorda che terroristi sionisti come Jabotinski, Sharon e Begin furono ammiratori di Hitler e Mussolini? L’attentato all’Hotel King David, guidato nel 1946 dall’allora terrorista Begin (riconosciuto da tutte le autorità britanniche come tale), provocò la morte di diciassette ebrei, eppure Begin divenne capo di Stato in Israele. Non fu questa una strage antisemita (dato che morirono degli ebrei) portata a termine dai costruttori del futuro ‘Stato ebraico’? Di certo l’ideologia ufficiale ha grossi problemi a rispondere a questa domanda.

Senza ricorrere a citazioni che dimostrano l’affinità della destra sionista col fascismo e col nazismo (Mauro Manno le ha raccolte in un opuscolo intitolato La vera natura del sionismo) oppure senza esagerare sul Lehi (i militaristi al servizio di Jabotinsky) che venne inglobato direttamente nelle SS naziste nel 1941, faccio notare che l’esempio riguardante l’attentato all’Hotel King David è molto eloquente. A questo punto chi usa la comparatistica come metodo di analisi storica dovrebbe capire che lo stragismo è stato il perenne collante fra la prassi del sionismo bellicoso (revisionismo ebraico) e quello del neofascismo filo atlantico. Pertanto Begin non è diverso da Junio Valerio Borghese e Stefano Delle Chiaie; sono soggetti simili, quasi fratelli.

Lo stesso massacro di Deir Yassin, che impressionò Albert Einstein (ma certamente non il laburista massone Ben Gurion), somiglia in modo raccapricciante alle mattanze hitleriane nei territori occupati. Gesti di pura crudeltà che la storiografia sionista, non potendoli negare, li ha prontamente giustificati come si evince dalla lettura dei libri di Benny Morris uno dei Nuovi Storici in Israele. ‘Popolo eletto’ e ‘Nazione eletta’, ricollegandosi ai motivi che portarono i colonialisti nord-americani a sterminare i pellirossa. Quale legittimità democratica avrebbe tutto questo?

Israele, le sue ambiguità ed i legami con le dittature militari

Israele dice di difendere gli ebrei nel mondo (di certo non in patria date, visto le draconiane politiche neoliberiste interne) quando in realtà si è spesso trovata alleata con regimi filo-nazisti ed anti-semiti.

Il marxista argentino Nestor Kohan ci ricorda che ‘La colaboración del estado de Israel —venta de armas, votos de la dictadura a favor de Israel en Naciones Unidas, etc.— con la dictadura militar, genocida y antisemita del general Videla no fue una excepción. Lo mismo hizo con otros regímenes fascistas o de extrema derecha como los de Augusto Pinochet (que usaba el uniforme nazi) en Chile, Anastasio Somoza en Nicaragua o el régimen neonazi del apartheid en Sudáfrica. Todos estrechos aliados, como Israel, de la cabeza madre de la serpiente extremista, el estado norteamericano: USA. ¿Una casualidad?’.

Che cosa c’entra con l’antifascismo l’appoggio a Somoza, Pinochet, Uribe ed i narcotrafficanti latino-americani ? E’ vero quello che dice Kohan: “tutti gli alleati fascisti (come dovrei definire Videla che era un grande lettore di Hitler?) dell’entità sionista sono fantocci del serpente statunitense”.

Dei 30.000 desaparecidos argentini circa 2.000 erano ebrei ma Israele, a quanto pare, usa in modo molto selettivo l’accusa di antisemitismo. Nessun governante sionista ha definito Videla antisemita, anzi hanno sempre rivendicato i legami (principalmente dettati dalla Fondazione Rockefeller che patrocinava la giunta militare argentina) con il regime militare argentino.

Lo ‘Stato ebraico’ non solo appoggiò le dittature latino-americane ma diede man forte ai colonnelli in Grecia ed alla dittatura turca. Fonti inoppugnabili ci dicono che se in Italia il Golpe Borghese fosse andato a buon fine, il regime israeliano, avrebbe prontamente riconosciuto la dittatura in spregio della nostra Costituzione antifascista.

