Il trionfo della menzogna: le foibe

Se il comunismo è finito, perché l’anticomunismo prospera? A Kiev come a Roma, a Budapest come a Varsavia, a Washington come a Berlino, in Brasile come in Cile, governanti, magistrati, politici, giornalisti, professori emanano leggi, accendono polemiche, aprono processi, creano norme amministrative, o si spingono a riscrivere la storia in un senso diligentemente revisionistico, e rovescistico.

Lo scopo è uno: mandare alla sbarra, in senso proprio o figurato (culturalmente), il comunismo, i suoi teorici, i suoi esponenti storici, i suoi dirigenti e militanti. Non solo cancellare il passato, in cui il comunismo (in qualche sua forma) ha prosperato, ma punire chi ammette di avervi aderito. “Sorvegliare e punire”, ecco la ricetta: sorvegliare e punire quei reprobi. Molti dei quali, in vero, tra coloro che rivestirono ruoli dirigenti, hanno gareggiato nel negare il proprio passato, presentandosi come esempi viventi di nicodemismo: comunisti in pubblico, per necessità (!?), acomunisti o anticomunisti nel segreto del cuore.

Per gli altri, invece, ecco scattare la sanzione sociale. Escludere, ostracizzare, ridicolizzare chi prova a resistere sul piano culturale, chi, magari citando Bobbio, invita, semplicemente, a non rallegrarsi davanti alla caduta del comunismo storico, ma a prendere atto che anche se larga parte di quell’esperimento è fallito, rimane intatta l’ansia di liberazione di centinaia di milioni di esseri umani, schiacciati dai grandi potentati economici, vilipesi da una ingiustizia mostruosa, offesi dall’essere esclusi dal proscenio, dopo che, un secolo fa la Rivoluzione Bolscevica li aveva fatto uscire dall’ombra dando loro la parola, e addirittura portandoli al potere. Quell’ansia di liberazione dei subalterni è stata moltiplicata dagli svolgimenti del turbocapitalismo nel senso della disuguaglianza, dell’oppressione, dell’ingiustizia. Delle nuove povertà per le classi medie, delle accresciute povertà per i poveri, delle accresciute ricchezze per i ricchi.

Il quotidiano Il Tempo, pochi giorni fa, si è spinto a proporre un’anagrafe dei comunisti: quale dovrebbe essere il passo successivo? L’esilio? Il confino di polizia? La galera? Leader politici forse destinati ad andare al governo, a dispetto della loro pochezza, come Berlusconi, Salvini, Meloni e loro adepti, non esitano a richiamare lo spauracchio comunista, convinti che quel richiamo porterà voti. Un giornalista di lungo corso come Bruno Vespa, tradendo ogni deontologia professionale, negli stessi giorni, in una puntata dedicata all’annoso tema “foibe”, scatena il proprio demone anticomunista, contro ogni verità accertata, procedendo incontrastato o quasi in vergognose filippiche prive di sostanza storica.

E che dire del presidente della Repubblica? Il quale precisamente in relazione al “Giorno del ricordo” ultimo ha emesso un comunicato che fa accapponar la pelle, tra ignoranza e propagandismo (lo abbiamo denunciato nel recente convegno “Giorno del ricordo. Un bilancio”, svolto a Torino, il 10 febbraio 2018).

Vespa come Mattarella in fondo colpiscono nel “comunismo titino” qualsiasi idealità comunista, ossia ogni esigenza di giustizia; e che per farlo offendano la verità storica, poco importa. Poco importa che centri di ricerca accreditati abbiano prodotto monografie, saggi, articoli, in grado di smontare le balle spaziali sulle foibe; poco importa che la menzogna delle decine (centinaia?!) di migliaia di infoibati sia smentita dalla stessa configurazione geologica del territorio; poco importa che gli italiani occupanti abbiano seminato morte e distruzione nella Jugoslavia; poco importa che quando si parla di italiani “vittime” ci si riferisca essenzialmente a quegli italiani, ossia fascisti occupanti; poco importa che l’Europa tutta debba proprio all’esercito partigiano jugoslavo guidato da Tito un tributo di gratitudine eterna; poco importa che a quella Jugoslavia l’Italia del Centrosinistra abbia dato il colpo di grazia nel 1999 con la guerra del Kosovo…

