Femminicidio. Contro la narrazione dominante

Ci sono uomini che uccidono donne? Si. Ci sono donne che uccidono uomini? Si. Ma se il valore quantitativo di questi delitti è relativo, non lo è il suo valore qualitativo e soprattutto non lo è il valore mediatico e simbolico che gli viene attribuito. Ci sarebbe da capire e da indagare sul perché e sulle motivazioni di questi delitti, sul loro lato qualitativo, sullo scandalo della morte che evidentemente permea la coscienza e i sentimenti di una umanità che sperimenta invece quotidianamente la desacralizzazione della vita, in cui la morte viene giustificata nelle infinite guerre umanitarie e di civiltà, o assunta come fredda necessità e inevitabile destino del lavoro, tributo indispensabile alla macchina produttiva e al nostro benessere. Lo scandalo della morte si ripresenta sotto le vesti di una sua forma particolare: l’omicidio di una donna per mano di un uomo, catalogato con un termine , “femminicidio” , che sta ad indicare la volontà omicida di un genere, quello maschile, su quello femminile. Cioè l’uomo, in quanto sessualmente connotato, sarebbe posseduto da una potenziale violenza omicida verso la donna, in quanto femmina. Ora,sicuramente il genere homo, maschile e femminile, è una specie in natura capace di violenza, fa parte della sua componente animale “naturale”, che diventa tale quandi si sente minacciata e aggredita o quando deve procurarsi il cibo per la sua sopravvivenza. Ma l’uomo per questo scopo si è servito della “tecnica” artificiale per potenziarla e svilupparla e di una “cultura” per regolarla e controllarla . Senza questa componente di violenza e della sua capacità di controllo, non si sarebbe sviluppata nessuna civiltà umana. Per questo siamo una civiltà in bilico, capace di evolversi verso vette inimmaginabili o di autodistruggersi in un olocausto nucleare.
Se l’uomo è un essere capace di dare la morte, perché lo scandalo si concentra su alcune decine di donne ammazzate in un anno? Perché, penso, la donna, è sempre stata considerata in tutte le culture della storia umana, compresa quella cosiddetta patriarcale, come “sacra”, madre generatrice di vita e quindi un bene prezioso da proteggere e tutelare. Tutte le specie viventi proteggono le femmine con un istinto naturale, non mediato dalla cultura e dall’arbitrio della volontà. Anche l’uomo ha sempre protetto le sue donne, come madre dei suoi figli. Le donne anche nelle guerre erano un bottino e al contrario degli uomini, avevano un valore da tutelare dalla morte inutile, buone per servire nella schiavitù domestica o nella riproduzione della specie. Quindi non esiste alcuna predisposizione omicida insita nella natura del maschio verso la femmina. È un falso etologico e antropologico-filosofico.
La società e la comunità umana non potrebbero esistere e convivere con questo presupposto. A cosa assistiamo invece nella nostra società mondanizzata e secolarizzata? Assistiamo soprattutto alla distruzione del sacro, alla scomparsa del valore della vita, dei vincoli sociali e comunitari, alla mercificazione libertina dei corpi, al compiacimento narcisistico di un ipersoggettivsmo competitivo privo di valori e
piegato in un nichilismo interiore e autodistruttivo, in cui viene estirpato l’istinto alla solidarietà umana e la prospettiva di un destino di un futuro comune .
