Quando ci libereremo di certi luoghi comuni?

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Dedicato alla memoria di Argo Secondari

Oggi per motivi che non vi sto a specificare mi sono fatto un giro in aeroporto. Ad aspettare gli arrivi vi era un giovane. Eta` apparente circa trent`anni. Bianco caucasico. Alto, castano, capelli lunghissimi, rasta. Barbuto, barbutissimo. Vestito male, transandato, di una trasandatezza artefatta e non reale; non puzzava, non era lacero. Un cane obeso al guinzaglio come amico.

Quel che mi ha dato piu` fastidio nel vedere questo soggetto, pero`, non era il suo artefatto look da povero. Nemmeno il fatto che la bestiola che portava al guinzaglio probabilmente riceveva dal padrone piu` calorie al giorno che non una intera famiglia africana in un mese.

Quel che mi ha dato piu` fastidio fu notare che aveva sulla maglietta un ritratto stilizzato di Karl Marx. Se Marx fosse tornato dalla morte lo avrebbe preso a calci nei denti. E lo stesso avrebbe fatto Ernesto Guevara, credo, il cui irsutismo era una necessita` pressoche` militare: provateci voi a radervi costantemente se siete alla macchia.

A guardar certa gente, volte mi vien da dare ragione ai fascisti.

Sara` anche per questo, e per il disprezzo che nutro verso certi pulciosi compagni, che spesso mi scambiano per un fascio fatto e finito.

Quanto potremo sperare di incidere sulla realta` e scalzare dal potere il padronato, compagni, fin che lo stereotipo del marxista sara` un incannato capellone inutile a se` stesso e al mondo? Quando ci libereremo di certi luoghi comuni?

Anche in altri sensi.

Ad esempio: secondo una vulgata non bene specificata, tutti i simboli e gli esempi della classicita` sarebbero fascisti e quindi esecrabili. Non nego che la maggior parte delle cose appartenenti al fascismo siano effettivamente esecrabili.

Ma non la classicita`. Quella ce l`hanno rubata, i fascisti; l`han rubata all`umanita`, e all`occidente  e a noi italiani in particolare.

Ben venga se un africano e` fiero dei propri simboli e delle proprie radici -della propria identita`. E anche un algerino, un vietnamita, un curdo.

I nostri simboli, le nostre radici profonde sono altre. E se anche sono di marmo e travertino, e identitarie,  non sono fasciste. 

Dobbiamo esserne fieri, e portarli avanti con orgoglio, esattamente con quell`orgoglio che, mutatis mutandis, al tempo permise ai vietnamiti di cacciare gli invasori.

Popoli diversi, latitudini diverse. Lo stesso spirito.

Poi, si può anche discutere sulla natura dell`Impero Romano, o della Repubblica, ma e`un discorso che porta lontano e non appartiene a questo articolo; se ne parlera` altrove.

Io non mi vergogno affatto di essere italiano; ne vado anzi fiero.

E sono tutt’altro che fascista.

Le pagliacciate tipo la guerra all` Etiopia e l`invasione della Grecia l`han portata avanti le classi dirigenti, le borghesie nazionali, per mascherare la propria incapacita` a governare scaricando i guai all`esterno. Mentre bastonavano anche noi sul fronte interno.

Tutto il resto e` terzomondismo d`accatto.

Terzomondismo inutile da centro sociale. Terzomondismo di gente che i metalmeccanici delle manifestazioni di cinquanta anni fa prenderebbero a schiaffoni. Per non scomodare i soldati dell`Armata Rossa.

Mi si accusera` di essere forzosamente virilista, stalinista, e quant`altro.

Pazienza.

A me risulta che i  nazisti non furono ricacciati indietro a cannonate  da dei rasta che brucano hashish.  O dalle femministe che blaterano che ogni maschio e` un padrone.

Furono cacciati indietro da dei trinariciuti veri. Comunisti – scusate – cazzuti.

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Spesso e volentieri, nell`accezione comune e popolana, la parola comunista, e` divenuto un insulto simbolico a sottolineare un personaggio disordinato e decadente come il tizio che descrivo nell`apertura.

Che pena.

Il tizio che andrebbe alle manifestazioni a gridare che vuol cambiare il mondo senza prendere il potere. Ci credo che questa gente il potere non lo vuole prendere: ce lo ha gia`, infatti da bravi radical chic prima o poi papino e mammina li sistemano da qualche parte e buonanotte ai suonatori.

