L’inesistente “affaire” Fazio

Non esiste alcun affaire Fazio. La definizione dei termini della questione consiste, piuttosto, nel chiarire i diversi equivoci che si sono creati attorno ad essa, e che provengono da più parti. Provo, dunque, a farlo, analizzando quelli che mi sembrano i punti principali.

 

  1. Fazio, come lui stesso ha dichiarato, continuerà a fare per Discovery quello che faceva in Rai. Appunto. Partiamo da qui.

 

  1. Che tipo di giornalista è Fabio Fazio, presunto novello martire della libertà di espressione? La versione del pluralismo che egli incarna è il falso pluralismo che si muove sempre e solo all’interno delle opzioni di pensiero previste e consentite; è da sempre il campione del conformismo e delle interviste precotte, che non porrebbe una domanda scomoda nemmeno sotto tortura. È il simbolo per eccellenza di un servizio pubblico che tale non è da tempo e che ha messo al centro i Gramellini e i Burioni, cioè i più feroci alfieri del pensiero conforme, al quale hanno portato in dote il moralismo edificante con il marchio rispettivamente del giornalismo brillante (sarà…!) e dello scientismo più accanito. In effetti i due personaggi citati sono altamente rappresentativi del tipo di “narrazione” (per scomodare un termine usato proprio da Fazio) che sono chiamati ad allestire, visto che hanno presidiato la propaganda guerrafondaia occidentale e le politiche vaccinali durante la crisi Covid conoscendo come solo metro la ridicolizzazione di ogni forma di critica. Gramellinismo benpensante e burionizzazione elitaria del sapere sono assi portanti di questo tipo di televisione che ci vuole coraggio a definire plurale. O meglio, si tratta del tipico pluralismo liberale, che in realtà coincide con il perimetro del senso comune e, a proposito di narrazioni, salvaguarda quella ufficiale.

 

  1. Il servizio pubblico insomma non è di per sé leso dalla “perdita” di Fazio. Piuttosto, la Rai è da tempo terreno di logiche spartitorie e di lottizzazione. Non ci troviamo di fronte a una novità. Sulla dinamica ci sono versioni diverse, verosimilmente Fazio ha ricevuto delle pressioni, certamente una interlocuzione con Discovery era già stata avviata, più probabilmente ha preso atto che il vento è cambiato. Se le logiche di occupazione politica degli spazi informativi della televisione “pubblica” sono sempre le stesse, il presunto affaire non è altro che un cambio di corrente. Questo, per altro, avviene nel quadro di in una deriva sempre più orwelliana dell’informazione, per cui, a fronte dell’apparente e dichiarato pluralismo, gli spazi del discorso pubblico sono in realtà sempre più compressi e angusti e il confine tra pubblico e privato sfuma. Insomma Fazio può proseguire senza problemi come prima e meglio di prima, con ingaggi stratosferici, ricollocandosi altrove. O qui o lì, la minestra è sempre la stessa e per lui il posto non manca di sicuro. Buono per tutte le stagioni all’interno del mainstream, ben poco importa se Rai o Discovery. Ovviamente l’attuale destra di governo cerca di rafforzare il suo controllo sull’informazione secondo i noti e collaudati meccanismi delle lottizzazione. La questione di fondo è se possa ambire ad una egemonia culturale che al momento rimane lontana, basti vedere la sudditanza atlantista.

 

  1. Non si scomodi, comunque, per Fazio il termine censura nell’epoca di Assange. Semmai lo si usi per il trattamento riservato a Carlo Rovelli. Giusto per ribadire quale sorte sia riservata a chi demistifica la narrazione ufficiale, e quale a chi la corteggia.

Fazio, Saviano e Burioni: quelli con la verità sempre in tasca

Fonte foto: da Google

6 commenti per “L’inesistente “affaire” Fazio

  1. Giovanni
    16 Maggio 2023 at 13:30

    Vale la pena ricordare che Carlo Rovelli che citi nel finale è, ma soprattutto resta, questo qui.

    Io non me ne dimentico certo e neppure mi fido.

    • ndr60
      17 Maggio 2023 at 12:41

      Purtroppo molti di estrema (?) sinistra, vera o presunta, confondono cosmopolitismo e internazionalismo e, soprattutto, non tengono conto del fatto che le rivendicazioni delle classi subalterne siano rese più fattibili all’interno di stati-nazione con governi rappresentativi, casualmente l’esatto contrario della UE.

      • Pier Paolo Caserta
        23 Maggio 2023 at 19:06

        Concordo senz’altro, sia sulla grave confusione tra cosmopolitismo e internazionalismo, con il primo termine che qualifica la sinistra di sistema, sia, ovviamente, sulla natura oligarchica dell’UE, strumento perfetto della “governance” neoliberale tecnocratica, che è visceralmente anti-democratica.

    • Pier Paolo Caserta
      23 Maggio 2023 at 18:59

      Naturalmente non era nello scopo della mia riflessione una ricognizione complessiva della figura di Rovelli. Mi sono limitato a osservare che nello specifico ha formulato pubblicamente posizioni sulla guerra critiche nei confronti della narrazione ufficiale e puntualmente è stato censurato.

  2. Enza
    16 Maggio 2023 at 16:57

    Ottimo !
    Riguardo a questo signore, ricordo di aver letto un arguto e graffiante quadretto in un blog che si chiudeva con l’ironico riferimento ad un ipotetico libro a firma FF , dal titolo ” Il conformista assoluto”.
    Era un intoccabile e inamovibile insieme al suo traino ossia Lucianina.
    A tutto c’è una fine. Amen.
    Ritengo la questione Rovelli con cui si chiude l’articolo, molto più inquietante.
    Ho avuto modo di leggere il testo delle due lettere che il censore, Riccardo Franco Levi, ha indirizzato al fisico, prima per escluderlo dall’incarico alla Fiera di Francoforte, poi per rinnovargli l’invito, ritrattando…
    Penose è dir poco.

  3. ndr60
    24 Maggio 2023 at 9:34

    La trasmissione di Fazio è (era) il perfetto esempio di falso contro-canto di raitre rispetto alla rete ammiraglia raiuno e della messa di Vespa.
    Due conformismi, uno di dx e l’altro di sx o, meglio, di ciò che la sx è diventata negli ultimi 30 anni.
    Non a caso, sugli argomenti davvero dirimenti (vaccini, guerra, ecc.) erano del tutto sovrapponibili.

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