Fatta la legge, trovato l`inganno. Matrimoni e adozioni nella civilta` occidentale.

Risultati immagini per maschi eterosessuali che si sposano tra loro immagini

Foto: Piovegovernoladro

 

E`proprio di questi giorni la nuova secondo cui due tizi, maschi, perfettamente eterosessuali si sono sposati per motivi puramente patrimoniali. Per amicizia, poi,  in fondo.

Ovviamente contro di loro si sono levati gli scudi di parte del mondo omosessuale, con buona pace di chi riconosce nell’ omosessualita` una condizione rivoluzionaria a prescindere.

C`e` troppa gente che pensa che se sei una donna o un omosessuale sei un oppresso per default e quindi un rivoluzionario per default. Una tale scemenza e` ben presente, forte e incistata come un cancro in tutta la civilta` occidentale “di sinistra”, e prima che la si riesca a scortecciare ce ne vorra`. Ma ce la faremo; e nel frattempo, possiamo solo contrastare queste casematte nuove e demenziali come possiamo.

E due eterosessuali, due uomini non gay, che si sposano, stanno di fatto combattendo. Sono loro i veri rivoluzionari, anche se non lo sanno.

Non solo non ci vedo nulla di male, ma dal mio punto di vista quanti piu` eterosessuali si sposeranno, magari – dove e se possibile, anche se non credo che si possa, e qui qualche legale porta` venirmi in aiuto – collettivamente, formando dei veri e propri cenobi, tanto meglio sara`.  Si sottrarra` cosi` una istituzione al conformismo imperante.

Il conformismo di chi, nel mondo gay, ha voluto incamerare una istituzione borghese e patrimoniale nel proprio status, rivelando cosi` tutto tranne la propria vocazione rivoluzionaria.

Anzi, per dirla tutta, insistendo a volersi sposare i gay, tutti, hanno rivelato che, in fondo, e` meglio ripararsi sotto il cappello di una civilta` che dicevano di voler combattere. Si sono addomesticati, esattamente come hanno fatto, e fanno, le femministe – ammesso e non concesso, e io in realta`non lo concedo neanche sotto tortura,  che vi sia mai stato alcunche` di rivoluzionario e progressivo nel femminismo – in ogni femminismo, in ogni sua manifestazione fin dalla notte della sua storia.

La civilta` borghese e ultrareazionaria ha voluto darsi una verniciata femminista e progay, solo per essere ancora piu` reazionaria di prima e per sottrarre la rivoluzione dalle mani delle “categorie” che davvero dovrebbero farla sul serio, tipo, che so, i lavoratori dipendenti organizzati. E metterla nelle mani di categorie che in quanto tali ben difficilmente la faranno – ripeto, in quanto tali: donne, ad esempio, e generi diversi da quelli tradizionali. Categorie che appena possibile corrono subito ad addomesticarsi, ancora prima di quanto facciano altri tipi di suddivisioni dell`umanita`.

Un`altra delle colonne portanti di questa civilta` al delirio e` la sacralita` dello strapotere riproduttivo femminile, molto maggiore e molto piu` importante del potere meramente sessuale: i figli sono della donna. Ne consegue che una donna, ogni donna, in fatto di figli ha sempre ragione. Un po` come aveva sempre ragione un certo mascellone di ventenniale memoria. Ne consegue ad esempio che una donna sola e single puo` tranquillamente diventare madre come e quando vuole.

Io chiedo: perche` un uomo no? I piu` stolti risponderanno che gli uomini sono violenti e pedofili per natura, quindi conviene che dei bambini ai single non li si possa dare in adozione.

Sono convinto che delle ricerche serie, fatte senza nascondere i dati, rivelerebbero quanto pedofile e violente siano le donne allorchè lasciate senza supervisione. Ma in attesa del sacro giorno in cui la verita` finalmente verra` fuori, io mi domando: perche` non iniziare a premere affinche` anche dei single o degli sposati eterosessuali non adottino?

Io non voglio essere costretto a  passare dalle Forche Caudine di una donna per avere dei figli.

E` il mio sogno personale: diventare padre senza per forza farmi mettere guinzaglio e museruola da una possibile arpia. Perche` inevitabilmente anche la piu` dolce degli angioletti diventa una arpia, se istigata a farlo da leggi come quelle attualmente vigenti nel mondo occidentale.