Nel frattempo pero` ci ammorbano coi loro deliri tossici, femministi, libertari, alcolici.

Che strano.

Qualche tempo fa il comunista era visto come un tizio nerboruto, magari rozzo, a volte con un colbacco in testa e una vodka in una mano. E un Mosin Nagant nell`altra.

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Questo tipo di simbologia era molto piu` vincente, e non solo come simbologia.

Perche` storicamente lo e` stata, vincente; e potete dire quello che volete al riguardo, e citare gulag e deportazioni varie; la realta` e` dura a morire comunque.

Vinceva e faceva presa ovunque fosse necessario. Dal punto di vista culturale, poi politico, infine militare.

Nell`immaginario, nei cuori, nelle manifestazioni e in ultima analisi sui campi di battaglia.

Lungi da me d`altro canto, sollecitare alla lotta armata – non e` certo questo il senso dell`articolo.

Vero e` pero` che se il padronato globale dei Soros e dei Rockefeller – gente che discorre e fa propaganda  di meritocrazia ma guardacaso si tramanda ricchezze e posizioni da decenni di padre in figlio – si trova come avversari dei castrati femministoidi che si intronano di canne, per loro e` Pasqua.

Se invece si trova di fronte un esercito di lavoratori nerboruti e disciplinati, allenati e giustamente imbestialiti, ecco che per i figli di papa` la storia si fa grigia.

A ogni livello, non certo e non solo ai vertici dei Soros e dei Rockefeller.

Uno dei metodi migliori per demolire i popoli subalterni prima di conquistarli era proprio, storicamente, quello di sfasciarli dall`interno con alcool, droga, relativismo. Si chiama corruzione, se vogliamo.

Avete notato come certi sinistroidi pseudo antagonisti spesso somiglino piu` agli indiani delle riserve, abbrutiti, artefatti, alcolizzati, che non ai genuini, spesso ingenui ma certo duri ed eroici guerrieri indiani?

E se glielo fai notare si inalberano pure.

Vedete, io personalmente non pretendo di essere un duro, ma se proprio mi devo rifare ad un modello ideale, ci provo ad essere un trinariciuto  piuttosto che un tossico sfasciato.

E, volendo tornare alla classicita`, se proprio vogliamo, io vedo molta piu` Romanitas repubblicana, molto piu` Mos Maiorum  nella sobrieta` operaia dei trinariciuti  (e, perche` no, di un certo esercito che marcio` da Est fino a Berlino) che non nella mafia finanziaria o nello sfascio da centro sociale.

Un modello ideale di questo rinnovato Mos Maiorum sarebbe Argo Secondari.

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Uno Spartaco, certo. Ma anche un romano delle origini, un cacciatore di Re, un Gracco; o un Bruto minore, per quanto contraddittoria possa sembrare questa mescolanza.

Indossava una divisa, portava i capelli corti, aveva una daga alla cintola, e come simbolo un (bellissimo e virile)  teschio col pugnale tra i denti.

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Se vogliamo, a uso delle ragazze che mi leggono, un vero figo. Magari io fossi cosi`. Ad averceli, quelli cosi`.

Altro che cannabis.

E guarda un po`, al comandante Argo, fascista non glielo potevi proprio dire.

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10 commenti per “Quando ci libereremo di certi luoghi comuni?

  1. ARMANDO
    21 novembre 2016 at 23:37

    Eccellente, ma la domanda è perchè quei luoghi sono diventati “comuni”. Lungi da me negare le atrocità staliniane, che sono vere e tragiche e che hanno contribuito largamente alla perdita di fascino del socialismo, ma qualche merito Stalin lo ebbe. In primo luogo, pressato dalla necessità di mobilitare il popolo contro il nazismo, proprio quello di recuperare gli elementi culturali della antica Russia imperiale, evidentemente ancora ben saldi nell’anima popolare, e che nei primi tempi della rivoluzione si tentò di sradicare col rischio della dissoluzione della società. Quì si inserisce ovviamente la dialettica nazionalismo/internazionalismo, discorso troppo lungo da farsi in un breve commento.

  2. Giulio Larosa
    22 novembre 2016 at 12:58

    sono perfettamente d’accordo e aggiungo lo sporco dei cosiddetti graffiti. Dove c’e’ un centro sociale o qualcosa che gli somiglia e’ un disastro di bottiglie di birra e scarabocchi sui muri, sulle finestre delle case, ovunque degrado e sfascio.
    Perche’ tutto questo sarebbe di sinistra?

