Il flop di DSP


Un mio amico appartenente a quella che fu l’area cosiddetta “sovranista” mi ha chiesto quali sarebbero le ragioni, secondo il mio punto di vista, dell’ultimo flop elettorale di DSP (la formazione guidata da Marco Rizzo e Francesco Toscano), nel caso specifico nella regione Calabria dove ha ottenuto circa lo 0,9% (c’è anche da considerare che è la regione di Francesco Toscano dove infatti era candidato). Questa di seguito è stata la mia risposta che ho pensato di rendere pubblica.

Qualche settimana fa ho ascoltato su Facebook un brevissimo video/spot di Marco Rizzo in cui testualmente diceva:”Ma quale invasione della Russia, qui l’invasione è quella degli immigrati!”.

Ora, posso capire l’esigenza della sintesi, di lanciare un messaggio breve ed efficace che faccia presa sull’elettorato ma questa è una frase che potrebbe stare in bocca al più inveterato leghista o a qualsiasi catenaccio di estrema destra, anche di un militante di Casapound o di Forza Nuova.

Un comunista o un socialista dovrebbero entrare un po’ più nel merito e spiegare quali sono le cause strutturali  dell’immigrazione, e cioè lo sfruttamento e il saccheggio a cui sono sottoposti i paesi della periferia del mondo ad opera dei paesi ricchi, cioè sostanzialmente dell’Occidente a guida USA ma anche di altri, penso ad esempio al Qatar o all’Arabia Saudita che vivono anch’essi sullo sfruttamento dei lavoratori immigrati oltre che dai proventi del petrolio. E’ evidente – noi lo abbiamo spiegato mille volte – che una delle conseguenze di questa “relazione” diseguale, di questa spoliazione sistematica delle risorse altrui, oltre all’ulteriore impoverimento di quei paesi (che devono restare poveri, perché la loro funzione è quella di essere un serbatoio di materie prime a costi bassissimi per i paesi ricchi e di fornire manodopera a basso costo) è appunto l’immigrazione, oltre, ovviamente, alle guerre imperialiste e neocolonialiste di cui i paesi del cosiddetto “Sud globale” sono vittime.  Come ulteriore conseguenza, diciamo effetto domino, abbiamo, altrettanto ovviamente, l’ingrossamento del famoso esercito industriale di riserva, cioè di una massa di lavoratori immigrati precari, sottooccupati o disoccupati che vanno ad aggiungersi ai lavoratori autoctoni precari, sottooccupati o disoccupati. Questa massa di lavoratori precari o disoccupati, autoctoni e stranieri serve come arma di pressione e ricatto sui lavoratori occupati che vedono così ridurre il loro peso specifico e il loro potere contrattuale (ormai pari allo zero) all’interno delle imprese, perché il padrone ha buon gioco nel dirgli:”Non vi stanno bene il salario e le condizioni di lavoro che vi offro? Andatevene pure, tanto io ne trovo a carrette di persone disposte a prendere il vostro posto per un salario addirittura inferiore al vostro e con peggiori condizioni lavorative”. 

In estrema e banalissima sintesi queste sono le cause e le conseguenze dell’immigrazione. Ed è questo che andrebbe spiegato alla gente. Magari spremendosi un po’ più le meningi ed escogitando un video/spot elettorale che sintetizzi quanto ho spiegato sopra. Se invece ci si limita a dire che c’è l’invasione degli immigrati non si fa che scimmiottare, come dicevo, il messaggio della destra più becera che si guarda bene anch’essa, naturalmente, dallo spiegare le cause di quel fenomeno e che di fatto finisce soltanto per alimentare il razzismo e individuare negli immigrati il nemico.

La “sinistra” fa un’operazione opposta e speculare a quella della destra, e cioè si guarda bene anch’essa dallo spiegare le cause strutturali dell’immigrazione (e di conseguenza anche trovare la strategia per affrontarle e con il tempo, risolverle o comunque riportare il flusso migratorio a livelli fisiologici, gestibili e governabili) facendo mostra di buonismo e di umanitarismo e, nelle frange più radicali, di ideologia “no border”.

