Israele, un regime postmoderno militarmente bollito


Il “cessate il fuoco” mediato da Donald Trump, fra Israele ed Iran, conferma quanto più volte abbiamo spiegato su L’Interferenza; il regime sionista non è in grado reggere, per più di tre settimane, un conflitto convenzionale basato sul controllo territoriale. Israele, priva di missili balistici, non può sottomettere un territorio vasto come quello iraniano, dovendosi scontrare con un esercito regolare, esperto in tecniche di guerriglia, ben addestrato ed ideologicamente motivato. Come più volte abbiamo argomentato: Israele è una dittatura post-moderna, militarmente bollita.

L’Iran ha rinunciato, attraverso una fatwa dell’Imam Khomeini, al programma nucleare militare nel 1988 ritenendolo contrario alla legge islamica, ma in collaborazione con la Federazione Russa sta cercando di scoprire i segreti della fusione nucleare per accelerare il processo di de-globalizzazione del mondo. Intrapresa da Ahmadinejad, la ricerca sulla fusione nucleare civile (ben diversa a quella militare, perseguita sotto lo Shah Reza Pahlavi) potrebbe emancipare il Sud Globale dalla dipendenza dal petrolio, monopolizzata dall’Occidente collettivo. Dopo l’elezione del nazionalista persiano Mahmud Ahmadinejad, la Repubblica Islamica dell’Iran avviò la formazione di un autentico battaglione d’ingegneri il quale avrebbe rimesso in discussione l’egemonia tecnologica occidentale. Israele, coerentemente alla propria natura delinquenziale, intraprese una campagna mirata d’assassinii degli scienziati iraniani, facendo leva sul gruppo terroristico filo-saudita (residente in Albania e sovvenzionato da Francia e Gran Bretagna) MEK/MKO, una banda prezzolata e retrograda sostenuta in modo corale dalla “sinistra invertebrata” europea e statunitense.

Gli occidentali sono rimasti circoscritti alla fissione dell’atomo che viene utilizzata nelle nostre centrali elettriche, Iran e Russia vogliono passare alla fusione di più atomi con finalità civili cosa che permetterebbe la liberazione d’un energia senza uguali. Ahmadinejad ed il socialista venezuelano Hugo Chavez misero a punto un grande processo riformatore degli equilibri pan-planetari che, qualora trovasse nuova linfa vitale nei Paesi in via di sviluppo, trasformerebbe gli Stati Uniti d’America in un “Impero delle banane”. Si tratta di un progetto rivoluzionario che, come spiega l’analista strategico Thierry Meyssan, si scontra frontalmente con la visione dello sviluppo, ma anche delle interdipendenze, sistematizzato dalla “perfida Albione”:

“Si tratta di un sapere scientifico rivoluzionario nel senso khomeinista del termine, perché permette di porre fine alla dipendenza dei Paesi del Sud del mondo e di consentirne lo sviluppo economico. Si scontra frontalmente con la visione britannica del colonialismo, ispirata al principio divide et impera: Sua Maestà deve dividere per regnare e impedire ai Paesi colonizzati di svilupparsi. Ricordiamo, per esempio, che Londra vietò agli indiani di filare il proprio cotone, cioè da loro coltivato, affinché continuassero a dipendere dalle fabbriche di Manchester. Il mahatma Gandhi diede l’esempio al popolo indiano filando egli stesso il cotone: un gesto di sfida alla monarchia britannica. Il progetto di Ahmadinejad è analoga sfida al potere dell’Occidente e alle transnazionali anglosassoni del petrolio.” 1

Il programma sulla fusione dell’atomo trova la propria natura rivoluzionaria, nel senso dell’Imam Khomeini, proprio nel rimanere circoscritto a finalità civili; Russia e Cina, coinvolte nelle ricerche iraniane con l’intento di decolonizzare il Sud Globale, parlano con cognizione di causa. L’Occidente, relegato ad una concezione anacronistica delle relazioni geopolitiche, ripiega sulla propaganda bellica alimentata dalle fake news del giornalismo lubrificato. Israele è il Paese, per dirla con Orwell, della “Grande Bugia”. L’operazione terroristica statunitense denominata Operazione “Martello di mezzanotte” teorizzata inizialmente dal generale filo-israeliano Kurilla, in violazione della Carta delle Nazioni Unite, ha salvato l’entità sionista dai missili iper-sonici iraniani, ma non ha danneggiato in modo significativo i siti nucleari del bastione antimperialista sciita: la centrale di Bouchehr, in cui si trova personale russo, non è stata colpita per evitare una escalation con Mosca.

Pesano anche alcune divergenze strategiche fra Trump e Netanyahu: il primo, ispirandosi al pensiero di Andrew Jackson, vorrebbe sostituire la sudditanza militare con quella economica, convertendo l’Iran antimperialista in una potenza sub-imperialista d’area; Netanyahu, proveniente dalla lobby degli straussiani, delira sulla ricostruzione dell’antico impero assiro. Il primo vorrebbe sottomettere la Cina diventando lo strozzino del pianeta, l’altro è già il genocida più impunito del globo.

Ha ragione l’analista iraniano Alireza Niknam:

“Il mondo non può rimanere in silenzio di fronte ai massacri di civili e alle gravi violazioni del diritto internazionale. Le Nazioni Unite, la Corte penale internazionale e le organizzazioni per i diritti umani devono adempiere alle loro responsabilità e rifiutare il ricorso a due pesi e due misure. L’Iran, esercitando il suo diritto legale all’autodifesa, utilizzerà tutti gli strumenti legali e difensivi per affrontare queste aggressioni, e qualsiasi ulteriore azione ostile da parte dei suoi nemici sarà accolta con una risposta severa e calcolata.” 2

L’Iran ha il sacrosanto diritto di difendersi contro uno “Stato pazzo”; l’entità sionista. Il crollo del diritto internazionale, le uccisioni massa dei palestinesi di Gaza, lo spionaggio talmudico ed il monitoraggio dei cyber-spazi hanno configurato, in spregio della Carta delle Nazioni Unite, la dissoluzione del moderno Stato di diritto. Israele è una entità imperialista anacronistica: una dittatura post-moderna relegata ai deliri biblici sullo sterminio delle popolazioni cananee. Il “genocidio sacro” secondo il governo fascista di Tel Aviv.

Netanyahu ha la psiche d’un serial killer: con i complessi di Donato Bilancia e la megalomania di Una-Bomber. In poche parole, citando Gideon Levy, Israele è uno “Stato del male”.

https://www.voltairenet.org/article222517.html
https://comedonchisciotte.org/i-crimini-di-israele-e-degli-stati-uniti-nella-violazione-del-diritto-internazionale-e-la-necessita-di-una-responsabilita-globale/

Fonte foto: Il Manifesto (da Google)

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