Propaganda femminista nelle scuole e statistiche manipolate


“La propaganda non deve essere intelligente, deve avere successo”

 Joseph Goebbels

Il 2025 è probabilmente l’anno della svolta per l’Italia. La Di Nicola Travaglini diventa l’autrice di testi promulgati dal governo Meloni, quali il Libro Bianco della Roccella e il DDL sulla creazione del reato di femminicidio, Valeria Valente e tantissime altre esponenti del mondo della politica, delle istituzioni, di ogni agenzia formativa e di stampa affermano a ogni piè sospinto che in Italia sarebbe in atto una mattanza di donne e che ogni “maschio” è responsabile per ogni singolo omicidio che si verifica, viene messa in atto una compagna di criminalizzazione dei cosiddetti “incel” (e con essi dell’area di movimenti di critica del femminismo) mai vista prima.  L’ingresso diretto dell’ideologia femminista nella scienza penale, attraverso la mediazione della legislazione, è solamente l’ultimo atto (al momento della estensione di questo testo) attraverso cui la stessa ideologia femminista tenta di trasformare lo Stato in una sua preordinata agenzia e quindi in una macchina androcida. Essa è già da tempo propugnata attraverso tutti i settori culturali, mediatici, formativi.

Il controllo sistematico e continuo di tutti gli organi di stampa e di tutte le agenzie educative e culturali è volto alla cosiddetta “femministizzazione” della cultura (e con essa delle coscienze, individuali e collettive).

Esso di basa su alcuni punti sistematici:

1) Identificare un solo messaggio da trasmettere, un solo simbolo, un unico nemico responsabile di tutti i mali;

2) Trasporre sull’avversario i propri errori e difetti, e non potendo negare le cattive notizie, inventarne nuove per distrarre;

3) La propaganda deve essere popolare, indirizzata al meno intelligente degli individui ai quali è diretta;

4) Tutto si deve basare su poche idee, ripetute instancabilmente, presentate sotto prospettive diverse, senza dubbi ed incertezze: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”

5) Far credere che le idee espresse siano condivise da tutti (principio dell’umanità). “Non basta sottomettere più o meno pacificamente le masse al nostro regime, inducendole ad assumere una posizione di neutralità nei confronti del regime. Vogliamo operare affinché dipendano da noi come da una droga.“

L’incapacità delle attuali élite di governare le gravissime crisi economiche e sociali che attanagliano il tessuto lacerato dell’Occidente ha sicuramente creato l’humus adatto affinché esse pongano in essere dei  tentativi di legittimazione ideologica della propria esistenza imperniati su questo schema. La propagazione e l’inasprirsi del fanatismo femminista cresce quotidianamente attraverso la manipolazione di dati e di indagini statistiche, attraverso la strumentalizzazione di fatti di cronaca nera e la diffusione di discorsi e tesi pronunciate instancabilmente, ripetutamente, in ogni tempo e luogo.

Non ci occuperemo adesso della natura della propaganda femminista e della sua diffusione nel mondo dell’intrattenimento (che pure ha una sua importanza) né in quello della politica e della autorità giudiziaria. Tratteremo invece della sua diffusione nelle scuole.

Un esempio di tale pratica ce lo ha fornito un testo1 di psicologia generale applicata, in uso agli istituti professionali, sui servizi per la sanità e l’assistenza sociale.

In esso, attraverso una intervista all’associazione Di.Re. -coinvolta attraverso dei comunicati in una vicenda per cui l’agenzia DIRE è stata condannata per diffamazione–  viene affermato che:

1) le donne costituiscono la quasi totalità delle vittime di violenza e di chi versa in condizioni di grave difficoltà, anche in ragione dei fatti della cronaca quotidiana;

2) la violenza sulle donne è un fenomeno in costante aumento in tutto il mondo; in Italia i dati ISTAT dicono che il 31,5%  ha subito violenza fisica o sessuale; il report  della Polizia Criminale nel 2021 riporta 109 femminicidi, in aumento del 8%. Questi dati sono allarmanti e il loro continuo e rapido aumento dipende da fattori strutturali, sociali e culturali;