Vediamo, brevemente, con chi si è relazionato lo ‘Stato ebraico’ all’interno del nostro paese.

Israele, l’estrema destra italiana e gli onnipresenti neofascisti

Ricordo che già nel 1967 la destra italiana, principalmente il Movimento Sociale Italiano, appoggiò lo Stato sionista definito un ‘bastione dell’occidente contro l’avanzare della negritudine’. Una posizione razzista tipica del mondo neofascista. Pino Rauti, fondatore del centro studi Ordine Nuovo (non si può non condividere la definizione della giornalista Stefania Limiti che ha parlato di Ordine Nuovo come Servizio Segreto Clandestino), esaltò tale posizione applaudendo i ‘centurioni di Israele’ difensori della civiltà occidentale.

Michelini e Rauti, di certo, hanno riconosciuto nell’esercito israeliano la stessa caratura morale delle orde naziste che hanno invaso l’Unione Sovietica. La storia si ripete e dopo la tragedia viene sempre la farsa. Quale farsa più grande del neofascismo italiano?

Non solo Rauti, ma Franco Freda, Adriano Tilgher e l’infiltrato Mario Michele Merlino erano frequentatori dei centri dello spionaggio israeliano (chi coordinava l’Aginter Press in Italia?). Vincenzo Vinciguerra ha documentato le loro ambiguità, ambiguità che non cessano nemmeno ora a causa delle formazione culturale ambigua dei personaggi appena citati.

Giulio Caradonna – uno squadrista che più volte attentò alla vita di Giuseppe Di Vittorio – mise a disposizione della Comunità Ebraica (sionista) di Roma la gioventù missina ed il rabbino di destra, Elio Toaff, lo ringrazio tramite una lettera.

Fu sempre Caradonna a fare il primo viaggio in Israele (circa vent’anni prima di Gianfranco Fini) ed a dire che i neofascisti sono ‘nettamente schierati con le ragioni dello Stato ebraico, che si appellano al filo sionismo di Mussolini e ribadiscono la radicale differenza tra lo sterminio hitleriano e quanto accadde in Italia…’. Israele trovò nel MSI un alleato fedele ed affidabile, Caradonna l’ha confermato in ogni occasione.

Ma spostiamoci ancora più a destra e leggiamo le parole del ‘papa nero’, il filosofo Julius Evola, principale riferimento dell’estrema destra mondiale (in Italia venerato dall’ambiguo Maurizio Murelli):

‘L’ebreo è uno sradicato; non è pericoloso l’ebraismo tradizionale, bensì quello che non ha né patria né punti di riferimento’, ed ancora ‘Se esistono degli ebrei pericolosi, non sono quelli di Israele, che lavorano, si organizzano, testimoniano di straordinarie virtù militari; sono quelli delle metropoli occidentali, che grazie alla democrazia hanno le mani libere. Se oggi qualcuno vuole porre il problema ebraico arriva troppo tardi, esso non esiste più. Come Le ho detto, il problema della razza ‘interiore’ è molto più importante ai miei occhi; e gli atteggiamenti per i quali si riteneva l’ebreo indesiderabile sono oggi diffusi presso i bravi Ariani, che sarebbe ingiusto ed ingiustificato operare una discriminazione’.

Insomma i nemici erano altri. Era questa, del resto, la linea di Ordine Nuovo (Rauti) ed Avanguardia Nazionale (Delle Chiaie); lotta contro i popoli colonizzati, appoggio al ‘colonialismo latino’ (definizione di Rauti), alleanza tattica con la NATO. Insomma, un neofascismo atlantico di servizio.

Israele, la scusa dell’antisemitismo ed una democrazia senza fondamenta

Israele nasce con il contributo degli ebrei filo-fascisti che fecero perseguitare gli ebrei assimilazionisti vicini al movimento operaio. Le ragioni di tale odio sono politiche e sociali dato che il sionismo rappresenta gli interessi della grande borghesia ebraica.

In Spagna gli ebrei antifascisti combatterono coraggiosamente nelle Brigate Abram Lincoln, distinguendosi per coraggio e spirito di lotta, mentre i sionisti appoggiarono economicamente e politicamente Francisco Franco.

