Israele o Arabia Saudita: a chi spetta il primato della cristianofobia ?

In occasione del Natale, l’imam Khamenei ha visitato alcune famiglie di martiri cristiani della “guerra imposta” alla Repubblica Islamica dai baathisti irakeni guidati da Saddam Hussein. Si tratta di qualcosa che va ben oltre una semplice occasione di dialogo inter-religioso: non tutti sanno che il Corano considera Gesù Cristo il più grande profeta, prima di Maometto e subito dopo Abramo. La tradizione sciita arriva a ritenere Gesù il grande alleato del Mahdi – il dodicesimo imam che attualmente si troverebbe in uno stato di occultazione – nella decisiva lotta contro l’Anticristo. L’escatologia messianica musulmana – come è proprio della tradizione abramitica – si colloca in perfetta continuità col cristianesimo delle origini e l’ebraismo dei Neturei Karta.
Nulla da aggiungere: il Natale, nel mondo sciita, è una ricorrenze religiosa a tutti gli effetti. Le comunità cristiane sono rispettate – al pari di quelle ebraiche non sioniste – e godono di grandissimo prestigio. Le cose cambiano radicalmente in due paesi: Arabia Saudita e Israele.
Arabia Saudita
In Arabia Saudita, ogni anno, il Ministero degli Interni ammonisce i cristiani a non festeggiare la ‘’nascita’’ del Cristo, invitando i militanti wahabiti a denunciare chiunque infranga questo divieto. Nel 2012 la polizia religiosa di Casa Saud ha sventato un ‘’complotto per festeggiare il Natale’’ nell’abitazione di un diplomatico asiatico. Gli arrestati, 41 persone, hanno rischiato la pena di morte dopo aver subito violenze di vario tipo.
Le minacce e le violenze wahabite obbligano ben 600.000 fedeli a commemorare l’avvento del ‘’figlio di Dio’’ in silenzio, blindati nelle proprie dimore; l’unico luogo in cui si possono celebrare delle messe sono le ambasciate occidentali. Inutile dire che nulla sfugge all’occhio vigile ed alla sciabola dei tagliateste al servizio di sua maestà. Al di fuori della fuorviante lettura del Corano fatta dai wahabiti, ogni richiamo al Cristo è considerata un’ eresia da punire pesantemente.
Il Natale non è l’unica ricorrenze proibita da Casa Saud: anche la nascita del profeta Maometto è severamente silenziata dalle leggi della dittatura, mentre la dinastia omaggia Adb Al-Aziz, capostipite di questo regno oscurantista e totalitario.
Israele
Il giornale della ‘’sinistra’’ liberale israeliana Haaretz, ha denunciato le dichiarazioni razziste di Benzi Gopstein, leader del partito sionista Lehava, il quale ha minacciato violentemente le comunità cristiane: “Rimuoviamo i vampiri (cristiani) prima che bevano il nostro sangue. Non c’è posto per il Natale in Terrasanta” 1. Si tratta di un delirio degno di Daesh ed Al Nusra (con cui, fra l’altro, Israele è tacitamente o quanto meno indirettamente alleata), che purtroppo ha un seguito raccapricciante: “Questi succhiatori di sangue hanno un’ultima missione. Se gli ebrei non possono essere uccisi, possono ancora essere convertiti. Le biblioteche missionarie vendono i loro libri davanti a tutti a Jaffa Road (Gerusalemme), molti altri hanno imprese qui.” Che cosa vorrebbe la destra sionista, dove portano queste minacce ? Forse, prendendo lezioni da Hitler, i migliori alleati di Netanyahu chiedono un nuovo rogo dei libri?
Eppure alcuni coloni israeliani già quest’estate hanno violentemente colpito il mondo cristiano dando fuoco alla ‘’Chiesa dei Pani e dei Pesci’’ di Tagba sul Lago Tiberiade, luogo in cui si dice che Gesù abbia sfamato ben 5000 persone facendo – seguo la narrativa evangelica – la ‘’moltiplicazione dei pani e dei pesci’’. La scritta, fatta con una bomboletta, nei muri della basilica, è una vera fotografia del sionismo likudista e non : ‘’Morte agli arabi, ai cristiani e tutti quelli che odiano Israele’’ 2. Domanda: la Chiesa cattolica accetta in silenzio tutto questo ? Cosa aspetta Papa Bergoglio a prendere posizione contro la cristianofobia così diffusa in Israele ? Il giornalista di Il Manifesto, Michele Giorgio, ipotizzò che ‘’questi attacchi rientreranno nei colloqui che papa Francesco avrà a fine maggio con i massimi rappresentanti israeliani’’ 3. Un po’ troppo ottimista il nostro bravo e stimabile giornalista: gli incontri non ci sono stati ma Bergoglio non ha saputo alzare la voce contro gli energumeni di Tel Aviv. Purtroppo.
Israele condivide il progetto politico di Daesh ?
Che Daesh ( o ISIS ) fosse un prodotto dell’alleanza fra l’imperialismo Usa e la dittatura di Casa Saud non c’erano dubbi. A questi due ‘’predoni’’ ( usando un termine caro a Lenin ) si è aggiunta Israele, le notizie che confermano ciò – come vedremo – ci vengono da fonti tutt’altro che ‘’marxiste’’ o ‘’filosciite’’.
Il vicedirettore di Famiglia Cristiana, Fulvio Scaglione, in un articolo del 23 giugno 2015 scrive: ‘’Nel conflitto permanente tra Paesi arabi sunniti e Paesi sciiti che tormenta il Medio Oriente, Israele si è schierato con i primi e su questa opzione, in buona sostanza basata sull’ossessione per il pericolo rappresentato dall’Iran, il premier Netanyahu ha fondato la propria politica estera’’ 4. Ancora più sorprendente è il seguito dell’articolo: ‘’Anche con la guerra in Siria alle porte del Golan, e con il rischio che Al Nusra, l’Isis e le altre formazioni del terrorismo islamico prendessero sempre più piede, Israele non ha cambiato strategia. Al contrario, ha semmai stretto ancor più i legami con l’Arabia Saudita, che delle formazioni armate che operano in Siria è stata a lungo ispiratrice e finanziatrice, e con alcuni dei Paesi che sono poi intervenuti anche in Yemen contro i ribelli sciiti Houthi’’.
La politica estera del Likud israeliano – andando oltre il linguaggio troppo moderato dell’ottimo Scaglione – attenta, su tutta la linea, alla pace mondiale: Netanyahu vorrebbe spingere gli USA verso una folle guerra contro l’Iran; i musulmani che vivono nella regione sono costantemente minacciati, anche attraverso l’appoggio che Israele dà ai tagliagole di Jabat Al Nusra; il leader della destra sionista utilizza tutti gli strumenti di propaganda di cui dispone per obbligare gli stati europei ad aderire al suo progetto imperialistico.
Un altro importante esponente religioso, Monsignor Atallah Hanna, arcivescovo greco-ortodosso del Patriarcato di Gerusalemme, ha utilizzato nella sua denuncia parole ben più dure. Leggiamole, ne vale davvero la pena: ‘’Io ho sostenuto a più riprese che il sionismo e Daesh sono le due facce di una stessa medaglia, e quando dico Daesh mi riferisco a tutte le organizzazioni terroriste barbare e sanguinarie che siamo convinti essere una creazione statunitense-israeliana per eccellenza, con lo scopo principale di distruggere la patria araba a profitto di Israele’’ 5. Domanda: come mai Israele non ha alzato un dito davanti alla distruzione degli scavi archeologici di Palmira ? Possiamo considerare ‘’alleato dell’Europa’’ Israele, un paese che convive tranquillamente con Daesh ( ISIS ) e, nel mentre, persevera nella pulizia etnica della Palestina ( luogo sacro anche della cristianità ) ?
Oggi in Iran le comunità cristiane – per la maggior parte appartenenti ai ceti popolari – festeggeranno la presunta nascita di Gesù, fianco a fianco, con i ‘’fratelli’’ musulmani e gli ebrei ortodossi che seguono il messaggio della Torah. In Arabia Saudita ed Israele che sorte spetta a coloro che credono nel Cristo? I nostri politicanti, alleati di Netanyahu e Casa Saud, ci possono dire, cortesemente, se è meglio finire delle mani della polizia wahabita oppure essere linciati da qualche colono fanatico che – in preda ai suoi deliri – ti considera un ‘’vampiro’’
http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.693132

