Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
Negli ultimi tempi la propaganda femminista, per mezzo di televisione, social e giornali, si è fatta sempre più martellante e aggressiva e ciò ha inevitabilmente portato ad interrogarsi su questo fenomeno.
Nei dibattiti che mi capita spesso di ascoltare o leggere sento spesso dire che il femminismo sia qualcosa di esclusivamente riconducibile alla sinistra (di solito non si fa distinzioni fra la “sinistra” liberal progressista e quella socialista – marxista) mentre la destra, soprattutto quella più conservatrice, sarebbe l’unica forza politica ad opporvisi. Ma le cose stanno
davvero così?
Per rispondere a questa domanda, in realtà, basterebbe vedere l’obbrobrioso ed anticostituzionale DDL femminicidio pensato ed attuato proprio dal governo Meloni (un governo di destra e, sulla carta, conservatore), ma noto, ahimè, che questa constatazione spesso non basta a smontare la tesi del binomio sinistra – femminismo.
Per questo, qui di seguito, elencherò nel concreto altri provvedimenti di stampo esplicitamente femminista messi in atto da governi ed esponenti di destra:
– La legge sul “Codice Rosso”, nota anche come legge n. 69 del 19 luglio 2019
La legge fu presentata nel Governo Conte I dal ministro della Pubblica amministrazione Giulia Bongiorno (Lega) con il concorso del Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede (M5S) e ancora oggi viene sbandierata con orgoglio da Matteo Salvini.
Con questa legge si mette nero su bianco il termine “violenza di genere”, affermando quindi in maniera esplicita che esista un genere più violento di un’altro.
– Durante il suo secondo governo (2001-2005) fu Silvio Berlusconi ad istituire il Ministero per le Pari Opportunità che venne affidato a Stefania Prestigiacomo.
Questo provvedimento fece da apripista all’introduzione nei decenni successivi delle quote rose all’interno di aziende, enti pubblici, privati e anche in ambito politico creando quindi agevolazioni per un solo genere che durano tutt’ora.
– Il ddl femminicidio come detto in precedenza voluto fortemente dal governo Meloni, una legge che tratta in maniera più severa quei casi in cui una donna viene uccisa dal compagno o ex, entrando quindi in rotta di collisione con l’articolo 3 della Costituzione secondo il quale davanti
alla legge tutte le persone sono eguali senza distinzione di sesso, razza, religione o estrazione sociale.
Menzione a parte merita invece la cosiddetta Legge Pillon (dal nome del senatore leghista Simone Pillon, suo principale promotore), un disegno di legge del 2018 che proponeva una riforma del diritto di famiglia, in particolare riguardo alle norme su separazione, divorzio e affido dei figli che sarebbe dovuta servire ad evitare l’alienazione parentale a cui spesso sono soggetti i padri nei casi di divorzio.
La legge venne affossata dal centrodestra stesso (creando anche molte polemiche interne sia alla Lega che a Forza Italia) e sostanzialmente non vide mai la luce.
Come possiamo vedere quindi la destra non è esente dall’alimentare la propaganda femminista e anzi, possiamo dire, fatti alla mano, che i provvedimenti maggiormente femministi e anti maschili portano proprio il marchio delle destre.
Con buona pace di chi pensa che per arginare la follia femminista basti votare a destra.
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