Africa: espulsioni dal lavoro, dalla terra, dalla salute, dalla vita.

” Gli aggiustamenti strutturali ” del FMI, della Banca mondiale finalizzati in molti Paesi africani alla riduzione del debito (per cui dovevano essere sacrificati non solo il Welfare ma anche l’industria e l’agricoltura) sono riusciti, oltre che a favorire l’intervento delle multinazionali occidentali, a peggiorare e di molto l’economia e il debito pubblico che, come ci ha insegnato John Perkins”1), rende i Paesi in questione facile preda della finanza speculativa e del potere politico/militare dell’imperialismo. Naturalmente chi in Africa ha voluto combattere contro la creazione del debito da parte dell’impero è stato assassinato (vedi Thomas Sankara) . Perché quando falliscono i sicari dell’economia con i loro “suggerimenti” su investimenti e prestiti intervengono senza mezzi termine gli “sciacalli”2).

Le grandi rivoluzioni africane, in gran parte, sono state sconfitte o con la cooptazione delle elite mediante minaccia o ricatto finanziario oppure soffocate con la violenza (come non ricordare l’assassinio di grandi figure come Amilcare Cabral e Patrice Lumumba).
Tramite l’arma del debito, l’Occidente impone l’abbassamento delle barriere all’importazione e all’esportazione, secondo le regole ferree del Neoliberismo con le quali viene messa in crisi l’industria locale che non può far fronte al basso costo delle merci delle multinazionali (i prodotti agricoli europei in regime di dumping ugualmente si sbarazzano facilmente della concorrenza locale ). A ciò si deve aggiungere la presenza locale dell’ingresso dell’industria straniera con alti tassi di capitale che portano al fallimento delle imprese locali che in precedenza producevano e creavano occupazione
Evidente il progetto degli Imperi. Distruggere o ridimensionare l’economia locale o per lo meno ridurne la crescita a tutto vantaggio del capitalismo imperiale.

La retorica che presiedeva strategie funzionali allo sviluppo delle nazioni africane (retorica non dissimile da quella attualmente vigente in Europa) si fondava sulla necessità della riduzione del debito e della diffusione della privatizzazione (innanzitutto straniera) come volano indispensabile per abbattere gli sprechi e per favorire la crescita .Ma vediamo quali sono stati gli sviluppi del debito e quanto si sia ridotto. Ci avvaliamo di dati che riguardano i Paesi poveri del Sud globale ricavati da Saskia Sassen 3) che personalmente ritengo utili in relazione ai Paesi africani perché i Paesi suddetti hanno tutti beneficiato degli “aggiustamenti strutturali” del FMI e della Banca Mondiale.

Secondo la sociologa, ” Il debito dei Paesi poveri del sud globale era salito da 507 miliardi di dollari nel 1980 a 1440 miliardi nel 1992…fra il 1982 e il 1998 i Paesi indebitati pagarono interessi pari a quattro volte i debiti originari…” E l’Africa ? “…i pagamenti per il servizio del debito raggiunsero i 5 miliardi di dollari …per ogni dollaro di aiuti esteri, i paesi africani ne pagarono 1,40 per il servizio del debito “4)
E dunque ? Con uno Stato che è impedito ad intervenire nel sociale perché strozzato dagli interessi da pagare oppure perché costretto dalle auree regole delle Organizzazioni internazionali, con l’inevitabile peggioramento delle condizioni di vita delle masse popolari, assistiamo alla fuga dalle campagne, all’ammassamento delle persone presso le ormai enormi bidonville, alle migrazioni di massa.
Ma non è finita. In questo ultimo decennio la finanza, l’industria estrattiva e le Potenze grandi e piccole si avventeranno sulla terra e sull’acqua.

L’Africa non sarà infatti estranea al commercio mondiale della terra che coinvolgerà anche Paesi asiatici e America latina. La terra diventerà una merce preziosa non solo per chi va alla caccia di risorse alimentari, di piantagioni per la produzione di biocarburanti, di legname, ma anche e soprattutto per gli sparvieri della finanza che con movimenti speculativi potranno governare l’andamento dei prezzi della terra e dei titoli. Centinaia di milioni di ettari saranno presi in concessione o privatizzati (e alla spartizione del bottino non sarà estranea l’elite locale) . Aree di grande dimensione verranno strappate di fatto alla sovranità statale (con il naturale concorso di governanti locali).
Si apre per il Continente un altro capitolo doloroso. Perché le piantagioni di palma, in particolare, con le loro enormi estensioni non solo cacciano dalla terra una moltitudine di contadini e di allevatori con le loro famiglie ma provocano anche il degrado dei suoli e con essi la scomparsa di flora e di fauna creando con la tossicità presente nella monocultura degrado anche nei campi attigui, favorendo perciò ulteriore devastazione sociale, spopolamento dalle campagne ed un aumento vertiginoso della povertà estrema, della malnutrizione, della fame e della sete (amplificato dall’accaparramento delle risorse d’acqua da parte delle grandi compagnie in dimensioni superiori agli anni precedenti).

Evidente l’ipocrisia della retorica ufficiale contro il dramma della desertificazione (ampliata da un’industria estrattiva senza regole, altamente inquinante per la terra e per le risorse d’acqua) che può essere combattuta e vinta solo dal lavoro quotidiano degli abitanti dei suoli, a condizione che vengano sostenuti adeguatamente da governi che lavorino per loro e non contro di loro. Come risulta evidente l’ipocrisia di un certo ecologismo di maniera (oggi contestato dai veri ecologisti) che difende le foreste, salvate in nome delle compensazioni per le emissioni inquinanti 5) ed emargina perciò gli indigeni che sempre vi hanno abitato pescando, cacciando, raccogliendo il legname… e che sempre erano riusciti a stabilire un giusto equilibrio con la terr .

La politica del debito dunque come grimaldello per ulteriori spoliazioni  (e ricordo ancora, a scanso di equivoci, che aiuti e donazioni che arrivano dai paesi occidentali non ricoprono se non in minima parte l’estorsione quotidiana praticata dall’Occidente umanitario). In Europa la politica del debito è chiamata austerity e di fatto è, come in Africa, nient’altro che una spoliazione di massa. 6)

NOTE
1) John Perkins, Confessioni di un sicario dell’economia, minimum fax Roma 2012
2)John Perkins, op cit. ” Se perdiamo colpi, entra in scena una forma più maligna di sicario, lo sciacallo. E se lo sciacallo fallisce, la parola passa all’esercito.” Prima dunque proposte e promesse di crescita con libero scambio, con multinazionali, con prestiti in cambio di privatizzazioni e di minor spesa per lo stato sociale. In caso di rifiuto l’assassinio. Se non riesce, invasione militare contro “la dittatura” ed esportazione della “democrazia”
3) Saskia Sassen, Espulsioni, Bologna 2015
4) SasKia Sassen, op. cit.
5) Vedi nel mio, Vertici sul clima. Neoliberismo e criminalità in “l’interferenza” 13/11/2016, le note sul famigerato “Meccanismo per lo sviluppo pulito”
6) Luciano Gallino nel suo prezioso testo “Il colpo di stato di banche e governi, Torino 2013” ribadisce ripetutamente che il debito, nelle modalità attuali, costituisce una forma di governo

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