  3. Mario
    21 luglio 2017 at 0:53

    Comunista era anche Lyudmila Pavlicenko(tenente),che era considerata una dei migliori tiratori scelti, dell’armata rossa, la quale durante, la seconda guerra mondiale uccise in battaglia, con il suo mosin nagant modificato, ben 300 crucchi. Quindi no i comunisti non sono i rozzi sporchi e cattivi, ma come ha detto Lei gli stereotipi sono duri a morire specie sulla bocca di chi ama fare propaganda a danno degli altri, solo per sentirsi migliore. Un distinto saluto!

    • Fabrizio Marchi
      21 luglio 2017 at 8:34

      Naturalmente, se lo riterrà opportuno, ti risponderà l’autore dell’articolo, però, in tutta franchezza, caro Mario, mi pare che tu non abbia capito il senso dell’articolo, altrimenti non avresti risposto in quel modo…
      Dopo di che onore alla compagna Lyudmila, ci mancherebbe altro. Sta però di fatto che per una Lyudmila c’erano mille Ivan a combattere in prima linea…E questo è appunto un fatto che però tutti dimenticano. Come tutti dimenticano, mutatis mutandis, che a morire sul lavoro sono a tutt’oggi solo e soltanto uomini. Mi sembrano gravi dimenticanze, specie per chi si professa comunista…Si parla molto – giustamente – della tragedia dei morti sul lavoro, ma mai del suo risvolto di genere (maschile). Non credi, ad esempio, che anche questo faccia parte di uno stereotipo, o meglio di un tabù di cui non si può e non si deve parlare perché se lo si facesse entrerebbe in crisi forse l’ultimo caposaldo ideologico rimasto in piedi a sinistra e cioè il femminismo? Non a caso – guarda caso – anche tu, per criticare questo articolo, ti sei rifugiato da quelle parti…

    • Rutilius Namatianus
      21 luglio 2017 at 12:31

      Caro Mario, mi premerebbe, seguendo quanto chiede Fabrizio, chiederti qual`e` il senso del tuo commento prima mi risponderti…mi sfugge cosa tu voglia dire (o insinuare, forse)

  4. Mario
    21 luglio 2017 at 16:29

    Buongiorno Gentilissimo Dott. Fabrizio Marchi e buongiorno anche a Lei rutilius. Il mio commento, non voleva assolutamente insinuare nulla, ne riguardo alle morti maschili sul lavoro, ne riguardo i morti al fronte, ammetto tuttavia di aver letto troppo in fretta l’articolo di rutilius e oggi più a mente fresca, ritengo di aver creato dei fraintendimenti con il mio commento e di questo mi scuso,sia con l’autore che con Lei Dott. Marchi.Vi leggo da tanto tempo, anche se non ho mai commentato prima di adesso e so che attacchi gratuiti avete subito, da alcuni personaggi, solo per aver espresso le vostre opinioni, pertanto posso capire la vostra diffidenza e giustificarla. Per ciò che attiene il femminismo,lo ritengo semplicemente una delle tante follie ideologiche e quindi non posso far altro che disprezzarlo, esattamente come farebbe ogni individuo dotato di buon senso.Mentre in riferimento alla mia fede politica, posso dire di non essere, ne di destra ne di sinistra, ho solo una simpatia per il movimento 5 stelle, ma solo per alcune battaglie che hanno portato avanti. Vi porgo i miei più distinti saluti!
    Mario.

    • Rutilius Namatianus
      21 luglio 2017 at 18:43

      Grazie per la replica garbata. Continuo tuttavia, nella mia forse immane dabbenaggine, a non capire qualce fosse il senso del suo intervento…

      • Mario
        22 luglio 2017 at 0:02

        Prego gentile rutilius,io ritengo il rispetto dell’altrui persona un dovere per chiunque si rispecchi, nella civile convivenza. Il mio richiamo alla Pavlicenko è dovuto al fatto, che per me rappresenta un personaggio storico in netta contrapposizione all’ideologia femminista a cui Lei stesso faceva riferimento tutto qui, ma mi rendo conto, che forse avrei dovuto porre la cosa in altri termini. Nello scusarmi di nuovo La saluto distintamente.
        Mario.

  5. Rutilius Namatianus
    23 luglio 2017 at 12:48

    Mi sembra di poter dire: incidente chiuso, dunque. Tutto e` bene quel che finisce bene…un saluto, R.

  6. Mario
    23 luglio 2017 at 18:15

    Mi fa enormemente piacere, Un saluto a Lei.

    Mario

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