Libertà

Per comprendere l’attuale condizione bisogna integrare le categorie marxiane con nuovi paradigmi. Decodificare il presente con il semplicismo manicheo rischia di indurre  in errore e di cadere in giudizi irrazionali. Il grande inganno in cui siamo è nel far apparire razionale l’irrazionale e  nel far coincidere la libertà parola abusata e poco pensata in semplice esecuzione di scelte “apparentemente libere”, ma in realtà abilmente manipolate.

Spinoza ci viene in aiuto. Immaginiamo una pietra che possa volare, se le si chiedesse quale sia la causa del volo direbbe “se stessa”, in realtà è stata lanciata da una mano invisibile di cui non ha contezza. Oggi ci troviamo in una condizione simile e peggiore: molte scelte libere sono inconsapevoli, si è parlati dal sistema che in modo, assolutamente nuovo, induce a scelte di cui non si conoscono le cause. Siamo minacciati da un sistema che inibisce la formazione di spazi interiori  che favoriscono la capacità di ricostruire la genesi delle scelte. Tutto ciò è favorito dalla formazione umana sempre più “blanda” e dall’azione continua degli slogan “libertari” che si ripetono senza essere discussi. La libertà è autentica o ha maggiori possibilità di esserlo se vi sono  i corpi medi dove si può capire il contesto storico e discernere con chiarezza scelte, gusti e abitudini e  uscire, in tal modo, dalla retorica manichea dei diritti universali. I corpi medi sono stati indeboliti fino ad essere presenze formali svuotate di ogni senso e contenuto. Senza i corpi medi e con una istruzione-formazione discutibile a cui bisogna aggiungere l’attacco continuo ad ogni forma di autorevolezza-autorità non vi è libertà ma una copia ben rimaneggiata di essa.  L’autorevolezza-autorità non dev’essere associata in modo pregiudizievole a forme di autoritarismo: per crescere e formarsi bisogna essere contenuti e nel contempo è necessario avviare con gradualità un sano dialogo con i soggetti in formazione, in modo che possano comprendere la validità delle regole, le quali  non sono finalizzate all’oppressione autoritaria, sempre da condannare, in quanto lede la dignità della persona, ma alla cura del soggetto in crescita.

In un momento, quindi, in cui regna il vuoto, le scelte libere possono essere dubbie. La libertà è pienezza ontologica e gnoseologica. La qualità delle scelte è fondamentale, esse dipendono dalla consapevolezza della complessità del contesto in cui siamo gettati e dall’ideologia in cui siamo situati.

Uscire dalla narrazione fiabesca del tempo presente non è facile per nessuno: in questi giorni si tifa per i mondiali del Qatar: sono 6.500, i numeri non sono certi, i lavoratori morti nei dieci anni di preparazione al mondiale. I lavoratori sono nei fatti in uno stato semischiavistico, dipendono dal sistema della kafala, ovvero lo sponsor gestisce le loro povere vite. Il padrone  con la kafala è il tutore legale  del lavoratore similmente ad un minore. Dietro la bandiera arcobaleno si consumano tragedie che non vediamo, ma sono tra di noi.

Essere liberi è praticare l’intero e non la parte. Nessun caso di cronaca o evento va giudicato, primario è capire e formare nuove categorie interpretative funzionali a razionalizzare la nostra realtà storica, se si utilizzano categorie storicamente superate si precipita nella derealizzazione e ciò non può che consolidare il sistema. Il compito è arduo, pertanto non possiamo che ringraziare coloro che si assumono l’onere di fondare spazi di discussione, anche e specialmente online, nei quali nessuno è sottoposto a giudizio, ma tutti faticosamente danno il loro apporto per decodificare il presente e formare insieme nuove categorie per razionalizzare il presente, ed essere, di conseguenza, meno vittime dello stato presente e avanzare verso una nuova forma di cittadinanza attiva e consapevole.

Il punto nodale del comunismo, a mio avviso, consiste nella partecipazione che prepara alla libera decisione nel pubblico e nel privato. Ogni forma di libertà e piacere impacchettato dall’alto e offerto alla mangiatoia dei sudditi non è libertà, ma un diverso modo di dominare i sudditi. Ritengo, è solo il mio giudizio, che spesso le persone che si reputano libere sono dei semplici esecutori del sistema. La sovrastruttura con i suoi slogan libertari è organica alla struttura economica che ci vuole consumatori e atomi di piaceri, scelte e progetti decisi in un altrove che non vediamo concretamente, ma che agisce in modo continuativo. Platone nel Filebo ci insegna che il piacere senza limiti nega se stesso, in quanto il soggetto non lo concettualizza. Oggi il sistema domina con l’illimitato, per cui il piacere è più un mito che una realtà.

Siamo tutti vittime e complici inconsapevoli, per cui dove vi sono spazi nei quali possiamo esprimerci, a volte il sottoscritto può essere frainteso, ma questo è parte della normale dialettica, dovremmo impegnarci per fare dell’ascolto la nostra stella polare con la quale condividere pensieri e opinioni che carsicamente possono contribuire a vivere in una comunità di persone che rigettano ogni forma di violenza e lo testimoniano con il dialogo e la fatica di pensare un presente che ci sfugge nella sua liquidità nichilistica, ogni nostro contributo può favorire la consapevolezza delle nuove generazioni e di tutti, pertanto abbiamo un lungo lavoro da svolgere senza la pretesa di essere la verità, ma possiamo contribuire ad essa.