Perche` non iniziare a premere affinche` anche dei single o degli sposati eterosessuali non adottino? Molto meglio che un bambino abbia un padre single piuttosto che farlo vivere in orfanotrofio, o no?

Una cosa del genere, se diffusa e massiva, sotrarrebbe alla donna in quanto tale il suo enorme potere riproduttivo – che e` poi quello su cui si basa il femminismo, molto piu` che sulla mera sessualita` che pure ha molta importanza ma che puo` essere piu` agevolmente bypassata. La conservazione della specie e` fondamentale (certo piu` di una trombata); se la si lascia in mano a un solo gruppo, come si puo` sperare che poi quel gruppo non ne abusi?

Armi contro il femminismo sessista.

Non solo il matrimonio fra eterosessuali, magari collettivo, a formare una sorta di vero e proprio neomonachesimo occidentale; ma anche il diritto di adozione ai maschi single, con opportuni correttivi per evitare abusi anche in questo caso.

Meditate, gente, meditate.

9 commenti per “Fatta la legge, trovato l`inganno. Matrimoni e adozioni nella civilta` occidentale.

  1. armando
    5 dicembre 2016 at 12:54

    Come provocazione non la trovo male. Del resto quello è l’esito di un mondo che si rifiuta ormai di riconoscere la realtà. Creando continuamente mondi artificiali e virtuali, la realtà non costituisce più il limite entro il quale muoversi. Il matrimonio per tutti ne è uno degli esiti ineluttabili. Come la gravidanza surrogata, l’utero artificiale e prossimamente la clonazione umana. però occorre anche sapere qual è la vera posta in gioco, e sapere anche che la provocazione “accelerazionista” va bene finchè è una provocazione, ma se la si prende sul serio, poi non si torna indietro. Mi spiego: Se si rivendica la paternità “senza passare dalle forche caudine” del rapporto sessuale con una donna, in analogia con quanto alle donne è già sciaguratamente permesso, non è che ci si ribella alla società borghese etc. etc. ma si portano alle logiche conseguenze le premesse su cui è costruita, in altre parole si concorre alla sua piena attuazione. E qui occorre essere chiari. Perché se si è davvero contro a quelle premesse non ci si può illudere che la loro attuazione/realizzazione sia reversibile, per la semplice ragione che ciò intaccherebbe irrimediabilmente lo statuto antropologico che l’umanità si è data da sempre. Il quale statuto prevede, secondo natura, che i figli nascano dall’unione sessuale di maschio e femmina. Questa è la realtà di natura da cui ri-partire, senza mai dimenticarlo. Comporta che uomini e donne siano “condannati” ad avere rapporti fra di loro affinché l’umanità non si estingua.. Piaccia o meno è così, e ci dovremo “sopportare” al meglio che ci riesce, che poi è una “sopportazione” che ha anche lati piacevoli assai. Non padri senza madre o madri senza padre. E’ l’ultima barriera alla dissoluzione della nostra civiltà. Il resto viene dopo, anche se non è poco. 1) Non è scritto da nessuna parte, anche se praticato correntemente, che i figli siano solo della donna. E’ una torsione rimediabile se ci impegniamo in tal senso.2)Non è scritto da nessuna parte che le donne non siano violente. E una torsione interessata e voluta di cui dobbiamo fare emergere la falsità. 3)Non è scritto in natura che la donna abbia tutto quel potere riproduttivo che le viene oggi attribuito, perché in natura occorre il maschio per rimanere incinta.
    E’ su queste cose che dobbiamo secondo me battere, scontando difficoltà enormi. ma solo questo sarebbe davvero “rivoluzionario”, perché insisterebbe sulla realtà, quella realtà che oggi si nega e che si ritiene manipolabile a piacere.

