Renzi, Zingaretti e la politica nell’era “post-ideologica”

Renzi farà il suo partito. La faccenda non mi tocca personalmente, figuriamoci. Sono anni che non mi sento rappresentato da nessuno e quindi non voto (anche se, dal punto di vista della tattica politica, questo è un errore; ma non sono un politico e comunque non me la sento).

Tuttavia la cosa non può non incuriosire. Quando si fonda un nuovo partito, alla base ci dovrebbe essere una visione del mondo, una filosofia politica, e quindi anche progetti politici diversi rispetto a quelli presenti. E dunque: 1) Renzi si differenzia da Zingaretti per la cruciale questione della politica estera? No, entrambi professano salda fedeltà (in verità sudditanza prona) alla Nato (leggasi USA) e all’UE (leggasi Merkel-Macron). 2) Si differenzia per la politica interna? Neanche! entrambi si dichiarano saldamente liberali e progressisti, ossia sostenitori dell’economia di mercato con, forse ma non è neanche detto, qualche timidissima correzione del tutto ininfluente sugli assetti strutturali. In altri termini è l’economia che comanda e la politica si riduce a pura goverance. 3) Si differenziano forse per la questione alleanze? Neppure! entrambi sono stati fautori del governo Conte 2 coi 5 stelle. 4) Allora hanno posizioni diverse sulla cruciale questione antropologica? Men che mai!. Il loro credo è benissimo espresso dall’ineffabile Monica Cirinnà e da Scalfarotto, circa le questioni della definizione di famiglia, del gender, del matrimonio gay, dell’utero in affitto e via elencando.

Dunque, contenuti ZERO. E allora a che fine? Sorge il “sospetto” che non si tratti d’altro che di una guerra per bande, dove racket diversi ma nello stesso tempo identici si combattono per l’egemonia. Questa, ormai, è la politica nell’era della cosi detta, falsamente, post-ideologia. E le cose non sono molto diverse dall’altra parte, ovviamente.

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Fonte foto: La Stampa (da Google)

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