Che cos'è la libertà - Noi Siamo Futuro

Fonte foto: da Google

17 commenti per “Libertà

  1. gino
    2 Dicembre 2022 at 15:59

    1) io non uso mai il termine “libertá”, lo usano a iosa i liberisti e i “libertari” (o anarco-capitalisti) i quali, tracimando dall´ambito economico e per giustificarlo, approdano a visioni antropologiche errate basate sulla dominanza totale della scelta individuale. sono visioni che negano oggetto, materia e scienza, sono “idealismi” imparentati con la sfera religiosa.
    io sono abbastanza determinista, quindi credo piú agli “arresti domiciliari” che alla “libertá”: col bagaglio di genetica, input diretti culturali e casuali-esperienziali che abbiamo, alle nostre scelte forse resta al massimo un “fine tuning” ma il grosso é giá determinato.

    2) vedo che nel finale si torna di nuovo sul pericoloserrimo “piacere”… ma dove sta sta presunta illimitatezza del piacere (presuntamente causata e voluta dal sistema) di cui parla l´autore?
    in ambito sessuale non c´é nella teoria e men che meno nella pratica. lo sa l´autore che, ad esempio, studi fatti in usa e giappone mostrano che rispettivamente il 31 e il 40% dei 18-40enni dichiara zero attivitá sessuale negli ultimi 2 anni (almeno)?
    io ne ho sempre vista troppo poca di attivitá sessuale (a causa di un´azione attiva in questo senso del “sistema”), se l´autore ne vede troppa (a causa di un´azione attiva del sistema):
    – qualcuno di noi due vive in una realtá parallela
    – vuol dire che l´autore vorrebbe un´attivitá sessuale ancor minore della giá poca che vedo io.
    ma se é troppa, perché l´immane successo della prostituzione e, soprattutto, della pornografia? l´autore direbbe “é il sistema che spinge in quel senso”.
    ok, allora non resta che andare a vedere come funziona la sessualitá in contesti dove non c´é un sistema che spinge in quel senso, dove la sessualitá é lasciata dispiegarsi spontaneamente.
    ecco perché nell´altro articolo citai gli “indios” (e fui calunniato di “primitivista d´accatto”): era solo una verifica scientifica.
    io sono 40 anni che sento dire (da gente anziana, fuori dal “mercato”) “oggi giri l´angolo e c´é una donna che ti salta addosso” e sono veramente stanco perché la realá é molto ma molto ma molto diversa. perfino in brasile é diventato difficile, qualcuno ne sará felice 🙂

    p.s. freud disse che la sessualitá ha in sé per NATURA il suo limite: dopo l´orgasmo per N ore o giorni non hai piú voglia e non funzioni.
    bisogna tornare a studiare psicoanalisi ed etnologia per stabilire qual´é la quantitá “giusta” di sessualitá.

    p.p.s. nell´altro articolo qualcuno s´é irritato per un mio accenno alla mia vita personale (io lo so il perché…). beh secondo me dovremmo mettere in pubblico le nostre vite personali perché cosí si capiscono al volo molte cose circa le idee delle persone. le idee non valgono nulla senza la “scheda antropologica” della persona che le professa.
    bisognerebbe agire come gli etnologi i quali, al primo contatto con una nuova tribú, anzitutto compilano la scheda antropologica, POI viene tutto il resto.

    • Giulio Bonali
      3 Dicembre 2022 at 8:45

      A parte gli apprezzamenti per la psicoanalisi (che ritengo pseudoscienza irrazionalistica reazionaria) e la pretesa che chi espone le sue opinioni in materia di attività sessuale debba previamente esporre le sue pratiche in materia (“privacy” é per me una tipica parolaccia politicamente corretta che mi fa schifo, ma ritengo sia sempre da rispettare il senso del pudore variabilmente sentito da ognuno), condivido buona parte delle considerazioni di Gino (per la cronaca per parte mia sono determinista “ferreo” e ritengo che il determinismo stesso, lungi dall’ essere incompatibile con l’ etica come comunemente ma secondo me erroneamente si tende a credere, ne sia anzi una inderogabile conditio sine qua non; se qualcuno volesse sarei ben contento di discutere sull’ argomento).

      La pretesa di imporre agli altri l’ ascetismo -più o meno spinto- e la repressione degli “insindacabili” comportamenti personali che non offendono o danneggiano ingiustamente nessuno sono indubbiamente iniqui ed eticamente malvagi e fanno un pessimo servizio alla lotta contro il capitale per la giustizia e il progresso.
      Però in questo e altri articoli di questo autore mi sembra di leggere in realtà una critica agli aspetti qualitativi piuttosto che quantitativi del consumismo sessuale diffuso (almeno a livello “meramente teorico”; personalmente non sarei pessimista quanto Gino circa la praticabilità reale oggi di una sana e razionalmente controllata attività sessuale, anche ingente se lo si vuole e lo si può; ma qui si tratta sostanzialmente di mere impressioni soggettive); consumismo sessuale acritico e irrazionale che comunque mi sembra parte integrante e non secondaria dell’ ideologia dominante (almeno qui in occidente).
      Mi sembra che giustamente da parte di questo autore si critichi soprattutto la diffusa ideologia (in larga misura di ascendenza freudiana) per la quale gli istinti naturali sarebbero tutti sempre e solo fisiologici e mai patologici e dovrebbero essere sempre acriticamente soddisfatti (o meglio: si dovrebbe fare di tutto per soddisfarli, cosa in ampissima misura impossibile in quanto in gran parte reciprocamente contraddittori e incompatibili), fregandosene altamente delle EVENTUALI conseguenza negative per se stessi (future più o meno a lunga scadenza) e per gli altri (presenti e/o future), pena pretese “turbe psichiche” più o meno gravi; e che non debbano affatto essere, come invece sono convinto per parte mia, “razionalmente controllati”; cioé in un certo senso “dominati” come si domina la natura extraumana assecondandone e impiegandone adeguatamente a scopi intenzionali le inderogabili leggi (Engels), e dunque in certi casi necessariamente “repressi” a vantaggio di altre più sane e/o più eque esigenze comportamentali in tali circostanze con essi incompatibili.
      Non mi sembra che Salvatore Bravo predichi l’ astinenza e l’ ascetismo ma invece condanni il consumismo sessuale ACRITICO e “miope” (effettivamente praticato o solo preteso e più o meno ampiamente di fatto frustrato) come unico imperativo morale in materia nel quadro degli pseudovalori capitalistici dominanti sintetizzabili nello slogan “produci, consuma e crepa” per perorare la causa (anche in questo campo) di un comportamento razionale, responsabile verso se stessi e verso gli altri, realmente appagante, “lungimirante” (ma, oltre a detestare la ridicola posizione di “indesiderato avvocato di ufficio”, potrei certamente sbagliarmi nell’ interpretarne il pensiero; e allora lo inviterei caldamente a fare chiarezza in proposito, visto che le sue convinzioni vengono interpretate di fatto fra i lettori de L’ interferenza in maniere fortemente contrastanti).