Poco importa che la verità, insomma, venga violentata dai Bruno Vespa, e dai suoi ospiti scodinzolanti (salvo eccezioni, come l’ottima Alessandra Kersevan maltrattata con villania da Vespa), che venga sottaciuta o rovesciata da politici in cerca di consenso (ricordo solo l’orribile figurina di Maurizio Gasparri, che della questione foibe ha fatto un caso personale, che lo manda in agitazione da ictus ogni volta che ne parla, anzi, che ne strilla); la menzogna viene propalata, ripetuta, ribadita, fino a che diventa senso comune. I telegiornali, i talk show, i “programmi di approfondimenti”, i docufilm, le pseudomemorie di pseudoreduci o pseudoesiliati, stanno realizzando una sorta di cortina fumogena, dietro la quale si erge come un totem (e insieme un tabù), “la foiba”: una sorta di gigantesco monumento alla menzogna.

Grazie a tutto ciò, a codesto apparato propagandistico, è facile che chiunque, in un’aula universitaria o in uno studio radio-tv, in un vagone ferroviario o in una vettura di tram, d’improvviso se ne esca con la fatidica domanda: “E allora, le foibe?!”. E se si prova a opporre ragionamenti argomentati alle più truci invettive, dati reali e certificati ai dati inventati, vicende storiche accertate alla propaganda becera, allora si viene sommersi dall’ingiuria e additati, una volta di più, con la stentorea accusa: “Comunista!”. Parola che vorrebbe essere il culmine dell’infamia, ma forse, a maggior ragione se si guarda a chi la proferisce, diventa un titolo di merito.

* * * *

“Foibe, sgomenti per le parole di Mattarella

Pubblichiamo il comunicato redatto dai partecipanti (Angelo d’Orsi, Andrea Martocchia, Alessandra Kersevan, Claudia Cernigoi, Sandi Volk, Davide Conti) e dagli organizzatori (Historia Magistra e Jugocoord) del convegno “Giorno del ricordo. Un bilancio”, tenutosi a Torino il 10 febbraio. A seguire la dichiarazione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

I partecipanti e gli organizzatori del convegno “Giorno del ricordo. Un bilancio”, tenutosi a Torino, in data odierna, hanno preso atto del comunicato del Presidente della Repubblica, sulla ricorrenza del 10 febbraio, inserita, con legge del Parlamento del marzo 2004, nel calendario delle feste civili della Repubblica. Le parole del massimo rappresentante dello Stato lasciano sgomenti, in quanto non sono altro che una riproposizione degli elementi portanti della propaganda revanscista e persino neofascista. Accanto al vago riconoscimento “della durissima occupazione nazi-fascista di queste terre”, il presidente Mattarella addita ancora una volta alla pubblica ignominia il “comunismo titino”, mostrando una inaccettabile ignoranza dei fatti storici (ci limitiamo per esempio a far notare che a fianco delle formazioni partigiane jugoslave erano combattenti di ogni nazionalità e i loro nemici, prima ancora che gli italiani o i nazisti tedeschi, furono soprattutto croati “ustascia”, sloveni “domobrani”, serbi “cetnizi”, albanesi “balisti”) e accodandosi a uno sciagurato uso politico della storia: una storia manipolata, riscritta, e “adattata” ad usum.

I risultati del nostro convegno, al contrario, confermano, una volta di più, che quella delle “foibe” è una vera e propria operazione politico-culturale, sancita dalla istituzione della legge n. 92/2004, che ha contribuito a creare o consolidare un senso comune anticomunista, e anti-antifascista, volto a favorire una memoria contraffatta. In essa, invece di una necessaria, indispensabile, sebbene tardiva assunzione di responsabilità del Paese, si è propalata ancora una volta l’autoassolutoria idea della innocenza degli “italiani brava gente”. Dal capo dello Stato ci saremmo aspettati ben altra cautela, tanto più in una fase storico-politica che vede un sempre più invadente e pericoloso ritorno del fascismo (più che del “nazionalismo”, come prudentemente scrive Mattarella).