Se non c’è un destino comune per le donne e gli uomini per l’istinto omicida di quest’ultimi, cosa resta da salvare ? Cosa ci salva come specie da una prospettiva e da un destino nichilista? Niente ci salverà se non riflettiamo su questa contraddizione e se non rigettiamo il paradigma del “femminicidio” come nuova religione dell’olocausto, il paradigma della nazificazione del genere maschile, additato come carnefice e oppressore delle donne, e quello della mostrificazione del maschile. Quale donna si sentirebbe sicura accanto ad un uomo potenziale carnefice?
L’ideologia alla base del femminicidio è una ideologia antiumana, che risacralizza il corpo della donna vittimizzata mentre la riduce a “cosa “, la sessualizza come “specie” separata dal suo lato maschile, e mina alle radici la riproduzione della comunità umana.
Da una parte celebra la trasgressione e l’esibizione pornografica dei corpi, dall’altra li sacralizza dall’occhio, dall’apprezzamento, dallo sguardo e dal contatto anche occasionale del maschile, in quanto gesti derubricati come potenzialmente molesti, da correggere in campi di rieducazione.
La campagna ossessiva contro le molestie , vere o presunte, ha uno scopo: l’uomo non deve pensarsi ” maschio “, deve pensarsi desessualizzato, privato del suo genere “genocida”, assumere una identità “”fluida” , reprimere il maschile da cacciare nel ” lato oscuro” del Sè. Il maschile come dimensione della natura umana viene così cacciato nel buio dell’inconscio, respinto come forma di relazione sociale e sentimentale, mostrificato, che può però riemergere dal malessere come violenza incontrollata.
Ma quel mostro è la nostra umanità repressa, che reclama il riconoscimento .
Il vero mostro è ” l’uomo innaturale ” che stiamo allevando, devirilizzato e desessualizzato, oggetto artificiale di un mondo transumano senza comunità, popolato di “bravi ragazzi” di giorno , con un lato oscuro che emerge con violenza nella notte della coscienza .
Le vittime e i destinatari di questa perversa ideologia sono le giovani generazioni, uomini e donne, le generazioni dei senza padri ( altro che patriarcato! ), cresciuti nel mito di una libertà senza limiti e senza regole etiche e sociali, in cui tutto è consentito purché lo si desideri, che respingono e trovano innaturale ogni foma di autorità, solitari individui senza ancoraggi comunitari, in cui il sesso è la mercificazione e la desacralizzazione del proprio corpo, e l’amore non è concepito
come collante e come libera e naturale espressione della nostra umanità. Amore non più nutrito da una educazione sentimentale che ha formato intere generazioni tramite la grande poesia d’amore: di Catullo per Lesbia, di Dante per Beatrice, di Petrarca per Laura, di Leopardi per Silvia, oppure tramite i grandi romanzi d’amore dell’Ottocento. Roba del passato, si dirà. Ma il passato, la cultura fanno la storia dell’umanità, della sua civilizzazione. E la storia dell’umanità non ci parla di guerra tra i sessi, come un certo femminismo neoliberale vorrebbe raccontarci, ma di lotta per l’emancipazione e l’elevazione dell’umano da una condizione di sottomissione e di sfruttamento, che ha visto protagonisti uomini e donne contro altri uomini e altre donne, uniti oggi per affermare la nostra umanità contro la deriva nichilista e transumana neoliberale e di un cattivo femminismo che vorrebbe catalogare l’amore come subdolo sentimento, come trappola per sottomettere la donna all’uomo e perpetuarne la dipendenza. In questa visione distopica non c’è liberazione della donna fondata nell’amore con l’altro, ma perpetuazione di una fredda solitudine. Ma un socialismo possibile come nuova tappa della civiltà umana, non può fare a meno della solidarietà tra uomini e donne, anche rivalutando il sentimento dell’amore che si vorrebbe sradicare.