      P. S.: per la cronaca, personalmente (sono ateo ma) ho conosciuto, per quanto superficialmente, oltre che qualche prete libertinissimo (tipico predicatore “””bene””” e razzolatore “””male”””), anche almeno un prete ampiamente tollerante verso i comportamenti sessuali dei “fedeli”.

      Grazie a entrambi.

      • Salvatore Bravo
        3 Dicembre 2022 at 14:38

        Non ho abitudine a rispondere, ma il testo è chiaro nel suo intento: il piacere è un mito, non reale, con cui il potere-dominio domina e controlla, è alienato e curvato al solo valore di scambio, è simbolicamente caricato di simbolismi legati al dominio. Il problema reale del dominio che vuol formare personalità liquide con il sesso virtualmente facile è che mediante esso si educa al consumo immediato e riflesso. Si rende la coscienza e l’azione semplici coazioni a ripeter che confermano il potere. Per me l’ascetismo, che non considero uno scandalo, è oggi più trasgressivo del porno potere che occupa l’immaginario con una libertà e con piaceri vergati nella forma del mercato. Il dramma è la rovina di un’intera civiltà che precipita in una derealizzazione tale in cui ciò che appare sembra buono senza che vi sia mediazione della coscienza. La libertà dell’essere umano non è assoluta, ma limitata, secondo me, è possibile mediante una adeguata formazione paideutica ritagliarsi spazi interiori di libertà con il dialogo socratico. Oggi tutto lavora contro tale possibilità. Mi spiace dei fraintendimenti. Salvatore Bravo,

      • salvatore
        3 Dicembre 2022 at 14:52

        L’ascetismo in campo erotico e dei consumi oggi è una forma di massima trasgressione.

        • Giulio Bonali
          4 Dicembre 2022 at 17:40

          Con tutto il rispetto (sincero) per chi scelga consapevolmente e meditatamente di praticare l’ ascetismo (che convengo essere davvero, oggi qui in occidente, molto più trasgressivo del libertinismo), i rivoluzionari, contrariamente ai narcisisti individualistici (più o meno “dannunziani” o “nietzchiani” o “altro”) non si compiacciono di “trasgredire”, ma faticosamente cercano (collettivamente, non individualmente) di distruggere per ricostruire.
          Mi scuso per il predicozzo (probabilmente del tutto pleonastico, me ne rendo conto), che non intende essere moralistico (ma, almeno nelle mie intenzioni, autenticamente etico).

          Concordo in pieno che “La libertà dell’ essere umano non é assoluta, ma limitata, secondo me, é possibile mediante una adeguata formazione paideutica ritagliarsi spazi interiori di libertà con il dialogo socratico. Oggi tutto [tutto il pensiero e la realtà dominante politicamente corretta, che per fortuna non esaurisce completamente la realtà in toto ma “soltanto” quasi, N.d.R.] lavora contro tale possibilità”.
          Viviamo tempi cupi, dobbiamo essere molto forti.

  2. Paolo
    3 Dicembre 2022 at 19:26

    Sul piacere – che comprende anche il piacere sessuale ma va inteso nel senso lato erotico del termine – concordo con l’autore che è diventato un “must”, anzi il primo “must” per l’individuo consumatore.

    Mentre nell’economia produttiva fordista al lavoratore si indicava come valore il sacrificio e si demonizzava il piacere, nell’economia attuale, basata sul consumatore, l’edonismo è funzionale alla crescita globale.

    L’obiezione che però vi è meno sesso “libero” è reale, ma non coglie l’elemento chiave che il piacere erotico promosso come “must” non è il “free sex”, ma un’esperienza di consumo mediata dal denaro con varie modalità.

    Modalità delle esperienze di consumo erotico da distinguere tra virtuali e reali. Man mano che si passa dal virtuale al reale serve più denaro per realizzare l’esperienza perchè l’esperienza erotica reale è sempre più un lusso.

    A livello virtuale il piacere ottenuto con l’esperienza erotica parte dalle immagini immesse sui social, per esempio Instagram, con la soddisfazione del piacere femminile ad essere ammirate e maschile a sognare guardando.

    Si passa poi al porno on-line per arrivare ai vari servizi, come quelli di cam girls e di onlifans e di servizi privati contrattati sui social. In questi servizi a pagamento il virtuale si mescola al reale con la presenza di due persone in carne e ossa ai due lati dello schermo.

    Arrivando al reale vero e proprio, oltre alla prostituzione tradizionale, che non è certo una novità, con il turismo sessuale, maschile ma anche femminile, etero ma anche lgbt+, vengono realizzate esperienze erotiche in altre culture e civiltà, il che però comporta un viaggio, e quindi già una superiore capacità di spesa.

