Il “visionario” Enrico Mattei

Guerra e decadenza

 

Il 27 ottobre 1962 Enrico Mattei[1] fondatore dell’ENI moriva in un incidente aereo, in realtà l’incidente fin da subito fu considerato un omicidio: un attentato orchestrato dalle sette sorelle per impedire gli accordi che Mattei stava intavolando  per rendere l’Italia più autonoma dagli Stati Uniti. Una maggiore autonomia energetica e politica dell’Italia era l’ambizione di Enrico Mattei da concretizzare mediante trattative con  paesi africani e non  allo scopo di comprare petrolio  ad un prezzo più competitivo e proficuo per lo sviluppo industriale e sociale italiano; questo gli costò la vita. Il progetto di Mattei sostenuto anche da una parte della Democrazia Cristiana nella persona di Aldo Moro si arenò con un attentato, il quale fu un atto di guerra implicito verso la giovane democrazia italiana, la quale doveva imparare che la democrazia finisce dove iniziano gli interessi degli Stati Uniti. Il presente ripete l’esperienza di Mattei, la guerra in Ucraina ha innumerevoli risvolti, il principale è impedire che l’Italia e la Germania possano orientarsi verso la Russia mediante l’acquisto del gas russo. A giugno 2022 il collaudo del gasdotto  Nord Stream costato 12 miliardi di dollari  avrebbe rafforzato la relazione energetica tra Europa e Russia, ed in particolare della Germania e dell’Italia fortemente dipendenti a livello energetico. Vi era il pericolo che iniziasse una fase di maggiore autonomia politica dell’Europa. Con la guerra ucraina il gasdotto resta congelato, e nel contempo, si interrompono le relazioni energetiche con i possibili sviluppi politici con la Russia. L’Europa deve dipendere dagli Stati Uniti, il cui gas liquido  giungerà con le navi e avrà bisogno dei rigassificatori, e dunque gas ad un costo maggiore per gli europei. Le conseguenze a livello economico sono facilmente deducibili. Il crepuscolo dell’Europa è segnato da politici che incarnano totalmente l’ultimo uomo nietzscheano, disponibili a vendere un continente all’atlantismo, per sempre, così vorrebbero, al fine di conservare il potere servendo le oligarchie. Ancora una volta la storia si ripete, ma con una violenza ed una capacità di manipolazione inaudita, rispetto al caso Mattei, allora fu un atto di guerra in suolo italiano camuffato da incidente, oggi è guerra totale. La verità viene a noi, malgrado il ministero della verità sempre in azione, la sua evidenza non provoca che fatalismo e servilismo. Il dramma è la passività con cui si accetta la minacciosa dipendenza atlantista, la quale è dipendenza economica, politica e sociale.

 

Americanismo e neocolonizzazione

L’Europa non deve sviluppare una sua autonoma visione politica all’altezza dei tempi, ma deve restare ai ceppi statunitensi. Tale asservimento è una forma di genocidio  culturale non riconosciuto, la specifica identità europea dev’essere sostituita dall’americanismo e, dunque, dalla colonizzazione culturale totale. Nulla deve restare della specificità culturale europea, già le nuove generazioni conoscono e parlano l’inglese quanto la lingua nazionale, spesso nei licei si constata che conoscono meglio l’inglese che la lingua nazionale. Solo la visione d’insieme ci può restituire il significato della guerra ucraina, la quale è un episodio nel percorso di colonizzazione totale dell’Europa. Si vuole cancellare la possibilità che vi sia la politica europea, l’Europa dev’essere solo il mercato statunitense e all’occorrenza la base militare per l’espansione del capitalismo nella sua fase imperiale e parassitaria. La violenza ammantata dalla retorica dei “nostri valori” resta violenza e l’evidenza dello scopo primo e ultimo è palese, se ci si allontana dall’immediatezza della guerra per comprenderla all’interno della sua cornice storica. L’americanizzazione totale è il sogno distopico di una potenza che sente, oggi, fortemente minacciato il suo potere globale dall’emergere della Cina, della Russia e dell’India. La potenza che si percepiva come onnipotente è diventata più minacciosa che mai, in quanto gli oligarchi che la governano accelerano nelle loro azioni nel timore di essere surclassati dal multipolarismo ormai già realtà. In tutto questo l’Europa è solo provincia di un impero che ha subodorato la propria lenta decadenza, e che è capace solo di reagire in modo meccanico al nuovo ordine-disordine mondiale. In ultimo è bene ricordare le parole dell’ultimo discorso di Enrico Mattei  La ricchezza della Sicilia”  tenuto a Gagliano Castelferrato (Enna) il 27 ottobre 1962:

Potete contare sulla nostra opera, come avete potuto contare su tutto quanto abbiamo compiuto fino ad oggi senza che ci fosse stato richiesto. L’abbiamo compiuto perché sapevamo, se arrivava il successo, di poter raggiungere dei risultati che cambiano la fisionomia della vostra regione. E noi andremo avanti in questo, seguiteremo il nostro lavoro di ricerca perché più risorse vengano reperite, queste risorse sono tesori.

I tesori non sono i quintali di monete d’oro, ma le risorse che possono essere messe a disposizione del lavoro umano.

Amici, desidero ancora ringraziarvi per queste vostre accoglienze che io sapevo mi avreste fatto, ma non così calorose come invece ho trovato, perché so che vi rendete conto dello sforzo che abbiamo compiuto e di ciò che vi portiamo, e quindi fra di noi non poteva esserci che simpatia e fiducia.

Sapevo che un giorno sarei venuto in mezzo a voi, che voi mi avreste guardato con simpatia e con affetto. Abbiamo discusso, con i vostri rappresentanti, dei vostri problemi, molti dei quali non sono che problemini. Non assorbiremo settanta persone, ma tutti coloro che potrete darmi, tutti, e sarà necessario che tornino molti di quelli che sono andati all’estero perché a Gagliano avremo bisogno anche di loro. Noi non vi porremo dei limiti. Noi vogliamo solo stabilire una collaborazione che duri sempre. C’è una scuola di qualificazione da fare? Mi darete il vostro contributo, indicandomi i corsi che dovranno essere istituiti. Sono piccoli problemi: l’importante è questa enorme massa di risorse che da oggi è messa a disposizione della Sicilia, e sulla quale si potrà e si dovrà costruire, se ci sarà l’impegno di tutti”.

 

L’anticolonialismo di Enrico Mattei dev’essere ripensato, l’Europa da colonizzatrice è divenuta colonia, necessitiamo di una nuova cultura anticolonialista per liberare l’Europa e il pianeta dall’americanizzazione integrale. Dobbiamo decolonizzarci sul piano umano per avviare una nuova stagione di consapevolezza politica, altrimenti saremo condannati a scomparire.

 

[1]  Enrico Mattei Partigiano, dirigente pubblico e uomo politico. Presidente dell’ENI (1953) e deputato della DC (1948-53), fu uno degli artefici dello sviluppo energetico e industriale italiano.

Enrico Mattei: storia di un uomo al servizio dell'Italia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.