Nigeria, un lager a cielo aperto

L’imperialismo del ventunesimo secolo ha fatto sì che ogni continente abbia il proprio Israele; un regime particolarmente repressivo con spinte razziste (razziali direbbero gli storici) e neocoloniali. L’Israele africano è, senza ombra di dubbio, la dittatura nigeriana. Leggiamo dall’Ansa una inquietante notizia:

‘’La polizia nigeriana ha liberato 19 ragazze e donne tra i 15 e i 28 anni da alcune abitazioni di Lagos definite ‘fabbriche di bambini’, dove venivano messe incinte e fatte partorire da un’organizzazione che poi vendeva i neonati. Quattro dei piccoli sono stati presi in consegna dagli agenti, mentre due donne che lavoravano in questi centri come infermiere abusive sono state arrestate, ha aggiunto la polizia, citata dalla Bbc online.
Non è questa la prima vota che vengono scoperte ‘fabbriche di bambini’ in Nigeria, Paese che è la prima economia africana ma dove la povertà è diffusa, così come il traffico di esseri umani. Lo scorso anno in un altro raid simile furono liberati 160 bambini.
La polizia ha detto che i neonati venivano venduti a 1.400 dollari l’uno se maschi e 830 dollari se femmine. Non è stato precisato se gli acquirenti fossero della Nigeria stessa o di altri Paesi’’ 1

La destra anti-immigrati addebita questo scempio esclusivamente all’Ascia Nera ignorando non soltanto le responsabilità governative, una legge basica: nel capitalismo il profitto illegale è, il più delle volte, un prolungamento di tutto ciò che è legalizzato. L’Ascia Nera è stata, fin dagli anni ’80, riempita di dollari dall’intelligence africana con l’obiettivo, più o meno dichiarato, di distruggere il movimento sindacale anti-coloniale. Chi urla agli ‘’immigrati delinquenti’’ è complice omertoso della globalizzazione dei (macabri) riti vudù. Qual è la politica estera nigeriana? La risposta è semplice: la Nigeria è un lager di stato al servizio di Israele e Arabia Saudita; possiamo definire l’Ascia Nera e Boko Haram una conseguenza diretta della repressione istituzionale, antipopolare ed antisciita.

Nigeria: l’inferno degli oppressi

Il Movimento islamico della Nigeria (MIN) ha organizzato diverse iniziative, politiche e religiose, finalizzate alla promozione dei diritti civili. Nell’ottobre 2018, durante la processione religiosa di Arbaeen a Zuba, nel Fct (Federal Capital Territory), nella Nigeria centrale i manifestanti hanno chiesto la liberazione del leader del movimento, Ibrahim El-Zakzaky, chiedendo la fine delle violenze governative. L’esercito nigeriano uccide senza pietà: ‘’Secondo World News TV (newsx.tv) le forze di sicurezza nigeriane hanno aperto il fuoco sui sostenitori del Movimento islamico della Nigeria durante la processione religiosa annuale vicino alla capitale Abuja. Oltre alle dieci vittime, decine di persone sono state ferite. Le vittime stavano marcando le cerimonie di lutto di Arbaeen a nord di Abuja. Il movimento islamico in Nigeria ha condannato fermamente l’attacco. I seguaci del Min da tre anni sono sottoposti a una pesante repressione da parte del regime nigeriano, quando l’esercito ha attaccato una cerimonia religiosa nella città di Zaria, nel nord’’ 2. Gli attivisti sindacali d’orientamento socialista non se la passano meglio; Abuja ha la mano pesante contro chi difende le istanze della classe operaia e gli oppositori vengono seppelliti vivi nelle carceri del regime.
Il colonialismo inglese utilizzò i guanti bianchi; annichilì le istante dei rivoluzionari addomesticando la borghesia nazionale coi miti laburisti della socialdemocrazia europea. L’imperialismo americano-sionista ha pompato l’oligarchia ‘’vendi patria’’ favorendo, sotto banco, la repressione statale ed il proliferare della malavita organizzata su basi tribali. I riti vudù, uno spettacolo macabro delle antiche culture (classiste) africane, sono l’altra faccia della medaglia rispetto all’imposizione del tecno-capitalismo anglosassone. Il panafricanismo è stato distrutto proprio perché non fece i conti col tribalismo. Poco importa alla CIA dei riti vudù, l’importante è che si uccidano sindacalisti e musulmani sciiti.
L’imperialismo israeliano sta ritornando in Africa, ma l’Arabia Saudita c’è già. Leggiamo:

‘’L’infiltrazione economica e ideologica saudita nel tessuto politico e sociale nigeriano ha una funzione disgregante: come negli anni ’60/’70 la convergenza tattica tra il panislamismo di Re Fadh e gli interessi imperiali americani ruotava intorno all’impedire la nascita di regimi filosovietici in Africa, adesso ruota attorno al blocco di qualsiasi rafforzamento di esperienze realmente antimperialiste e all’impedire che grandi economie africane si sottraggano alla egemonia economica euroamericana e si avvicinino al fronte multipolarista’’ 3

La borghesia sionista è entusiasta della globalizzazione di marca wahabita e penetra là dove ci sono predicatori islamisti; il tribalismo prima di tutto. Il leader d’estrema destra – dovrei scrivere fascio-sionista – Netanyahu disse “Israele sta tornando in Africa, l’Africa sta tornando in Israele e la cosa sta accadendo alla grande” 4, il retroterra ‘’talmudista’’ (non meno anti-umano della ritualità vudù) di fatto rimane una protesi ideologica. Il sionismo segue gli interessi del Gran Capitale, non sperpera denaro inutilmente: ‘’Netanyahu ha detto che chiederà al governo di approvare un piano da 13 milioni di dollari per rafforzare i legami economici e la cooperazione con i paesi africani’’. L’imperialismo israeliano vuole strangolare economicamente l’Africa, utilizzando l’arma del debito pubblico, peccato che di ‘’pubblico’’ ci sia ben poco; s’impongono gli interessi privati degli squali neomonetaristi. Chi detta la linea del governo – antipopolare ed anti-musulmani – nigeriano: Israele ed Arabia Saudita.
La ‘’sinistra’’ ha sottovalutato il peso del tribalismo antisocialista, strutturale nelle culture africane, ma la destra xenofoba ed anti-immigrati è un’ agenzia di Israele e dell’Arabia Saudita; tesse le lodi d’un governo, quello di Abuja, totalmente supino agli interessi sionisti e wahabiti. La Nigeria è l’inferno dei lavoratori, al vertice della piramide troviamo un semi-governo avverso alla comunità sciita e pronto a scendere in guerra contro l’Iran. Negli anni ’70 la speranza di un cambiamento radicale venne dalla sinistra di classe principalmente filosovietica, adesso è l’Iran ad incoraggiare i rivoluzionari spaventando gli USA coi suoi vassalli.

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