Gaza. Ora è permesso parlare di genocidio


Adesso, all’improvviso, tutti sembrano convinti che contro la popolazione di Gaza Israele stia commettendo un genocidio. In questo contesto, la stessa parola “genocidio”, che prima era oggetto di censura, è diventata consentita, finché il criticismo nei confronti del governo di Israele è divenuto diffuso, al punto che Liliana Segre si è pronunciata su quello che a suo parere è un uso illegittimo del termine. Il fatto che la Segre si sia espressa in merito presuppone appunto che il termine e la sua applicazione alla situazione di Gaza sia ora largamente accettato. Certamente questo è un bene, per un verso. Ma non è nemmeno possibile non vedere che nella generalizzazione di questa posizione c’è moltissimo opportunismo, giornalistico e politico. Quanti morti ci sono voluti, quanti palestinesi senza nome, quanti bambini? Esiste per caso un numero di morti oltre il quale la carneficina indiscriminata diventa inaccettabile? Quante migliaia? Quante decine di migliaia? Da quasi due anni assistiamo a un genocidio in presa diretta ma per molti è diventato “troppo” solo da poco, da troppo poco. Improvvisamente sembrano tutti critici verso la condotta di Israele. Persino Trump. Opportunamente sottolineiamo: sembra. Cosa è accaduto? Eppure, anche l’elemento della pianificazione dello sterminio dei palestinesi era chiaro dall’inizio.Nel cambiamento della sensibilità diffusa hanno certamente contribuito le manifestazioni, le occupazioni, il coraggio di esporsi di chi si è assunto dei rischi, quando esporsi è stato molto rischioso. Ma bisogna anche fare molta attenzione all’opportunismo di chi ha sempre avuto legami organici con il sionismo e ora sembra essere improvvisamente diventato sensibile alla causa palestinese.Non si dovrebbe dare il minimo credito a chi non ha espresso posizioni critiche dall’inizio, e magari diventa molto “sensibile” sotto elezioni. Se avete dei dubbi sulla genuinità delle posizioni, sarà sufficiente risalire all’inizio e confrontarle con opposte esternazioni ed eloquenti silenzi. Non si dovrebbe dare alcun credito a chi non abbia preso posizione dall’inizio, quando era scomodo, anche a costo di farsi fermare o malmenare. C’è anche chi, come Aaron Bushnel, ha compiuto il gesto estremo di bruciarsi vivo come testimonianza di una protesta disperata, ma i sensibili di oggi non si lasciarono allora sensibilizzare, quando l’alibi di Hamas reggeva ancora e la cruenta e indiscriminata offensiva di Israele godeva ancora del pieno supporto del mainstream e di chi lo imbecca. Così si vede ora il fenomeno di quelli che soltanto da poco sono letteralmente fuoriusciti dalle fila del consenso di fatto alle politiche sioniste del governo di Israele, dei molti giornali e di quei pezzi del ceto politico che soltanto ora si sono dati a perorare la causa della popolazione di Gaza. Costoro si spostano insieme al sentire comune rivelando di agire esclusivamente per interesse, sono preoccupati esclusivamente di abbandonare la nave prima che affondi, come ha spiegato bene Lavinia Marchetti in un recente articolo, qui linkato insieme ad uno mio dell’ottobre 2023. L’Interferenza è tra le voci che non hanno di certo aspettato il permesso di nessuno per dare alle cose il loro nome. https://www.sinistrainrete.info/…/30494-lavinia…https://www.linterferenza.info/…/palestina-la…/

Fonte foto: Amnesty International (da Google)

1 commento per “Gaza. Ora è permesso parlare di genocidio

  1. Sergio Binazzi
    10 Agosto 2025 at 15:14

    Io come voi sicuramente sono profondamente addolorato e indignato per questo genocidio in atto in palestina, ma perdonatemi una ironia: visto che come scrivi giustamente non si sa bene la quantità o altro che porta i nostri informatori ad ammettere che c’è in atto un genocidio, mi pare di aver notato che partano da 60.000 morti in su per dei timidi accenni. Quindi i 15000 del Donbass, il massacro dei serbi e tutti i massacri eseguiti da usa e nato non hanno rilevanza. Scusate l’ironia cari compagni

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