L’AgCom è intervenuta sui referendum dell’8 e 9 Giugno, ha denunciato il silenzio generalizzato e, dunque, la disinformazione pianificata dalla totalità dei partiti dell’arco parlamentare e dei mezzi di informazione. Siamo dinanzi ad un ennesimo episodio, niente di nuovo sul fronte ocidentale, della distruzione voluta e controllata della democrazia. Si procede verso il “totalitarismo informale”, e la direzione è segnata dall’accordo trasversale della destra e della sinistra. Non poteva essere diversamente. La precarietà, lo sfruttamento generalizzato e l’abolizione dell’articolo 18 sono stati voluti e approvati dal PD, il quale è il volto dei soli diritti individuali funzionali al mercato. Si è cittadini, se si possegono le risorse monetarie per accedere al mercato. Il denaro non scende immacolato dal cielo, ma dalla carne e dal sudore dei lavoratori. I nomi dei leader della sinistra si susseguono anonimi, in quanto il partito nella sua furia capitalista è ormai espressione dei ceti più abbienti a cui garantisce la difesa dei diritti individuali. Nessun limite al desiderio personale, se si hanno i quattrini. La destra conferma la sua funzione di difesa dell’imprenditoria senza limiti e della trasformazione della nazione in una azienda da cui drenare profitto. Da destra e da sinistra, dunque, l’unità in nome del capitale è pienamente realizzata, e dunque la scure cade sui referendum. Gli interventi, quando ci sono, si riducono a squittii che nulla mutano e nulla informano. Lo scopo non dichiarato è non intaccare lo sfruttamento senza il quale al totalitarismo dell’azienda verrebbe meno l’arma principale: la disinformazione. Si lavora per far fallire la democrazia, la quale ha nel voto, a prescindere dalle posizioni personali, lo strumento primo per indicare il percorso che la politica dovrebbe effettuare. Inquieta anche il silenzio dei sindacati. A questo punto non si può che svolgere una facile deduzione, ovvero l’intero arco della rappresentanza dei cittadini, questi ultimi ormai valutati solo come sudditi consumatori, è schierato col capitalismo e, non intravede né alternative e neanche la possibilità di porre dei limiti agli infiniti appetiti del capitale. Il cattivo infinito del capitale è la sola legge che deve essere salvaguardata, anzi essa deve diventare il postulato malvagio su cui costruire un’esistenza precaria e randagia. Gli stessi precari devono solo ipotizzare che l’alternativa allo sfruttamento è diventare sfruttatori. La civiltà all’ombra del capitale non può che volere la rigida classificazione in sfruttati e sfruttatori. In questi anni la furia della “Quarta guerra mondiale”, guerra culturale in nome del liberismo, ha avuto come obiettivo la mutazione antropologica e culturale del popolo. L’emancipazione dei lavoratori dallo sfruttamento è stata sostituita gradualmente dalla normalizzazione del medesimo al punto che anche i percorsi formativi prevedono PCTO e gli stessi concorsi abilitanti, sono degli esempi, essi presuppongono non la formazione ma lo sfruttamento. Il PCTO nelle scuole superiori è lavoro gratis, mentre i docenti per acquisire le abilitazioni per poter insegnare versano a università pubbliche e private in concorrenza lauti bonifici. Lo sfruttamento senza limiti si infiltra ovunque e in modalità sempre più stringenti. I referendum potrebbero aprire il dibattito sulla condizione generale del lavoro e sulla decadenza politica della nazione. I responsabili lavorano, affinchè su ciò cada il velo del silenzio. Nessun “rappresentante del popolo” condanna in modo forte e a reti unificate il colpevole silenzio. Gli stessi che ogni 25 aprile esaltano la vittoria della democrazia sul fascismo ora tacciono sulla disinformazione che difende i padroni e condanna i proletari ad un’esistenza impossibile tra sfruttamento, precarietà, bassi salari e pensioni da fame a cui si giunge vecchi e depressi per le lunghe umiliazioni subite. A ciscuno di noi il compito di informare in una rete informale della presenza dei referendum, mentre nelle TV di Stato e private si susseguono reality e occultamento della vita reale dei lavoratori. La democrazia può essere salvata solo dal popolo, se ci si sottrae alla disinformazione e al fatalismo, a volte opportunistico. Questo è il momento di resistere e avanzare, informando, superando le trincee della disinformazione. Non importa il risultato finale, in democrazia è fondamentale collaborare per allargare l’area della consapevolezza e della cittadinanza.
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