Alcune riflessioni circa l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale

Da qualche tempo a questa parte il confronto sull’Intelligenza Artificiale si è fatto via via sempre più stringente. Parlare di Intelligenza artificiale vuol dire parlare più in generale di innovazione tecnologica, di uso della stessa, di ruolo della politica rispetto al suo utilizzo, degli interessi economici che spingono per l’innovazione e la ricerca tecnologica, fino alle implicazioni che essa ha sul piano etico e, per i credenti, religioso. Sull’uso dell’Intelligenza Artificiale interessante è quanto dichiarato da Papa Francesco I intervenendo nel messaggio per la Giornata mondiale della pace. Nel messaggio, Bergoglio, ha posto l’attenzione sui pericoli connessi all’utilizzo dell’Intelligenza artificiale << La mia preghiera all’inizio del nuovo anno è che il rapido sviluppo di forme di intelligenza artificiale non accresca le troppe disuguaglianze e ingiustizie già presenti nel mondo, ma contribuisca a porre fine a guerre e conflitti , e ad alleviare molte forme di sofferenza che affliggono la famiglia umana>>. Geoffrey Hinton, padrino dell’Intelligenza artificiale, in una intervista alla MIT Tecnology Review, ha dichiarato di essere molto preoccupato circa gli sviluppi dell’I.A., sostenendo che in futuro potrebbe essere di gran lunga superiore all’intelligenza umana fino al punto da riuscire a sfuggire a qualsiasi controllo. La preoccupazione, per inciso, è strettamente legata all’applicazione nell’uso delle armi che potrebbe sfuggire al controllo umano.  La rivista Focus del 31 maggio del 2023 riportava l’appello di 350 scienziati circa i pericoli connessi all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale.  Fatta questa premessa non si può fare a meno di riconoscere che la tecnologia è parte integrante della Storia dell’Umanità. La scena iniziale del film 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick è particolarmente significante. Il regista fa risalire la nascita della specie umana all’uso della tecnica come prova l’utilizzo da parte dell’ominide di una osso che diventa uno strumento attraverso il quale potenzia le proprie capacità. La prima invenzione tecnologica ad avere inciso profondamente nella Storia dell’Umanità è stata la produzione del fuoco. A partire da quella scoperta l’Umanità ha nel corso del tempo  migliorato le proprie condizioni biologiche e contestualmente economico – sociali. A differenza del passato, quando la tecnologia è stata sempre subordinata all’Uomo, il rischio è che l’I.A. possa sfuggire al controllo prendendo il sopravvento sulla dimensione Umana come ha giustamente rilevato Papa Francesco I. Il capovolgimento di paradigma trova terreno fertile nell’ideologia dominante fortemente individualista e nel processo, in corso da decenni, di destrutturazione sociale e di relativizzazione dei valori etici. Il pericolo è che oggi la tecnologica, viste le possibilità che offre, possa essere usata per trasformare l’ Uomo in qualcos’altro. È questo il senso del Transumanesimo, ossia la simbiosi tra essere umano e tecnologia come sostengono ad esempio Aubrey de Grey e il cofondatore di Google Larry Page. Ciò che sostengono i Transumanisti è sicuramente affascinante ma la domanda alla quale rispondere è se è legittimo o meno la ricostruzione del corpo umano in un contesto nel quale la mercatizzazione pervade l’esistenza e lo stesso corpo umano diventa ogni giorno, sempre di più, valore di scambio, ossia pura e semplice merce. L’idea della ricostruzione del corpo rispetto ad ideali transumani riconducibili ad una visione che punta alla costruzione di un “superuomo” comporta una radicalizzazione della struttura sociale con la conseguente gerarchizzazione della società ancora più forte e rispetto a quella rappresentata dalla divisione in classi sociali propria della modernità. La destrutturazione operata dalla post modernità rende l’esistenza individuale fluida ma nel contempo fortemente gerarchizzata e rigida nella suddivisione tra elite e masse accentuando ancora di più la disuguaglianza. L’ideologia individualista, relativizzando l’etica e con essa il senso della responsabilità verso la comunità, fa si che ognuno possa diventare “costruttore “ della propria identità psico – fisica per cui  essendo le relazioni ridotte a mero valore di scambio l’arricchimento sarà sempre di più finalizzato al soddisfacimento di qualsiasi desiderio. Citando Dante  << A vizio lussuria fu sì rotta che libito fè licito in sua legge, per porre il biasimo in che era condotta>>.  E’ chiaro che il desiderio non è riferito al solo sesso ma più in generale a tutto ciò che è acquistabile sul mercato. La legge non è più quella giuridica, approvata da un organismo democraticamente eletto, ma quella della domanda e dell’offerta, ossia dello scambio tra individui. Una elites di individui che forma la propria coscienza seguendo la legge del mercato è del tutto evidente che sarà portata a ritenersi appartenente ad una razza superiore. L’interazione tra individui farà incontrare domanda e offerta e contestualmente legittimerà lo scambio rendendolo accettabile anche a colui che non riceverà nessun beneficio. Ciò si verificherà per il semplice fatto che la norma non è il prodotto di un soggetto terzo, lo Stato, ma il risultato di uno scambio tra individui che solo in teoria sono alla pari. Qualcuno potrebbe obiettare che di fatto già oggi il corpo viene ricostruito attraverso l’uso della tecnologia, ad esempio l’uso degli occhiali, l’uso del laser per curare la miopia, l’uso stesso dei medicinali per curare una malattia ed altro ancora. Ritengo tali osservazioni, seppur vere, superficiali. L’I.A. è altra cosa rispetto all’uso, ad esempio, di un’aspirina. Il mutato paradigma circa l’ uso della tecnologia fa si che essa diventi un potente strumento di controllo delle élite sulle masse. La tecnologia ha una serie di specificazioni che la rendono capace di persuadere chiunque spingendolo ad accettarla in modo acritico. La prima: la tecnica non è criticabile, in quanto verità assoluta non ammette opzioni alternative. Seconda: la tecnica è uno strumento che consente, in apparenza, la più totale libertà dell’ individuo. Libertà solo apparente perché assoggetta l’ individuo invece di renderlo libero. Terzo: la tecnologia come ideologia ha bisogno di veri e propri custodi del verbo quindi di una elites slegata da qualsiasi forma di controllo democratico. Quarto: la tecnologia isola l’ individuo racchiudendolo in relazioni virtuali. Quinto: la tecnologia eliminando lavoro modifica la natura umana sottraendogli una parte fondamentale della sua essenza e cioè il lavoro. Sia chiaro, non sono contro la tecnologia, sono contro la trasformazione della tecnologia in strumento di potere frutto di un approccio ideologico e acritico al suo utilizzo. Riconducibile all’uso ideologico della tecnica è il richiamo, ad esempio, al governo dei tecnici. Il pericolo circa l’uso della tecnologia trae origine dalle potenzialità che essa offre rispetto ad un contesto che esalta l’individualismo. Se ne è parlato poco eppure il Presidente della Repubblica, nel suo tradizionale discorso di fine anno ha posto l’accento sull’I.A. dicendo sostanzialmente che essa sta generando un cambiamento profondo nelle nostre abitudini professionali, sociali e relazionali aggiungendo che <<Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunciabile>>.  