    Capacità di spesa che sale ancora nelle esperienze con “sugar baby” da parte di “sugar daddy/mamas”, etero o lbgt+, in cui una/un giovane intrattiene una relazione di reciproco vantaggio con un uomo/donna maturo/a.
    Questa modalità, iniziata nei college americani una ventina d’anni fa, si è ormai globalizzata e webbizata in decine di siti di dating “sugar”, con milioni di partecipanti in tutto il mondo, giovani squattrinate/i che cercano uno stile di vita più alto e maturi/e benestanti che cercano la/il giovane amante.

    Dunque il piacere erotico, da represso che era nella fase fordista, è diventato il primo “must” da soddisfare, però non come “free sex” reale – anzi in declino – ma come esperienza di consumo, che implica da un lato crescenti capacità di spesa, passando dal virtuale al reale, e dall’altro lato e crescenti doti di bellezza per usare l’eros al fine di elevare il proprio stile di vita e di consumo.

  3. Fabrizio Marchi
    3 Dicembre 2022 at 21:00

    Capisco cosa vuole dire Salvatore Bravo ma anche io non condivido o solo in parte la sua posizione in tema e mi sento più vicino a quelle espresse da Paolo, Gino e Giulio.
    Il “sesso libero” nell’attuale società capitalista occidentale è un’illusione, o meglio una truffa. Se c’è un contesto dove il sesso non è affatto libero è proprio quello delle società occidentali postmoderne. Ne ho parlato in centinaia di articoli e anche in due dei miei modestissimi libri, quindi riterrei superfluo tornarci sopra, anche perché la mia posizione nel merito dovrebbe essere ampiamente nota.
    La sessualità nella società capitalista “assoluta”, anche volendo, non può essere lasciata libera per la semplice ragione che una sessualità realmente libera e liberata, vissuta cioè naturalmente, nella più totale spontaneità, reciprocità, priva di ogni condizionamento e legaccio di ogni genere, minerebbe alla radice la società capitalista stessa dove tutto deve essere vincolato e sottoposto alla legge del valore. In primis il sesso deve essere totalmente mercificato, a livello psicologico prima ancora che pratico. Il sesso è un bisogno primario innanzitutto, un bisogno di natura fisiologica e psicologica (e a tanti altri aspetti ancora…) che soprattutto in questa parte di mondo (occidentale) che ha superato “l’era del pane” DEVE essere mercificato. Deve diventare un “bene”, una “merce”, un “capitale” da investire, né potrebbe essere altrimenti. Come potrebbe restare fuori dal processo di mercificazione assoluta un aspetto così fondamentale della vita umana?
    Quello a cui noi assistiamo è una immagine falsata, un simulacro del “sesso libero” ma in realtà la possibilità di vivere una vita sessuale naturale, serena, piacevole e libera nel vero senso della parola è oggettivamente impossibile nella società attuale, o comunque fortemente limitato. La vita sessuale è lo specchio della società in cui viviamo, né potrebbe essere altrimenti. Quindi c’è chi fa molto sesso, chi ne fa poco e chi non ne fa per nulla, in base alla propria condizione sociale e personale e alla propria disponibilità di “capitale”, che oggi non deve essere inteso solo in termini economici e monetari in senso stretto, ma in senso più ampio. La visibilità pubblica, l’affermazione sociale, l’avvenenza fisica, sono tutte forme di capitale, perché tutto è diventato, appunto, capitale e merce, merce e capitale. Questo è il messaggio che è stato interiorizzato o fatto interiorizzare alle persone che si vivono loro stesse di conseguenza, dal punto di vista in primis psicologico e subliminale, come un capitale. E un capitale non lo si dona, ma lo si investe per trarne un utile oppure lo si aliena. Non solo. Il processo di interiorizzazione della logica(psicologia) capitalista ha portato anche ad un cambiamento dei vecchi paradigmi. Una volta molte donne cercavano il famoso “buon partito” per “sistemarsi”. Oggi l’oggetto del desiderio è sempre l’uomo economicamente e socialmente affermato, comunque di successo, ma non tanto per “sistemarsi”, come era una volta, quanto perché l’uomo con cui ci si accompagna è lo specchio che conferma il loro “valore” (di mercato…), il loro “capitale”. Tradotto. Sono una donna socialmente affermata o ancor più una donna qualsiasi e mi accompagno con un uomo comune? Vuol dire che il mio valore è basso. Mi accompagno con un uomo di successo? Vuol dire che le mie “azioni”, il mio “valore”, il mio capitale, sono alti…
    Chi non dispone di alcun capitale (in particolare la gran parte degli uomini comuni, ai vari livelli, naturalmente…) è fuori dai giochi e deve arrancare, “sbattersi” per vivere una vita sessuale relativamente decente, il più delle volte cercando di scimmiottare i modelli dominanti. Il proliferare del sesso a pagamento è la cartina al tornasole, come diceva anche Gino, di questa situazione. Se il sesso fosse realmente libero nessuno pagherebbe per averlo. Chi spenderebbe l’equivalente di una giornata di lavoro per una scadentissima prestazione sessuale mercenaria? Chi spenderebbe soldi on line per masturbarsi davanti ad una chat line erotica? Nessuno, ovviamente.
    Il sesso ci viene sbattuto in faccia H24 ma ciò non significa affatto che sia libero. Al contrario! Il sesso è oggi una molla fondamentale, forse la molla fondamentale per far galoppare gli uomini, né più e né meno di come si fanno galoppare i cavalli mettendogli una carruba davanti al muso… In una società realmente libera sotto il profilo sessuale non assisteremmo a questo “smutandamento” sistematico, a tutto q uesto sesso sbattuto in faccia, come merce in vetrina, quindi “guardare e non toccare”, tocca solo chi è in grado di “acquistare” e in base in base alle proprie “capacità di spesa”. Ripeto, questo discorso non deve essere inteso in termini meramente pratici ma innanzitutto psicologici. E proprio questa enorme capacità pervasiva è uno dei più grandi punti di forza dell’attuale sistema capitalista.
    Il femminismo è lo strumento – non dichiarato ovviamente, e camuffato come ideologia di liberazione (in realtà una sorta di neoconformismo e neobacchettonismo sessuofobico) – che deve coprire ideologicamente questa situazione, deformando la realtà vera, criminalizzando gli uomini e vittimizzando e de-responsabilizzando le donne. Un sessismo camuffato funzionale e organico al sistema.
    Il discorso sarebbe lunghissimo ma, come ripeto, ne ho parlato tante e tante volte. Chi volesse approfondire ha centinaia di articoli pubblicati su questo giornale e sul blog http://www.uominibeta.org olte ai due libri già citati.