Sebbene emarginati, e spesso impediti di parlare, ostacolati nella stessa attività di ricerca, gli studiosi e le studiose, oggi presenti a Torino, assieme agli organizzatori e a coloro che ci hanno testimoniato la loro vicinanza e solidarietà si impegnano a continuare il proprio lavoro, con lo studio, la testimonianza, la divulgazione. E la lotta.

Torino, 10 febbraio 2018

* * * *

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il Giorno del Ricordo è stato istituito dal Parlamento per ricordare una pagina angosciosa che ha vissuto il nostro Paese nel Novecento. Una tragedia provocata da una pianificata volontà di epurazione su base etnica e nazionalistica.

Le foibe, con il loro carico di morte, di crudeltà inaudite, di violenza ingiustificata e ingiustificabile, sono il simbolo tragico di un capitolo di storia, ancora poco conosciuto e talvolta addirittura incompreso, che racconta la grande sofferenza delle popolazioni istriane, fiumane, dalmate e giuliane.

Alla durissima occupazione nazi-fascista di queste terre, nelle quali un tempo convivevano popoli, culture, religioni diverse, seguì la violenza del comunismo titino, che scatenò su italiani inermi la rappresaglia, per un tempo molto lungo: dal 1943 al 1945.

Anche le foibe e l’esodo forzato furono il frutto avvelenato del nazionalismo esasperato e della ideologia totalitaria che hanno caratterizzato molti decenni nel secolo scorso.

I danni del nazionalismo estremista, dell’odio etnico, razziale e religioso si sono perpetuati, anche in anni a noi molto più vicini, nei Balcani, generando guerre fratricide, stragi e violenze disumane.

L’Unione Europea è nata per contrapporre ai totalitarismi e ai nazionalismi del Novecento una prospettiva di pace, di crescita comune, nella democrazia e nella libertà.

Oggi, grazie anche all’Unione Europea, in quelle zone martoriate, si sviluppano dialogo, collaborazione, amicizia tra popoli e stati.

Le stragi, le violenze, le sofferenze patite dagli esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati non possono essere dimenticate, sminuite o rimosse. Esse fanno parte, a pieno titolo, della storia nazionale e ne rappresentano un capitolo incancellabile, che ci ammonisce sui gravissimi rischi del nazionalismo estremo, dell’odio etnico, della violenza ideologica eretta a sistema».

Roma, 9 febbraio 2018

Fonte: http://temi.repubblica.it/micromega-online/il-trionfo-della-menzogna-le-foibe/

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Foto: spiegel.de (da Google)

5 commenti per “Il trionfo della menzogna: le foibe

  1. Sergio
    27 Febbraio 2018 at 21:23

    Anche la storia ha i suoi cessi e gli sciacquoni attraverso cui eliminare gli stronzi che l’hanno attraversata. È fisiologico che ciò accada. Ci sarà anche uno sciacquone per mattarella che fa fa degnamente parte delle più fetenti stronzate della storia.

  2. ndr60
    28 Febbraio 2018 at 9:58

    Pazienza per Mattarella (pur sempre un democristiano), ma l’Oscar del revisionismo unilaterale va a Napo capo, che nel 2007 parlò del “piano slavo annessionista che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica” dimenticandosi della pulizia etnica fascista, e delle 900 000 vittime tra i civili jugoslavi nella II Guerra mondiale. Mai un Premio Kissinger fu più meritato.

  3. Danilo
    1 Marzo 2018 at 10:45

    Ho letto tutto l’articolo con attenzione, ma non ho capito una cosa: quale sarebbe la menzogna sulle foibe ?

