A Davos, il WEF ha dichiarato guerra all’umanità

L’élite aziendale statunitense ed Anglo-Sionista, nella città svizzera di Davos, ha pianificato la deindustrializzazione dell’Europa del centro e dell’ovest con l’intento di trasformarla in una piattaforma logistica-militare della Nato. Le prime tappe, messe a punto dalla fazione ‘’dem’’ del complesso militare-industriale USA, sono due e riguardano la liquidazione definitiva dei rappresentanti della vecchia borghesia padronale:

  • La transizione alla green economy dietro la protesi ideologica-truffa del ‘’cambiamento climatico’’ e la regressione sociale nei paesi capitalisti dell’UE.
  • La guerra dichiarata al padronato favorevole ad una declinazione neoliberale del multipolarismo, a partire dall’esclusione del visionario-capitalista Elon Musk.

La transizione al capitalismo assoluto e della sorveglianza, un processo oramai compiuto nell’anglosfera dopo il Covid-19, ha ridotto l’Europa ad un lager finanziario degli anglosassoni; come avevo previsto in ‘’All’ombra del Covid-19’’ (SUSIL Editore) e in questo giornale, con il passaggio dalla pandemia alla guerra all’Eurasia gli Stati Uniti hanno portato i laboratori militari P4 in Italia (es. Pesaro 1). Nelle guerre del ventunesimo secolo, diversi paesi occidentali un tempo imperialisti, potrebbero diventare stati-laboratorio di Washington. Domanda: Camp Darby (Pisa-Livorno), già deposito d’arsenali per conto dello stato-entità israeliano 2, potrebbe diventare un contenitore d’armi biochimiche statunitensi?

 

L’Uomo o il Nulla

Mentre i media-corporativi parlano delle escort di servizio del WEF, il 17 gennaio i massimi esponenti dell’élite aziendale hanno relazionato su ‘’De-globalizzazione e ri-globalizzazione’’, con relatori alcuni Anglo-Sionisti d’eccezione: Ian Bremmer, Adam Tooze, Niall Ferguson, Péter Szijjártó e Ngaire Woods, cinque velenosissimi nazisti neocons.Il 18 gennaio, il WEF ha praticamente dichiarato ‘’guerra permanente’’ alla Federazione Russa, dando spazio al comico ucraino della cocaina, Zelensky, ma non solo:

‘’Poi mercoledì 18 gennaio arriva l’apoteosi: “Restoring Security and Peace” con i relatori Fareed Zakaria – il beniamino marrone dell’establishment statunitense -, Jens “War is Peace” Stoltenberg della NATO, Andrzej Duda – ancora una volta – e la guerrafondaia canadese Chrystia Freeland – si dice che sia il prossimo segretario generale della NATO.’’ 3

 

Dopo la vittoria di Soledar, l’Operazione Militare Speciale Z ha dimostrato al WEF che l’Umanità (il mondo non globalizzato) può vincere contro il “Nulla” (l’Occidente). L’amministrazione Biden è appesa ad un filo, ed il ‘’ventre del mostro ‘’ (come il rivoluzionario cubano Josè Martì definì gli USA) è alla ricerca d’una nuova ‘’maschera di facciata’’. Secondo alcuni analisti, come Pepe Escobar e Peter Koenig, il Super Clan ha elaborato un vero e proprio culto della morte:

‘’L’analista Peter Koenig ha avanzato la convincente tesi secondo cui il WEF, l’OMS e la NATO potrebbero essere coinvolti in una sorta di elaborato culto della morte. Il Grande Reset si mescola felicemente con l’agenda della NATO che agisce come agente provocatore, finanziatore e portatore di armi della guerra per procura tra l’impero e la Russia nel buco nero dell’Ucraina. NAKO – acronimo di North Atlantic Killing Organization – sarebbe più appropriato in questo caso.’’(Ibidem 3)