    • Giulio Bonali
      4 Dicembre 2022 at 9:35

      Non posso fare a meno di rilevare che questa descrizione dello stato di cose presenti ha certamente molto di vero, ma a me sembra eccessivamente pessimistica e fosca.

      Sarà che sono vecchio e ho naturalmente ancora affetti anche fortissimi e per me importantissimi, ma esigenze sessuali ormai molto modeste e in via di ulteriore, fisiologica attenuazione, fatto che non ho avuto e non ho alcuna difficoltà ad accettare serenamente (così, dopo aver dissentito da Gino circa la necessità di una previa messa in pubblico delle proprie esperienze personali in materia per poter parlare comprensibilmente e senza ambiguità di questo argomento, lo faccio; peraltro liberamente e non come obbligata conditio sine qua non) …sarà per questo e dunque per il fatto che la mia esperienza personale in proposito si riferisce sostanzialmente, o in larghissima misura al passato (non troppo remoto però), ma a me non sembra che le cose stiano in questo terribile, disperante, infernale modo.
      Quella alla mercatizzazione o capitalizzazione del sesso (come di tutto il mercatizzabile e capitalizzabile) é indubbiamente una tendenza (per gli anglomani “trend”) reale e potentissima.
      Ma credo esistano ancora non poche donne e non pochi uomini di tutte le età che controcorrente coltivano sani principi e valori e vivono la loro vita sessuale (e anche e innanzitutto e a maggior ragione affettiva) come qualcosa di naturale, spontaneo, meraviglioso, gratuito (e dunque autentico: che la vivano autenticamente e non ne siano del tutto privi disponendo solo di infimi, miserabili, “indigeribili” surrogati a pagamento. A pagamento più o meno esplicito e diretto, con moneta reale, virtuale, con bitcoin, con bancomat, carta di credito, in natura, con indebite promozioni e/o privilegi professionali, col baratto o con altri mezzi ancora; essendo in questo caso la “prostituzione tradizionale” la versione tutto sommato meno ipocrita e dunque relativamente meno ripugnante di siffatte compravendite).
      Posto che indubbiamente il sesso (e ancor più e ancor peggio l’ amore, del quale il sesso stesso é una fondamentale ma parziale componente, salvo casi del tutto eccezionali ed “eroici” come quello, straordinariamente meraviglioso pur nella sua tragicità, di Abelardo ed Eloisa; mentre l’ amore può “””benissimo””” -cioé tranquillamente- non essere una componente essenziale del sesso), se così non fosse (ammesso e non concesso da parte mia, per assurdo che sia) quasi non ci sarebbe modo di sopravvivere per nessuna persona onesta e generosa.
      Credo che se così stessero le cose e fossi giovane mi suiciderei.
      Certo ci sono epoche più o meno fortunate in cui può capitare di vivere (per me che sono marxista dipendentemente, almeno in ultima analisi e attraverso nessi e mediazioni complessi, dalle relazioni più o meno armoniche od oggettivamente conflittuali a seconda dei casi fra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione dominanti).
      E questa é una delle più sfortunate.
      Ma non credo che siano ancora all’ “apocalisse laica e materialistica” (vi siano “””solo””” molto vicini).

