Kamala Harris Imperatrice: la “sinistra” imperialista

La sinistra occidentale ha abbandonato non solo l’ipotesi di un possibile e futuribile superamento del capitalismo ma anche il progetto di riforma radicale della società capitalista e la possibilità di transitare ad un modello economico redistributivo; ha rinunciato alla difesa del mondo del lavoro e della nazione.

La manipolazione delle istanze civili degli immigrati non corrisponde all’unità di classe fra lavoratori autoctoni ed i dannati della terra, ma alla volontà di far convivere l’antirazzismo con il neocolonialismo permettendo all’imperialismo di distruggere stati sovrani esterni al mondo non globalizzato: il concetto di patria, come spazio geopolitico e culturale ove realizzare la prospettiva sociale degli oppressi, così facendo, viene svilita tanto nei paesi che subiscono i flussi migratori (in uscita) quanto in quelli che li accolgono.

La crisi climatica è stata presa in custodia dalle lobby del green economy e da Onlus filo-USA come Greenpeace; invece di denunciare i crimini delle multinazionali che hanno sequestrato intere aree geografiche alle popolazioni autoctone, la sinistra imperiale si è accodata al ‘’giornalismo di regime’’ nella colpevolizzazione dei dannati delle periferie (operai, disoccupati, nuove povertà). L’amministrazione democratica statunitense sta facendo da apripista ad un nuovo modo d’intendere il ‘’progressismo’’ neocoloniale:

‘’L’amministrazione Biden ha infatti da poco assunto decisioni spettacolari per favorire la transizione energetica: sostituire i veicoli a carburante con veicoli elettrici. Secondo le stime di un organismo recentemente istituito, l’Interagency Working Group on Social Cost of Greenhouse Gases, il costo della transizione ammonterebbe a 9.500 miliardi di dollari (9,5 trilioni). Vi lascio immaginarne il costo in termini di posti di lavoro soppressi e di famiglie rovinate. Fu proprio questo genere di provvedimenti a provocare la guerra civile: si vollero trasferire i poteri doganali alle autorità federali: un provvedimento che avrebbe sviluppato gli Stati industriali del Nord e comportato la rovina degli Stati agricoli del Sud’’ 1

Lo sbudellamento dell’economia produttiva è un passaggio determinante l’accelerazione della lotta di classe dall’alto intrapresa dall’oligarchia senza patria contro l’intronata borghesia nazionale ed il proletariato neo-moderno un tempo considerato dai marxisti il soggetto rivoluzionario inter-modale; nell’imperialismo del ventunesimo secolo, rileggendo il crudele Manifesto di Davos, gli Oppressi non dovrebbero possedere nulla.

L’emergenza sanitaria internazionale ha profondamente rimodellato le relazioni inter-Elite: Israele ed Ue non saranno più grandi potenze imperialiste, mentre USA e GB diventeranno la maschera di facciata della proiezione geopolitica dello Stato profondo statunitense e della City. Il capitalismo di sorveglianza esclude la dialettica politica sovrapponendogli le estorsioni di Bce e Fmi, nonostante ciò vecchi e nuovi conflitti ne minano le fondamenta:

  • Lo sciopero di massa, 22 marzo 2021, dei lavoratori Amazon in Italia è l’equivalente operaio della rivolta ‘’piccolo borghese’’ dei Gilet Gialli in Francia: a contrapporsi alla digitalizzazione dell’economia, in questa circostanza, sono i lavoratori salariati grandi assenti durante il confinamento dello scorso anno.
  • La nuova Architettura di Potere mostra le proprie falle: i lavoratori Amazon e simili, così come la piccola e media borghesia ‘’sotto-proletarizzate’’ sono i paria del capitalismo di sorveglianza. Dall’altra parte il capitalismo Ue, non risolvendo la questione nazionale (es. Catalogna), ha assunto le fattezze politiche d’una prigione di popoli: la balcanizzazione del polo imperiale europeo potrebbe, nei prossimi anni, rilanciare la lotta di classe nella variante patriottica (‘’variante populista’’ secondo il politologo marxista Carlo Formenti).
  • In Israele, Netanyahu ha centralizzato nelle proprie mani un potere elettorale abnorme: miraggi. Il tardo-sionismo è capitalismo suino: presa in custodia dalle multinazionali anglo-statunitense, Israele nei prossimi anni – 2021 – 2025 – subirà le conseguenze geopolitiche (1) della vittoria panaraba della guerra siriana e (2) del rilancio persiano della Rivoluzione degli Oppressi. E’ difficile fare previsioni sul futuro dello Stato sionista: Grande Reset, neofascismo ‘’ebraico’’ o – si spera – Rivoluzione anticoloniale arabo-israeliana?