Dalla violenza di genere al femminicidio - Sociologicamente

Fonte foto: Sociologicamente (da Google)

11 commenti per “Femminicidio. Contro la narrazione dominante

  1. Giacomo
    20 Novembre 2023 at 15:22

    Ieri sera Recalcati intervistato da Sky parlava di educazione sentimentale, e quando gli hanno chiesto cosa intendesse ha parlato proprio che si dovrebbero leggere le grandi poesie d’amore a scuola. Tuttavia in questa società neoliberista dove la scuola è diventata la ‘scuola delle competenze’ per fare un favore al capitalismo, confondendo educazione con formazione, non ho dubbi che questo sia impossibile.

  2. Isabella
    20 Novembre 2023 at 17:16

    “Comunità, amore, speranza”, sono le parole costanti dell’approdo a cui sei arrivato, dopo anni di analisi critica dell’esperienza concreta del grande movimento storico a cui hai aderito e a cui hai dedicato gli anni della giovinezza e della maturità.

  3. Gennaro Varriale
    20 Novembre 2023 at 21:01

    Nel corso del 2023, stando ai dati del Viminale aggiornati allo scorso 12 novembre, sono stati commessi in Italia 285 omicidi.

    • gino
      22 Novembre 2023 at 16:34

      l´italia é uno dei paesi piú pacifici del mondo. bisognerebbe perdere tempo con argomenti piú statisticamente rilevanti delle questioni di “pubblica sicurezza”

  4. Enza
    21 Novembre 2023 at 8:39

    Apprezzo e condivido. Temo che la narrazione dominante, con il profluvio di opinionisti, di esperti, di quelli che hanno in tasca la soluzione in una società in dissoluzione, e l’eco mediatica data a questi dolorosi tragici assassinii, spingeranno a reiterare, ad emulare ottenendo l’effetto contrario. Oggi, la solitudine, il niente interiore, si combatte a colpi di like e con la visibilità, sia pur negativa.
    Personalmente, mi sono interessata attraverso ricerche di archivio, a come stavano le cose 200 anni fa, al sud dove abito. Ho trovato sia donne vittime che donne carnefici nei processi. Ho tratto la conclusione, che con le variabili degli usi e dei contesti, ci ripetiamo banalmente, uomini e donne.
    Grazie all’autore. E come dice, più o meno, Philippe Jaccottet in una poesia, usiamo incontri e parole che restino nel cuore e ci diano senso duraturo.

    • Gennaro Varriale
      21 Novembre 2023 at 21:52

      sia donne vittime che donne carnefici nei processi? Può postare dei numeri sull’argomento?

      • Enza
        23 Novembre 2023 at 7:26

        Gentile Gennaro, mi scuso se rispondo in ritardo ma ho letto solo ora.
        La mia attenzione è stata circoscritta a due anni, 1822 e 1823 e ha riguardato i processi riportati nella Gran Corte Criminale della Calabria Ultra Seconda. Lo scopo della mia indagine non era statistico ma incentrato sulla frequenza dei delitti contro le donne, le modalità, le pene comminate. Nello scorrere i volumi, ho trovato-in misura minore rispetto a quelli contro di esse- anche delitti da loro commessi. Se dovessi fare un rapporto, direi che erano 1/3 rispetto a quelli perpetrati da uomini su di esse.
        Doveroso evidenziare che, in quegli anni, questi specifici reati erano frutto, realmente, di una cultura patriarcale e di un ordine maschile della società.
        Spesso, gli uomini e, ripeto, in numero inferiore, le donne, uccidevano a cagione dell’onore. In questi casi, i giudici attuavano uno sconto di pena ma, devo dire, comminavano condanne dure sia all’uno che all’altro sesso. Di solito, per gli omicidi più efferati come nel caso di tre fratelli che uccisero a bastonate la sorella incinta senza fidanzato, furono dati loro 30 anni di carcere ai ferri nell’isola di Procida, avendola massacrata per difendere l’onore della famiglia.
        Una donna, anche lei incinta di un amante occasionale, avendo commesso con crudeltà l’infanticidio della bimba( sempre a” cagion dell’onore”) appena partorita , la pena furono venti anni di ferri in un carcere di Napoli.
        Per tracciare una statistica, occorerebbe uno studio più ampio sulle fonti e i documenti.