3) le donne, in ragione delle discriminazioni che subiscono sul piano economico, si trovano in una condizione di dipendenza economica dagli uomini; esse inoltre hanno una forte empatia, che le porta a immedesimarsi con il carnefice e quindi a giustificarlo; inoltre le donne (a differenza degli uomini?) amano incondizionatamente e questo la rende una facile o preda della violenza maschile;

Fatte queste premesse, viene evidenziato che le donne si trovano spesso in condizioni di svantaggio economico rispetto agli uomini, senza un’abitazione propria. Viene poi aggiunto che esistono delle strutture che possono aiutare queste donne, i CAV, ma esse non sono abbastanza diffuse sul territorio. Inoltre (prosegue il testo) molto spesso le donne non intraprendono un procedimento di separazione per paura di subire la sottrazione dei figli e di non poterli più rivedere. Si sottolinea di nuovo la condizione di dipendenza economica della donna, il fatto che non interrompe la relazione con l’uomo maltrattante per il timore di rimanere sola, per l’impossibilità di reperire mezzi di sussistenza, etc. Dopo queste premesse finalmente si introduce l’argomento principe: l’importanza dei CAV e dell’associazione Di.Re. I CAV (secondo gli autori di questo manuale scolastico) svolgono un ruolo chiave nella presa in carico della persona maltratta, ma, soprattutto, un ruolo fondamentale nella prevenzione del fenomeno e nella promozione di una “cultura dell’antiviolenza”.

Di qui segue (dopo un’altra pagina in cui parla di quanto sono bravi e importanti i CAV e il personale dell’associazione Di.Re.) una intervista ad una operatrice di un CAV, la quale specifica immediatamente che il personale che lavora nel CAV è tutto femminista (sì, proprio così, <<chi ci chiama può stare tranquilla, siamo tutte femministe>>… a noi sembra più una minaccia che una rassicurazione, ma vabbè) e che si chiude con le parole della Di Nicola Travaglini, che afferma che <<le vittime di violenza sono come i testimoni di giustizia>>, poiché le donne muoiono quando provano a interrompere la relazione, subiscono persecuzioni e a volte sono costrette a decisioni drastiche.

Da dove iniziare? Non è facile, perché tutte queste affermazioni non corrispondono alla realtà dei fatti, anche quelle apparentemente più innocue, come quella sulla maggiore vulnerabilità economica femminile, della superiore intelligenza emotiva delle donne o sulla presunta esistenza della pratica giudiziaria di sottrarre con estrema facilità i figli alle madri.

Cominciamo dai femminicidi: il numero di <<109 femminicidi>> corrisponde al totale delle vittime di omicidio di sesso femminile, quindi ai casi di donne uccise da altre donne, uccise per ragioni economiche, da familiari malati psichiatrici o per fini eutanasistici: in nessun caso quindi può parlarsi di 109 femmincidi (ammesso e non concesso che esista una definizione condivisa, logicamente accettabile o empiricamente verificabile, di questo termine – e come sappiamo, non esiste – ); tanto meno si può affermare che i femminicidi  registrino un aumento del 8% su base annuale e che la violenza contro le donne <<soprattutto in Italia>> sarebbe in rapido e costante aumento.

Altra affermazione degna di nota è quella secondo cui il 31% delle donne italiane sarebbero vittime di violenza fisica e sessuale: altro dato falso, in quanto il riferimento è una indagine conoscitiva compiuta dall’ISTAT attraverso un questionario telefonico che le operatrici dei CAV hanno sottoposto ad un campione femminile, con domande del tipo “ti sei mai sentita giudicata per la tua acconciatura?”. Le risposte affermative sono diventate “donna vittima di violenza”.

Questo fatto, a nostro avviso gravissimo, non è neanche giustificabile facendo appello alla libertà di insegnamento, sancito dal comma 1 dell’art. 3 della Costituzione. La libertà di insegnamento, come stabilito dall’art. 1 del Testo unico istruzione, prevede che l’esercizio di tale libertà sia diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni (quindi non un indottrinamento unilaterale pubblicizzando in maniera occulta le attività economiche di qualche associazioni e sciorinando dati falsi). La libertà di insegnamento del resto ha anche dei limiti ben precisi: sono escluse dalla sua tutela tutte le manifestazioni propagandistiche di tesi o teorie che non ricevono alcuna garanzia costituzionale. Nell’area della libertà di insegnamento infatti, non può essere ricompresa neanche l’espressione di convinzioni personali opinabili e arbitrarie, bensì solo l’esposizione di argomenti attuata con metodo scientifico.