Come abbiamo spiegato più volte, entrambe queste posizioni finiscono per essere funzionali al capitale. La mia personale opinione è che sia gli esponenti di destra che quelli di “sinistra” siano consapevoli del loro ruolo e della loro organicità al “sistema” dominante.

Tornando a noi e ai “nostri”, cioè Rizzo e Toscano, la loro strategia politica e mediatica – soprattutto da parte di Rizzo che ormai da tempo ha scelto di giocarsi la carta dell’influencer che ogni volta la spara sempre più grossa e soprattutto più destrorsa – è sostanzialmente consistita nello spostarsi sempre più verso destra finendo di fatto ad identificarsi con questa, sia nei contenuti che nelle parole d’ordine. E’ obiettivamente difficile ormai trovare delle differenze fra ciò che sostiene Rizzo e ciò che sostengono un Vannacci o un Salvini. Del tutto ovvio, a quel punto, che gli elettori scelgano l’originale anziché la copia, tanto più per non rischiare di disperdere il loro voto.  

DSP, che nelle migliori intenzioni sarebbe dovuta nascere per costruire un polo alternativo sia alla destra che alla “sinistra”, è in realtà diventata una (piccola) forza giustapposta e contigua (e funzionale) alla destra. Rizzo può avere (e ha) anche tanti “followers” sui social ma alla fine questi non si traducono in voti, in  consenso elettorale, perché poi quegli stessi preferiscono votare FdI e soprattutto la Lega.

Ci vuole un ben altro duro e paziente lavoro sul medio e lungo periodo per costruire un nuovo soggetto politico autenticamente Socialista e popolare alternativo alla destra e all’attuale “sinistra” e non lo si costruisce di certo strizzando l’occhio alla “pancia” di un certo elettorato di destra.  

Resta una certa amarezza nel vedere quello che fu comunque un vecchio dirigente comunista abbandonarsi a questa deriva ideologica, a mio parere anche fortemente condizionato dal desiderio smisurato di apparire sui media e sui social, ma questa, ahinoi, è l’epoca in cui viviamo. Non è il primo e non è il solo, sia chiaro, è purtroppo in numerosa compagnia, del resto la lista dei dirigenti comunisti (per non parlare di quelli sessantottini o della fu sinistra extraparlamentare) perdutisi a destra o a “sinistra” è molto lunga, da Napolitano a Ferrara, da Liguori a Sofri e tanti altri ancora (evito, per carità di patria, di fare l’elenco). Non posso che augurare a Marco Rizzo, con il quale ho sempre avuto un rapporto franco e leale, di riprendersi da questa infatuazione, diciamo così, e tornare sulla strada maestra.  

 

Fonte foto: ReggioToday (da Google) 

10 commenti per “Il flop di DSP

  1. Federico Lovo
    7 Ottobre 2025 at 19:37

    io porrei l’accento sulla questione piú controversa di DSP, ovvero il rapporto col trumpismo: continuano a dare fiducia a quel pagliaccio, il che, dopo lo schifo del primo mandato, e dei primi mesi del secondo, è semplicemente allucinante.

    • Andrea Vannini
      7 Ottobre 2025 at 23:02

      Condivido pienamente l’ articolo del compagno Marchi. Osservo solo che il cretinismo elettorale é proprio una malattia difficile da curare. Erano già sufficienti il maggioritario, e le leggi elettorali truffa che ha comportato, per capire che la sconfitta della classe lavoratrice (privata di partito e sindacato, ecc.) significava anche la sua espulsione dalla rappresentanza. Ora la guerra occupa la scena politica internazionale e nazionale. Siamo già coinvolti. Pensare alle urne è grottesco. Guerra implica o fascismo o rivoluzione, assai più realisticamente. Il grande movimento che è nato chiama tutti i comunisti, gli antimperialisti e gli antifascisti a investire in esso le proprie energie, intelligenze e speranze.

  2. Carlo
    7 Ottobre 2025 at 20:33

    Ho seguito Rizzo per qualche tempo perché è uno dei pochi che ha capito il problema dei divorzi e della disparità di trattamento dei coniugi in tribunale, il problema è che nonostante tutto resta ancorato a posizioni che probabilmente neppure Togliatti avrebbe in cuor suo sostenuto. E oltretutto confonde la Russia di Putin con l’Unione Sovietica che almeno cercava di mantenere una facciata “proletaria”.