    • gino
      22 Novembre 2023 at 16:35

      a inizio ´900 in italia l´indice di omicidi era 50 volte maggiore di quello (quasi zero) di oggi

  5. Giulio Bonali
    21 Novembre 2023 at 9:13

    Perfetta analisi della fase presente del processo di decadenza e barbarie in atto in Occidente,

    Questo ultimo omicidio (non essendo, ma per davvero contrariamente a molti politicamente corretti, razzista nè sessista -quello di “genere” é per me un concetto meramente grammaticale- non divido in vittime di serie A e di serie B i morti ammazzati innocenti), debitamente pompato mediaticamente al di là della sua oggettiva, ovvia gravità e malvagità, e assurdamente -ma non troppo- divenuto centrale nel dibattito politico (tragica farsa o farsesca tragedia inimmaginabile ai tempi della prima repubblica), é diventato il pretesto per far fare un salto di qualità al processo di promozione della e di diseducazione alla omosessualità e in generale all’ imbarbarimento in corso, in particolare con l’ introduzione nella scuola della cosiddetta eterofobica “educazione sentimentale”.

    • Giulio Bonali
      21 Novembre 2023 at 13:05

      Due piccole considerazioni aggiuntive.

      1 – Con tutto quel che avviene in Palestina, nel Donbass e altrove, per oggi il ministro (per la distruzione) della pubblica istruzione e della cultura ha indetto un minuto di silenzio “in tutte le scuole del regno” in segno di lutto per Giulia Cecchettin; come mi dispiace di essere vecchio e non più studente e non poter praticare l’ obiezione di coscienza a questo provvedimento (N.B. per i politicamente corretti: senza nulla togliere al mio dispiacere per l’ uccisione di questa brava persona giovane e innocente ESATTAMENTE COME PER L’ UCCISIONE DI QUALSIASI ALTRA PERSONA) offensivamente discriminatorio verso tantissime altre vittime innocenti di violenza omicida: se dovessimo osservare equamente e non discriminatoriamente un minuto di silenzio per ogni giovane barbaramente assassinato* non dovremmo proferir parola dalla culla alla tomba!

      2 – Apprendo da Diego Fusaro che il cantante Piero Pelù (evidentemente alla ricerca disperata di rimedi alla carenza di acquirenti dei suoi dischi e di spettatori ai suoi concerti dopo la rottura col suo degno compare Fabio Fazio detto “Lo stuoino”, N.d.R.), avrebbe dichiarato di vergognarsi terribilmente di essere uomo (maschio).
      Volendolo prendere su serio, ho una semplice domanda fa fargli (che sarebbe retorica, in caso di sua sincerità):
      Se, come dici, ti vergogni di essere maschio (sinceramente; del che non ho motivi pregiudiziali per dubitare), cosa aspetti a porvi rimedio ricorrendo alla chirurgia per cambiare sesso (io lo chiamo così, tradotto nel tuo politicamentecorrettese: “genere”): é offerta gratuitamente dal servizio sanitario nazionale.
      Se uno sinceramente si vergogna di essere calvo si fa fare il trapianto dei capelli, se di aver il naso troppo lungo (qualunque riferimento a un famoso personaggio letterario tuo corregionale é puramente casuale…) se lo fa accorciare, in ossequio alle correnti e politicamente correttissime (che quindi immagino tu approvi incondizionatamente) pretese che il corpo é mio e me lo gestisco io come cavolo mi pare in barba agli altri (quasi come il sacrosantissimo utero delle donne!), e che ogni capriccio é un diritto.
      ______
      * Veterogrammatica politicamente scorrettissima, per la quale il GENERE (così propriamente detto) maschile si usa anche per indicare insiemi di individui amboGENERI (in generale, e in particolare amboSESSI) senza alcuna ridicola pretesa immaginaria discriminazione ai danni delle donne.

  6. gino
    22 Novembre 2023 at 16:30

    nel 2022 61 femminicidi su 31 milioni di donne.
    la maggiore tragedia dell´occidente odierno é non riuscire piú a capire le frazioni (terza elementare).
    e se non capisci le frazioni ti estingui.

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