Il calvario di un antifascista statunitense in carcere

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Incarcerato più di sei anni fa (settembre 2014), il militante antifascista Eric King è stato condannato a dieci anni in quanto – secondo l’accusa – avrebbe tentato di dare alle fiamme un immobile di proprietà del governo (e comunque disabitato). Azione con cui avrebbe voluto esprimere sostegno alla rivolta di Ferguson. In questo sobborgo di Saint Louis (Missouri) il 9 agosto 2014 un agente di polizia aveva ucciso, sparando numerosi colpi, un giovane  afroamericano.

La situazione del detenuto King si è ulteriormente aggravata nel 2018, quando un ufficiale del SIS (un’agenzia federale che controlla i detenuti considerati una potenziale minaccia per il sistema carcerario) lo aveva aggredito, provocando la sua reazione difensiva. Intervenivano allora almeno quattro guardie carcerarie che lo colpivano ripetutamente alla testa, al volto e in varie altre parti del corpo.

Come ritorsione, lo lasciarono per almeno otto ore, mani e piedi legato, immerso nel proprio sangue e nella sua urina.

In varie occasioni gli sono state rifiutate cure mediche. Così come la posta e le visite dell’avvocato.

Trasferito nel carcere di Leavenworth (Kansas), King è stato messo in isolamento per circa un anno. In questo arco di tempo gli è stato impedito sia di vedere che di parlare con qualcuno. Ugualmente non ha potuto leggere o conservare qualche foto in cella. Successivamente veniva ancora spostato nel carcere di McCreary (Kentucky), una prigione federale di massima sicurezza. Anche qui in isolamento. Interrotto soltanto da una “passeggiata” in cortile dove si trovavano alcuni suprematisti bianchi, già informati dalle guardie che King è un militante antifascista. Dopo essere stato aggredito e picchiato da questi razzisti, il giovane veniva nuovamente posto in isolamento.

Nuove accuse a suo carico sono state emesse il 29 agosto 2019. Si tratta di “aggressione contro un funzionario federale” (per l’episodio del 2018 con l’agente del SIS), un’accusa molto grave che – se riconosciuta – comporterebbe per King una condanna fino a venti anni di carcere (da aggiungere ai dieci già da scontare). Contemporaneamente, nell’agosto 2019, è stato nuovamente trasferito nella prigione di Englewood (Colorado) dove dovrebbe trovarsi tuttora. Dal settembre di quest’anno gli è stato revocato anche il diritto di colloquio con il suo compagno a  causa della “sua ideologia” (?!?). Una forma di persecuzione, quella applicata nei confronti di Eric King, francamente incomprensibile.

 

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