Ricordo anche che l’antisemita Leon Degrelle fondatore del rexismo belga, collaborò con la NATO diventandone un apologeta a seguito della militarizzazione della Spagna e con forze filo-israeliane contro il movimento socialista pan-arabo. Combattenti del Fronte di liberazione nazionale algerino hanno denunciato i rifornimenti che Israele diede all’OAS, una organizzazione terroristica composta dai reduci più violenti della Repubblica di Vichy. Passaggi storici gravi occultati al dibattito pubblico.

Israele dice di difendere la cultura ebraica eppure lo jiddish non viene parlato al suo interno. Usa il giudaismo come protesi ideologica ma, gran parte degli israeliani, sono atei o comunque non praticanti. La verità, invece, è che l’entità sionista ha trovato la collaborazione di gruppi di rabbini perversi che hanno revisionato il giudaismo adattandolo alle necessità espansionistiche della macchina bellica israeliana.

Lo ‘Stato ebraico’ è, come lo furono la Rhodesia e la Germania nazista, uno Stato etnico, privo di una Costituzione e che non ha mai consegnato i suoi confini all’ONU (cose c’è di legittimo in questo?). In Israele non esiste una sinistra, i laburisti (o quelli che si dicono tali), si sono macchiati di crimini orrendi verso il popolo palestinese. Detto questo i rabbini revisionisti hanno appoggiato, dalla metà degli anni ’70, l’ascesa di quei partiti di destra, il Likud, che Hannah Arendt aveva indicato come gli eredi dell’hitlerismo.

Ma esiste davvero un legame fra l’antisemitismo ed Israele ?

In Europa giornalisti poco informati dimenticano che anche gli arabi sono semiti. La coerenza dovrebbe spingerci a ritenere il comportamento dell’entità sionista, quindi, di contro, antisemita.

Israele è un regime illiberale: (1) ha silenziato Ilan Pappe il quale ha documentato la pulizia etnica della Palestina; (2) ha diffamato storici come Shlomo Sand il quale ha rivelato come gli ebrei di Israele non siano semiti ma kazari. Vengono dalla, così detta, tredicesima tribù; (3) ha emanato una legge, a metà degli anni ’80, in cui mette al bando tutti i partiti che contestano il carattere etnico (quindi razzista) dello Stato ebraico.

I paradossi di Israele sono molteplici e mettono a nudo i gravi problemi che fanno di Israele un paese fortemente antidemocratico e razzista; un laboratorio neoliberista in cui vige lo sfruttamento ed il classismo più acceso. Credo, in conclusione, che la gestione delle relazioni interne –di classe e di etnie- siano il cuore della questione e si proiettino sul modo aggressivo e illegittimo con il quale lo Stato di Israele ostacola l’autodecisione dei popoli mediorientali e il sionismo interferisce, occultamente, in molte vicende globali.

6 commenti per “Israele, luce per i neofascisti nel mondo.

  1. Maurizio
    17 Dicembre 2014 at 2:13

    c’è qualche verità,distorta e strumentalizzata..i rapporti tra una parte minoritaria del sionismo e certi fascismi avvennero per altri motivi.E,alla fine,comunque,soprattutto in ambito Nazional-Socialista si preferì il mondo arabo.E’ curioso come a Zecchinelli sfuggano i rapporti tra sovietismo e sionismo..e come i kibbuz fossero simili ai kholkoz,e come l’Israele di Ben Gurion gravitasse in area sovietica..questo fino alla Guerra dei Sei Giorni.Poi,analogamente alle considerazioni Naziste,i sovietici preferirono il mondo arabo..e molti arabi che erano stati finanziati dai Nazisti(come i nasseriani in Egitto),divennero filo-sovietici.La storia dovreste studiarla..ad esempio,”la politica maghrebina del Terzo Reich” dell’ottimo Fabei.Però,su quello preferite glissare..

  2. Stefano Zecchinelli
    19 Dicembre 2014 at 17:00

    Salve, rispondo alle sue considerazioni andando per punti.