Escobar cita Koenig: “la NATO entra in qualsiasi territorio in cui la macchina bugiarda ‘convenzionale’ dei media e l’ingegneria sociale falliscono o non riescono a raggiungere i loro obiettivi di cambiamento delle persone abbastanza velocemente”.Se il Sionismo è l’ideologia della borghesia imperialista-militare del ventunesimo secolo (dominante negli USA, in Gran Bretagna ed Israele), il Transumanesimo dispone di un autentico Capitale Culturale riproducendosi con la mediazione sociale della lobby progressista. Il neoconservatorismo è un fenomeno trasversale e nelle ‘’guerre eterne’’ della Nato, la sinistra ‘’politicamente corretta’’ è corresponsabile col clan Bush della distruzione d’una porzione del pianeta.

Per Escobar il mondo va verso la realizzazione dell’Agenda 2030: un futuro da incubo, fatto di solitudine e miseria. Quello che posso riscontrare, dall’altra parte, è lo sgretolamento della (in)giustizia imperialista, facendo riferimento all’analista strategico Thierry Meyssan:

‘’Questo modello occidentale sta per andare in frantumi. La guerra economica che l’Occidente conduce all’Iran, approfittando dell’aggressione occidentale in Siria per il tramite degli jihadisti, e alla Russia, approfittando dell’applicazione della risoluzione 2202 da parte di Mosca, è troppo vasta per essere attuata.’’ 4

La borghesia “patriottica” non vuole perire in questo scontro, inoltre in queste ore migliaia d’attivisti anti-neoliberisti sfidano, sul suolo svizzero, il regime di Davos. Non si tratta di una indefinita lotta contro il ‘’mondialismo’’, ma di una resistenza popolare all’imperialismo USA: come disse Darya Dugina ‘’l’Uomo o il Nulla’’.

https://www.lindipendente.online/2022/12/27/pesaro-via-libera-al-laboratorio-dove-si-manipolano-i-virus-la-protesta-dei-cittadini/

https://www.voltairenet.org/article166098.html

https://greenpass.news/pepe-escobar-silenzio-panico-sul-fronte-occidentale/

https://www.voltairenet.org/article218675.html

Rinviato il Forum economico mondiale (Wef) di Davos | laRegione.ch

Fonte foto: da Google

1 commento per “A Davos, il WEF ha dichiarato guerra all’umanità

  1. Paolo
    20 Gennaio 2023 at 20:35

    La volontà di puntare sulla fusione fredda – le cui conseguenze economiche dovrebbero vedersi ben prima del suo sviluppo perchè gli investimenti in campo energetico sono a lungo termine – e i massicci incentivi governativi per trasformare la ex rust belt in una battery belt per l’auto elettrica mostrano chiaramente la strategia della cosiddetta green economy portata avanti dall’amministrazione dem e dagli interessi economici che rappresenta.

    Strategia della green economy che ha effetti interni ed esterni presentando opportunità, ma anche rischi per il mondo liberal che la promuove.

    Internamente la reindustralizzazione “green” punta al recupero della classe operaia bianca virata verso il trumpismo, con il quale però accentua il conflitto per quanto riguarda i settori della “old economy” che lo sostengono, ampliando ancora il fossato tra le due americhe.

    Sullo scenario globale si incontra con attori importanti che vedono vantaggi nel giocare questo gioco In primis la Cina che ha bisogno di superare tecnologicamente il ruolo di “fabbrica del mondo”, e anche a questo scopo punta a una nuova distensione con l’America dell’amministrazione dem. E poi l’India che pensa di poter sfruttare la forte interdipendenza tecnologica e commerciale con gli Stati Uniti, per cui Modi ha detto a Putin che “questo non è il tempo della guerra”, dal punto di vista degli interessi indiani ovviamente.

    Ma la strategia “green” mette in forte crisi i rapporti con i paesi “rentiers” delle fonti fossili, che non sono solo nemici, come Russia e Iran, ma anche importanti alleati storici, come l’Arabia Saudita, e che vedono in questa prospettiva il film del proprio declino.

    Un rimescolamento delle carte economiche e strategiche del quale siamo solo all’inizio.

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