Il dittatore israeliano Netanyahu non
rappresenta una degenerazione del sionismo, ma piuttosto la normale evoluzione
di una ideologia razzista che contempla la distruzione e la sottomissione di
parti del pianeta. Gli europei, seguendo la linea di Donald Trump seguace del
presidente Andrew Jackson, hanno iniziato a dissociare il sionismo-revisionista
da Israele, ciononostante l’entità sionista contempla, prima ancora della
creazione artificiale del regime israeliano, una storia di massacri
sistematizzati nel Talmud di Babilonia: il genocidio è l’essenza stessa
dello Stato “per soli ebrei”.
In Europa, a parte Giorgia Meloni una “criminale
politica” (come l’ha correttamente definita lo storico Alessandro Orsini),
i leader fantoccio hanno scaricato Netanyahu: “Abominevole l’azione di
Israele a Gaza”. Hanno veramente compreso soltanto adesso la natura
delinquenziale del sionismo, una ideologia capace di sistematizzare un piano di
conquista, organico al neoconservatorismo USA, pan-planetario? La verità è ben
diversa: Casa Saud si è dichiarata disponibile a ricostruire economicamente
Gaza, cooperando con gli altri Paesi sunniti contro l’Asse della Resistenza
sciita, a patto che Netanyahu venga rimosso (come ha osservato, sul proprio
profilo Facebook, lo storico Davide Rossi). La dissociazione di Netanyahu da
Israele è, in ultimissima istanza, un tentativo di salvare Israele, entità
etnica di fatto illegittima capace di ereditare l’etnopolitica del nazismo.
Nessuno “stato” ha il diritto d’esistere in quanto “stato” neo-nazifascista.
Donald Trump, deprivandosi di qualsiasi “senso
della storia”, ha accusato il Sudafrica antirazzista di perpetrare un
genocidio nei confronti dei coloni anglofoni. Che cosa c’è dietro il delirio di
Trump?
“Al di là di una possibile reale
preoccupazione umanitaria e persino di un probabile cenno a una parte dei suoi
sostenitori più radicali di estrema destra (“nazionalisti bianchi” e così via),
le azioni di Trump si allineano con la spinta di Israele a “punire” la difesa
filo-palestinese del Sudafrica, essendo ben noto il finanziamento di Israele
agli sforzi anti-ANC.” 1
Il giornalista Uriel Araujo ha scritto, a
riguardo, una eccellente analisi. La propaganda degli Alt Media
trumpiani persegue questo obiettivo strategico: screditare i Paesi multipolari,
prediligendo nello scacchiere internazionale l’etnopolitica indiana al
socialismo cinese e l’autoritarismo sunnita all’antimperialismo sciita. Donald
Trump, in questa congiuntura storica, emulando il Premio Nobel per la guerra
Barack Obama, ha semplicemente scoperto la “geopolitica del serpente”.
I sionisti si stanno infiltrando nel
movimento pro-Palestina
Vediamo, in sintesi, gli obiettivi dei
sionisti infiltrati nel movimento filo-palestinese:
- Assimilare l’aggressione imperialista
israeliana, all’intervento russo in Ucraina. In questo modo una guerra genocida
da parte d’uno “Stato pazzo”(Israele), verrà equiparata ad un intervento
ad “obiettivi limitati”per la legittima defascistizzazione dell’Ucraina.
- Separare la Palestina dall’Asse della
Resistenza, ovvero dallo sciismo rivoluzionario e dalla nuova Resistenza
baathista. La Fratellanza Musulmana e le Onlus anglofone (es. Amnesty International)
hanno monopolizzato, a partire dallo scoppio delle “primavere arabe”,
questa operazione generando dissonanza cognitiva.
- Separare Netanyahu ed il sionismo-revisionista
da Israele, salvando Tel Aviv in quanto Capitale di una nuova Architettura
di potere.
Leggiamo l’analisi di Massimiliano Ay,
Segretario del Partito Comunista Svizzero (PCS):
“La sinistra europeista (pensiamo come
esempio alla LINKE tedesca), che per timore di essere accusata di
“antisemitismo” è stata a dir poco ambigua a schierarsi con la lotta partigiana
palestinese, ora di colpo trova il “coraggio” di scendere in piazza promuovendo
in modo “anonimo” manifestazioni “spontanee” e “silenziose” in cui però parlerà
il giornalista liberal di turno (Serra a Roma ha lanciato una moda!),
il quale strumentalizzerà la piazza palestinese per condannare, ad esempio, il
presunto “imperialismo russo”, per difendere il regime ucraino (che peraltro è
filo-sionista) e che arriverà a invitare i manifestanti a non definire “genocidio”
quello promosso da Israele o a rinunciare a rivendicare “Palestina libera dal
Giordano al mare”. Questo è un metodo subdolo di usare l’autorevolezza di cui
si dispone non per far avanzare una lotta come chiedono le masse che sono scese
in piazza, ma per deviarla! Il tentativo è indebolire il movimento rendendolo
un fenomeno esclusivamente etico e umanitario: lo si castra così nel suo
potenziale politico e lo si normalizza ideologicamente. Questo è ciò che serve
per legittimare l’Israele post-Netanyahu anche a sinistra! Non è un caso e non
è un errore: si tratta di una strategia premeditata che si verifica in tutta
Europa di fronte al rischio di una sconfitta strategica del sionismo e
all’avanzare del multipolarismo!” 2
Non è possibile ricostruire l’immagine di
Israele. L’entità sionista, citando Eduardo Galeano, “non uccide per errore,
ma per orrore”, rilanciando la dottrina USA della “guerra eterna”.
Israele è un laboratorio dell’imperialismo statunitense.
L’obiettivo del capitalismo è quello di
balcanizzare i cervelli, per questa ragione la “sinistra zombie” ha
dimostrato, per l’ennesima volta, di non avere il senso della storia. La storia
di Israele è storia di pogrom e massacri. Tel Aviv ha semplicemente ricucito i
legami con i suoi concorrenti storici: gli architetti della Shoah.
https://www.sinistra.ch/?p=16869
Fonte foto: Orient XXI (da Google)