    1) Stalin creò Israele ? Verissimo ed il sottoscritto è un critico dello stalinismo. La vera domanda da fare è questa: il movimento comunista e socialista assecondò quello sionista ? La risposta è no.

    Ad esempio, nel ’48, la Quarta Internazionale trotskista appoggiò Faruk I d’Egitto contro Ben Gurion. Lo stesso vale per la Jugoslavia di Tito. Lenin combattè tutte le tendenze equivoche dentro l’Internazionale compreso il Bund e fece espellere il gruppo di Pole Zion. Quindi il suo discorso merita approfondimenti.

    Mussolini nel ’34 si dichiarò sionista, mentre Lenin una volta disse ‘se permettiamo ai marxisti ebrei ( bundisti ) di parlare a ruota libera questi ci metteranno i piedi in testa’.

    2) Accordi fra Germania nazista e nazionalismo arabo ? Io credo che dobbiamo distinguere le necessità geopolitiche del panarabismo che doveva rompere col colonialismo inglese e quindi aveva bisogno di meri appoggi politici, dalle alleanze vere e proprie che includono accordi economici vincolanti.

    C’è stato per gli arabi qualcosa di simile all’ Accordo dell’Haavara fatto fra i nazisti ed sionisti ? La risposta è no e mi risulta che nel ’35 le cifre in marchi fossero alte.

    3) Il Gran Muftì di Gerusalemme Husseini fu nominano dai colonialisti inglesi ed imposto ai palestinesi.

    Cito lo storico ebreo Rudi Barnet:

    ‘Un mufti decisamente utile…
    Alla scuola del villaggio, ci veniva raccontato anche che “gli Arabi che vivono in Israele si erano alleati ai nazisti e che si doveva condannare duramente Al-Husseini, il Muftì di Gerusalemme, che era il loro capo, che aveva collaborato con Hitler e che aveva invitato i Palestinesi ad unirsi alle forze dell’Asse.”
    Non sapevamo allora – alcune persone lo ignorano ancora o fingono di ignorarlo – che questo Amin Al-Husseini aveva lasciato la Palestina nel 1937 (Libano, Iraq … e in Germania dal 1941), che era ampiamente screditato nel mondo arabo … e che la sua influenza sulla popolazione del suo paese era più che limitata.
    Prova di ciò è il risultato modestissimo delle sue esortazioni rivolte alle nazioni arabe e ai suoi compatrioti: solo 6.300 volontari provenienti da vari paesi arabi (Egitto, Arabia Saudita, Libano, Turchia…e Palestina ) aderirono alle organizzazioni militari naziste, mentre sono stati 259.000 Arabi, tra cui 9.000 Palestinesi, ad unirsi alle forze alleate!’

    http://www.tlaxcala-int.org/article.asp?reference=8670

    Un esempio inefficace che viene fatto tanto dai sionisti quanto dai ‘fascisti di sinistra’. Di contro, nel mio articolo, faccio l’esempio del nazista ( lo chiamiamo nazi-sionista ? ) Begin che mi sembra molto più incisivo. Non trova ?

    Ancora: il movimento nazionalista arabo ruotò nell’orbita sovietica e l’Olp di Arafat ebbe la sua prima sede estera a Belgrado dal Maresciallo Tito. Insomma, se il protettore dell’Olp era Tito la sua argomentazione perde efficacia, vero ?

    Fabei mi sembra di parte, mentre preferisco lo storico Mauro Manno. Chissà come mai, certi fascisti, danno una lettura della storia simile a quella di chi vorrebbero combattere. Molto contraddittori !