    • Fabrizio Marchi
      1 Marzo 2018 at 11:28

      La menzogne sono sostanzialmente due. O meglio, una è una menzogna vera e propria e la seconda è una omissione che finisce per diventare una menzogna.
      La prima è che il massacro delle Foibe è stato ingigantito ad arte, così come sono state ingigantite ad arte le violenza commesse dai soldati sovietici in Germania. Angelo D’Orsi è uno storico molto serio e di lunga esperienza e ha sicuramente dei dati certi anche se non li ha riportati nell’articolo in oggetto.
      Dopo di che passo alla seconda questione, che secondo me è quella più importante. Nessuno nega, per lo meno non il sottoscritto, l’eccidio delle Foibe (che non sono in grado di quantificare ma anche se fosse quello raccontato dagli antijugoslavi non cambierebbe nulla rispetto a quello che voglio dire…). Il problema è che è le Foibe devono essere necessariamente contestualizzate. Se si fa questo (che è il solo modo serio per fare ricerca storica e non propaganda ideologica) si arriva necessariamente alla conclusione che le Foibe sono state una tragedia all’interno di una tragedia ben più grande che è stata l’occupazione ferocissima della Jugoslavia da parte dei nazifascisti e dei loro alleati in logo (croati e cetnici, ecc.) che erano ancora più feroci dei nazisti e che hanno praticato la pulizia etnica durante tutto il periodo dell’occupazione. Quest’ultima, fra pulizie etniche varie, bombardamenti, rastrellamenti, deportazioni, distruzione di centinaia di villaggi e naturalmente anche battaglie con la Resistenza, ha causato circa 900.000 morti di cui la gran parte civili, naturalmente.
      Ora, è evidente che le Foibe sono state una rappresaglia, su questo non c’è dubbio. Sbagliata, da esecrare, condannare, stigmatizzare, tutto quello che vuoi tu. Ma è stata una rappresaglia. figlia però del sangue precedentemente versato (ben superiore a quello versato alle Foibe…) e della tragedia che si era appena consumata e che si stava ancora consumando. Gli angloamericani, se è per questo, hanno fatto ben peggio, radendo al suolo con un bombardamento particolarmente feroce (fu fatto larghissimo uso di bombe incendiarie) la città di Dresda (ma anche altre città), a guerra praticamente finita, dove non c’era nessuna obiettivo militare da colpire (anche se furono raccontate delle balle ai piloti degli aerei). Si calcola che a Dresda morirono bruciate nell’arco di una sola notte circa 50.000 persone, ma forse più, non lo so, anche quei le cifre oscillano. Chi dice 100.000, chi 25.000, chi 50.000. Comunque sia, alla fin fine poco conta.
      Tornando a noi, per 40 anni non si è mai parlato delle Foibe perché la storia la scrivono i vincitori e non i vinti. Da una trentina di anni a questa parte, da quando cioè una parte dei vincitori (l’URSS, il socialismo reale e anche la Jugoslavia di Tito) è crollata, a scrivere e a ri-scrivere la storia sono i vincitori di quel confronto successivo (quello con l’URSS), cioè gli USA, le potenze occidentali aderenti alla NATO e naturalmente tutte le destre che hanno ripreso fiato e sono state sdoganate. Il can can sulle Foibe fa parte di questo sdoganamento. Si tratta di una operazione politica e mediatica che ha come obiettivo quello di criminalizzare in questo caso la Resistenza jugoslava egemonizzata dai comunisti, fingendo di ignorare la causa prima che ha scatenato tutto ciò, e cioè l’invasione e l’occupazione nazifascista di quel paese, avvenuta con metodi brutali perché, come sappiamo, anche gli slavi, come i russi, erano considerati una etnia inferiore. Particolarmente feroci, come ripeto, erano gli alleati croati e cetnici dei nazifascisti, che si sono contraddistinti per la loro ferocia sulle popolazioni slave. Ma nel complesso, questo genere di operazioni mediatiche servono a criminalizzare tutte quelle istanze, ideologie e movimenti politici che non sono proni ai diktat dell’impero dominante che è a tutt’oggi quello capitalista-imperialista occidentale a guida USA. Sono delle operazioni ideologiche “rafforzative”, diciamo così, che devono servire a rafforzare ideologicamente il sistema, facendolo apparire come l’unico “umano”, portatore di civiltà, libertà, democrazia ecc.

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