Se il ragionamento non ferma la guerra, figuriamoci la sua assenza

Molti pensano che non sia di alcuna utilità raggiungere un minimo di chiarezza sulle cause della guerra in corso, perché, sostengono, ormai la guerra c’è e capire perché sia iniziata non serve a nulla, non serve a fermare la guerra. Io non so dire come questo vuoto incantatore si sia potuto impadronire anche di alcune menti acute. Non è infatti possibile che la comprensione delle cause sia indifferente alla valutazione delle conseguenze e anche alle ipotesi di soluzione.

 

Inquadrare correttamente la vicenda bellica in atto come una guerra Russia – Nato a guida Usa non è affatto un dettaglio e ha ricadute, dovrebbe averne, anche in ordine agli atteggiamenti che dovrebbero portare fuori dal conflitto, mentre proprio il misconoscimento della sua natura ci sta portando sempre più dentro la catastrofe e va nella direzione dell’ulteriore allargamento. Dicono, ancora: ma questo tuo ragionare mica ferma la guerra. Come se il loro non voler ragionare scansasse le bombe! Come se battersi i pugni sul petto per Putin-Hitler fermasse invece la guerra. E io, credo, anzi, che sia semmai quest’ultimo atteggiamento ad essere il più idoneo ad approfondire il disastro, perché la loro “ferma condanna” è la reazione emotiva e soprattutto unilaterale che intende suscitare la nostra mediocre classe dirigente, che stolidamente vuole armarsi fino ai denti per assecondare il progetto statunitense e dell’èlite anglosassone di ingrossare la guerra per impantanare la Russia in una guerra lunga anni. Siamo, quindi, inevitabilmente ricondotti alla natura del conflitto in corso come ulteriore capitolo della competizione globale Usa-Russia e alle conseguenze del suo riconoscimento, che non possono essere indifferenti e non sono affatto irrilevanti.

 

Torno su argomenti già esposti anche perché ogni volta si affacciano, sugli spazi social, gli stessi commenti e io non pretendo di avere la risposta a problemi enormemente complessi, ma ho sempre ritenuto di dovermi far carico della complessità, mettendo di certo in conto di sbagliare, ma sapendo almeno quali sono gli errori garantiti che non voglio fare: quelli della cattiva fede, della cattiva coscienza e della semplificazione.

 

Comprendere le cause profonde non può essere irrilevante, non lo è mai. Non comprenderle, non volerle comprendere, porta all’assenso cieco a “cause” apparentemente giuste e proprio per questo la risposta im-mediata suscitata è così efficace! L’Europa avrebbe potuto e dovuto giocare un ruolo diverso. Potuto e voluto, ma manca del tutto l’elemento della volontà. Non ha inteso e al momento non intende farlo. Come in Siria, c’è sempre una ragione indifferibile, sempre una battaglia di civiltà che pretende la trasformazione delle voci critiche in traditori, sempre una nuova jihad alle porte contro la quale mobilitare le coscienze democratiche e contro la quale adunare le truppe! Guardate bene come si muovono già certi foglietti propagandistici online, la nuova guerra santa che viene da est (il male assoluto poi viene sempre da oriente, no?), ecco come contano di preparare le coscienze per un conflitto di lunga durata, queste sono guerre che durano anni, come in Siria. Così vogliono gli Stati Uniti; e l’Ue e suoi Stati guida si stanno facendo inghiottire in una guerra per procura. Ma cosa c’entra questo infame e ottuso militarismo con la soluzione della drammatica crisi ucraina? Non ne è, proprio al contrario, una concausa? Io non ho le risposte, ma perché sono drammaticamente sparite le domande? Ma ci rendiamo conto di quanto l’occidente si restringerà e si rinchiuderà in sé stesso continuando su questa strada?

 

L’apparato messo in moto per bollare come “complice” qualunque voce ragionante e per liquidare la lettura di fatti complessi è imponente per massa critica, e pazienza se la sua qualità lascia palesemente a desiderare. In cima allo sciocchezzario di Gramellini e dei gramellinizzati c’è l’affermazione che la geopolitica sarebbe una forma di giustificazione. Secondo questa tesi, chiamare in causa la geopolitica equivale a giustificare l’aggressione. Si tratta, appunto, di una scemenza, raccontata in malafede, che fa parte di un più ampio attacco agli strumenti necessari per orientarsi nella complessità. La geopolitica è infatti uno degli strumenti analitici per capire un conflitto. Dico uno strumento, e infatti non penso che sia l’unico, ma di certo non ha lo scopo di giustificare niente e nessuno (e perché mai, poi…), ma di porsi al servizio della comprensione. Al contrario della semplificazione, che è al servizio della rimozione, delle prese di posizione emotive e compulsive, della propaganda, delle strade chiuse e rovinose per i più, che i potenti decidono di seguire, della guerra.

 

La propaganda si avvale di tutti i mezzi a disposizione. Numerose testate, o meglio fogliacci online che nemmeno vale la pena menzionare singolarmente, continuano a spingere senza sosta sulla narrazione unilaterale del conflitto non esitando a usare concetti e rappresentazioni come “Male assoluto” o “democrazia contro autocrazia”. Il Male assoluto! Sono vecchi e noti armamentari retorici di guerra, aggiornati ai tempi. Mi chiedo se simili testate si rendano conto che, se non già ora, alla giusta distanza prospettica appariranno per quello che sono, e cioè guerrafondaie. Ma io credo che lo sappiamo e ben poco se ne importano. Sono ovviamente organiche e penso non vada sottovalutato che questa ignobile degenerazione dell'”informazione” (le virgolette sono d’obbligo) si spiega nella cornice del capitalismo digitale egemone. L”informazione” ha infatti recepito la promessa e la garanzia totalmente deresponsabilizzante dell’oblio (all’occorrenza anche della cancellazione), perché ogni cosa scivola subito via. In questo modo, tutto si gioca in un eterno presente nel quale si inseriscono tanto il gioco delle contrapposizioni manicheistiche che l’amputazione della dimensione temporale e quindi la rimozione di un parte della verità (tesa a ostacolare qualunque discorso sulle cause); entrambe preparano il terreno per le decisioni di guerra. Siamo dunque in presenza di un mix di volontaria alterazione della verità, propaganda di guerra e vigliaccheria.

 

Il lavoro di occultamento della verità deve essere tanto più incessante, perché l’idea che si sta supportando è completamente pazzesca e controproducente per chi è chiamato a crederla vera. Inutile girarci attorno, il punto nodale è che si sta affermando l’idea, dettata dagli Stati Uniti, di piegare la Russia militarmente, attraverso una guerra per procura di non breve durata. È una idea completamente insana, che non ha alcuna proporzionalità con la soluzione della crisi ucraina e, anzi, è funzionale a prolungarla e intensificarla.

Guerra Ucraina-Russia, media: colpito ospedale pediatrico Kiev -  Adnkronos.com

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