    Stefano Zecchinelli

  3. 1 Gennaio 2015 at 21:41

    articolo confusionario che confonde l’appoggio di una parte del fascismo ad israele con un fascismo israeliano.
    basta andare in qualsiasi forum fascista sul web o nei partiti ancora dichiaratamente fascisti per verificare quanto israele e gli ebrei siano pochi amati e si simpatizzi per il terrorismo(quello vero) che mette bombe sugli autobus.

    disonesto intellettualmente è poi sostenere che una politica pragmatica di sopravvienza in un mondo ostile sia indice di identità ideologica.

    risibile poi è la citazione di questo o quel capo fascista che ha simpatia per israele o viceversa, a quel punto anche lenin sarebbe mussoliniano e churchill sarebbe nazista.

    il dubbio che dovrebbe venirmi in mente non vi viene in mete tuttavia: perchè tutto questo astio contro Israele? un piccolo Stato non strategico per l’Italia e che impone meno sofferenze ai Palestinesi di quanto altri Arabi impongano agli arabi stessi? o dei genocidi in corso in africa, asia e persino latino america?
    perchè questa attenzione? chiedetevi e interrogativi su questa stortura. su dove abbia inizio.

    • Fabrizio Marchi
      2 Gennaio 2015 at 8:05

      Con tutto il rispetto, caro Main, mi sembra che qui di confusionario (e anche con parecchi luoghi comuni), ci sia soprattutto il tuo commento.
      Intanto questa storia di Israele, piccolo paese assediato in un mondo ostile, è una favoletta per bambini. L’ unico paese dell’area mediorientale apertamente ostile a Israele è l’Iran; la Siria è in tutt’altre faccende affaccendata, come ben sappiamo, e comunque la sua posizione nei confronti dei palestinesi è stata quanto meno contraddittoria in più di un occasione, e proprio poco tempo fa ho ricordato il suo intervento in Libano contro i palestinesi, mi pare se non erro nel 1976 proprio quando questi ultimi stavano avendo la meglio sui cristiano maroniti e su falangisti appoggiati da Israele.
      Tutti gli altri sono alleati fedeli degli USA e dello stesso Israele (Turchia, Giordania, Egitto, Marocco, Tunisia ecc). per non parlare delle cosiddette petromonarchie (Arabia Saudita, Emirati, Qatar ecc.) che sono stati capitalisti sia pure su basa coranica che ospitano basi militare americane (tutta l’area mediorientale è zeppa di basi militari USA) e che fanno il loro gioco geopolitico nello scacchiere mediorientale (da bravi stati capitalisti e imperialisti che perseguono i loro fini economici e politici) con l’ambiguità che li contraddistingue, ma una cosa è certa, e cioè che dei palestinesi non gliene frega assolutamente nulla.
      Continuare quindi a considerare Israele come uno staterello assediato che sopravvive in un mondo ostile è semplicemente ridicolo. A parte la massiccia presenza militare USA (una sola portaerei americana fra le decine che si trovano in tutta l’area del Golfo e del Mediterraneo, è in grado di vincere una guerra da sola con tutti i paesi dell’area), Israele stesso è una superpotenza militare (l’unico stato in quell’area a possedere centinaia di testate nucleari) in grado di annientare in un paio d’ore al massimo tutti gli eserciti dei vari stati arabi, anche qualora questi si coalizzassero (ma il problema, ribadisco, non si pone neanche, dal momento che tutti questi paesi sono complici e alleati fedeli sia di Israele che degli USA).
      Ciò detto, sappiamo benissimo che ci sono gruppi e gruppuscoli di neofascisti e della destra estrema italiana ed europea che simpatizzano per i palestinesi contro Israele, ma questo non ha nessun significato rispetto al discorso che si faceva non solo in questo articolo ma nei tanti che sono stati scritti su questo giornale. Intanto quei gruppi e gruppuscoli sono assolutamente ininfluenti dal punto di vista geopolitico. Quello che si voleva sottolineare sono due aspetti, anzi tre. Intanto il legame politico di Israele con tante forze della destra europea ufficiale (ivi compreso il vecchio MSI che da sempre appoggiò Israele e gli USA in funzione anticomunista), a cominciare da quello con il FN della Le Pen, poi quello con le dittature sudamericane e non solo appoggiate sempre dagli USA.