Nel discorso del  20 dicembre 2023, qualche giorno prima del messaggio di fine anno, l’intervento del Presidente della Repubblica è stato ancora più ficcante. In occasione dello scambio di auguri ha sottolineato quanto segue << Recenti studi prevedono che la diffusione dei sistemi di intelligenza artificiale generativa possa determinare l’automazione, almeno parziale, di ampia parte degli attuali posti di lavoro. L’automazione comporterà sicuramente anche la creazione di nuovi posti di lavoro ma in quale numero e a quale livello non è assolutamente prevedibile(…) >> ha anche aggiunto che questo non ci deve indurre nell’errore di << rifiutare di accogliere le nuove condizioni tecnologiche e le opportunità che esse offrono ma porrà, con sempre maggior forza, l’esigenza di riqualificare e ricollocare i lavoratori dei settori in contrazione>>. Ha aggiunto oltre << La gestione delle tecnologie più avanzate è, nei fatti, patrimonio esclusivo di poche grandi multinazionali che, oltre a detenere una quantità imponente di dati personali – talvolta artatamente carpiti – possono condizionare i mercati, incluso quello che, abitualmente, loro stesse definiscono il mercato della politica>>. Continuando, ha detto Mattarella, come <<Attraverso un uso distorto della tecnologia, si riesce, già oggi, ad alterare, in maniera difficilmente avvertibile, dichiarazioni, video, filmati, tagliando brani, isolando frasi, rimontando abusivamente. Con l’intelligenza artificiale è possibile produrre scenari virtuali apparentemente credibili ma totalmente ingannevoli. E’ concreto il rischio di trovarsi a vivere in futuro in dimensioni parallele, in cui realtà e verità non siano distinguibili dalla falsità e dalla manipolazione: ne risulterebbe travolto lo spirito critico. E, con esso, la libertà che è alla base dei diritti di ciascuno>>. Di fronte alla narrazione martellante che vuole l’I.A.  come la nuova frontiera da attraversare, a parte la voce di Francesco I e il messaggio del Presidente della Repubblica Mattarella, non ho ascoltato o letto dichiarazioni capaci di aprire un confronto critico sul tema. Di contro è molto più facile leggere articoli e dichiarazioni acritiche rispetto al tema e alle problematiche che l’I.A. pone.  Le dichiarazioni di Elon Musk circa i benefici che l’I.A. produrrebbe sono significative di come le multinazionali spingano vedendo nell’I.A. una occasione per nuovi profitti e di un maggiore controllo sulle masse.  Riprendendo il tema del lavoro, al quale hanno fatto riferimento sia Bergoglio che Mattarella, secondo alcuni studi l’I.A. cancellerebbe milioni di posti di lavoro con effetti a mio modesto parere devastanti. Sulla questione alcuni ritengono  che grazie all’uso dell’I.A. l’Uomo verrebbe finalmente  liberato dal lavoro dandogli la possibilità di potersi finalmente realizzare. L’Uomo libero dal lavoro potrà dedicarsi alle sue passioni. Da qui l’idea del reddito universale di base, ossia un reddito riconosciuto a tutti in misura tale da consentire a ciascuno di poter essere libero dal bisogno. In sostanza l’Uomo del futuro, grazie all’I.A., sarebbe solo un disoccupato/ consumatore. Un tale approccio lo ritengo superficiale rispetto alle implicazioni che il lavoro ha sul piano esistenziale, politico ed economico. L’innovazione tecnologica, senza scomodare necessariamente Schumpeter e  Kondrat’ev, è stata sempre un fattore di crescita e sviluppo, a partire dalla produzione del fuoco. La scoperta del fuoco ha rappresentato un salto dell’Umanità paragonabile al primo Uomo che ha messo il piede sulla Luna. La storia è ricca di innovazioni tecnologiche o meglio ancora l’applicazione della ricerca scientifica alla produzione di macchine in senso lato: il mulino ad acqua o a vento, l’aratro, l’applicazione della forza del vapore per muovere macchine, l’invenzione dell’elettricità ed altro ancora.  Negli ultimi anni, in ogni casa è possibile trovare uno o più Personal Computer per non parlare del numero impressionante di cellulari diventati il surrogato della famosa coperta di Linus. L’innovazione tecnologica è stata sempre un’occasione per nuovi investimenti e quindi di crescita economica. Il capitalismo neoliberale, attraversato dalla crisi dovuta alla fine del ciclo economico iniziato negli anni 70 del 900, è alla ricerca di nuove occasioni di investimenti e, dato il contesto, in aggiunta alla transizione ambientale, l’innovazione tecnologica legata all’utilizzo dell’I.A. è una grande occasione. Navigando sul sito dell’Unione Europea, di recente il Parlamento U.E. ha approvato la prima normativa che regolamenta l’uso dell’I.A., ho trovato la definizione, per così dire, ufficiale dell’U.E.” L’intelligenza artificiale (IA) è l’abilità di una macchina di mostrare capacità umane quali il ragionamento, l’apprendimento, la pianificazione e la creatività”. Non ci vuole molto per capire le implicazioni che essa comporta. La definizione coglie il senso dell’I.A. ed è per questa ragione che bisogna pensare ad un’etica del limite alternativa all’etica del non limite propria dell’ideologia individualista che pervade le società avanzate. Mi rendo conto che il tema è molto complesso per cui ho provato ad evidenziare solo alcuni aspetti. Ritornando per un attimo alla questione normativa ricondotta a pura e semplice negoziazione tra Individui è del tutto evidente che verrebbe meno l’idea stessa dello Stato cosi come è stato immaginato e successivamente realizzato a partire da Montesquieu con la tripartizione dei poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario. La norma frutto del libero scambio tra individui perderebbe tutto il suo potenziale aprendo la strada all’anarco – capitalismo e all’estremizzazione dell’individualismo liberale. Tanto Mattarella quanto Bergoglio hanno sottolineato che l’I.A. potrebbe sfuggire al controllo umano, non posso che concordare e pormi una semplice domanda: perché e come potrebbe sfuggire al controllo Umano? La risposta è nel combinato disposto rappresentato da ideologie quali l’anarco – capitalismo, l’individualismo proprio del capitalismo neoliberale e dal trans femm