    Su queste basi da guerra fredda non si può trovare un terreno comune.

    Peccato.

    Condivido il resto dell’ analisi in particolare sull’esercito dei lavoratori di riserva.

  3. ndr60
    8 Ottobre 2025 at 14:39

    A me pare che le analisi di DSP su Ucraina e Israele siano largamente condivisibili. Inoltre, a differenza delle altre forze di “sinistra”, è l’unica che dia una visione alternativa al gender e alle altre follie woke di oltre oceano.
    Le simpatie su Trump e dintorni si limitano a rimarcare il diverso (e grottesco) trattamento dei media mainstream che hanno dato al palazzinaro miliardario rispetto a rimbamBiden 🙂
    L’esito delle elezioni in Calabria non fa che confermare l’ovvio, cioè la loro inutilità in un sistema in cui i giochi sono già fatti ben prima delle urne.

    • Federico Lovo
      8 Ottobre 2025 at 20:11

      le simpatie su Trump non si limitano affatto a quello che dici, stendono tappeti rossi a soggetti come Landi e Pascale, che sono difensori d’ufficio del bandito newyorkese.

  4. Enza
    8 Ottobre 2025 at 16:47

    Da calabrese che conosce bene il contesto in cui vive, concedo delle attenuanti a favore di Rizzo e Toscano, prescindendo dalle posizioni semplificanti ed equivoche ottimamente illustrate da Marchi (posizioni che non condivido assolutamente) ma per la lotta impari che hanno sostenuto. Neanche le corazzate del campo largo, avevano la benché minima chance di spuntarla contro Occhiuto e il radicato e ramificato schieramento del centrodestra. Qui mi fermo. Ho letto stamattina una analisi discreta, ma non completa, sulla disfatta della sinistra. Vorrei solo dire, ripeto, da testimone oculare, che in Calabria ho visto ovazioni deliranti per Salvini. Da pelle d’oca.
    Infine, che i giochi siano fatti, è ingenuo perfino dirlo. C’è un controllo del voto spaventoso che trova terreno fertile nella catena del bisogno, nel senso di minoritá indotto , nel familismo diffuso, nella miseria culturale concimata dai vari governatori, nell’affarismo inestirpabile, nella rassegnazione servile, nell’individualismo esasperato e disperato. E altro ancora…

    • Enza
      9 Ottobre 2025 at 7:50

      Gentile Giulio, ho maturato una discreta conoscenza dell’umano, senza presunzione alcuna di comprenderlo a fondo. La politica nelle sue proprietà transitive e intransitive, attingendo al linguaggio della grammatica, è sottoposta alle leggi dell’umano che obbedisce più ai bisogni materiali che a quelli ideali. Oggi più che mai. In Calabria da sempre. Provo fastidio ormai a leggere analisi e controanalisi che galleggiano sopra le nuvole additando limiti, difetti, cilecche, ecc di questo o quel partito, movimento, leader, ignorando completamente un aspetto fondamentale che è la gestione del consenso. Tutto qua. E la destra occhiutiana, nel caso di specie, lo ha manovrato abilmente. Idem per la Meloni , furbissima gastroenterologa dei nostri connazionali. Poi vi è il fattore vento che, quando vi sono crisi di ampia portata, soffia a destra. E a dittature. Historia docet.
      I miei cordiali saluti.

      • giuseppe
        9 Ottobre 2025 at 15:19

        Posso, nella mia mediocrità umana, applaudire?

        “Provo fastidio ormai a leggere analisi e controanalisi che galleggiano sopra le nuvole additando limiti, difetti, cilecche, ecc di questo o quel partito, movimento, leader, ignorando completamente un aspetto fondamentale che è la gestione del consenso. Tutto qua”

        • Enza
          10 Ottobre 2025 at 8:27

          Grazie, Giuseppe, Certamente la mediocrità umana non ci appartiene. Meglio sentirsi contrari, perdenti, ironicamente mediocri, che stare obesi e pasciuti nell’allevamento intensivo degli stolidi.
          Buon fine settimana.

  5. Giulio larosa
    8 Ottobre 2025 at 19:17

    Enza ha detto la verità più triste ma più “vera”

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