      • Fabrizio Marchi
        4 Dicembre 2022 at 12:00

        Può darsi che mi sia spiegato male e comunque l’argomento è troppo complesso per essere affrontato in poche righe in qualche commento. Il senso di ciò che voglio dire è il seguente: viviamo nell’epoca della mercificazione assoluta di ogni spazio sociale e umano, e quindi anche e SOPRATTUTTO la sessualità non può essere lasciata galoppare liberamente, NON può godere di uno “statuto” particolare, proprio perchè si tratta di un aspetto troppo importante e vitale che il sistema NON può lasciare che si esprima liberamente, pena la sua stessa estinzione.
        Ripeto ancora. Quando parlo di mercificazione NON mi riferisco soltanto alla mercificazione spicciola, cioè sesso in cambio di denaro (un comportamento certamente diffusissimo ma non è il punto fondamentale) ma di un atteggiamento psicologico INTERIORIZZATO che condiziona la vita di tutti e tutte. E’ un modo di pensare, di sentire, di essere, di relazionarsi, che ormai è penetrato nel foro interiore della grande maggioranza delle persone. Dopo di che è ovvio che ci sono alcuni uomini e alcune donne che riescono ad essere impermeabili a tutto ciò, è evidente, e in ogni contesto fortunatamente, anche il più pervasivo, c’è un certo margine di irriducibilità da parte di alcuni, altrimenti la storia non sarebbe neanche andata avanti. E questo margine di irriducibilità è, fortunatamente, parte della natura umana. Non tutti seguono il gregge, per dirla con una metafora, ma non c’è dubbio che il gregge costituisca la grande maggioranza delle persone. Solo in alcuni determinati momenti (ad esempio i processi rivoluzionari) questo rapporto si capovolge. Non siamo in uno di questi, mi sembra altrettanto evidente. Quindi, ciò che dobbiamo cogliere è la tendenza dominante, non le eccezioni, più o meno numerose che confermano la regola.
        Potremmo portare migliaia di esempi per capirci. Se fosse per me e anche per qualcun altro il consumismo sarebbe già morto, i centri commerciali avrebbero gà chiuso e non avrebbero neanche aperto, odio fare lo “shopping”, non me ne frega nulla di spendere soldi per avere una automobile nuova (giro sempre con un motorino usato e talvolta, di rado, quando non posso farne a meno, con una vecchia e solidissima Fiat Punto del 2001), non compro vestiti firmati, orologi di marca, nulla di nulla che abbia a che vedere col consumismo. Non per ideologia ma perchè non me ne frega proprio nulla e possedere quegli oggetti o non possederli mi è del tutto indifferente. E’ il sottoscritto e quelli come lui a fare la media? NO, ovviamente. La stragrande maggioranza delle persone è sensibile al consumismo e il sabato e la domenica riempie i centri commerciali, si carica di rate per comprarsi la macchina, e oggi addirittura i vestiti e le vacanze. Ci siamo?
        Ecco, applica lo stesso metodo al discorso che stiamo facendo sul sesso. RIPETO ANCORA. La questione è INNANZITUTTO di natura PSICOLOGICA. E qui, mi dispiace dirlo ma è un FATTO, la Sinistra, compresi i marxisti, malata da sempre di sociologismo ed economicismo, NON ha MAI indagato questi aspetti. Lo fece a suo tempo la Scuola di Francoforte, che ha avuto anche delle ottime intuizioni, ma poi è finita per portare quelle intuizioni al servizio della narrazione ideologica capitalista neoliberale, politicamente corretta e femminista. Un vero peccato, se non un disastro. NON è possibile, ad esempio, capire la relazione fra i sessi se non si indaga la sfera psicologica e sessuale (intimamente legate) a sua volta strettamente collegata con la sfera sociale, economica, culturale e quant’altro. Oggi il dominio sociale passa innanzitutto atraverso il controllo della sfera privata prima ancora di quella pubblica, del foro interiore delle persone prima ancora che della loro sfera pubblica. Chiedo scusa per l’assertività della mia affermazione, ma se non abbiamo capito questo, NON abbiamo capito NULLA di come funziona l’attuale forma di dominio sociale. E questo è il limite che hanno ancora la gran parte dei pochi marxisti ancora in circolazione. Perchè consdierano questi aspetti ancora come mera sovrastruttura, intesa come un fatto secondario. E questo è un errore ENORME a mio parere.

        • Giulio Bonali
          4 Dicembre 2022 at 17:22

          Mi sembra ovvio che “da sempre” le ideologie dominanti passano attraverso pensieri, convinzioni, pregiudizi, atteggiamenti psicologici ecc. “personali” di ciascun individuo nell’ ambito di moltitudini umane.
          Ma da sempre chi lotta per abolire lo stato di cose (di volta in volta) presente deve cercare di combattere le ideologie dominanti a livello della coscienza collettiva delle masse degli oppressi e sfruttati.
          Il che ovviamente riguarda di fatto ciascuna coscienza individuale di numerosissime persone, implicando secondo me innanzitutto una battaglia culturale “pubblica”, rivolta collettivamente alle masse attraverso pubblicazioni, opere d’ arte e letteratura, cinema, teatro e altri spettacoli e intrattenimenti, trasmissioni televisive, insegnamenti scolastici, ecc. (lotta culturale oggi con tutta evidenza svolgentesi in condizioni oggettive pessime), anche se ovviamente articolantesi pure in esperienze personali, amicali, di gruppi più o meno piccoli di “conoscenti diretti”. Ma ciò non significa che si tratti di problemi psicologici individuali che si pongono di fatto a tantissime persone; o almeno non solo e non principalmente.
          Ciò di cui c’ é estrema carenza (ed é difficilissimo realizzare, ma assolutamente necessario per lo meno tentare di farlo) non sono tanto cure psicologiche individuali (magari intese in senso lato, più amicali o parentali che non professionali; che pure male non fanno e per altri versi giovano) ma informazioni, riflessioni e ragionamenti collettivi.
          Se sto sfondando una porta aperta (ho l’ impressione che così potrebbe anche essere), allora é perché quanto qui sopra sostenuto mi fa erroneamente dubitare di ciò cui qui ora obietto (si tratterebbe di un malinteso).
          Se no, allora (anche se convengo che la sede più adatta per farlo non sono questi commenti a questi articoli) c’ é evidentemente tantissimo e di molto importante da cercare di di discutere e di chiarire.

  4. Piero
    4 Dicembre 2022 at 13:11

    Ora lanciano, come prodotto, il sesso nel metaverso.

  5. gino
    5 Dicembre 2022 at 10:12

    faccio un sunto della mia posizione con integrazioni dopo aver letto i vostri commenti.

    1) che l´attivitá sessuale sia eccessiva é un falso. e non puó essere eccessiva manco in culture non sessuofobe perché, oltre alla auto-regolazione tecnica a cui accennai, ci sono gli altri istinti da soddisfare. e tra l´altro se non si lavora e non si mangia anche la libido ne risente negativamente. ma il problema é che i 3000 anni di sessuofobia da cui veniamo hanno travalicato di molto questi auto-controlli automatici.

