Le pensioni potrebbero riapparire nella agenda del Governo
Meloni sotto forma di una autentica beffa ai danni della forza lavoro. Ma non
erano quelli che dovevano cancellare la Fornero?
L’età media effettiva di pensionamento a inizio secolo era pari a 58 anni, oggi supera 64; sia sufficiente questo solo dato per confermare il progressivo ritardo di uscita dal mondo del lavoro e l’aumento dei contributi necessari per la pensione. Obiettivo, non dichiarato, del Governo, è favorire le pensioni di vecchiaia rispetto a quella anticipata e a tale riguardo stanno lavorando per agevolare (si fa per dire) chi va in pensione alle soglie dei 70 anni di età a mero svantaggio di quanti, pur avendo oltre 40 anni di contributi, sceglieranno di anticipare l’assegno previdenziale di pochi anni.
Il nostro sistema previdenziale ormai si basa sulla pensione per sopraggiunti limiti di età ossia 67 anni sia per uomini sia per donne. Si può optare per la pensione di anzianità, ove prevista, quando invece si raggiunge un periodo minimo di anni di contribuzione e a prescindere dalla età anagrafica ma da qui ai prossimi anni proveranno a scoraggiare siffatta scelta in tutti i modi possibili. Ci siamo dimenticati che prima della riforma Dini, erano sufficienti 35 anni di contributi, giusto per ricordare quanti anni in più siamo costretti a lavorare per percepire per altro un assegno previdenziale sempre più basso in virtu’ del calcolo contributivo.
Non sappiamo ancora quali saranno gli interventi del Governo in materia di pensioni nella prossima legge di Bilancio, tuttavia la Legge Fornero è rimasta al suo posto e hanno intanto attuato alcuni interventi retroattivi per alleggerire il peso dei contributi versati con il sistema retributivo nell’ottica di posticipare l’uscita dal lavoro.
Siano quindi sufficienti questi elementi per giudicare negativamente il centro destra accusandolo di somma incoerenza tra le enunciazioni in campagna elettorale e la pratica effettiva di Governo. Stanno discutendo ancora se sospendere lo scalino che allungherebbe di tre mesi la permanenza al lavoro in base alla aspettativa di vita. La domanda ad oggi senza risposta è semplice: il Governo vuole lasciare le pensioni di vecchiaia, nel 2027, a 67 anni, ai quali aggiungere i mesi necessari per la prima finestra di uscita, invece che a 67 anni e tre mesi? E qualora lo facesse rinvierebbe all’anno successivo l’aumento della aspettativa di vita? E per congelare lo scatto di tre mesi per la pensione anticipata leggiamo che sarà necessario avere oltre 64 anni di età a prescindere dai versamenti effettuati. Con le dovute cautele tutte le soluzioni vanno nella medesima direzione ossia salvaguardare l’impianto della Fornero e prevedere una soglia anagrafica sempre più alta prima di uscire dal mondo del lavoro oppure costringere al posticipo della pensione per non perdere soldi. Entrambe le soluzioni sarebbero inaccettabili per la forza lavoro. E guarda caso del capitolo pensioni, e delle decisioni eventuali di cui abbiamo parlato fino ad ora, il Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) non parla.
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