Israele e il Grande Reset: un regime infanticida vittima del proprio tribalismo

La dissoluzione dell’imperialismo militare israeliano è passata attraverso il depotenziamento geoeconomico della borghesia commerciale sionista, un regime affaristico che da un lato ha configurato Israele come ‘’braccio assassino dell’imperialismo USA’’ (cit. Hugo Chavez) e dall’altra parte ha permesso a Tel Aviv di ripiegare sulla ‘’geoeconomia del serpente’’. Il genocidio della popolazione di Gaza, successivo ad una umiliante sconfitta strategica/militare, ha portato al crollo dell’economia israeliana, il ‘’capitalismo suino’’ è prossimo alla bancarotta:

“La catastrofe in atto non sfugge agli economisti di Tel Aviv, 300 dei quali, il 1° novembre, hanno esortato Netanyahu e i suoi ministri delle Finanze a “tornare in sé”, a causa del “grave colpo inferto a Israele”.

Essi ritengono che il cataclisma “richieda un cambiamento fondamentale delle priorità nazionali e una massiccia riorganizzazione dei fondi per far fronte ai danni di guerra, agli aiuti alle vittime e alla riabilitazione dell’economia”. In risposta, il Primo Ministro ha coraggiosamente promesso di creare una “economia da tempo di guerra”:

“La mia guida è chiara: stiamo aprendo i rubinetti, stiamo pompando denaro a tutti coloro che ne hanno bisogno… Qualunque sia il prezzo economico che questa guerra ci impone, lo pagheremo senza esitazione… Batteremo il nemico nella guerra militare e vinceremo anche la guerra economica”.

Nonostante questa pomposa retorica, ci sono ampie indicazioni che lo Stato sionista nutre delle grosse e pericolose illusioni sia sulla sua sostenibilità economica che sulla propria capacità militare. I rapporti pubblicati dal “think tank” Start-Up Nation Policy Institute (SNPI) di Tel Aviv rivelano una prospettiva non certo rosea.’’ 1

Netanyahu utilizza un linguaggio nazista, mentre la lobby degli straussiani ha ricucito i rapporti con gli eredi di Stephan Bandera, uno dei peggiori antisemiti del ventesimo secolo. Il ‘’capitalismo suino’’(ed antisemita) di Tel Aviv, per integrarsi in una nuova Architettura di potere, deve autodistruggere la propria autonomia geoeconomica diventando una pedina (sacrificabile) nella dottrina della ‘’guerra eterna’’. In termini strategici, la coraggiosa Operazione ‘’Tempesta di Al Aqsa’’, la quale ha coinvolto tutte le componenti della Resistenza palestinese, rappresenta l’inizio della fine dello Stato ‘’per soli ebrei’’.

Dopo aver spiegato sull’Interferenza cos’è il sionismo e le origini puritane del nazionalismo etnico ebraico (ebraico, ma non israelita essendo una parte dell’élite israeliana di provenienza caucasica), dobbiamo rispondere ad una domanda: ‘’Israele è uno Stato democratico?’’. Lasciamo che a darci una risposta sia lo storico di formazione marxista Mauro Manno:

‘’No. Non lo è. È uno stato etnocratico. Uno stato per soli ebrei. La democrazia nello stato ebraico vale solo per gli ebrei. Per i non-ebrei è una farsa. Immaginiamo per un attimo che in un paese multietnico in cui vi è un’amministrazione coloniale, un partito che rappresenta una particolare etnia ha in programma, dopo la fine del colonialismo, di costituire uno stato democratico su tutto il paese ma cacciando le altre etnie. Possiamo dire che il programma di questo partito è democratico? Per me è un programma razzista basato sulla pulizia etnica. Adesso immaginiamo che, finita la fase del colonialismo, a questo partito venga concesso di costituire il suo stato ma solo su una parte del territorio del paese e a condizione che anche su quel territorio non ci siano espulsioni etniche. Succede invece che lo stato viene fondato subito dopo l’espulsione della maggioranza degli abitanti da parte della minoranza, secondo il suo programma razzista iniziale. È uno stato democratico ma la democrazia doveva coinvolgere tutta la popolazione e non solo la minoranza che ha effettuato la pulizia etnica. Adesso succede che le istituzioni che rappresentano la legalità internazionale (per esempio l’ONU) chiedano a questo stato etnico di reintegrare gli espulsi e accordare loro pari diritti democratici. In risposta questo stato “democratico” (per la sola etnia che esso rappresenta) si rifiuta di farlo, anzi persevera nel suo programma iniziale di volere conquistare tutto il territorio del paese e di colonizzarlo con gente della sua etnia fatta affluire da altri paesi. Questa nuova espansione e questa nuova pulizia etnica non avvengono in modo fortuito ma sono sancite nei documenti fondanti dello stato “democratico”. Per esempio in essi vi si stabilisce che tutto il territorio del paese appartiene a tutti coloro che appartengono all’etnia giusta ovunque essi si trovino (e magari da migliaia di anni) e non appartenga invece agli espulsi che vi vivevano prima della fondazione dello stato etnico. È ancora uno stato democratico?’’ 2

