Pier Ferdinando Casini e Michela Murgia

Michela Murgia, «esempi di sposa e sposo stabili della mia vita» | Vanity  Fair Italia

Il politico cattolico Pier Ferdinando Casini lo conosciamo e lo ricordiamo tutti. Sostenitore della famiglia tradizionale e contrario al divorzio. Quando qualcuno gli faceva notare che lui era divorziato, rispondeva che il suo era un caso particolarmente sofferto ed era meglio non parlarne. Il problema fu che poi arrivò a divorziare una seconda volta. E allora, se la prima volta ci si poteva forse passare sopra, alla seconda caduta il suo caso divenne una barzelletta, per tutti noi. La consueta incoerenza di chi dice una cosa e poi ne fa un’altra.

Ma la realtà, lo sappiamo, è più complessa degli slogan e delle barzellette.

Un giorno arrivò Michela Murgia, già cattolica praticante, in seguito convertita al femminismo estremo. I suoi dogmi: no alla famiglia tradizionale, sì alla famiglia queer, con relativo amore/sesso libero e a culo tutta la tradizione (che lei chiamava patriarcato).

Da una prospettiva logica e razionale (la stessa che ci faceva ridere di Casini) si potrebbe anche essere d’accordo con lei: viva la libertà!

Ma la realtà, lo ribadiamo, è complessa.

Le suddette femministe, i gay, le lesbiche e tutto il treno lgbtxy, nei fatti, sono persone estremamente moraliste, impietosamente rigide e violente nei casi di tradimenti, corna e promiscuità varie. Sono le uniche ad avere il mito del matrimonio, con tanto di cerimonia tradizionale. In definitiva, il mondo che Murgia descrive come libero assomiglia molto, invece, a quel mondo del passato dove imperavano la gelosia, il possesso, l’onore e il disonore.

La consueta incoerenza di chi dice una cosa e poi ne fa un’altra.

Casini e Murgia sullo stesso piano allora? Nient’affatto. Il primo è figura simbolo di una tradizione che ci sapeva fare col senso del limite che, se vogliamo, possiamo chiamare peccato, ma non è necessario. Un limite che c’era e proprio in quanto tale poteva essere superato e/o trasgredito. Puoi fare salto in alto solo se poni l’asticella.

La seconda è figura simbolo di una contemporaneità senza senso del limite, dove tutto è possibile. Ma laddove tutto è apparentemente possibile, in realtà, niente è possibile (non è un’opinione, basta leggere qualche pagina di un qualsiasi manuale di psicologia). Se non c’è l’asticella, rimane solo l’angoscia del salto, non il salto vero fatto con il corpo e con la mente.

Per concludere, Casini è simbolo di una contraddizione che viene da lontano, che contiene saggezza e barzelletta, cioè il giusto mix che può favorire una “mens sana in corpore sano”. Murgia, invece, è simbolo di una contraddizione angosciante, senza saggezza e senza divertimento, che spesso risulta essere l’anticamera di turbe mentali particolarmente tossiche.

Ieri i Verdi, oggi Miccichè: la nuova vita del tessitore Casini -  Linkiesta.it

 

3 commenti per “Pier Ferdinando Casini e Michela Murgia

  1. Enza
    19 Agosto 2023 at 8:03

    Concordo su tutto tranne che sull’anticamera di turbe mentali tossiche relativamente alle contraddizioni angoscianti di cui sarebbe simbolo la Murgia, abbastanza serena, apparentemente, per le sue scelte. E poi i meandri della psiche sono sconosciuti e imprevedibili per tutti. L’angoscia è un sentimento che può attanagliarci per varie ragioni e farci precipitare nell’abisso della depressione, delle nevrosi, delle psicopatie in un nonnulla.
    Mi piace ricordare oltre al cattolicissimo Casini, sul nostro groppone da tempo immemore, anche la coerenza di Giorgia la cristiana che convive con Giambruno e non ha ancora coronato la sua unione con il “sacro vincolo del matrimonio”. Idem per il sig. Salvini che mostra Madonne e crocifissi, padre di due figli nati da due donne diverse ( una l’ex moglie, l’altra compagna di breve durata). Per restare alla morale variabile della confessione religiosa che ostentano e rivendicano.
    Chiedo scusa per gli esempi banali e noti dei due sepolcri imbiancati. Fosse solo per questo…
    Per la famiglia queer, questo lo possiamo dire che è l’anticamera della distruzione della famiglia tradizionale- con i suoi pregi e con i suoi difetti – ma su cui è stata edificata la storia e l’umana e civile convivenza ? O ci comminano anatemi e punizioni ?

    • Giancarlo
      19 Agosto 2023 at 12:37

      Concordo, la pochezza dei politici è sotto gli occhi di tutti. Questi parlano di concetti come la famiglia, il matrimonio, il focolare domestico, ecc. ecc. che non conoscono se non per l’asptto terminologico e sicuramente non lo praticano. Del resto c’è qualche partito che dice io mi voglio far eleggere per fare i miei interessi, il mio stipendio da parlamentare, i miei privilegi? Non mi risulta e anzi abbiamo ormai la caricatura “anti casta” in Parlamento, che è più casta della casta….

  2. Knut
    21 Agosto 2023 at 16:25

    Casini è perfettamente coerente con il suo ruolo. Chi detta norme sulla morale lo fa per gli altri, per il semplice motivo di averne la facoltà e, in questo modo, soddisfare il proprio bisogno di potere, inteso come possibilità di influenzare e indirizzare il comportamento e le scelte di chi quel potere non lo avrà mai.
    Non capisco il riferimento a Murgia. Di lei non ho mai compreso il suo definirsi cattolica, dato che il definirsi tale dovrebbe comportare anche l’aderenza a un certo corpus di norme definite altrove, non la libertà di interpretare le scritture a proprio piacimento (ma magari esiste un dibattito in seno a quel mondo che non mi è noto). Ad ogni modo mi è sempre sembrata molto serena nelle sue scelte di vita e mi sono sempre sembrate il risultato di un percorso di autoanalisi e di liberazione (proprio da quelle norme, per questo non ho mai capito il suo definirsi cattolica, ma tant’è). Decisamente cattolico è stato invece il suo modo di affrontare la malattia e la morte, a mio avviso di una dignità esemplare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.