    2) ha ragione giulio che la “capitalizzazione” della sessualitá non é totale. comunque, nella misura in cui lo é, non é affatto un fatto necessario (non sottolineare questo mi pare un escamotage per far cadere anche sulla sessualitá l´odio che si ha verso il capitale) bensí un fatto culturale “di mercato”, in senso lato: lo strapotere femminista in ultima analisi é l´effetto della TROPPO SCARSA OFFERTA da parte delle donne rispetto alla domanda maschile. la piú alta domanda maschile é conforme alla natura, la scarsissima offerta femminile é contronatura e frutto di millenni di interventi diretti sessuofobi. quindi per vari motivi, inclusa la “lotta al capitale”, é meglio creare una cultura in cui si aumenti l´offerta femminile (sinistra di 50 anni fa) piuttosto che abbassare la domanda maschile.
    leggendo molto in giro, non capire questo francamente mi pare un derivato di situazioni personali di sofferenza, tipo gli incel o gli uomini devastati dalle ex mogli.

    3) ha ragione fabrizio che lo scarso interesse dei marxisti tutti d´un pezzo nei confronti dei fenomeni sovrastrutturali é un errore. ma fa parte di un errore piú grande: il negare l´esistenza di una natura umana. che sará pure una forza inferiore rispetto a quella degli imput ambientali, ma c´é e un pó va rispettata, altrimenti si ribella e accadono cose spiacevoli. l´uomo non é una pagina in bianco su cui puoi scrivere quello che vuoi.

    • Fabrizio Marchi
      5 Dicembre 2022 at 18:59

      Sono sostanzialmente d’accordo con il tuo commento. Avevo già scritto che non si può sintetizzare un tema così vasto e complesso in un commento di poche righe. Nel mio libro “Contromano” e in tanti altri articoli che ho pubblicato ho affrontato anche il tema “natura”, anzi, “natura e cultura” che nell’essere umano sono inseparabili essendo l’uomo un essere culturale e naturale nello stesso tempo, e questa è la sua specificità. Quello che sostengo da tempo è che il capitalismo ha avuto ottimo gioco nell’incistarsi su aspetti di natura ontologica (l’offerta di sesso femminile, molto più scarsa rispetto a quella maschile per ragioni di ordine appunto naturale) e questo è stato il suo capolavoro. Tutto ciò viene ovviamente negato dal femminismo che deve occultare la famosa “asimmetria” sessuale (famosa nel senso che noi ne parliamo da tempo, in realtà occultata e rimossa…) di cui sopra perchè se la ammettesse dovrebbe naturalmente ammettere che le donne sono in grado di esercitare un grande potere sugli uomini, con tutto ciò che ne consegue, soprattutto nella attuale società capitalista. Ma ammettere questo equivarrebbe a recitarsi il de profundis.
      Un’ultima cosa. Sarei meno tranchant nel bollare gli uomini che si trovano in una condizione di maggiore oggettiva difficoltà per varie ragioni, sociali, economiche, fisiche, o in seguito a divorzi e separazioni ecc. Intanto perchè in una società sempre più competitiva e fondata sul successo, l’immagine pubblica e naturalmente la disponibilità economica, questi uomini sono sempre più numerosi. E poi perchè comunque, nel complesso, al di là degli atteggiamenti pseudo machisti di molti (che servono ad occultare la propria condizione…), la grande maggioranza degli uomini è psicologicamente (perchè sessualmente) dipendente dalle donne, e si trova comunque nella condizione di chi chiede (ci siamo capiti…). Quindi comunque in una condizione di subalternità, vissuta più o meno consapevolmente, ma comunque di subalternità. Quindi giocare a chi se la passa meglio o peggio è del tutto ininfluente e depistante rispetto al tema. E’ ovvio che ci saranno sempre quelli più brillanti, più carucci e più svegli, e quelli meno o per nulla. Ma tranne una minoranza abbastanza esigua, comunque limitata, di uomini, la maggior parte, ai vari livelli, stava, sta e starà col cappello in mano, più o meno camuffato. Prendere atto di questo e non giocare a chi è più furbo o più “figo” (sto parlando in generale, sia chiaro, non a te…) sarebbe già un grande passo in avanti in termini di consapevolezza e anche ai fini di un cambiamento dello stato delle cose.

      • gino
        6 Dicembre 2022 at 20:58

        fabrizio, concordo su tutto tranne sul fatto che secondo me l´asimmetria dell´offerta/domanda di sesso é in buona parte culturalmente aumentata.

        quanto alle da me citate “situazioni di sofferenza”, ovviamente non volevo fare il figo, anche perché da vari anni ormai sono anch´io “sofferente”.
        é solo che noto una grande correlazione (non totale eh) tra uomini che approdano a soluzioni “conservatrici” e uomini sofferenti.

        ad esempio molti giovani incel ragionano cosí: “se io sono solo é colpa della libertá delle donne di lavorare e scegliersi i partners – e quindi colpa della sx, del 68 – che le porta a scegliersi solo i ricchi e fighi; invece tornando a una situazione “tradizionale” sarebbero costrette per sopravvivere a scegliere anche tipi come me”

        altro esempio molti divorziati: “se ho perso moglie, casa e soldi é perché a causa della troppa libertá – e quindi colpa della sx, del 68 – la moglie mi ha cornificato; in una situazione “tradizionale” non mi avrebbe cornificato”.

        lasciando stare commenti su questi ragionamenti, secondo me bisognerebbe analizzare e cercare soluzioni astraendo dalla propria condizione.