    • Fabrizio Marchi
      5 dicembre 2016 at 15:05

      In buona parte hai ragione, Armando, però la questione è assai complessa (lo sapevamo) e oggettivamente contraddittoria e io credo che oggi, forse, e sottolineo forse (la riflessione è dunque aperta…) la strada migliore è quella di portare alle estreme conseguenze le contraddizioni aperte dal femminismo, dalla sua variante genderista e dai movimenti LGBT.
      Questo di seguito è un mio commento pubblicato su FB in risposta ad un amico:”il problema è che i conti non gli tornano (al mondo femminista ed LGBT)…Perchè è ovvio che il paradigma femminista/genderista apre delle contraddizioni enormi. A tutt’oggi i gay e le lesbiche possono sposarsi e adottare figli. A questo punto non si vede perchè non possano sposarsi degli eterosessuali dello stesso sesso fra loro, cioè dei “semplici” amici, e adottare anche dei figli. E lo stesso per gli uomini single. Le donne single lo possono fare, perchè agli uomini single non dovrebbe essere consentito? Ma è proprio qui che casca l’asino. Perchè consentire questo (cioè la possibilità per gli uomini single e per le “coppie” di amici maschi di adottare dei figli) significherebbe ammettere che la maternità non è un affare esclusivo delle donne, significherebbe togliere alle donne il prius che da sempre hanno sulla maternità, e quindi togliergli un potere che hanno di fatto e che oggi, grazie o a causa delle leggi vigenti, è in grado di mettere in ginocchio gli uomini. L’articolo, a mio parere, va anche oltre la semplice provocazione e apre degli scenari possibili. E cioè: dal momento che ormai è conclamato che tutti/e possono adottare i figli, perchè ciò dovrebbe essere negato agli uomini single? O a semplici amici che decidono di sposarsi con tutto ciò che ne consegue (diritti di successione ecc. )? Qualcosa mi dice che lor signore non saranno mica tanto d’accordo…:-) se il fiuto non mi inganna…:-) “.
      Ecco, io non escluderei la possibilità di lavorare a questo obiettivo, non solo dal punto di vista della provocazione, e poi si vedrà quello che succederà. Il punto per me più importante è far esplodere le contraddizioni. Un po’ la richiesta delle quote azzurre per la scuole e la pubblica amministrazione e delle quote rosa nei cantieri edili e nelle miniere o nelle fonderie. In linea di principio io sono contro la logica delle quote però, in questa fase, potrebbe aiutare nel senso che dicevo prima, cioè a portare alla luce le grandi contraddizioni del paradigma femminista.

  2. Rutilius Namatianus
    5 dicembre 2016 at 18:34

    Un caro amico, Mauro recher, postando l`articolo su siti femministi ha ottenuto per il sottoscritto la qualifica di “fascistone”. Queste poverette quando dici qualcosa che mina i loro sporchi interessi sanno solo rispolverare le solite categorie demenziali: “”Omofobbo!” “Fasssissstah!” “Sessisdah!”.
    Il giorno che noi comunisti ci libereremo dell`alleanza con questa gente vinceremo: ma dobbiamo liberarcene. Sono solo zavorra pericolosa.