http://nena-news.it/israele-coloni-e-fanatici-contro-le-chiese/
http://www.famigliacristiana.it/blogpost/se-israele-scommette-sull-isis.aspx
http://www.civg.it/index.php?option=com_content&view=article&id=795:i-giovani-palestinesi-dicono-no-all-occupazione-e-al-razzismo&catid=2:non-categorizzato

2 commenti per “Israele o Arabia Saudita: a chi spetta il primato della cristianofobia ?

  1. alfio
    29 Dicembre 2015 at 3:13

    nel corano non ricorre mai la figura del cristo, appare solo quella di gesu’ figlio di maria.
    e’ venerato e rispettato insieme ad altri profeti anche se ad un grado piu’ alto
    rispetto ad essi, probabilmente perché alcuni membri di un gruppo di giudeocristiani
    in forte contrasto con le comunita’ paoline di Gerusalemme preferirono emigrare in arabia
    dove evidentemente diffusero le loro idee condividendo le loro esperienze religiose
    con le popolazioni autoctone.
    idee ed esperienze che a distanza di quasi tre secoli furono riprese e elaborate teologicamente
    da maometto, ma solo dopo che esse erano diventate patrimonio comune condiviso, seppur
    di natura inizialmente orale.
    che la figura di gesu’ sia centrale nell’ islam e’ provato dall’ esistenza di numerossisimi
    ‘detti islamici di gesu’ apparsi gia’ nei decenni successivi alla formazione dell’ allora nascente
    impero islamico.

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