La lotta dei lavoratori immigrati è la risposta all’ipocrisia delle Ong

La risposta alle guerre imperialiste promosse da Washington, Tel Aviv e dai loro clienti è l’unità fra le popolazioni europee e le nazioni appartenenti al mondo non globalizzato, in nome di una autentica sollevazione popolare ed antimperialista. La sinistra rivoluzionaria (neomarxista) non può prescindere da alcune osservazioni preliminari:
– La globalizzazione ed il neo-nazionalismo sono due finzioni ideologiche rispettivamente della sinistra imperiale e della destra. Nella realtà esistono linee differenti all’interno dell’ordine oligarchico americano-sionista; il ‘’cosmopolitismo’’ dello Stato profondo e la dittatura etnica della lobby evangelica. Dentro questa dicotomia, l’imperialismo seleziona i suoi ‘’alleati’’ tattici e strategici.
– La borghesia, in quanto classe sociale eterogenea provvista di ‘’coscienza infelice’’, non esiste più. Al suo posto è subentrata una casta capitalista parassitaria incapace di qualsiasi iniziativa diplomatica. Al giorno d’oggi l’imperialismo è “imperialismo imperiale”.
– L’imperialismo statunitense è il nemico principale (1) politicamente, (2) socialmente e (3) militarmente, mentre il Sionismo razzista rappresenta l’ideologia di una parte dell’establishment capitalista del ventunesimo secolo.
– La contrapposizione fra il socialismo popolare ed il “socialimperialismo” eurocentrico caratterizzerà una parte del conflitto sociale in seno agli stati nazionali europei. Il fronte antimperialista dovrà affrontare una dura lotta contro la sinistra sia essa liberale, radicale, anarcoide e visceralmente anti-russa.
Una notizia, taciuta dai media ‘’alternativi’’, risulta risolutiva ai fini della nostra analisi: ‘’Il movimento dei Gilets Noirs (Gilets Neri) in Francia, un movimento di immigrati ispirato dalla resistenza di mesi di protesta dei Gialli (da qui il nome “nero” che denota il colore della pelle) è sceso in piazza ancora una volta in una protesta pacifica per chiedere la cittadinanza per tutti. I manifestanti sono entrati e hanno occupato il Pantheon per esprimere le loro richieste. La protesta è stata respinta con feroce violenza da parte della polizia e con l’arresto e l’ospedalizzazione di alcuni manifestanti’’. Il proletariato migrante si è unito al popolo francese schierandosi coi Gilets Gialli, movimento patriottico con notevoli accenti di classe: popolari ed antimperialisti. Le rivendicazioni poste sono una sorta di transizione in vista dell’abbandono del neoliberismo anglosassone:
– Sovranità economica ed indipendenza nazionale.
– Fuoriuscita dalla Nato e dalla Ue.
– Al principio di accoglienza degli anarcoidi russofobi, gli antimperialisti hanno contrapposto un autentico antirazzismo anti-colonialista.
Il Fronte Antimperialista, organizzazione internazionalista vicina ai movimenti terzomondisti, ha preso in esame la questione: la lotta dei lavoratori migranti è un passo in avanti per l’indebolimento del capitalismo globale. Il documento è teoricamente perfetto:
‘’Il razzismo istituzionalizzato e la discriminazione nei paesi imperialisti garantisce il più alto tasso di sfruttamento del lavoro migrante, rendendo i salari dei migranti inferiori a quelli della forza lavoro locale e mantenendoli in povertà come elementi marginali della società. Questa situazione è riprodotta dal limitato accesso all’istruzione e dalle possibilità di migliorare il loro status sociale. Tra le altre cose, la solidarietà tra il migrante e la forza locale è compromessa dal fatto che i salari più bassi dei lavoratori migranti sono visti come una minaccia per il tenore di vita della classe operaia locale che non può far fronte alla concorrenza sul mercato del lavoro. In quanto tale, l’oligarchia raggiunge due obiettivi: abbassa il prezzo del lavoro della classe operaia nel suo complesso e, attraverso il nazionalismo e il razzismo, impedisce a qualsiasi azione unitaria della classe operaia di reagire e cambiare il crescente livello di sfruttamento.
Anche se l’oligarchia concedesse lo status legale ai migranti, anche se le loro condizioni di vita sicuramente migliorerebbero, a causa dei meccanismi sopra descritti, lo sfruttamento basato sul razzismo istituzionale continuerebbe de facto a negare al lavoro migrante le stesse opportunità del lavoro locale. A parte la necessità di solidarietà e unità con la classe operaia locale nella lotta contro la discriminazione, la vera soluzione al problema è eliminare la causa dell’emigrazione stessa. La ragione dell’emigrazione sono le guerre imperialiste e la povertà indotta dal saccheggio imperialista. Finché i paesi imperialisti sottraggono al resto del mondo il valore che i suoi lavoratori producono, finché l’imperialismo distrugge paesi creando divisioni e conflitti nazionali, etnici, razziali e religiosi, ci sarà la migrazione delle persone che seguono il flusso del valore loro sottratto. Da questo punto di vista, le politiche migratorie aggressive garantiscono lo status quo della situazione inoltre, ad aggravare tutto ciò, la pressione sui salari e sul tenore di vita nelle neocolonie viene mantenuta a livelli elevati. La conseguenza è la forza lavoro a basso costo che produce ricchezza nei paesi imperialisti e povertà nei paesi dipendenti’’ (Ibidem)

