25/05/1975. San Babila ore 20. Cronaca dell’assassinio di Aldo Brasili


Oggi voglio raccontarvi di un omicidio banale quanto tragico, avvenuto lo stesso anno in cui veniva ucciso  Sergio Ramelli, celebrato in questi giorni dalla destra atlantica asservita a tutti i poteri multinazionali e plutocratici attualmente al governo. 

Negli stessi giorni che il giovane militante fascista cadeva vittima di un agguato politico, tante erano le vittime quotidiane degli squadristi fascisti che in quel periodo, soprattutto nella prima parte degli anni ‘70 e almeno fino al 1978, imperversavano in alcune zone, borghesi ed altolocate, delle

città italiane, soprattutto Roma, Milano, e Napoli e Bari al sud.

Quando andava bene, gli sventurati, magari solo in base ad un abbigliamento ritenuto non congruo o ad un giornale “sbagliato” nella tasca del cappotto, o peggio segnalati come esponenti comunisti o socialisti ( sono allergico alla parola “sinistra” ) si prendevano 20 giorni di prognosi quando andava bene.

Quando andava male finivano in prognosi riservata, oppure  accoltellati a morte, come Aldo Brasili, uscito di sera con la fidanzata, reo di aver gettato in terra un farneticante volantino fascista, distribuito con il solo scopo di provocare.

Aldo Brasili, che in questi giorni non ricorda NESSUNO, fu stroncato nel fiore dell’età per nulla da una banda di debosciati violenti e balordi, rampolli della Milano bene e di sottoproletari in cerca di fortuna. Queste erano le due semenze del post-fascismo missino o gruppettaro di estrema destra, spesso colluso con apparati dei servizi segreti, locali o atlantici.

Al contrario, Aldo Brasili era uno studente-lavoratore, uno dei tanti, un “proletario” che può anche essere dimenticato.

Erano gli anni della strategia della tensione, oscuri a molti giovani di oggi, non per loro responsabilità, ma a causa di una “sinistra trans-genica” o di una destra arrogante, che chiude più di un occhio con i grandi evasori fiscali mentre toglie il reddito di cittadinanza a chi ne ha bisogno e chiuderà ancor di più gli ospedali, decimati anche dai governi di centro-sinistra, ora per sostenere un “inutile riarmo”, fomentato dalla paura, creata ad arte, di un aggressore, che serve a celare il fallimento di una intera classe dirigente continentale.

Tutti i boatos mainstream ricordano Sergio Ramelli, nessuno ricorda invece Aldo Brasili e Claudio Varalli assassinati a Milano due mesi prima, così come Tonino Miccichè a Torino, Iolanda Palladino a Napoli o Alceste Campanile in Emilia, e decine di altri caduti o feriti per mano neofascista.

Per questo, per autodifendere dalle aggressioni fasciste le scuole, le fabbriche e i quartieri, sorse la pratica dell’ ANTIFASCISMO MILITANTE, che non era, come nel caso dei “pariolini” (lo stesso quartiere di Calenda) o dei “sanbabilini” (i ricchi fighetti borghesi della Milano nera), una sorta di svago nel tempo libero.

Questo non lo ricorda nessuno.

Forse è il caso di ragionare e ricordarlo ai più giovani o a quelli affetti dall’alzheimer politico dilagante.

Quando si chiedono i documenti ad una giovane esercente ad Ascoli Piceno, segnalata per aver esposto uno striscione che ricordava il 25 aprile all’entrata del proprio negozio, forse sarebbe il caso di indignarsi, mobilitarsi….”muovere il culo “, per evitare un peggio che stavolta sarebbe una tragica farsa.

Fonte foto: Giffoni Film Festival (da Google)

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