Il pusher della porta accanto

Da decenni il governo americano è impegnato in una lotta condotta con tutti i mezzi e senza quartiere contro la droga. Una guerra, peraltro, di puro contenimento, che non ha ridotto per nulla la  consistenza e le risorse del nemico; ma che, però, tende a perpetuarsi nel tempo perché, almeno agli occhi della pubblica opinione, si svolge, come dire, “altrove”. Periferie o quartieri a rischio delle grandi metropoli; un mondo di emarginati in cui pusher e consumatori sono figure intercambiabili, vittime/complici di una criminalità diffusa ed esistenziale; e poi il nemico esterno in cui si confondono mafie internazionali, criminali neri o sudamericani e i coltivatori di coca o di oppiacei del terzo mondo. E una guerra in cui povertà e criminalità si sostengono a vicenda; sino a riempire con due milioni di persone le carceri americane.

Nel contempo, però, il Nemico entrava dalla porta principale. Assumendo le nostre sembianze. Non più il fornitore occasionale di crack al pregiudicato sempre predisposto ad azioni criminali o di eroina al relitto umano ansioso di felicità occasionali. O il fornitore di fiducia di cocaina al produttore di Hollywood ansioso di sempre nuove conquiste. Ma piuttosto il medico di fiducia o il farmacista dell’angolo ansiosi di lenire, dietro regolare ricetta, il tuo mal di testa o di schiena con l’oppiaceo prodotto dalle grandi ditte farmaceutiche. E nella totale assenza di controlli e di verifiche.

Ora, questi prodotti avevano sin dall’inizio tre caratteristiche mortifere. Primo, di determinare un fortissimo grado di dipendenza.  Secondo, di essere a forte rischio di overdose. Terzo, di non avere a disposizione metadoni o altre vie d’uscita.

Pure la cosa è andata avanti per anni e anni, senza suscitare allarmi o reazioni. In un giro di omissioni e di complicità che comprendeva sia le autorità federali e locali sia le grandi aziende farmaceutiche, sia le associazioni mediche; a titolo individuale e collettivo.

Tutto normale, in apparenza. Ma anche tutto foriero di una catastrofe senza precedenti. Nel 2017, 48000 morti; 500000 previsti nei dieci anni successivi. Poco meno di 10 volte la guerra del Vietnam.

Per ora, il contraccolpo sono state le cause avviate dagli stati e dalle collettività di utenti. Per una di queste la Johnson and Johnson ( quella dei prodotti per bambini) verserà, senza fiatare, circa 600 milioni di dollari allo stato dell’Oklahoma. Ma ce ne sono ancora pendenti circa 2500. Fino a cominciare a travolgere altre grandi società farmaceutiche. Una di queste- la Purdue farma- non solo si è dichiarata disposta non solo a versare 12 miliardi di dollari ai ricorrenti ( ancora, stati e collettività locali) ma anche a trasformarsi in un trust controllato da loro ( previa distribuzione degli utili a dirigenti e azionisti). Proposta respinta dagli interessati. Indagini avviate dalle procure di New York e della Pennsylvania. Mentre si prevede che le penali imposte alle ditte potrebbero arrivare a superare i 500 miliardi di dollari.

Quanti di questi soldi arriveranno nelle tasche delle vittime ? Quali percorsi di uscita dalla dipendenza saranno a loro disposizione ? Il riscatto si limiterà al pagamento risarcitorio o avrà anche riflessi penali ? Ci saranno modifiche ad un sistema insieme costoso e inefficiente ? O almeno quel minimo di autocritica al suo interno ?

Per ora, dominano il silenzio e l’incertezza; a voi di capire il morale della favola.

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Fonte foto: France 24 (da Google)

 

 

 

 

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