Ricapitolando abbiamo un manuale di testo che inserisce tra le sue lezioni contenuti che constano di affermazioni false in alcuni casi e molto discutibili in altri, propugnate da un’associazione del terzo settore con un evidente conflitto di interessi con i temi in oggetto (visto che la stessa associazione è destinataria di fondi pubblici che riceve in ragione dell’allarme sociale che essa stessa crea) e il tutto viene condito dalle affermazioni di magistrati che collaborano con queste stesse associazioni, che vanno in giro per l’Italia realizzando convegni, che valgono come credito formativo per giornalisti e avvocati, recitando le stesse statistiche manipolate, statistiche e considerazioni che di recente hanno ispirato la stesura del Libro Bianco del Ministero per le Pari Opportunità e l’estensione del DDL sull’introduzione del reato di femminicidio.

A nostro avviso questa situazione è di una gravità inaudita: indottrinamento attraverso statistiche manipolate compiuto a più livelli, propugnazione di tesi controverse (per usare un eufemismo) senza alcuna possibilità di contraddittorio, conflitto di interessi tra associazioni che percepiscono fondi pubblici  per svolgere una determinata attività ma che sono le stesse che effettuano quelle indagini e diffondono i dati strumentali all’attività per cui vengono remunerate. E tutto questo avviene nel contesto che abbiamo descritto all’inizio di questo articolo (quindi non si tratta di un fatto o di fatti isolati, ma di una interminabile teoria di eventi). Operazioni di questo tipo esprimono una deriva antidemocratica che passa sotto silenzio solamente perché chi mette in atto queste condotte si trova ai vertici della magistratura e delle istituzioni. Una deriva a cui a nostro avviso è necessario opporsi con fermezza, perché essa mette fuori alcuni dei principi fondamentali della nostra civiltà.