      Israele non è dunque uno staterello assediato ma una potenza imperialista la cui funzione all’interno dell’”Impero” è quella di cane da guardia nell’area mediorientale. E Israele, oltre ad assolvere a questo ruolo con dovizia, gioca la sua partita geopolitica a livello mondiale, e la gioca naturalmente come alleato e strumento delle politiche imperialiste degli USA e anche delle petromonarchie arabe, anche se ai più ingenui può sembrare paradossale (se queste sono alleate degli USA e questi ultimi sono alleati di Israele, il sillogismo è d’obbligo)
      E poi, ovviamente, quello che si voleva sottolineare è la natura profondamente razzista e quindi fascista dell’ideologia sionista. Chiunque sia stato per periodi di tempo non brevissimi (e il sottoscritto c’è stato molto spesso per anni perchè lavorava come reporter) in Israele sa benissimo che quella israeliana è una società “razzistizzata”, proprio a causa dell’ideologia sionista, cioè la componente più deleteria e più aggressiva della tradizione e della cultura ebraica (che fortunatamente è molto più ricca e più ampia del sionismo, e più volte lo abbiamo sottolineato), oggi purtroppo dominante, quella stessa ideologia che ha seminato odio e disprezzo purtroppo diffuso nei confronti dei palestinesi e non solo. E’ anche grazie e a causa di questa ideologia che Israele può giustificare la sua politica aggressiva e l’occupazione ultradecennale della Palestina.
      Ultimo punto. Nessuno, mai, ha negato le responsabilità degli stati arabi, io stesso più volte ho ricordato il ruolo ambiguo della Siria, il massacro dei palestinesi n Giordania (il famoso settembre nero) e il ruolo delle potenze capitaliste arabe (Araba Saudita, Emirati ecc.) dove peraltro milioni di lavoratori stranieri immigrati, per lo più asiatici, vengono sfruttati.
      Resta il fatto che la Palestina è occupata da Israele e non da altri. Il che non significa nel modo più assoluto sottacere le responsabilità complessive degli stati arabi che, ripeto, sono ormai da molto tempo nella loro grande maggioranza asserviti a Israele e agli USA. Quindi alimentare questa falsa contrapposizione (come fai tu) fra chi è stato più “cattivo” nei confronti dei palestinesi, Israele o i paesi arabi “moderati”, non ha nessun senso. Qui non stiamo facendo il tifo per qualcuno contro qualcun altro, anche perché non avrebbe nessun senso dal momento che non c’è una “partita” in atto fra Israele e gli stati arabi. C’è stata una volta con quei paesi ancora egemonizzati dal nazionalismo laico e antimperialista arabo, cioè l’Egitto di Nasser, la “primissima” Siria e l’Iraq, ma stiamo parlando degli anni ’60 del secolo scorso, da molto tempo la situazione è purtroppo cambiata radicalmente. Stiamo analizzando quali sono le reali dinamiche politiche e geopolitiche che determinano la situazione in Medioriente, ed è ovvio che se si fa questo genere di lavoro non possono non emergere il ruolo e la funzione di Israele. Ma se rileggi tutti gli articoli pubblicati su questo giornale e anche i commenti del sottoscritto, ti renderai conto che non ci sono sconti per nessuno, ivi compresi gli stati arabi e le petromonarchie che a tutti i livelli sono responsabili e compartecipi delle logiche e del dominio imperialista che opprime tutti i popoli di quell’area, non solo quello palestinese.

  4. Stefano Zecchinelli
    2 Gennaio 2015 at 11:23

    Ti rispondo in modo graduale.

    (1) Prima provocazione: Io mi preoccuperei delle sofferenze che i sionisti israeliani impongono agli ebrei sefarditi.