inismo le quali sono tutte funzionali alla destrutturazione sociale in funzione del superamento dell’etica del limite. Chiudo sottolineando come sull’uso dell’ I.A. si incrociano istanze di diverse  rendendo necessario ripensare categorie quali destra e sinistra.    

2 commenti per “Alcune riflessioni circa l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale

  1. Gennaro Varriale
    13 Aprile 2024 at 20:38

    l’anarco-capitalismo non esiste

    • gerardo lisco
      15 Aprile 2024 at 18:47

      Senza offesa faresti bene ad approfondire il tema invece di fare certe affermazioni. Solo a titolo di esempio i libertariani sono degli anarco capitalisti. Uno dei maggiori teorici Rothbard, negli anni 60, passava affitto come un esponente della new left americana. Chi ha fatto conoscere il pensiero di Rothbard in Italia è stato Bruno Leoni. Gli scritti di Rothbard sono pubblicati, non a caso ,dalle edizioni IBL , Istituto Bruno Leoni. Se ad esempio volessimo individuare un provvedimento legislativo che si ispira a tale corrente di pensiero è la riforma del processo civile che tende a rinviare all’ istituto della transazione, ossia al contratto , allo scambio tra i soggetti litiganti. La transazione è una forma di di negazione, è scambio , quindi mercato. Purtroppo spesso noi di sinistra non siamo più in grado di leggere quei particolari che segnano un cambio di paradigma.

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