        • Francesco
          7 Dicembre 2022 at 1:19

          Molti argomenti e molto densi, propongo qualche spunto e alcune cose, come il discorso su etica e libertà, devo rimandarle:

          “che l´attività sessuale sia eccessiva é un falso. e non può essere eccessiva manco in culture non sessuofobe perché, oltre alla auto-regolazione tecnica a cui accennai, ci sono gli altri istinti da soddisfare. e tra l´altro se non si lavora e non si mangia anche la libido ne risente negativamente. ma il problema é che i 3000 anni di sessuofobia da cui veniamo hanno travalicato di molto questi auto-controlli automatici.”

          L’attività effettiva varia in certi casi eccessiva in altri troppo scarsa, ma è certamente eccessiva la centralità e la forma dell’immaginario sessuale attuale; il sesso è certamente tema fondamentale ma non certo unico tema centrale della vita, specie se vuole essere sano all’interno di un individuo parimenti sano; evitiamo di definire “sessuofobia” ogni posizione non legata all’edonismo sfrenato; per quanto mi riguarda è anche più sano un sesso legato ad un sano rapporto tra persone (anche al di fuori di relazioni stabili) e considero i legami sentimentali ancora più fondamentali di quelli solo sessuali. Voglio dire che la questione di un sesso sano è legata alla questione di una sana forma sociale e di un ambiente che permetta uno sviluppo psicologico sano (e agli elementi fondativi di queste cose): la patologia in questi ambiti, e questo sistema diffonde patologia e prospera su di essa, non può che rendere patologico ciò che da questi ambiti deriva. Quindi vedo impossibile affrontare la questione del sesso senza inserirla in un discorso complessivo che la inquadri nei suddetti ambiti (e rispetto alle loro premesse) senza cadere esattamente nella prospettiva alienata che questa società impone. La questione della castità come scelta esistenziale è un discorso a parte, non ha a nulla che vedere con questo, mentre ho già detto altrove cosa penso degli eccessi di repressione o dell’onnipresenza del sesso e della relazione che entrambi (e ripeto entrambi) questi eccessi possono avere con specifiche ideologie di potere.

          “noto una grande correlazione (non totale eh) tra uomini che approdano a soluzioni “conservatrici” e uomini sofferenti.”

          E’ possibile, certo, è un fenomeno che accade come accade che sfoci in certe manifestazioni ideologiche. Ma c’è anche chi arriva a posizioni che Gino definirebbe “conservatrici” a partire da riflessioni sullo stato della società e magari ripensamenti sulle basi del proprio pensare politico; in questo caso le proposizioni vanno prese sul serio e vanno fornite delle risposte, o confutazioni dove è il caso, adeguate alle proposizioni. Non esiste solo il vissuto personale, anche se certamente questo può incentivare queste riflessioni; e poi, pensare di poter astrarre interamente dal vissuto personale è abbastanza illusorio, meglio metterlo in prospettiva, “dialettizzarlo” che cercare un’impossibile astrazione. Poi, “incel” e simili sono etichette inutili, che si concentrano appunto su un solo aspetto, letto peraltro schematicamente (anche da chi si vive così, penso) quando il problema è la relazione tra questi fenomeni e il deterioramento complessivo del rapporto sociale (peraltro, se esiste questo sintomo di disagio e sfocia in certe posizioni la questione è come intervenire politicamente, perché questo è l’ambito del blog, sul disagio, non certo stigmatizzare chi il disagio lo subisce e magari lo esprime nel modo sbagliato, alienandolo irreversibilmente; altrimenti è la questione della “white trash” che ritorna ad oltranza); una cosa analoga, astrazione dal contesto generale e dalle cause generali e schematismo ideologico, accade in genere per i discorsi riguardanti la violenza sulle donne, mi pare. Il tutto produce un efficacissimo divide et impera.

          Per me bisogna rivedere le questioni alle radici, compiendo insieme una analisi fenomenologica del processo storico che ha portato alla situazione attuale e uno sforzo teoretico di base, ridiscutendo a fondo le premesse e le questioni; penso, e certamente questo l’ho tratto anche dal mio di vissuto, che questo sia necessario, rifiutandosi di accettare a priori premesse non riconsiderate, non dando per scontato nulla, e evitando dogmatismi e gli idoli ideologici. Questo può portare a rivedere molte cose che si danno per scontate. Naturalmente è un’operazione da fare dialetticamente e con i dovuti modi e tempi; e con la dovuta prudenza. Comunque è un tema per un’altra volta.

          • Raf
            7 Dicembre 2022 at 19:18

            Non si tratta di solo sesso, ma di emozioni di vita. Con la mercatizzazione e globalizzazione del rapporto uomo/donna lo scambio denaro/bellezza si estende sul terreno delle esperienze emozionali di vita.
            Per esempio un occidentale 60enne, ma benestante, e una bellissima 20enne, per esempio di un posto sperduto della Siberia, entrambi con l’obiettivo di farsi una emozionante vacanza in inverno in un resort o in una casa di lusso su un mare magnifico ai Caraibi o in Thailandia, entrano in contatto su siti di dating e si scambiano i reciproci capitali, rispettivamente potere d’acquisto e bellezza giovanile per raggiungere l’obiettivo di entrambi.

  6. Raf
    6 Dicembre 2022 at 20:00

    Concordo sulla scarsa offerta femminile con la conseguenza di un maggiore potere alle donne, ma in media e in generale. Scendendo nella scala sociale la scarsa offerta diventa quasi nulla, e l’uomo senza potere d’acquisto si ritrova nel deserto sessuale. Salendo dalla media verso il vertice la situazione si ribalta: sono le donne, anche giovani e belle, a fare la fila per il libertino con alto potere d’acqusto, anche se non giovane. Il tutto governato appunto dalle leggi di mercato. Poi certo ci sono le eccezioni fuori dal mercato, ma, come si dice, le eccezioni confermano la regola.

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