Il silenzio di Giuseppe illumina il Natale

Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

 

Giuseppe è figura che, oggi più che mai, viene considerata poco o niente da un mondo come quello in cui viviamo, impegnato a reti unificate nell’accusare uomini e padri di violenza e cattiveria irredimibile.

Ma chi è Giuseppe? Innanzitutto, conosciamo il nome del padre di Gesù e sposo di Maria da Matteo e da Luca. Per quanto riguarda l’attività di Giuseppe, veniamo a sapere che Gesù è “il figlio del carpentiere”. Figlio cioè di un artigiano che lavora il legno o la pietra, dal quale ha imparato il mestiere e probabilmente ha rilevato l’attività alla sua morte.

Sempre Matteo pone particolare attenzione alla figura dello sposo di Maria, offrendocene un limpido ritratto. Infatti il primo Evangelista ci descrive come egli, dapprima, di fronte all’inattesa gravidanza della promessa sposa, vorrebbe uscire rispettosamente da una storia più grande di lui, senza opprimere con la sua presenza quella giovane donna che egli ama profondamente, e quel misterioso bambino che ella attende: “Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto”.

Essendo però uomo “giusto”, cioè fermamente intenzionato a compiere la volontà divina, subito dopo non esita a consegnare la propria vita a un progetto che lo trascende, con l’accettazione di prendere con sé Maria. Ecco allora qual è la giustizia di Giuseppe: non semplicemente l’osservanza scrupolosa dei comandamenti, ma una integrale fedeltà e obbedienza alla parola di Dio. Attraverso tale obbedienza inizia per Giuseppe una vita nuova, con prospettive assolutamente insospettate, e con la scoperta di un senso più profondo del suo essere sposo e padre. Rimarrà così accanto alla sua donna, con fedeltà, e a quel bimbo incarnando una figura paterna amorevole e responsabile.

Così, attraverso quel bimbo, Dio consegna alla storia umana il suo più grande pegno d’amore: colui che è l’“Emmanuele”, il “Dio-con-noi”, profetizzato da Isaia.

Giuseppe è l’uomo dei sogni, è l’obbediente che accoglie integralmente la volontà di Dio ed è l’uomo che sa “prendere con sé”, cioè sa prendersi davvero cura delle persone affidategli. Attraverso il tema della visione angelica ricevuta nel sogno, l’Evangelista vuole alludere al mistero dell’irruzione del divino nella vita umana. Ebbene, Giuseppe è l’uomo che accoglie il sogno di Dio, perché in qualche modo sa egli stesso sognare una storia in cui Dio è coinvolto totalmente per la salvezza delle sue creature. In tutto il Vangelo di Matteo emerge il ritratto di Giuseppe come di un uomo che ha scoperto l’amore divino per l’umanità, e che ha sperimentato la determinatezza della decisione di Dio di essere l’“Emmanuele”. È da questa evidenza intima che procede la sua forza di prendersi cura e di accogliere con sé Maria e il bambino.

Inoltre, c’è un particolare da sottolineare: quando l’angelo comanda a Giuseppe di rifugiarsi in Egitto per sottrarsi alla minaccia di Erode, il testo evangelico annota che Giuseppe “destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte, e fuggì in Egitto”. La “notte” non è soltanto un’indicazione cronologica delle circostanze della fuga precipitosa, ma segnala la prontezza dell’obbedienza di Giuseppe, e assume lo spessore simbolico del tema della notte nei testi biblici. In questo senso Giuseppe emerge davvero come padre di Gesù, non nell’aspetto biologico, ma nel significato più profondo: il padre è infatti colui che custodisce, protegge, apre il cammino. Il genitore è la figura umana che illustra al meglio quello che significa il prendersi cura da parte di Dio della nostra fragilità. Dunque, Giuseppe è il padre che non soltanto custodisce e provvede al bambino quando è giorno, quando tutto è facile, alla luce del sole; egli lo prende con sé nella notte, quando le difficoltà sembrano ingigantirsi ed espandersi nelle tenebre del dubbio, del pericolo e della paura. Alla dolcezza della madre e alla debolezza del bambino, egli accompagna dunque la fermezza della sua presenza colma di dedizione.

I racconti dell’infanzia di Gesù (da Luca) vedono Giuseppe al fianco di Maria, sposo solidale con lei, strettamente unito a lei in tutta la vicenda, dalla nascita alla circoncisione del bambino, fino alla presentazione al santuario di Gerusalemme e al misterioso episodio dello smarrimento e ritrovamento di Gesù dodicenne fra i dottori del tempio. La presenza di Giuseppe a fianco di Maria suggerisce la realtà di una coppia realmente affiatata, tutta protesa alla costruzione di una famiglia al cui centro sta la ricerca della volontà di Dio e dell’obbedienza alla sua legge. Giuseppe è un vero capofamiglia, che non vuole essere il detentore del potere, bensì aiutare i membri della famiglia a lui affidata a compiere la propria vocazione. Per questo Luca, che ben conosce l’origine trascendente del Figlio di Maria, non esita a designare per due volte Giuseppe come “padre di Gesù”.

Tutto questo è Giuseppe dall’alto del suo silenzio; silenzio che, ancor oggi, ci illumina.

SANT'Oggi. Mercoledì 1 maggio la chiesa festeggia san Giuseppe lavoratore,  san Geremia profeta e san Riccardo Pampuri -

 

 

 

 

 

 

4 commenti per “Il silenzio di Giuseppe illumina il Natale

  1. Marcello
    11 dicembre 2021 at 20:47

    Bellissimo racconto. Direi un testo affascinante che pone molte riflessioni.

  2. 12 dicembre 2021 at 11:19

    Sia voi che Michela Murgia a mio parere avete dimenticato un “piccolo” dettaglio, ma nel vostro caso è autolesionista, in quello della Murgia no perché ella tira l’acqua al suo mulino:

    https://theindependentmanitaly.wordpress.com/2021/12/12/perche-sia-michela-murgia-che-il-sito-di-fabrizio-marchi-si-sbagliano-sulla-figura-di-san-giuseppe/

  3. Enza
    14 dicembre 2021 at 6:54

    Mi piace ricordare un libro ormai disperso, non più nel catalogo dell’editore: Per amore solo per amore, di Pasquale Festa Campanile.
    Carinissimo, immagina Giuseppe un uomo qualunque, così Maria. Due giovani che si amano, con tutte le gioie e i trambusti della vita, in una dimensione quotidiana, contestualizzata ai tempi della Palestina, protettorato romano.
    Nessuna eccezionalità o forzatura esegetica.
    Quello che dà un pó di pensieri alla coppia, è il loro figliolo, diverso dagli altri ragazzi, quasi strampalato, che ha una fissazione : prendersi cura degli ultimi, dei reietti, degli esclusi.

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