Il taglio del cordone ombelicale

Come rendere Immaturi?

La domanda è lecita, se si volge lo sguardo intorno a noi, senza moralismo, senza giudicare ma solo per capire, non si può che constatare un temibile atteggiamento antipaideutico che affonda la sua verità nell’abbattimento dell’archetipo maschile che nella contingenza quotidiana si trasforma in perenne “vilipendio” della figura del padre e di ogni autorità educativa. La figura del padre, normalmente rappresentata come spettrale e negativa, nell’equilibrio delle relazioni famigliari è sempre stata immagine tangibile del limite, ovvero è la legge che non uccide il figlio ma ne difende la vita. Il limite non solo partecipa alla protezione della vita con la mediazione della madre ma struttura il principio di realtà. Senza la figura paterna il figlio è abbandonato e tradito, è  consegnato al caos dei desideri, la madre media tra il particolare e l’universale. La legge è in tal maniera  resa concreta nelle complesse circostanze in cui ogni vita si apre al mondo. La madre media e, in tal modo, la regola si adatta positivamente al caso singolo e all’indole del figlio. In questa operazione d’amore il figlio percepisce di esistere per i genitori e di essere parte integrante di un progetto. Figli senza regole e abbandonati ad una libertà irrazionale soffrono fino ad ammalarsi per una forma di abbandono che non comprendono. Il mercato offre loro psicologi e merce per dimenticare l’abbandono e la solitudine.

L’equilibro del maschile e del femminile è donativo, poiché il figlio per diventare adulto deve in parte rinunciare al principio di piacere, la rinuncia non è dannosa o mutilante, ma consente al soggetto di entrare in modo proficuo in un mondo di relazioni. Si dispone il soggetto a vivere la vita sociale senza debordanti narcisismi che neutralizzano la comunicazione.

La famiglia è il luogo potenziale e imprescindibile che forma hegelianamente alla comunità dello Stato che non a caso Hegel definisce “grande famiglia”. La famiglia e le istituzioni sono i luoghi di formazione del politico. La fine della figura paterna coincide con l’estinzione dei corpi medi, alla fine di tale perverso processo non resta che un soggetto astratto  disposto ad ascoltare le sirene del mercato, le uniche rimaste con il ritrarsi del logos.

 

Caccia mediatica

La genesi etica e paideutica quale orizzonte ideale che guida il progetto etico della  comunità sociale e politica si è spezzato con l’abbattimento della figura paterna. Nei decenni trascorsi il liberismo ha posto una autentica caccia mediatica alla cultura del limite e della paternità. La figura maschile è tollerata solo se riproduce il femminile codificato dai media e dal politicamente corretto.Ogni autorità è stata associata ad immagini e parole negative, l’associazione immediata e irriflessa grazie alla batteria di fuoco dei media ha travolto ogni figura autorevole e, sotto le macerie della cultura della cancellazione, in nome dell’individuo deregolamentato e solitario, vi sono i docenti, gli educatori e le stesse madri.

Si è insinuata la paura paranoica del maschio e dell’autorità, anzi, si ha terrore di “donare” le regole che consentono la vita comunitaria. Le regole sono giudicate traumatiche, la rinuncia ai piaceri illimitati è letta come una inutile sofferenza che potrebbe condurre a danni psichici. Vi è un sovvertimento di ogni logica, il logos, forma spiritualizzata della legge che accoglie ed elimina con il processo paideutico le asperità soggettivistiche, è anch’esso sotto attacco, perchè giudicato pericoloso per il sistema.

La ragione che argomenta pe riportare il principio di realtà è stata mutata in calcolo utilitaristico, in vuota presunzione soggettiva. Il liberismo ha condotto e vinto la sua campagna di guerra con il trionfo finale del femminile mediatico quale nuova sentinella dell’illimitato e dei consumi. Colpire il maschile significa distruggere il femminile per creare una società di individui consumanti e in perenne lotta senza obiettivi e senza progettualità.

Eliminare il taglio simbolico del cordone ombelicale comporta la consegna di giovani ed adulti al cannibalismo del mercato in quanto hanno perso la linea di demarcazione tra il principio di piacere e di realtà. Creature dipendenti dalla tirannia dei desideri si aggirano come spettri nel mercato del capitalismo, sono i nuovi consumatori che hanno introiettato l’ordine del perenne brucare i prodotti del cattivo infinito del mercato.

L’abbattimento del maschile  con i suoi simboli conduce alla cancel culture. L’odio verso qualsiasi regola e identità di senso non può che portare alla sconfitta dell’umano e della politica. Bisogna imparare a leggere l’attacco frontale al maschile come fondamento dell’antiumanesimo imperante che rischia di condurre a forme di nichilismo sconosciute che possono insidiare la vita della comunità politica fino a ridurre la libertà a semplice dimensione freudianamente orale.

