A chi e a cosa serve il Si al referendum

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Foto: www.ipettirossi.com

Consentitemi di essere tranchant, e quindi di perdere per strada le necessarie sfumature. Non esiste una ragione obiettiva per sostenere la riforma della Costituzione. Non raggiunge nemmeno gli obiettivi che essa stessa si propone (ammesso che siano obiettivi realment utili, cosa che nego). Non velocizza il processo legislativo, perché crea una congerie di procedure diverse, con grossi rischi di ricorsi e incertezze, non consente di risparmiare, perché il risparmio è una micro-goccia nell’oceano del bilancio pubblico, non razionalizza il rapporto Stato-Regioni, perché di fatto elimina il secondo elemento della dialettica, in nome di un neo-centralismo assolutamente inadeguato a gestire la complessità territoriale e sociale del Paese.

Serve solo ad una élite politica screditata a rimanere in piedi, costruendo un assetto istituzionale talmente ingestibile da poter poi invocare una specie di commissariamento europeo che elimini ogni traccia residua di sovranità nazionale e popolare, mantenendo in piedi questa élite compradora in veste di esecutrice delll’imperialismo esterno della tecnocrazia europea (piegata all’interesse del più forte, cioè la Germania) e dei centri di potere economico del capitalismo globale. Pertanto, non è possibile votare Si per motivi obiettivi e contemporaneamente in buona fede.

Chi voterà Sì si classifica in una di queste tre categorie: la classe di chi vive o aspira a vivere dentro l’establishment attuale, o ne sta fuori ma ne viene foraggiata direttamente o indirettamente. L’elettorato popolare sottoproletario più debole culturalmente, meno politicizzato e più dipendente dalla propaganda, specie televisiva. Un elettorato anziano, o garantito, ma “in limine”, nel senso che corre il pericolo di cadere nell’abisso (pensionati, dipendenti pubblici sensibili all’intelligente aggressione quotidiana che quel genio strategico di Grillo riserva loro) che vota tappandosi il naso e solo per paura, terrorizzato dall’idea (evidentemente assurda, lo abbiamo visto con la Brexit e con Trump) che con la vittoria del No si crei una situazione di destabilizzazione del quadro che ancora (in modo sempre più precario) fornisce loro protezione.

2 commenti per “A chi e a cosa serve il Si al referendum

  1. alfio
    18 Novembre 2016 at 1:32

    ho assistito ad alcune trasmissioni in cui si sono confrontati costituzionalisti o cosidetti esperti cercando ognuno di portare acqua al proprio mulino.
    la cosa che piu’ mi ha sorpreso e indignato e’ la totale assenza di argomentazione dei promotori
    del si’,
    si nascondono spesso dietro ideologici riferimenti al fatto che votare si’ rendera’ la nostra costituzione simile a quelle europee anch’esse funzionali ad una dicono loro migliore governabilita’..
    ma in sostanza neanche quando sono stimolati dall’ interlocutore di turno o dai loro avversari
    spiegano realmente le cose, non entrano mai nel merito della costituzione stessa, di quali modifiche dovranno essere attuate e come A mio parere la costituzione potra’ realmente essere
    cambiata se necesario solo quando avremo una classe dirigente di altissimo livello sia a destra che a sinistra
    uma classe dirigente che sappia spiegare le ragioni di un cambiamento costituzionale coinvolgendo tutti i cittadini e non solo attraverso un referendum ma grazie ad una ricca discussione pubblica.

  2. armando
    18 Novembre 2016 at 13:00

    Alfio, “una ricca discussione pubblica”, “una classe dirigente di altissimo livello”? Seee,,,Questo ce lo scordiamo. Quanto al referendum, per il quale i sondaggi, per quel che valgono, sembrano indicare il NO in vantaggio, io temo che alla fine si faccia sentire “il richiamo della foresta” che induca molta parte del così detto “popolo di sinistra” a tornare all’ovile. Spero di no, ma lo temo. Quanto al merito, dico che alcune esigenze sono reali e che è anche colpa di tutti i governi precedenti non averci messo mano. Diciamo che anche in questo caso il pinocchietto sfrutta, per farsi bello, le carenze altrui. Ovviamente ogni riforma è buona o cattiva anche valutandone il contesto: i suoi scopi e i suoi effetti, ma anche gli effetti idi più larga scala e lungo periodo. Vincendo il sì, si rafforzerebbe Renzi, ossia il suo progetto di ammodernamento politico, economico e culturale di un capitalismo che mostra tutte le sue magagne, e l’Italia si alineerebbe ancor più alle elites europee della finanza. . A me basta anche solo questo per dire NO.

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