    Ricevo dal giornalista Fulvio Grimaldi e qui pubblico questa interessante notizia:

    ‘Con il pretesto di combattere la tricofitosi (ringworm) nella testa dei bambini sefarditi immigrati, perlopiù dal Marocco, o rapiti dallo Yemen, il Ministero della Sanità israeliano, sotto la supervisione di Simon Peres, acquistò nel 1951 negli Stati Uniti sette macchine di Raggi X e li adoperò per un esperimento nucleare di massa su un’intera generazione di cavie umane sefardite. A 100.000 bambini sefarditi vennero sparate in testa e sul corpo (non coperto da protezioni) dosi 35.000 volte superiori alla soglia massima di raggi gamma. Tali da friggergli il cervello. Per avergli risparmiato gli esperimenti, a quel punto ufficialmente proibiti, sui propri detenuti, o malati mentali, il governo USA versò a quello israeliano 300 milioni di sterline israeliane all’anno, per una somma che oggi varrebbe miliardi di dollari. 6000 bambini morirono subito, gli altri svilupparono tumori che hanno continuato a uccidere e uccidono anche oggi. In vita, le vittime hanno sofferto e soffrono di epilessia, amnesia, Alzheimer, psicosi, emicranie croniche. Essendo stato esposto l’intero corpo, i bambini svilupparono difetti genetici. La generazione che sopravvisse diventò in perpetuo la classe più povera, malata ed emarginata del paese. Uno storico spiega nel documentario che l’operazione era parte di un programma eugenetico mirato a eliminare le componenti deboli o difettose della società. Mengele. Nel programma si indicano i responsabili del progetto: Nahum Goldman, capo del Congresso Ebraico Mondiale, Levi Eshkol, primo ministro, Shimon Peres, allora direttore generale del Ministero della Guerra, Eliezer Kaplan, ministro delle finanze, Jospeh Burg, ministro della Sanità, accusato dai rabbini yemeniti di essere il responsabile del rapimento dei loro bambini. E’ stata questa cabala che nel 1977 avrebbe poi eletto primo ministro Menachem Begin. Alcune centinaia di spettatori hanno visto questa trasmissione in Israele. Chissà se Guido Caldiron ne vorrà sentire le impressioni, magari per confermare che davvero infinite sono le vie dell’antisemitismo’.

    La notizia è stata riportata anche dal quotidiano israeliano Haaretz e qui si può verificare http://www.haaretz.com/hasen/spages/458044.html

    Ti basta questo per poter verificare la brutalità del regime sionista ? Forse no, andiamo avanti.

    (2) Hai parlato dei genocidi in corso in America Latina, ti faccio un esempio semplice, semplice: la Colombia.

    Allora in Colombia hanno addestrato le formazioni paramilitari più feroci come l’AUC. Queste formazioni paramilitari hanno beneficiato di un clima d’impunità, fino al gennaio 1989, quando un gruppo di uomini armati guidati dal famigerato narcotrafficante Alonso de Jesùs, si macchiò del crimine dell’uccisione di 11 funzionari del potere giudiziario a La Rochela, che causò un’ondata di proteste internazionali che costrinse l’allora presidente Barco Vargas a “disconoscere” le organizzazioni paramilitari e a decretarne lo “scioglimento”, anche se nessuna misura fu intrapresa realmente per perseguirle, per recidere il loro legame con le forze armate.

    L’inchiesta sul massacro di La Rochela, rivelò che alcuni dei membri del gruppo criminale erano stati addestrati da una ventina di mercenari Israeliani e da cinque ex membri della SAS per le operazioni nella selva.

    Una fonte consultabile è questa: Informe Confidencial del Das al Juzgado Segundo de Orden Pùblico del 10 maggio 1989.

    Vuoi che ti faccio un elenco dei pochi coraggiosi che, in Italia, hanno trattato il fatto ? Uno è il bravissimo analista Marco Sacchi, l’Associazione Nuova Colombia, il gruppo maoista Proletari Comunisti ed il Sito Aurora. Un po’ pochi per un paese plurale vero ?

    Eppure il maggiore sito online della sinistra latino-americana ne parla ampiamente http://www.rebelion.org/noticia.php?id=10774

    Il sito rebelion mi dice tante cose, come, ad esempio, il fatto che Israele si rifiuta di scusarsi per avere sostenuto Videla o Pinochet. E’ vero o no quello che sto dicendo ?

