Il declino della Pubblica amministrazione è frutto delle politiche governative?


Intervista a Federico Giusti della Cub

E’ stato da poco siglato il contratto nazionale della sanità dopo quello degli statali, La Uil non ha firmato, al pari della Cgil e dei sindacati di base, tuttavia  lo stesso sindacato sta lanciando dei segnali eloquenti al Governo Meloni e prova ne sia la mancata mobilitazione sulla Manovra di Bilancio. I dipendenti pubblici possono essere soddisfatti della firma di alcuni contratti nazionali avvicinandosi anche la firma per i comparti  ancora esclusi dai rinnovi? E questo fronte contrario alla firma dei contratti è destinato a sgretolarsi?

Se sottoscrivi intese con aumenti del 6 per cento e forse meno, per un triennio in cui il costo della vita è cresciuto, dati Istat, di quasi il 18 per cento, non puoi essere soddisfatto visto che alla fine fai perdere soldi ai lavoratori che dici di tutelare e rappresentare

E questi contratti poi sono costruiti per favorire indennità specifiche destinate a pochi e secondo logiche divisive e di mestiere. Il caso della sanità è emblematico, sindacati di professione  hanno  sottoscritto con la Cisl e la galassia delle sigle autonome una intesa contrattuale negativa sia sotto il profilo economico che normativo. Forse è proprio la logica dei sindacati di mestiere alla base del problema, se porti a casa indennità ad esempio per gli infermieri a discapito di altri, potrai asserire di avere raggiunto una intesa migliorativa per il comparto? Se il sindacato tutela delle corporazioni, qualunque esse siano, l’esempio degli infermieri è solo per capirci, diventa una lobby che guarda agli interessi di pochi. E, dati alla mano, questa logica corporativa porta meno benefici del previsto, forse sarà il caso che i lavoratori aprano gli occhi una volta per tutte perchè anche guadagnando istituti contrattuali per un profilo professionale, lo danneggi sottoscrivendo aumenti di due terzi inferiori all’aumento del costo della vita.

Il Ministro dice che sia stato fatto tutto il possibile 

Un problema, insormontabile, è rappresentato dalla legge di bilancio appena presentata, Zangrillo dice che di meglio il Governo non avrebbe potuto fare tra 80 miliardi di interessi, 40 di eredità del Superbonus e la crescita delle spese militari.  E’ forse obbligatorio accrescere le spese militari? E gli interessi per il Riarmo di oggi non peseranno domani sui conti pubblici? In realtà avrebbero potuto evitare i tagli ai premi di risultato. La logica è sempre la stessa: lo Stato si sostituisce alle imprese che non vogliono aumentare i salari, riduce loro le tasse e permette di accumulare enormi profitti che poi saranno soggetti a tasse irrisorie. Nel settore pubblico si detassa il salario accessorio e si punta direttamente al welfare aziendale, allo scambio tra aumenti e bonus salari.

Tagliare le tasse porta benefici irrisori alle buste paga ma alla lunga si sottrae risorse al welfare. Se l’obiettivo è depotenziare lo stato sociale, la detassazione è la scelta giusta con il beneplacito per altro anche dei sindacati non firmatari come Uil e Cgil.  

Zangrillo dice di avere ricevuto attestati di stima anche da parte del centrosinistra sui rinnovi contrattuali

Se hai come riferimento l’austerità salariale avrai il sostegno anche della BCE, non sappiamo quali siano i riferimenti del Ministro, di certo da sempre l’Anci, a Legge di Bilancio approvata, esce con un comunicato per rivendicare il successo delle mediazioni tra Enti locali e Governo; se guardiamo alle risorse invece mancanti da lustri ai bilanci di Comuni, Province e Regioni,  motivi per esultare non ci sono. Avete mai considerato quanti soldi sono venuti a mancare agli Enti locali dalla soppressione della tassa sulla prima casa? E al posto dell’Imu quanti soldi sono arrivati?

Altro esempio, il fondo per gli enti locali prevede ben poche risorse, di questo vogliamo parlarne? Come si recupera il potere di acquisto perduto da 20 anni ad oggi? Si aumenterà l’importo dei buoni pasto fermi da anni a 7 euro? Si consentirà al Tfr tempi di pagamento nel Pubblico analoghi al privato o andremo verso i soliti tempi diluiti o costringendo a ricorrere ai prestiti delle Banche? Non troviamo traccia di queste rivendicazioni basilari

Verrà rinnovato a inizio novembre il contratto degli enti locali?

Vista la firma del CCNL sanità i tempi saranno forse più brevi ma con quali  benefici? Ben pochi, quasi nulli, ad esempio non ci sono i soldi per porre fine alla sperequazione tra i salari degli enti locali e degli altri comparti pubblici, eppure per mesi equiparare gli stipendi degli enti locali al resto del pubblico sembrava un impegno irrinunciabile assunto dal Ministero. Se la Cgil volesse esprimere una opposizione seria chiederebbe al sindacalismo di base di mobilitarsi nella Pubblica amministrazione e in ogni singolo comparto, vediamo invece una sostanziale paralisi, del resto un contratto va analizzato anche per la parte normativa. Noi siamo da sempre convinti che uno dei problemi derivi dalla performance, dalla mancata introduzione della quattordicesima mensilità, dalle regole inique che permettono anni di ritardo nel rinnovo di un contratto in cambio della miseria di indennità di vacanza contrattuale ma quel sistema è stato voluto anche dalla Cgil.

La detassazione del salario accessorio, con l’aliquota piatta del 15% su una quota da 800 euro comprensiva delle voci fisse, alla fine favorisce l’austerità contrattuale, non aumentano le materie oggetto di contrattazione, non viene potenziato il fondo della produttività.

Il Governo ha promosso una visione diversa e innovativa della Pa?

Una Pubblica amministrazione leggera con il servizio sanitario nazionale depotenziato, il ricorso alla sanità e alla previdenza integrativa come pilastri insostituibili, indennità destinate a pochi a mero discapito di risorse destinate alla totalità dei lavoratori. Se queste sono le novità positive o un segnale di tangibile cambiamento, diteci voi dove andremo a finire.

Oltre alla perdita economica le beffe come il lavoro agile riconosciuto alle prestazioni in smart dopo che numerose sentenze avevano già condannato l’operato delle amministrazioni che avevano escluso dal buono chi operava in modalità agile. Si ventila in sanità la possibilità di articolare l’orario di lavoro di 36 ore settimanali su quattro giorni, previa adesione volontaria da parte dei lavoratori, la richiesta era di ridurre, vista la tipologia del lavoro, l’orario settimanale a 35 ore. Chi ha firmato questo contratto è consapevole di avere spianato la strada a intese con aumenti inferiori al costo della vita senza modificare di una virgola l’impianto tradizionale dei contratti che hanno ridotto all’osso le materie oggetto di contrattazione. Questi i fatti, il resto sono solo chiacchere.

Fonte foto: Il Sole 24 Ore (da Google)

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