Cricket e integrazione multiculturale

La scorsa domenica, come ogni fine settimana, specialmente durante l’estate , passeggiavo in bicicletta all’interno della pista ciclabile che da Tor di quinto arriva fino a Castel San Giubileo.
Mi sono fermato qualche minuto a leggere al parco di Tor di quinto quando ho notato, con curiosita’, un gruppo di pakistani che giocavano a cricket dopo aver recintato il campo al margine del quale mogli e figli o amici partecipavano in qualita’, diciamo pure, di tifosi. Con il passare del tempo si sono aggiunti alcuni curiosi, come appunto il sottoscritto, che ha smesso di leggere e per una volta ha rinunciato alla sua passeggiata.
Mi ha colpito il fatto che alcuni immigrati o ex immigrati, tra l’altro penso con regolare permesso di soggiorno, si siano liberamente recati in uno spazio pubblico per trascorrere delle ore spensierate, come d’altronde e’ nel loro diritto di cittadini di una città come Roma, il cui futuro mi auguro sia quello di una città pienamente multiculturale. Ma forse sono troppo idealista o sognatore .
Come dicevo, molti curiosi che magari non conoscono il cricket e le sue regole , si sono fermati per assistere a quest’incontro la cui natura era assolutamente amatoriale. Ma questo non era importante.
Importante e’stato invece che in maniera del tutto spontanea si e’ venuto a creare un legame implicito e involontario tra persone di culture diverse attraverso uno sport assolutamente sconosciuto in Italia, basti pensare che la nazionale di cricket italiana e’ formata per intero solo da immigrati di seconda o terza generazione.
Non so , forse mi sbaglio, ma nella sua semplicità e spontaneità mi e’ sembrata una lezione di civiltà e di democrazia alla quale tutti o quasi i presenti hanno partecipato con simpatia e divertendosi. Ma, come già detto, forse sono solo un inguaribile idealista .
Però, per lo meno per un’oretta, mi e’ piaciuto cullarmi nell’ idea che un giorno magari quello che ho visto domenica non sara’ piu’ un’ eccezione, ma la regola; vivere cioe’ in un mondo pienamente multiculturale, ovviamente con tutte le tensioni che esso comporta, ma immensamente piu’ ricco e bello.

1 commento per “Cricket e integrazione multiculturale

  1. armando
    23 Settembre 2015 at 12:46

    Alla tua immagine fa riscontro una mia, arrovesciata nel senso che si è materializzata all’estero, per la precisione in Nepal, quando ebbi occasione di vedere, lungo un sentiero himalayano disseminato da minuscoli e sperduti villaggi a cui si accede solo a piedi, un gruppo di bamberottoli giocare accanitamente a calcio con una improbabile palla. Feci anche una foto, che magari invierò a breve.
    Immagini bellissime, senza dubbio, a testimonianza che lo scambio culturale è fecondo, avvicina i popoli ed è necessario. Però, come ogni cosa necessita di alcune condizioni e dei tempi necessari. Sulla questione dei tempi è presto detto. La contaminazione e lo scambio culturale necessitano di sedimentazione e di amalgama. Quando è troppo rapida e repentina genera ineluttabilmente squiibri e problemi. Governi ben accorti devono rendersene conto e gestire, piuttosto che subire in nome di un malinteso senso di accoglienza. Sulle condizioni: in una socieltà multiculturale o multietnica deve valere il principio che ogni tradizione culturale ha un valore per il popolo che la pratica e deve essere rispettata, senza imporre agli altri le proprie. D’altra parte chi entra in un paese che non è il suo non può non adeguarsi alle leggi vigenti in quel paese. Ma questo è solo un aspetto del problema. L’altro è il rispetto non solo delle tradizioni altrui, ma anche delle proprie. Non ha senso, per esempio, che nelle scuole non si celebri il Natale col pretesto che ci sono bambini di altre religioni e culture che si potrebbero sentire offesi o discriminati. A me non da affatto noia che in un qualsiasi paese musulmano o induista o buddista, quei popoli celebrino come hanno sempre fatto le proprie festività. Anzi ho sempre cercato, dall’esterno proprio per senso di rispetto, di capire con curiosità il senso e il perchè di quelle celebrazioni.
    Temo che il nostro multicultarismo sia in verità molto malinteso, perchè tende, alla fin fine, ad omologare popoli e culture, e neanche in un amalgama superiore, bensì sotto il segno del capitale e della merce. D’altra parte siamo noi occidentali per primi ad aver abbandonato ormai ogni nostra tradizione o ad averla trasfigurata mercificandola. Sono convinto che solo chi possiede forte senso di sè come popolo in ogni suo aspetto, possa dialogare davvero in amicizia con altri popoli, nel rispetto reciproco, allo stesso modo in cui solo chi ha un forte senso della propria identità personale (sessuale, di genere) può dialogare davvero su un piano di parità e di rispettio reciproco con identità altre.

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