Il golpe di Stato, nell’Occidente collettivo, degli straussiani ha consolidato l’alleanza strategica fra il ‘’nazionalismo integralista’’ ucraino ed il sionismo-revisionista nella proiezione della ‘’guerra eterna’’ contro Russia e Cina.
Nathan Sharansky, dissidente sovietico decorato da Ronald Reagan e divenuto successivamente ministro di Ariel Sharon e Benjamin Netanyahu, ha recentemente organizzato una conferenza online a cui hanno partecipato diverse personalità sioniste fra cui Andriy Yemark, direttore dell’ufficio di gabinetto del ‘’presidente’’ ucraino-nazista Zelensky. I partecipanti hanno convenuto nell’assimilazione dell’Holodomor alla Shoah affermando, senza alcuna evidenza storica, che la carestia che colpì il Sud dell’Urss negli anni ’30 fu provocata da Stalin per decimare il popolo ucraino; dall’altra parte i sionisti-revisionisti negano il ruolo di Dmytri Donstov, teorico del ‘’nazionalismo integralista’’, nella pianificazione della ‘’soluzione finale’’ delle ‘’questioni ebraica e zigana’’. L’alleanza fra straussiani, ‘’nazionalisti integralisti’’ e sionisti-revisionisti ha portato, nell’Occidente collettivo, alla nascita di nuove dittature caratterizzate dalla Teo-politica.
Lo Stato ‘’per soli ebrei’’ verso il fallimento
Le proteste contro la controriforma della magistratura, in Israele, hanno fatto emergere tutte le contraddizioni interne al sionismo territoriale. La lobby degli straussiani ha rilanciato la dottrina della ‘’guerra eterna’’ ribadendo una concezione di nuova generazione dell’imperialismo, rispetto al colonialismo tradizionale di scuola britannica. Netanyahu non ha cercato di distruggere la democrazia israeliana, bensì ha sfruttato l’assenza di democrazia – una situazione tipica in un regime colonialista/razzista di common law – per instaurare il capitalismo della sorveglianza.
Se a Jenin il regime sionista sta consumando l’ennesimo massacro, nelle strade di Tel Aviv tanto gli oppositori di Netanyahu quanto i suoi sostenitori brandiscono le bandiere israeliane; incapace di leggere la conflittualità sociale, la sinistra post-marxista ha subito appoggiato acriticamente la borghesia ‘’cosmopolita’’ israeliana contro Netanyahu, trasformando un conflitto inter-sionista nella ‘’perpetua’’ lotta fra democrazia ed autoritarismo. La realtà è ben più complessa: in Israele, Netanyahu ha completato la transizione da una concezione tradizionale dell’imperialismo ad una nuova Architettura di potere, utilizzando la Teo-politica per rilanciare la costruzione della Grande Israele contro l’Eurasia. Entrambi gli schieramenti rappresentano un Male.
Netanyahu è un dittatore post-moderno; neoliberista, neo-sionista ed aperto al transumanesimo. Non guarda al passato, ma ad un nuovo modo d’intendere il capitalismo; quello tecnocratico, teorizzato da Harari a Davos. La ‘’legge sulla ragionevolezza’’ e gli sproloqui teocratico-razzisti del Ministro Ben Gvir sulla ‘’distruzione del Tempio’’ non devono trarci in inganno: il mito della Grande Khazaria ha una proiezione transumanista nelle guerre ‘’di quinta generazione’’. Tel Aviv è diventata a sorta di tempio/laboratorio nell’utilizzo militare delle nuove tecnologie di cui si servirà l’imperialismo USA per sottomettere una porzione del pianeta.
Scrive l’analista strategico Jonathan Cook:
‘’C’è un motivo per cui le strade sono inondate di bandiere israeliane, brandite con uguale fervore sia dagli oppositori di Netanayhu che dai suoi sostenitori. Ciascuna parte sta combattendo su chi rappresenta Israele.
Riguarda quale gruppo di ebrei può fare il tiranno: la legge dei generali o la legge dei teppisti religiosi di strada.
Per decenni, l’establishment della sicurezza militare israeliana, sostenuto da una deferente magistratura laica, ha stabilito l’agenda brutale nei Territori Occupati. Questa vecchia guardia è fin troppo esperta nel vendere i suoi crimini come “sicurezza nazionale” alla comunità internazionale.
Ora, però, un giovane pretendente è in lizza per la corona. Una fiorente comunità teocratica di coloni crede di avere finalmente abbastanza muscoli per soppiantare il potere istituzionalizzato dell’élite della sicurezza militare. Ma ha bisogno che la Corte Suprema si tolga di mezzo per raggiungere il suo obiettivo.’’ 1
L’analisi di Cook ha messo in risalto il conflitto tra la fazione laica del deep state riconducibile agli apparati d’intelligence tradizionali e la nuova fazione dello ‘’stato profondo ‘’ legata al sionismo religioso ed alla teocrazia transumanista; il deep state israeliano, ricucendo i legami con gli eredi di Bandera, ha abbandonato il laicismo proiettando i suoi banditi di strada in un contesto – per quanto virtuale – di guerra multidimensionale e ‘’di quinta generazione’’. Israele recupera la mistica fascista ed il suprematismo sionista, guardando ad un futuro da incubo: il transumanesimo di Harari sarà l’ideologia di Stato dell’aristocrazia-finanziaria nel ventunesimo secolo.
La lobby israeliana tradizionale teme il movimento anti-razzista statunitense; invece, una parte del neo-sionismo sa di potersene servire riassorbendolo nella cosiddetta sinistra ‘’politicamente corretta’’. A differenza del fascismo, il neoliberismo ed il transumanesimo riescono ad incrementare il consenso manipolando il dissenso, una delle tecniche adoperate dai loro ideologi sta proprio nella militarizzazione delle minoranze oppresse sotto il vecchio capitalismo proprietario (es. minoranze nazionali o LGBT). La nuova Israele sarà uno Stato del Male diverso, forse più pericoloso, dello Stato Razzista nato nel 1948.
Il destino di Netanyahu è quello di diventare un dittatore post-moderno del XXI secolo, una sorta di Hitler in 3D. L’opposizione appartiene ad apparati repressivi, in parte, perdenti nella conflittualità inter-borghese occidentale. In ogni caso, sionismo e democrazia sono incompatibili.
https://ilcomunista23.blogspot.com/2023/04/netanyahu-non-ha-cercato-di-distruggere.html
Fonte foto: Fanpage (da Google)