L’analisi dei marxisti terzomondisti coincide con quella del sociologo James Petras: ‘’La fine del movimento per la pace ha permesso a Stati Uniti e Unione Europea di avviare e prolungare guerre che hanno portato a una massiccia immigrazione – le cosiddette crisi dei rifugiati e la fuga verso l’Europa. Esiste una connessione diretta tra la conversione dei liberali e dei socialdemocratici in partiti della guerra e la fuga forzata di migranti verso l’UE’’; ‘’ Il declino dei sindacati e, peggio ancora, la loro perdita di militanza ha provocato la perdita di solidarietà con le persone che vivono nel bel mezzo delle guerre imperiali. Molti lavoratori nei paesi imperialisti hanno diretto la loro ira verso quelli ‘più in basso’ – gli immigrati, – piuttosto che contro gli imperialisti che hanno scatenato le guerre che hanno creato il problema dell’immigrazione’’ 2. La sinistra anarcoide e russofoba è la prima procacciatrice di voti dell’estrema destra anti-immigrati. Complice del nazionalismo etnico per queste (gravi) ragioni:
– L’appoggio alle guerre imperialiste statunitensi. Il Partito democratico ‘’yankee’’ – dal 2012 al 2016 – ha cancellato dalla cartina geografica intere nazioni col plauso dei neoconservatori e del Sionismo Razzista israeliano.
– La trasformazione della socialdemocrazia occidentale in un grande ‘’partito azienda’’. Dietro il volto dell’accoglienza si nasconde il capitalismo delle ‘’organizzazioni non governative’’, lo sradicamento di massa e la depoliticizzazione pianificata di milioni di migranti.
– I loschi accordi con le mafie, autoctone e non. Il ‘’giornalismo di regime’’ (specie quello vicino al Pd) ha occultato la globalizzazione della criminalità organizzata sulla pelle, guarda caso, dei dannati della terra.
La soluzione non è il ritorno al “capitalismo produttivo” (come pensa Thierry Meyssan), ma la transizione ad una economia socialista. La lotta del lavoro migrante è uno schiaffo in faccia agli anarcoidi dell’accoglienza funzionale alle logiche capitaliste; la liberazione dei paesi coloniali rappresenterebbe la definitiva sconfitta dell’ imperialismo eurocentrico e del neoliberismo angloamericano. L’Occidente, con i suoi mostriciattoli (sionisti, lobby LGBT, femminismo imperiale, neofascismo e razzismo populista), divora se stesso.

La lotta del lavoratore migrante è un passo avanti per l’indebolimento dell’imperialismo


https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-immigrazione_guerre_occidentali_e_sfruttamento_imperiale_sradicano_milioni_di_persone/82_24802/

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Fonte foto: Pressenza (da Google)

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