Tutti i giorni che Dio li manda, come si suol dire, assistiamo a fatti (diciamo pure fattacci) di cronaca di vario genere che testimoniano del processo di progressivo e, a mio parere, inesorabile spappolamento di questa nostra società.
Uno però in particolare mi ha colpito, e cioè quello della donna di Crema che si è tolta la vita dandosi fuoco per la strada di fronte ai passanti che invece di aiutarla o chiamare soccorsi (con l’eccezione di un uomo) si sono messi a filmarla mentre bruciava viva con il telefonino.
Una volta ci si scandalizzava quando un corpo senza vita (senza essere sicuri che lo fosse) restava per ore sul ciglio di un’autostrada nell’indifferenza di migliaia di persone che continuavano a sfrecciare facendo finta di nulla o voltandosi dall’altra parte (occhio non vede, cuore non duole…). Era la società dell’indifferenza, così si diceva.
Ora invece abbiamo fatto un salto di qualità. Dalla società dell’indifferenza verso il prossimo alla società dello spettacolo dove il prossimo diventa oggetto della nostra vis pornografica. Se non troviamo la situazione più adatta per farci un selfie o raccontare la nostra “storia” su facebook, quale migliore occasione se non quella di filmare un essere umano che si dà fuoco?
Su una ventina di persone che passavano di lì soltanto una, un uomo che si trovava lì per caso come tutti gli altri, si è precipitato verso la donna per cercare, invano, di spegnere le fiamme. Casuale? No, non può essere casuale, è evidente.
Così siamo ridotti. Così ci hanno ridotti. Così ci siamo ridotti.
Sarebbe troppo facile per tutti noi ora dire “Se ci fossi stato mi sarei comportato diversamente, avrei cercato di aiutarla oppure avrei chiamato soccorsi!”. Sta di fatto che solo uno ha cercato di salvarla e gli altri venti o quanti erano si sono messi a filmare la scena con quei maledetti smartphone.
La mia opinione, come dicevo nell’incipit, è che questa società sia fottuta. Del resto, una società civile relativamente sana non può fondarsi solo sul profitto, il denaro, il consumismo, la mercificazione assoluta, la competizione sfrenata per accumulare ricchezze (destinata al fallimento e alla conseguente frustrazione per la maggioranza delle persone…), per fare carriera, per la visibilità mediatica, per l’affermazione sociale costi quel che costi. Una società siffatta è destinata a degenerare sempre più ma, purtroppo (e sottolineo, purtroppo), non a perire. Non può che continuare così, in assenza di alternative, precipitando sempre più in basso. Una lenta cancrena destinata a riprodursi e ad incancrenirsi sempre più.
Sono contento di aver vissuto, anche se per un breve periodo, un’altra epoca.
Fonte foto: Corriere (da Google)