    E’ vero e posso portare documenti qui a dimostrarlo. Cito il marxista argentino Nestor Kohan:

    ‘Según reconoce Pinjas Avivi, el entonces cónsul de la embajada del estado de Israel en Argentina (entre 1978 y 1981), cuando acompaña al periodista Jacobo Timerman (uno de los pocos, quizás el único, que logró salvarse) al aeropuerto de Ezeiza le pide… no que denuncie a la dictadura y las tremendas torturas que sufrió… ¡sino todo lo contrario…! “Le pedí que no atacara al gobierno militar porque corría peligro nuestro trabajo” (Página 12, 8/9/2001). El funcionario israelí reconoce que este tipo de actitud respondía a que: “no queríamos dañar las relaciones diplomáticas entre Israel y la Argentina”. El mismo funcionario reconoce que “hubo detenidos que rechazaron nuestra ayuda. Ellos nos espetaron: «Ustedes son colonialistas, genocidas y conquistadores. No queremos vuestra ayuda. Ustedes son peores que los generales»” (http://www.hagshama.org.il [1/2/2000]). Iosi Sarid, uno de los diputados de Israel del Frente de Izquierda Meretz reveló que en los archivos de la cancillería israelí y en el ministerio de Defensa de Israel hay pruebas que niegan la versión acerca de la supuesta “ignorancia” del estado israelí respecto a las masivas desapariciones, secuestros y torturas de judíos en Argentina, “pruebas que se trataron entonces de ocultar para no molestar a las «buenas relaciones», y entre ellas la venta de armas” (18/11/2003, http://www.wzo.org.il)’.

    http://rebelion.org/noticia.php?id=85904

    Come mai i funzionari israeliani travisano su ciò ? Vergogna ? Israele appoggiò anche Somoza, la dittatura brasiliana, Uribe, il genocidio in Messico. Esigenze geopolitiche o scelta di campo ? Mi spieghi di cosa stai parlando.

    Ci sono citazioni, link di riferimento, fatti storici ineludibili citati ed una persona seria ragiona su quello, ragiona sulla storia reale non sugli sproloqui immaginari.

    (3) Di citazioni da offrirti ne ho tante. Tu rifletti su questa notizia ( riportata anche da Il Manifesto ):

    ‘Nel 2010 il quotidiano britannico Guardian pubblicò, tra le proteste israeliane, documenti rimasti segreti per molti anni firmati da Shimon Peres e da PW Botha (all’epoca entrambi ministri della difesa) e declassificati dalle autorità del Sudafrica post-apartheid. Il documento principale – scoperto da uno studioso americano, Sasha Polakow-Suransky – è la minuta degli incontri avvenuti il 21 marzo 1975 tra alti rappresentanti dei due paesi, tra cui il comandante delle forze armate sudafricane, RF Armstrong, che descrive l’interesse di Pretoria per i missili israeliani Jericho con testata nucleare. Il progetto, in codice «Chalet», vide il 4 giugno del 1975 Peres e Botha incontrarsi a Zurigo. Nelle minute si dice che Botha espresse interesse «in un certo numero di unità Chalet (i missili Jericho, ndr)… a patto che sia disponibile il carico corretto», ossia la testata atomica. Peres rispose che lo era «in tre taglie», convenzionale, chimico e nucleare. I due politici firmarono nello stesso periodo anche un’intesa che ampliava la collaborazione militare tra i due paesi. La vendita dei missili però non avvenne, pare per una questione di costi’.

    Mica male per un regime democratico, vero ? Ti confido una cosa: sai chi teneva i rapporti con il Sudafrica razzista in quegli anni negli ambienti neofascisti: Mario Michele Merlino. Interessante, vero ?

    Conosco benissimo i covi neofascisti e la struttura ideologica di chi li frequenta e conosco benissimo come funziona lo Zionist Power, potrei continuare per ore a citare fatti e documenti ma credo che basti questo. Pensaci tre volta, la prossima volta, prima di darmi del disonesto intellettualmente.

    Una provocazione finale: un neofascista ( il primo a commentare ) ed un sostenitore di Israele ( il penultimo commento ), concordano su alcune questioni fondamentali. Non è strana la cosa ? Meditassero i lettori di questa pagina.

    Stefano Zecchinelli

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