    • Fabrizio Marchi
      5 dicembre 2016 at 21:03

      Sottoscrivo. Non so se vinceremo ma comunque va fatto… 🙂

  3. armando
    5 dicembre 2016 at 21:35

    fabrizio, capisco quello che vuoi dire, ma continuo a non essere d’accordo. Esistono situazioni diverse, ambiti concettuali diversi, non tutto è assimilabile. Le quote azzurre nelle scuole è stata un’intuizione ottima che ho appaggiato senza riserve, non solo per un fatto di equità ma anche perchè a da quell’equità fra uomini e donne ne trarrebbero enorme vantaggio i ragazzi che potrebbero confrontarsi con entrambi i principi, maschile e femminile, e col loro modo di approcciarsi. Credo insomma che alla base di ogni rivendicazione debba esserci sempre anche un obbiettivo più ampio che le dia sostanza universale e non “neocorporativa”. Sul fatto che la genitorialità (più che la maternità) non debba essere esclusivamente una faccenda femminile non ci piove, che le donne (il femminismo per primo ma trascinandosi dietro la massa delle altre) lo abbiano rivendicato in funzione antimaschile con ciò adeguandosi agli spiriti animali e antiumani del capitale non ci piove, così come è necessario assolutamente un riequilbrio. Verso l’alto, però, ossia verso un recupero di buon senso, di rispetto della realtà naturale e , appunto per dare alle rivendicazioni quella sostanza universale di cui dicevo, di obbiettivo teso al bene dei figli. L’uguaglianza al ribasso non ha questi caratteri. Se serve come provocazione, per farsi dire di no e inchiodare quel mondo ipocrita alle sue stesse contraddizioni, ben venga, ma appunto solo ed esclusivamente come provocazione, non certo come obbiettivo di breve, medio o lungo periodo che sia. Il rischio enorme è di evocare forze che poi non si è in grado di controllare. Ed anche quello di fare il gioco del nemico. Il femminismo è solo uno strumento che il capitale usa contro i padri e gli uomini, ma non appena ottenuto lo scopo non esiterà a rivolgere le armi anche contro le madri e le donne, togliendo loro quell’immenso potere che gli ha concesso per eliminare l’ostacolo maschile. E non è che se il processo giungesse alle sue estreme conseguenze gli uomini avrebbero dei diritti veri in più, perchè quello di diventare padri (o madri) senza il concorso e la responsabilità dell’altro sesso non può affatto essere considerato un diritto a nessun titolo, ma solo un capriccio egoistico contro natura. Quando ognuno si farà un figlio su misura secondo i propri desideri, il capitale avrà vinto la sua partita perchè la sua filosofia antiumana sarà stata fatta propria da tutti, considerata come “normale” , e da lì non si tornerà più indietro se non dopo chissà quanto tempo e in ogni caso chissà quale dopo evento catastrofico che faccia rinsavire le persone. Io credo si debba fare di tutto per “trattenere”, per frenare questa sconvolgente deriva che si prospetta davanti a noi. Non possiamo permetterci di accellerarla in alcun modo perchè a quel punto avremo perso tutti, uomini ed anche donne, nonostante l’apparente loro “trionfo”. Se il mondo femminile (non dico il femminismo nel quale non nutro fiducia alcuna) non è in grado di capirlo accecato da delirio di onnipotenza, lo dovremo fare da soli, senza dimenticare mai, nemmeno per un attimo, che troppo machiavellismo, troppa tattica, può , nell’euforia della vittoria di una battaglia, far dimenticare la strategia e gli obbiettivi finali. “Vincere” una battaglia può essere il prodromo della sconfitta nella guerra. Credo che agli uomini, ai maschi, tocchi questo compito gravoso ma ineludibile, come sono convinto avrebbe detto anche il nostro indimenticato Cesare, Il senso dell’univeralità del maschile, come proprio Cesare pensava e ripeteva, sta tutto quì. Occorre esserne all’altezza, se non altro perchè solo così potrà essere costruito un mondo anche socialmente più giusto o meno iniquo,comunque lo si voglia chiamare: comunismo, socialismo, o come volete. Non è questione di termini ma di contenuti.

    • Fabrizio Marchi
      5 dicembre 2016 at 22:42

      Ma sì, Armando, sono sostanzialmente d’accordo…è ovvio che l’obiettivo strategico non è certo quello di far sì che ognuno possa “dotarsi” di un figlio come di un giocarello qualsiasi…è evidente che si tratta di una sostanziale provocazione…Non ho nessuna intenzione di mollare la presa o di scambiare la strategia e soprattutto i contenuti con la tattica. Però a volte per far esplodere le contraddizioni è necessario tirare la corda e giocare un po’ sul filo del rasoio. Io sono convinto, ad esempio, che se una simile prospettiva prendesse realmente corpo, il mondo femminista ed LGBT comincerebbe ad entrare in fibrillazione. Dopo di che è ovvio che la questione è ben altra…Però insisto sul fatto che la questione posta da Rutilius non è di lana caprina. E cioè lui dice:” Perché per avere un figlio devo passare per forza per le Forche Caudine di una donna?”. Certo, se la vediamo in termini assoluti il problema neanche si porrebbe, ma noi dobbiamo fare i conti con l’oggi. E sappiamo che oggi la natalità nel mondo occidentale è in drastico calo, anzi, siamo praticamente a crescita zero, da cui anche l’allarme, sia pur maldestro, lanciato dalla ministra con il “Fertility day”. Io stesso scrissi un articolo in cui sostenevo che il problema del calo delle nascite non fosse dovuto ai problemi economici e sociali (da che mondo è mondo i poveri hanno sfornato figli a ripetizione, non a caso si parlava di proletariato…) ma allo stato pessimo del rapporti fra i sessi. Non sto a spiegare le ragioni perché mi sembrano evidenti…E allora Rutilius con quel suo articolo ha colto un punto importante, perché è evidente che il ritrarsi maschile, anche se inconscio, è il termometro di quella diffidenza che gli uomini hanno cominciato a nutrire, anche se non riescono a dargli una forma logica. E’ ovvio che il percorso è molto lungo e faticoso, però per raggiungere l’obiettivo, a volte, si può procedere metaforicamente zigzagando. Potrei portare tante metafore politiche per spiegare meglio ciò che voglio dire. A volte, ad esempio, si appoggia un partito politico per ragioni di opportunità politica, anche quando quel partito è molto distante da noi, e appoggiarlo pubblicamente potrebbe essere depistante sul medio lungo periodo, e in effetti questo rischio c’è, però si sceglie di correrlo perché si ritiene che sia comunque la cosa migliore. Insomma, la questione è complessa. La cosa importante è non smarrire la bussola, ma da questo punto di vista noi non corriamo ormai alcun pericolo, se era questa la tua preoccupazione…:-)