Anche il più cinico dei poteri (nel terzo punto il Zionist Power) ha un inizio ed una fine. La violenza, compresa quella verbale, è segno di debolezza: Washington ha definito il presidente Putin ‘’assassino’’, gli zerbini del Pentagono hanno storicamente riservato questo tipo d’ingiurie ai leader antimperialisti. Incurante della demenza ‘’yankee’’, Mosca ha accelerato la costruzione del polo egemonico alternativo euroasiatico. Il presidente Putin, con eleganza e senso dello Stato, ha umiliato dinanzi l’opinione pubblica mondiale il suo omologo statunitense invitandolo ad un ‘’confronto fra capi ‘’. Gli Stati Uniti, a differenza di Russia, Cina ed Iran, prediligono la violenza all’onore, la competizione all’etica comunitaria ed il dominio all’egemonia, una condizione politica che la sinistra anglofona ha ereditato dalla tradizione anticomunista dei conservatori della ‘’guerra fredda’’: un nuovo modo d’intendere la sinistra di cui Kamala Harris potrebbe diventare interprete.

 

Kamala Harris destituirà Joe Biden?

La Rete Voltaire ha più volte riferito che il presidente USA Joe Biden è malato di Alzheimer, altri governano per lui: l’establishment democratica, i neoconservatori, CIA e Pentagono. La vice-presidente, Harris, battendo sul tasto del femminismo e dell’ideologia politicamente corretta ha monopolizzato i media: sionista, guerrafondaia e sostenitrice della transizione al capitalismo di quarta fase, digitalizzato. La contrapposizione dei sessi e la manipolazione della sessualità rappresentano un nuovo modo, tipicamente anglosassone, d’intendere la sinistra politica: imprigionare le donne nei ruoli che hanno ricoperto satrapi sanguinari in epoche antiche.

Il giornalista Thierry Meyssan, solitamente ben informato, avanza una ipotesi pertinente:

‘’Diversi parlamentari Democratici hanno accennato in privato alla possibilità di prendere atto dell’incapacità del presidente e di procedere alla sua destituzione; alcuni si sono spinti fino a chiedere pubblicamente che gli venga revocato il potere di azionare l’armamento nucleare’’ (Ibidem)

Il femminismo non solo accelererà la transizione ad una nuova Architettura di Potere avvilendo tramite i media il morale della classe operaia bianca, ma inquinerà le acque delle possibili opposizioni. Joe Biden erroneamente l’ha già chiamata ‘’signora presidente’’, in realtà l’‘’imperatrice’’ Kamala Harris guiderà la dissezione dell’Impero delle Banane: la fine di un’era, mi auguro.

https://www.voltairenet.org/article212516.html

Kamala Harris è la prima donna vicepresidente degli Stati Uniti

2 commenti per “Kamala Harris Imperatrice: la “sinistra” imperialista

  1. Selene
    25 Marzo 2021 at 17:34

    grandissimo art, bravo zecchinelli!!!!

    • SELENE
      25 Marzo 2021 at 17:45

      Ho solo dei dubbi sul neofascismo ebraico, secondo me si prenderà una sua rivincita su Biden e Grande Reset, non rimarrà a guardare facendosi umiliare soprattutto se fallirà abraham agreement, per i britannici sarebbe certo la grande vendetta dopo il terrore antinglese degli anni 40 in Medio Oriente, ma vedo israele in gran spolvero con russi e cinesi come del resto il vaticano che percepisce che il vento sta cambiando. Le potenze religiose millenarie hanno una loro saggezza che l’Ue ha perduto purtroppo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Dichiaro di essere al corrente che i commenti agli articoli della testata devono rispettare il principio di continenza verbale, ovvero l'assenza di espressioni offensive o lesive dell'altrui dignità, e di assumermi la piena responsabilità di ciò che scrivo.