Israele è un regime militarista, molto simile al Cile pinochetista, con una proiezione imperialista autonoma ed una matrice ideologica suprematista. Il sionismo-revisionista, rilanciando la dottrina della ‘’guerra eterna’’, ha pianificato, con cinismo e nell’indifferenza del giornalismo lubrificato, la distruzione d’una porzione del pianeta. Come scrivevo sull’Interferenza, il 30 marzo 2021, il regime sionista è stato anche un laboratorio dell’’’imperialismo farmacologico’’ della Pfizer:

‘’Finita la pandemia, Israele non sarà più una grande potenza (nonostante ciò commetterà ancora molti crimini contro il popolo palestinese) ed il Zionism Power verrà trasferito nelle lobby puritane anglosassoni; lo Stato ‘’per soli ebrei’’ sta pagando a caro prezzo la mancanza di una visione strategica della propria Elite: il ‘’popolo eletto’’, mito ambiguo figlio d’una concezione paranoico-delirante dei processi storici, è diventato la cavia delle multinazionali anglo-statunitensi. Netanyahu perso nel proprio labirinto: da capitalismo suino a sionismo suino.

Devastata dalla triplice catastrofe (ambientale, economica e vaccinale), l’Elite israeliana opta elettoralmente per il neofascismo invertebrato delle sette religiose: nazionalismo straccione che copre la sudditanza verso la nuova Architettura di Potere. Il neo-imperialismo anglo-statunitense (Grande Reset) schiaccia l’imperialismo tradizionale (Israele): la fine di un’era.’’ 3

Due anni addietro, indicavo tre calamità che avrebbero travolto il Potere Sionista, un sistema di potere che ha istituzionalizzato l’ingiustizia corrompendo media ed istituzioni accademiche:

  • La politica vaccinatoria disastrosa (l’obbligo vaccinale interno).
  • L’ecoterrorismo dello Stato sionista (la destabilizzazione esterna).
  • La disoccupazione di massa (la dissoluzione della borghesia commerciale).

Domanda: nel silenzio del giornalismo lubrificato, Tel Aviv sta sperimentando contro la popolazione di Gaza armi biochimiche vietate da tutte le Convenzioni Internazionali? Un punto di partenza è proprio nell’affermazione ‘’Israele, laboratorio della Pfizer’’. L’élite di Davos, una cerchia di Anglo-Sionisti ‘’vendi patria’’, potrebbe sacrificare il fascismo-territoriale sugli altari del Grande Reset? Israele: un regime infanticida vittima del proprio narcisismo tribale.

La lucida follia di Netanyahu sta spingendo in avanti la declinazione neoliberista del Grande Reset: Israele si comporta da ‘’bubbone tumorale della politica internazionale’’ (cit. Alan Hart), portando nella realtà la distopia totalitaria di George Orwell. Un inferno con un inizio ed una fine: umiliata militarmente da Hamas, Tel Aviv potrebbe conoscere l’isolamento geoeconomico nella transizione ad un mondo multipolare. Conclude, su Russia Today, l’analista strategico Kit Klarenberg:

‘’L’Operazione Al-Aqsa Flood ha ottenuto successi sorprendenti, sfidando misure di sicurezza consolidate e segnalando il possibile inizio di un più ampio disfacimento del progetto sionista. I rischi per Israele non sono mai stati così alti. L’economia coloniale di Tel Aviv, che si basa sull’asservimento dei palestinesi, rischia di trovarsi di fronte ad un futuro precario, e potrebbe forse essere la prossima tessera del domino a cadere in questo scenario tutto in divenire.’’(Ibidem)

 

Israele è uno ‘’Stato del male ‘’ (cit. Gideon Levy) forse prossimo alla dissoluzione.

https://comedonchisciotte.org/il-pesante-tributo-della-guerra-di-gaza-alleconomia-israeliana/

https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=23378

https://www.linterferenza.info/esteri/limperialismo-farmacologico-big-pharma-divorera-israele/

Casa Bianca: le immagini escludono la responsabilità israeliana per  l'attacco all'ospedale di Gaza | Euronews

Fonte foto: Euronews.com (da Google)

 

 

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