  4. Rutilius Namatianus
    7 dicembre 2016 at 17:34

    Tanto per andare giu`d“accetta, dato che il bisturi non sempre mi aggrada, volevo chiarificare che NO, la mia non e` una provocazione. Non del tutto.
    Se fra 60 anni esisteranno cenobi di scapoloni impenitenti (e figaioli), sposati tra loro con una sorta di regola monastica, per me ben venga; e se costoro adotteranno figli, e se uomini single adotteranno figli, ben venga; non solo perche` io VOGLIO avere dei figli ma NON TOLLERO di divenire in cambio lo schiavetto di una qualsiasi aspirante matriarca, ma anche perche` per me questo delle adozioni e dei matrimoni potrebbe benissimo essere un terreno reale di scontro, di lotta politica, o piu` civilmente, di rivendicazione. Quello che mi preme di piu` rimarcare e` pero` che certe cose vanno rivendicate sul serio soprattutto per aprire tatticamente crepe in una ideologia che ormai ha colonizzato ovunque le menti in occidente. Una ideologia che a mio modo di vedere per ora e` quasi indefinibile; noi qui spesso la chiamiamo
    ” Politicamente Corretto”, un termine abbastanza infelice ma ineludibile. Un termine che descrive un impasto di Liberismo estremista (e pressione massima sul raffreddamento della caduta del saggio di profitto) in economia, femminismo e ipocrisia estrema nei rapporti sociali, imperialismo in politica estera, controllo fascistoide in politica interna. Un aborto vero e proprio, che in altre parole puo` essere descritto come Turbocapitalismo, e in fin dei conti sempre e comunque come caro, vecchio Capitalismo.
    Ha assorbito cose che sembravano rivoluzionarie (e non lo erano, ma lo sembravano) come il femminismo, le ha rese reazionarie e fascistissime e ce le ha date letteralmente sui denti (nel caso del femminismo trasformarlo a proprio abuso non era poi difficile, dato che di per se` e` un aborto ideologico sessista ed elitario – ma in pochi se ne potevano rendere conto cinquanta, cento, centotrenta anni fa).
    Questo, tatticamente. Strategicamente il discorso e` un altro, e molto piu` ampio, ovviamente. Dal mio punto di vista pero` l`estirpazione del femminismo tout court, come importanza, e` una via di mezzo fra tattica e strategia; si tratta secondo me del cancro supremo quasi al pari del capitalismo in quanto tale, dello strapotere della borghesia in quanto tale. Nei videogiochi sarebbe il penultimo mostro, diciamo. Dico cose blasfeme, inascoltabili, folli, deliranti. Lo so. Vedremo fra qualche decennio chi aveva ragione, se i femministi o io. O noi.

  5. ARMANDO
    8 dicembre 2016 at 15:02

    Rutilius, guarda che il capitale è capacissimo di ingurgitare e fare proprie anche le tue rivendicazioni, anzi nella sua ottica dissolutoria di ogni forma che non sia la firma merce, sarebbero un altro tassello. Il nocciolo del problema, dunque, è il seguente: quale è il terreno che il capitale non può fare suo?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.