Si cerca di dipendere dal seno simbolico del mercato, degli psicologi e dei formatori del nuovo sistema.  La nuova fase autoritaria che si profila è assolutamente nuova, si domina spingendo verso il principio di piacere, si è  incapaci di ascoltarsi e conoscersi. L’io minimo è il trionfo del mercato, ed anche l’obiettivo finale del nuovo ordine del discorso, poiché il soggetto è solo funzione resiliente ai bisogni dei potentati economici. Il nuovo totalitarismo prolifera, in quanto ci coglie impreparati; per tradizione storica le forme autoritarie sono sempre state associate a forme di gerarchie e imposizioni. Vi è stato un salto qualitativo che fatichiamo a riconoscere: il nuovo totalitarismo ha il volto gaudente e misero dell’infantilismo di massa e della dipendenza da un nuovo e terribile patrigno: il mercato. Senza tale difficile constatazione nessun nuovo progetto politico è possibile. Per cui bisognerebbe lavorare per renderci tutti più maturi e adulti per vincere le spire dell’immaturità sul cui zerbino trionfa il mercato. Bisogna tagliare il cordone ombelicale che ci lega al mercato, il quale è dentro di noi, non solo fuori, il futuro si gioca in questo taglio per cui necessitiamo del logos e, dunque, dell’equilibrio tra maschile ritrovato e femminile liberato dalla violenza degli stereotipi del liberismo. Si prepara la battaglia finale: la struttura economica per sopravvivere deve derealizzare e disumanizzare, a tale postura bisogna opporre il ritorno della Politica e della Parola che struttura percorsi veritativi comunitari. Siamo tutti implicati,  ciascuno è responsabile del mondo che verrà.

Rapporto padre figlia: le figlie femmine rendono i papà migliori - Blog papà

Fonte foto: da Google

3 commenti per “Il taglio del cordone ombelicale

  1. armando
    19 Novembre 2022 at 14:52

    Ottimo articolo. questione maschile e questione paterna alla fin fine sono la stessa cosa, perché senza il padre il maschio, ma per altri versi anche la femmina, si perde nell’indefferenziato. Nello stesso tempo un padre che abbia rinnegato la sua virilità non saprà dare al figlio e alla figlia alcunché di diverso da una pallida e mal riuscita imitazione della madre. E c’è anche un altro “parallelo”. Il soggetto abbandonato al desiderio e al mercato capitalistico, è quello rimasto entro il materno, quello che il padre non ha strappato alla simbiosi, dapprima necessaria e poi mortifica, con la madre. La figura genitoriale che presiede ai “bisogni ” e al nutrimento è quella materna, ed è consequenziale che una società che punta tutto sulla fabbricazione di bisogni indotti, artificiali e stupidi, ma molto redditizi, debba far di tutto per esaltare il principio femminile e svalutare e distruggere quello maschile.

    • Fabrizio Marchi
      19 Novembre 2022 at 19:05

      Se non si taglia metaforicamente quel cordone ombelicale il bambino o la bambina (ma ancor più il bambino maschio) rischiano di restare nell’uroboros materno e di diventare quelli che volgarmente e comunemente vengono chiamati “ammammati” o “mammoni”. Certamente la realtà è complessa e molto variegata però non c’è dubbio che certi tratti fondamentali caratterizzino in linea di massima – sia pure con le dovute e non rare eccezioni – il maschile e il femminile. Il materno tende naturalmente ad avvolgere nell’abbraccio materno, è inevitabile e anche giusto (direi doveroso…), spetta al padre in un secondo momento interrompere quell’abbraccio non certo per portare via il figlio alla madre, ovviamente, ma per separarlo parzialmente da quell’abbraccio che rischia di diventare troppo avvolgente e quindi alla lunga castrante per il figlio. Questa metaforica “separazione” è operata dalla figura paterna. E’ evidente che senza questo processo il rischio è che crescano delle persone psicologicamente fragili ma soprattutto immature, dotate di scarsa autonomia. A parti invertite, non c’è altrettanto dubbio che un maschile-paterno non equilibrato, immaturo (anche se camuffato sotto vesti autoritarie) e magari anche violento (ma questo può valere anche per il femminile-materno) faccia altrettanti danni anche se in altre direzioni.

    • Fabrizio Marchi
      19 Novembre 2022 at 19:08

      P.S. Aggiungo che, ovviamente, l’attuale dominio sociale capitalistico “post-moderno” fa di tutto per infantilizzare quanto più possibile le persone e quindi, come giustamente dicevi tu, l’attacco al maschile è parte di questo processo. E non è un caso che, mediamente, oggi la gran parte degli uomini è composta o da soggetti psicologicamente fragili, anche manifestamente, o da pseudo machi. E il machismo null’altro è se non una forma di fragilità camuffata che, sia chiaro, può portare e spesso porta a comportamenti malsani e violenti. Il problema, ovviamente, che tutto ciò viene filtrato dalle griglie dell’ideologia femminista che lo riporta all’esterno mediaticamente nelle forme che ben conosciamo…

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