Kiev e Tel Aviv, capitali del neonazifascismo


L’informazione “alternativa” che considera la politica trumpiana una “ribellione” nei confronti del deep state tradizionale, commette un errore speculare alla sinistra post-modernista la quale ha confidato nei progressisti “yankee” trasformandosi nell’estrema sinistra del neoconservatorismo. Trump e Biden rappresentano due modalità differenti, nell’Occidente collettivo, di configurare l’oppressione: guerra o dittatura.

L’ultimo post di Trump su Putin svela la proiezione geopolitica, ma anche emotiva, del presidente USA: per quanto difforme dall’ucraino-follia della “sinistra zombie”; Trump vede i “nazionalisti integralisti” come interlocutori privilegiati. L’affermazione secondo cui Putin sarebbe “impazzito” è una grossolana volgarizzazione delle intenzioni russe, a seguito dell’ennesimo attacco terroristico di Kiev: per Kiev, come per Tel Aviv, l’assassinio mirato di un avversario politico è una mera opzione politica. Il Segretario di Stato, Marco Rubio, ha confermato nuove sanzioni e persino aiuti militari al governo ucraino-nazista. Biden ed Obama, due “delinquenti politici”, sono stati gli architetti dell’aggressione imperialistica all’Eurasia, ciononostante Trump non è esente da gravi responsabilità politiche.

La verità è qualcosa di inafferrabile al giornalismo lubrificato: in Ucraina, gli anglosassoni perseguono con la politica russofoba dell’antisemita Stephan Bandera, mentre nella Terra di Palestina i sionisti-revisionisti hanno proiettato nel ventunesimo secolo il nucleo metafisico del nazismo, lo sterminio delle “razze decadenti”. Il pensiero di Julius Evola, ideologo del centro studi Ordine Nuovo (principale organizzazione neonazista europea nel dopoguerra), è l’ideologia di Stato del regime sionista.

I “democratici”, in realtà una lobby di cleptocratici necrotizzati, proseguono con l’ideologia neocons della “guerra eterna”; Trump vorrebbe una “pax imperialista”, sostituendo la sudditanza militare con quella economica. Leggiamo Marco Pondrelli, esperto di geopolitica e direttore del sito Marx XXI:

“Trump ribalta questo approccio il suo obiettivo è creare stabilità ma questa stabilità deve essere orientata a difesa degli interessi di Washington. Come si cala questa posizione nella concreta realtà mediorientale? Il viaggio del Presidente statunitense nei paesi del Golfo ci aiuta a capire qualcosa. I segnali che arrivano indicano che Trump potrebbe essere favorevole alla nascita di uno Stato palestinese ma questa non è una buona notizia. Il futuro stato sarebbe ‘residuale’, le illegali colonie israeliane rimarrebbero escluse, così come non è chiara la sorte che toccherebbe a Gaza. Questo scenario ricorda da vicino le parole che Ariel Sharon rivolse a Massimo D’Alema (allora Ministro degli Esteri italiano) che quest’ultimo ha riportato nel suo libro (Grande è la confusione sotto il cielo) e che è interessante citare: ‘incontrai Ariel Sharon durante la campagna elettorale che alla fine lo vide vincitore. Ricordo che mi disse: «Noi siamo disponibili ad avere aree amministrate dai palestinesi all’interno dei confini di Israele e sotto il controllo militare israeliano. Lì i palestinesi potranno vivere e amministrarsi da soli». Io risposi: «Una sorta di bantustan». Sharon sorrise e replicò: «Se vogliono possono chiamarlo Stato»’.” 1

Non c’è pace dentro il capitalismo, ma soltanto guerra, corruzione e povertà. Nello Yemen, il “Partito di Dio” ha umiliato militarmente quello del denaro, la coalizione “americano-sionista” che minaccia l’Armageddon termonucleare. Non sappiamo a che punto siano le trattative iraniano-statunitensi per la “pacificazione” del Medio Oriente, ma abbiamo una certezza: il complesso militare-industriale USA vorrebbe ripristinare l’antico impero persiano, un regime dispotico e filo-occidentale, contro i seguaci del generale-martire Qasem Soleimani.

Negli USA la “sinistra neoliberale” è collusa col nazi-sionista Netanyahu. Leggiamo, dal World Socialist Web Site (WSWS), il giornalista marxista Joseph Kishore:

“È stato Biden ad armare e finanziare il genocidio del regime israeliano a Gaza e il massacro di centinaia di migliaia di palestinesi. Fu Biden ad avviare la massiccia repressione degli studenti che protestavano contro il genocidio. E sono stati i democratici a rispondere all’attacco di Trump alla Costituzione non con la resistenza, ma con la collaborazione: accogliendo Trump alla Casa Bianca dopo il suo insediamento, promettendo cooperazione e garantendo finanziamenti ininterrotti al suo regime.” 2

Israele è uno “stato del male”, una dittatura post-moderna che contempla il “genocidio biblico” sistematizzato nel delirante Libro di Giosuè. Kiev e Tel Aviv: nessuno “stato” ha diritto d’esistere in quanto “stato fascista”, questa verità delle scienze politiche gli europei la impareranno a loro spese.

Donald Trump non ha nessuna possibilità di dissociare il sionismo-revisionista da Israele, al contrario di ciò che pensa il giornalista investigativo Thierry Meyssan. L’entità sionista, un regime transumanista che considera l’Uomo antiquato, merita di finire in quella che Trotsky chiamava la “spazzatura della storia”.

https://www.sinistra.ch/?p=16862
https://www.wsws.org/es/articles/2025/05/27/xbku-m27.html

Fonte foto: Piccole Note (da Google)

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