1 Il laboratorio della psicologia generale e applicata. Como, Clemente, Danieli. Paravia, 2022.

Fonte foto: da Google

2 commenti per “Propaganda femminista nelle scuole e statistiche manipolate

  1. Patrizio ciuffa
    12 Giugno 2025 at 11:49

    ANALISI E CONFUTAZIONE del DDL ‘Roccella/Nordio’ del 7.3.2025
    L’impostazione del DDL è perfettamente in linea con l’ODIO di genere che propone l’ideologia neofemminista, cui è stato preparato il terreno da qualche anno sul mezzo TELEVISIVO (come fu fatto negli anni ‘80-‘90 per il cambio di METODO EDUCATIVO verso l’ Assistenzialismo, causa del rancore e dell’egocentrismo passionale) parlando incessantemente dei termini ‘femminicidio’ e della ‘violenza alle donne’, neologismi televisivi del PENSIERO UNICO che unisce destra e sinistra, ma che non hanno base scientifica d’essere, che purtroppo quasi nessuno ha il tempo di andare ad approfondire (vedi fonti in calce), ma con l’obiettivo di spaccare le famiglie e quindi la Chiesa.
    Infatti, il DDL:
    – istiga all’odio di genere e determina una minore dignità ontologica dell’uomo rispetto alla donna (poiché dà una maggiore pena, se l’omicidio e la violenza sono fatti ad una donna),
    – Introduce il falso scientifico del ‘femminicidio’ (falso poiché non esiste una predisposizione genetica/biologica ad uccidere una donna, ma semplicemente 3 cose esistono: l’odio concupiscibile passionale ambisesso, oppure l’irascibilità passionale ambisesso, oppure una ideologia razionale che raccomanda l’uccisione di un sesso che però non c’è poiché conosciamo solo il ‘femminismo’ che invece è diretto contro gli uomini e poi non ne raccomanda l’uccisione);
    – Interpreta in modo unilaterale e demagogico i dati ufficiali sugli OMICIDI VOLONTARI ed il loro reale peso sociale, con gravi omissioni come se fossero solo le donne ad essere uccise quando in maggioranza è il contrario (nel 2024 sono 319 omicidi volontari, di cui 206 uomini e 113 donne, e fra questi, ‘solo’ il 10% di tipo PASSIONALE relazionale di coppia cioè 33persone, che rispetto alla popolazione maschile italiana di 28.800.000 pax, incide allo 0,0001% ovvero NON ABBIAMO il fenomeno sociale ‘femminicidio’ e l’Italia è pure il paese col più basso tasso di omicidi in europa 0,48/100k. Inoltre, fra gli omicidi passionali citati, a fine 2024 avevamo un rapporto uomo/donna di 1/3 ed ad inizio 2025 i dati addirittura si ribaltano con un rapporto 3/1 con più uomini uccisi in ambito relazionale; e’ chiaro che sarà sempre altalenante. Invece, grande rilievo i suicidi: nel 2022 abbiamo 3035 uomini 0,01% e 839 donne, ma nessuno ne parla e nessuno pensa ad una legge per impedire i suicidi, visto che non facciamo nulla per impedire l’abbandono nelle relazioni. Inoltre, il 95% delle accuse di “violenza alle donne”, sono archiviate in 2-3anni per ‘non aver commesso il fatto’, peccato però che nel frattempo, senza un regolare processo e con codice rosso e braccialetto, il marito finisce per strada, senza casa, senza vedere i figli, con pochi soldi (e col suicidio). Il 77% delle deformazioni avute al viso nelle aggressioni è’ maschile. Infine, nell’ambito domestico, il 68% delle persecuzioni è purtroppo operato da donne (critiche continue a voce/telefoniche stalking/messaggi, disaffezioni sessuali, disorganizzazioni, minacce di separazione/togliere casa e figli/di impotenza sessuale/false accuse) ovvero inibiscono la parte di utorità maschile in famiglia e il ruolo di padre nei confronti dei figli.
    – Il DDL è incostituzionale ai sensi dell’art. 3 della costituzione, che proclama l’uguaglianza di dignità sociale e davanti alla legge, senza distinzione di sesso;
    – Il DDL è contrario a ciò che la nostra religione ci dice: sulla pari dignità dell’uomo e della donna;
    – Il DDL è contrario alla responsabilità penale del REATO e non del REO e del suo genere (cui è orientato pure il nostro codice penale).
    Credo occorra prendere le distanze da tali azioni politiche/giornalistiche di pensiero unico, demagogiche e di odio sociale di genere, nonché dalle ideologie neofemministe che le ispirano. La Chiesa, del resto, non ha mai smesso di dirci ed insegnarci questo: le ideologie non si seguono e si puniscono i reati, non il genere di chi li commette.
    (Fonti:
    1. ministero dell’interno dip. Pubblica sicurezza – dir. Centrale polizia criminale – “OMICIDI VOLONTARI CONSUMATI IN ITALIA” – anno 2024
    2. ministero dell’interno dip. Pubblica sicurezza – dir. Centrale polizia criminale – “OMICIDI VOLONTARI” 3 febbraio 2025.
    3. ministero dell’interno dip. Pubblica sicurezza – dir. Centrale polizia criminale – “analisi criminologica della violenza di genere” – luglio 2025.
    4. ISTAT – “suicidi in italia per popolazione superiore a 15 anni” – anni 2020-2021-2022.
    5. ministero dell’interno dip. Pubblica sicurezza – dir. Centrale polizia criminale – “il punto: il pregiudizio è la violenza contro le donne” – anno 2024.
    6. La grande mistificazione dei femminicidi – “Analisi criminologica degli omicidi del partner o ex partner affettivo e/o sessuale nei primi undici mesi del 2024” – Corriere del Popolo “paese Roma” – novembre 2024.
    7. False Accuse, allegato A – senato della repubblica – anno 2012
    8. False Accuse e condanne , anni 2018 ^2022 – Ministero dell’Interno – anno 2023.
    …)

  2. Giacinto Lombardi
    12 Giugno 2025 at 16:16

    Cosa possiamo fare per rendere visibili queste riflessioni? Ci vorrebbe una manifestazione con cartelli che sintetizzano queste denunce.

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