L’imperialismo indiano destabilizza il Sud Globale


Narendra Modi, siamo pronti, qualsiasi cosa fai, daremo una risposta adeguata e andremo fino in fondo. È ora di darti una lezione.” (Imran Khan, leader antimperialista pakistano)

L’aggressione imperialista indiana al Pakistan, praticando il colonialismo d’insediamento in Kashmir, presenta l’involucro ideologico e politico dell’ideologia indù, la quale predica il razzismo e la divisione in caste della società. Non dissimile dall’ebraismo talmudico, nucleo metafisico del sionismo-revisionista, l’induismo ritiene che la casta dei bramini debba governare il mondo configurando una dittatura liberal-globalista alternativa a quella statunitense. Una ideologia che, anacronisticamente, divide il mondo in aristocrazie e paria.

La dottrina Modi, che simula l’adesione al multipolarismo, contempla l’ostilità anticinese (antisocialista) restituendo al colosso asiatico il suo antico nome, Bharat. Nello stesso modo il presidente indiano venera gli assassini di Mahatma Gandhi, predicando l’etnocidio delle popolazioni musulmane. Se i sionisti-revisionisti considerano i “non ebrei” come “animali parlanti”, la casta braminica ritiene che i “non indù” debbano essere condannati alla schiavitù perpetua. Nell’estate 2024, Modi ha disertato l’ultima riunione dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai svoltasi in Kazakistan, ad Astana, contribuendo al deterioramento delle relazioni con Russia e Cina.

In ambito militare, la Federazione Russa continua a rifornire l’esercito di terra indiano, ma è interessante notare il legame che intercorre fra Nuova Deli, USA ed Israele per quanto concerne le nuove tecnologie militari: aviazione, marina, security (repressione dei movimenti popolari) e la transizione al “capitalismo della sorveglianza”. L’India non è una semplice pedina filo-statunitense, ma ambisce a diventare una polarità imperialista alternativa agli occidentali, attaccando frontalmente la proposta multipolare sino-russa e frammentando il Sud Globale. Modi ha delineato la “via indiana” verso una nuova Architettura di potere.

Dalla Birmania allo Sri Lanka, dal Pakistan al Bangladesh, il continente asiatico persegue la transizione al multipolarismo, stroncando sul nascere l’egemonismo indiano. Scrive l’analista strategico Davide Rossi, autore di diversi reportage sull’India 1, su Strategic Culture:

“Insomma Bharat – India è una potenza demografica e per certi aspetti economici, ma non riesce ancora ad essere una potenza geopolitica e un attore determinante a livello internazionale, non producendo ad esempio sufficienti armi e quindi dipendendo dall’acquisto da altri, ha enormi ritardi, come detto, sociali e infrastrutturali, scarseggia di alleati regionali e planetari, tuttavia le sue ambizioni sono chiare, prendere la guida di quella parte del pianeta disposta a passare dal declinante imperialismo statunitense all’auspicato ascendente imperialismo indiano in nome della “democrazia liberale”, in ragione del contrasto della proposta fondata sulla mutua collaborazione tra stati, il nuovo ordine mondiale incarnato dal multipolarismo promosso da Cina e Russia, le quali desiderano nuove Nazioni Unite capaci di decidere insieme il destino dell’umanità.” 2

Il presidente Modi, ricalcando l’unipolarismo dei media americanocentrici, bolla il multipolarismo sino-russo come un pericolo proposto da Paesi autoritari. Nell’agosto 2015, con un articolo intitolato “Lotta di classe e repressione in India” pubblicato su L’Interferenza, ho ricostruito, attraverso fonti autorevoli, i legami ideologici fra l’imperialismo israeliano e quello indiano:

“L’arrivo al potere da parte del Bharatiya Janata Party (Bjp) ha migliorato di molto anche i rapporti con il governo israeliano. Già nel 2006 Modi si era recato in Israele per migliorare gli scambi in materia di tecnologie agricole ed idriche.
Si sta cercando forse un nuovo gemellaggio fra sionismo ed induismo? Il prof. Aldo Giannuli ha rilevato come Modi provenga “dalle fila della RashtriyaSwayamsevakSangh (Rss), un’organizzazione culturale attiva dal 1925 e caratterizzata da un intollerante nazionalismo religioso”.
http://www.aldogiannuli.it/rapporti-india-israele/
Giannuli soggiunge che “La dirigenza della Rss – nonostante apprezzamenti verso il regime nazista e le teorie sulla purezza della razza – si è dimostrata da subito ammiratrice del desiderio di molti ebrei di costituire uno stato sulla base dell’appartenenza religiosa, schierandosi dall’inizio a favore della nascita di Israele”. Che dire? Nessuna novità per chi ha studiato come gli antisemiti (fascisti e nazisti) siano stati i primi alleati dei sionisti nella colonizzazione della Palestina storica. Molti ferventi sionisti, ricordiamoci di Jabotinsky e Begin, furono anche accesi fascisti. Di cosa stupirsi?
Un dossier apparso nel blog Impicci e segnalato dallo stesso Giannuli ci spiega chi siano i  principali esponenti del gabinetto Modi. “Non mi dilungherò molto su questo tema: mi limito solo a rendere noto che il Ministro degli Interni è un certo Rainath Sing il quale si è fatto conoscere per essere sostenitore dell’interpretazione nazionalista della Hindutva, chiave con cui interpreta alcuni degli aspetti controversi della società indiana. Un esempio su tutti: nel 1992, militanti della Rss e del Bjp rasero al suolo la moschea di Babri, colpevole di sorgere sopra il presunto luogo di nascita del principe divino Rama (domanda: l’islamofobia è forse il movente ideologico dell’alleanza con Israele?). Questa azione generò mesi di violenti scontri tra hindu e musulmani, lasciando sul terreno circa duemila morti. Ancora oggi la ferita resta aperta e pronta a sanguinare nuovamente. Un rischio che non sembra certo spaventare Singh, convinto della necessità imprescindibile di costruire al più presto un tempio dedicato a Rama sulle rovine della moschea. Posizioni che risultano inquietanti se si pensa che il Ministro sarà diretto responsabile della polizia (domanda: dobbiamo aspettarci un inasprimento del regime repressivo verso le sinistre?)’.” 3

La “sinistra invertebrata” (cit. Perry Anderson), appoggiando l’imperialismo indiano, svela il proprio innamoramento verso i particolarismi, funzionali ai progetti imperialisti USA, decostruiti dall’orientalista Edward Said: una specie di eurocentrismo rovesciato il quale predilige la logica del clan, o le “utopie letali” (pensiamo al separatismo etnico curdo), all’unità di classe.

L’India, di fatto una dittatura post-moderna, è l’”Israele dell’Asia”.

https://www.sinistra.ch/?p=7358

Fonte foto: Contropiano (da Google)

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