Divorzio: quando la legge è femminista. La storia di Carlo

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

“Scrissi la storia di Carlo 3 anni fa. Ma Carlo potrebbe essere anche la storia di Filippo, di Antonio, di Giacomo, perchè tanto il soggetto in questione non fa alcuna differenza.

Tribunale di Busto Arsizio, ma potrebbe essere qualsiasi tribunale di Italia.

Sono passati tre anni e da allora, ahimè, nulla è cambiato.

 

30 agosto 2018

DIVORZIO: QUANDO LA LEGGE E’ FEMMINISTA

LA STORIA DI CARLO

Questa è la storia di Carlo. Impiegato. 1.500,00 € al mese. Una storia che potrebbe essere il copione di altre mille storie italiane, altrettanto tristi, nelle quali le vittime, puntualmente, sono uomini.

Un matrimonio durato 3 anni, fatto di tanti sacrifici e di finte promesse. Un mutuo per la casa, arredo e corredo di prestigio, da far invidia a qualsiasi rivista di design. Ed infine, una bella bimba a coronare il sogno della famiglia del “Mulino Bianco”.

Ma la bella favola, dopo poco tempo, si trasforma in incubo. La moglie comincia a tradire Carlo con un collega di lavoro ed infine, dopo lunghi mesi di inganni e bugie, lo “invita” ad andarsene da casa e chiede la separazione.

E così inizia il calvario. Battaglie legali che non portano molto lontano… la casa coniugale, con annesso arredamento da copertina, viene assegnata alla moglie in quanto genitore collocatario della figlia minore. Peccato che sulla casa gravi un mutuo trentennale di 500,00 € al mese che la banca trattiene direttamente dalla busta paga di Carlo.

Ma non finisce qui, perché oltre al danno, nella storia di Carlo, si aggiunge la beffa.

All’indomani della separazione la (ex) moglie, con la sicurezza di chi ormai non ha più nulla da temere, decide di iniziare la convivenza con il suo amante (ormai compagno ufficiale) che quindi si trasferisce in casa di Carlo, nonostante la ferma opposizione di quest’ultimo. E così, Carlo si ritrova a dovere pagare un mutuo per una casa dove egli non vive ma nella quale vivono beatamente la sua ex insieme al suo nuovo compagno (che quindi vive a spese di Carlo).

Chiaramente, il Giudice ha ritenuto che Carlo debba corrispondere alla figlia un mantenimento mensile pari a € 200,00, oltre alla spese straordinarie.

Carlo, 42 anni, è stato costretto a tornare a vivere a casa dei genitori, e può ritenersi (molto) fortunato perché tanti uomini nella sua stessa situazione non hanno o non hanno più una famiglia disposta a riaccoglierli in casa. Vorrebbe trasferirsi in un appartamento per poter vivere da solo ma in busta paga, alla fine del mese, non gli resta quasi più nulla.

E questa sarebbe una legge giusta?

di Fabiola Grosso, avvocato, esperta in diritto di famiglia

Padri separati manifestano al Tribunale: "meglio morti che schiavi" | Altarimini.it

Fonte foto: Altarimini.it (da Google)

6 commenti per “Divorzio: quando la legge è femminista. La storia di Carlo

  1. rodolfo
    15 Giugno 2021 at 20:59

    Quando una separata/divorziata viene uccisa dal suo ex, devono dare le obiettive informazioni e non chiuderla con il marito/padre orco che si è vendicato per gelosia e perché non sopportava la separazione. I magistrati divorzili sono i responsabili principali delle tragedie nelle famiglie.

    • Giulio Maria Bonali
      16 Giugno 2021 at 7:47

      Sono perfettamente d’ accordo.
      Esiste l’ obiezione di coscienza che può imporre la violazione di leggi ingiustissime, bieche, infami, assolutamente immorali come questa (anche il tirannicidio.é reato, ma può ben essere “sacrosanto” e meritorio).

      E nelle condizioni di Carlo ci sono centinaia di migliaia di uomini. Vergognoso.

  2. 16 Giugno 2021 at 12:09

    La soluzione c’è, ed è molto semplice:
    Carlo mette in giro la voce che ha preso il vizio del gioco.
    Carlo smette di pagare il mutuo e tutti i soldi li nasconde, in contanti.
    Quando qualcuno chiederà: Carlo si è dato al gioco per via delle depressione causata dalla situazione. Purtuttavia ha continuato a dare i 200 euro per sua figlia, ma sul resto spende tutto al gioco.

    A questo punto il DOVERE di mantenere la ex-moglie di Carlo e pagare il mutuo della casa dove abitano passa al convivente della ex-moglie: è questa la parte divertente.

  3. Randomic Twenty
    21 Giugno 2021 at 9:06

    Il sistema è pensato con l’idea di famiglia ottocentesca: l’uomo sempre stoico ed in grado di rialzarsi indipendentemente da ciò che gli succede mentre la donna è una povera derelitta che, se non ha uno che la sostiene, è perduta (ma a parte la vulgata femminista chi ci può credere ancora?).
    È arrivato il tempo dell’equità ma finché questo fenimeno vergognoso non toccherà un numero significativo di donne nulla cambierà.
    A meno che come uomini non iniziamo a prendere l’iniziativa e cambiare leggi e le loro appliazioni.

  4. Riccardo Sampaolo
    8 Luglio 2021 at 17:23

    Purtroppo il tempo è passato e il ddl Pillon è naufragato insieme al governo gialloverde (probabilmente uno dei migliori degli ultimi anni) e ci ritroviamo la vecchia pessima legislazione, la cui prassi prevalente si è rivelata più volte imbarazzante nei confronti di principi di rango costituzionale quali l’articolo 3 della Costituzione che sancisce l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, senza distinzione di sesso (affido esclusivo alle donne in numero altissimo, nel passato, e anche quando si è introdotto il condiviso, è stato depotenzianto dalla creazione a tavolino del genitore collocatario che di fatto è sempre in grado di sbilanciare i rapporti a favore di un genitore sull’altro) e dell’articolo 42 che tutela la proprietà privata (case spesso affidate a genitore non proprietario della casa, oltretutto a titolo gratuito con il chiaro obbiettivo quindi non di tutelare il minore ma un genitore rispetto all’altro).
    La legislazione attuale, nella prassi prevalente, gronda femminismo a piene mani e, la sua prassi per oltre mezzo secolo, non è di certo da annoverare tra le più equilibrate per garantire un paritetico rapporto tra i sessi.

  5. Riccardo Sampaolo
    13 Luglio 2021 at 16:41

    Quanto riportato, evidenzia come l’attuale prassi prevalente, in tema di divorzio, sia più in linea con gli imperativi modaioli del femminismo radicale (attacco al maschio) che non con principi di rango costituzionale (art. 3, uguaglianza dei sessi di fronte alla legge e art. 42, tutela della proprietà privata).
    Tali prassi che si cercano di far digerire tirando in ballo l’interesse esclusivo/prioritario del minore non tengono alla prova dei fatti, dato che l’affido della casa è a titolo gratuito anche quando l’affidatario che non vanta nessun titolo di possesso è in grado di pagare un affitto, che la legge invece rischia di far pagare a chi il titolo di possesso l’ha; è evidentissima la volontà (come evidenziato dalla prassi prevalente) di voler attaccare la figura del padre, con il contributo dello Stato, l’avallo della legge e il colpevole silenzio dei media con i loro stereotipi sessisti sulla figura del maschio.
    Insomma uno Stato e una legislazione sulla cui imparzialità sarebbe molto da discutere e approfondire.

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