Crepe nel neoliberismo e nel “buonismo” guerrafondaio

Le elezioni americane hanno sancito non solo la sconfitta di Hillary Clinton ma hanno dato anche un messaggio molto forte alla casta militare-finanziaria che ha devastato la società e l’economia del Paese.
Un voto contro Hillary, un voto contro una casta che sempre più è distante dal Paese reale che in questi ultimi anni è precipitato nella disoccupazione massiccia e nella diffusione della povertà.
E’ un voto che ha suscitato panico nelle alte sfere della Unione Europea. Nonostante le feste circensi che hanno preceduto l’election day, con le sue Madonne, con le star di Hollywood, nonostante la solidarietà della “cultura” e dell’arte, sembra che le classi medie e basse (non solo bianchi) abbiano spernacchiato i media televisivi (vedi CNN) e i media cartacei (vedi New York Times) e abbiano voltato le spalle a proposte e programmi sociali insoddisfacenti o non realizzati.
Il neoliberismo ha creato sfracelli in tutti i parametri economici fondamentali. E non è certo Donald Trump che potrà rimediare alle storture. Ma certo è invece che su questi sfracelli ha edificato la sua campagna elettorale che è risultata concreta e di più facile comprensione. La stessa offerta di dialogo sulle guerre in corso prospettata dal pistolero Donald si inserisce nel disegno occupazionale. La Nato in Europa per difenderla dalle minacce dell’Orso russo. Bene ma con spese a carico dell’Europa.

I media statunitensi ma anche quelli nostrani hanno spesso deriso il molestatore di donne, il razzista, l’omofobo ma poco ci hanno detto del suo programma economico impedendo al lettore di avere un quadro credibile della disputa elettorale.
Una famiglia con due figli avrà un taglio della tassazione del 35%, le piccole e medie imprese dal 35% al 15%. Incentivi per la rilocalizzazione delle imprese. Disincentivi pesanti per chi delocalizza. Rientro dei capitali all’estero con una multa attorno al 10% 1). Rinegoziazione con la Cina sulle tariffe doganali per proteggere aziende agricole ed industriali… Un programma di intervento statale che non piacerà agli ultraliberisti e soprattutto non piacerà all’apparato militare e presumibilmente anche a Wall Street. Ma non era questo il target di Trump. Il target erano le classi medie e basse che lo hanno portato al successo.
Non bisogna trascurare i meriti di Hillary. Senza le email che hanno svelato quanto era corrotta e soprattutto quanto era cinicamente guerrafondaia non si sarebbe creato nell’elettorato il timore che la guerra avrebbe potuto interessare lo stesso territorio americano.
Perché l’oligarchia europea si è tanto preoccupata dell’esito elettorale americano? E se questo fosse un segno che i popoli non sopportano più le oligarchie, non credono più alle menzogne dei media accreditati dalla finanza? Per Juncker e soci potrebbe essere l’inizio della fine. Un NO alla riforma costituzionale di Renzi potrebbe costituire un passo verso lo sgombero definitivo.

Alcune osservazioni finali. Molti articoli hanno accennato ad una crisi irreversibile della globalizzazione neoliberista. Andiamoci piano. Qualche altro articolo ha messo in evidenza che con la disfatta di Hillary il pericolo della terza guerra mondiale è svanito.
Andiamoci piano anche qui. Il vicepresidente Mike Pence sembra che occupi una tale carica per non impensierire il Pentagono affinché non si facciano troppe concessioni ai Russi. Ricordiamolo. Mike Pence è quello squallido individuo che suggerì a Colin Powell l’idea di esibire all’ONU una fialetta all’antrace come prova schiacciante delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein 2).

NOTE
1) Enrico Verga, Elezioni Usa 2016,10 novembre:Trump ha vinto, “Il fatto quotidiano”, 2/11/2016
2) Massimo Mazzucco, Fabbricò l’allarme antrace, ora Pence controllerà Trump, “Libre”,7/11/2016

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