La lingua dei clienti

Il 1961 e il 1962 sono ricordati, anche, per essere stati gli anni della battaglia del latino, così i giornali dell’epoca definirono la discussione sull’insegnamento del latino nella nuova scuola media unica che aboliva la precedente in quanto classista con la legge del 31 dicembre 1962, n. 1859.

Il latino fu processato  perché  la lingua elitaria ed in quanto usato come  scudo dalle classi sociali più abbienti per discriminare coloro che provenivano da ambienti sociali deprivati, i quali erano avviati dopo le elementari alla scuola di avviamento al lavoro. Insomma si usava il latino per  selezionare su un fondamento puramente classista. Allora come oggi le sinistre giudicarono che la soluzione fosse, per la nuova scuola media: abolire il latino.  La cultura della cancellazione affonda le sue radici nella sinistra progressista ed anticomunista. Il progresso come annichilimento del passato per “un mondo nuovo” non può che favorire derive distopiche fondate sul rifiuto dell’identità e sul semplicismo didattico. In tal modo si dà poco a tutti e ingiustizia è fatta per tutti.

Demagogia e cultura della cancellazione formarono un connubio il cui sostrato era l’antiumanesimo. Il latino fu processato nei fatti, attraverso la sua eliminazione si attaccava la Chiesa rea di essere l’alleata delle classi abbienti e del trascorso fascismo – la qual cosa era indiscutibile – e l’Umanesimo, che poneva al centro la coscienza e la spiritualità umana. Insomma si concentrarono nella battaglia del latino una serie di nodi sociali  mai risolti. Tutto pur di evitare di attaccare il vero nemico: li capitalismo e la società dello spettacolo.

La soluzione fu molto democristiana, il latino rimase, ma facoltativo. Col tempo in suo insegnamento facoltativo è caduto in disuso, vi sono eccezioni, certo, ma nella scuola media inferiore non è più insegnato, è stato abolito nel 1978. Togliere e sottrarre conoscenze è diventato il mantra della scuola progressista, si rende facile il percorso, si allevano studenti in serie, i quali non devono conoscere, ma imparare il necessario organico al sistema.

Vi è una pressione sociale che lo rappresenta come “inutile”, allo scopo di imporre  “l’inglese commerciale”.

Dobbiamo adattarci senza capire, seguire la scia ed obbedire.

Nel tempo attuale il latino è sotto assedio nei licei. Nei licei scientifici è poco praticato, il discredito decennale e la campagna di odio contro la lingua madre ha dato i suoi frutti.

La scuola azienda deve vendere il prodotto scuola, per cui ciò che è formativo è respinto, in nome della scuola inclusiva, ovvero la scuola per includere non deve presentare difficoltà di alcun genere, deve rispondere ai desideri dei clienti-studenti. A scuola non si deve pensare il proprio tempo storico ma riprodurlo in modo cadaverico. Poco a tutti e con il massimo dei voti è l’obiettivo della scuola azienda, al suo freddo focolare si riscaldano genitori e figli, e non pochi docenti e dirigenti scolastici in fuga da tensioni  e dialettici confronti. Il latino nella scuola senza più studenti ma con i soli clienti è un problema. Lingua formativa e che insegna la disciplina del pensiero è rifiutata, perché poco spendibile nel successo formativo.  I clienti alla prima difficoltà cambiano scuola e sezione, per cui il sistema nei fatti, in modo bizantino, ha abolito il latino, punta sull’inglese in modo da formare cittadini-servitori disponibili ad essere migranti senza identità, carattere e struttura formativa.

 

Latino come lingua formativa

Il latino consolida le capacità di attenzione e linguistiche, rafforza la logica, ed insegna la saggezza degli antichi, è di ausilio a trascendere il naturale egocentrismo degli adolescenti, insegna a porsi in un’altra prospettiva storica. È il punto di contatto tra l’antico e la contemporaneità, ogni grande civiltà vive la creatività e il pensiero divergente nel rapporto osmotico tra il presente e il passato. Una civiltà senza passato è niente, è il nulla consegnato ai mercati e alla competizione individualistica. Le nuove generazioni senza memoria sono indifese dinanzi alla minaccia del mercati che vorrebbero cannibalizzarle con l’inglese commerciale utilizzato per formare clienti e precari che si percepiscono moderni, ma in realtà sono già alla catena del nichilismo: Mala tempora currunt.

Una Civiltà senza identità linguistica e senza memoria è votata all’annientamento, non a caso anche l’italiano è gradualmente sostituito dall’anglo-italiano. Le nuove generazioni votate religiosamente all’inglese e alle certificazioni si percepiscono moderne, in realtà stanno inaugurando il nuovo feudalesimo in cui parlano la lingua dei signori della Terra che le ridurranno a precari senza identità, a creature globalizzate e fluide.

Il latino insegna con la traduzione il senso del contesto, la parola assume il suo significato all’interno della cornice linguistica, tale capacità è di ausilio per comprendere i provvedimenti economici, pedagogici e legislativi, i quali senza contesto non sono compresi, ma supinamente subiti. Il punto nodale è questo, si eliminano le difficoltà risolvibili  con libere scelte didattiche per omologare le nuove generazioni ad una novella ignoranza stabilita dai mercati.

Sono i mercati a stabilire “discipline ed obiettivi formativi”.

Nelle scuole è calato il silenzio, non vi è dibattito sulla realtà storica e sui provvedimenti che cadono a pioggia a erodere la formazione, alla fine del diluvio universale rimarrà il cittadino-cliente senza formazione e carattere preda dei mercati e della propria miseria culturale. Parlerà un ottimo inglese commerciale, ma non avendo memoria, carattere e coscienza comunitaria sarà consegnato all’adorazione feticistica delle merci.

Dovremmo inaugurare una nuova battaglia per il latino, in cui coinvolgere specialisti del settore e non. L’attacco alla lingua latina è smantellamento dell’Umanesimo, ovvero del primato della persona sul mercato. Il nuovo feudalesimo non è comparabile al Medioevo nel quale la cultura e la Metafisica erano dibattute, il nuovo feudalesimo è tecnocratico e ha quale obiettivo la reificazione di massa e l’individualismo senza identità, pensiero e lingua. Opponiamoci a tutto questo difendendo l’Umanesimo del latino e il primato della persona sulle strutture economiche, dobbiamo pensare il nostro tempo per renderlo razionale e reale.

La lingua inglese e la cultura mondiale | L'Arena

Fonte foto da Google

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