L’ambigua alleanza fra Russia e Israele

Foto: it.sputniknews.com

La Russia capitalista e l’imperialismo israeliano – una delle maggiori potenze imperialiste su scala mondiale – si collocano indubbiamente su fronti opposti: la Russia fa parte del blocco capitalistico emergente insieme ai paesi Brics, mentre Israele è alleata naturale degli Usa: la prima potenza imperialista del mondo. Tutto questo non ha impedito al leader russo, il ‘’bonapartista’’ Vladimir Putin, e a quello israeliano, l’estremista di destra e criminale di guerra Netanyahu, d’incontrarsi per ben tre volte negli ultimi nove mesi.

L’incontro di qualche giorno fa è servito a consolidare l’alleanza Russia – Israele contro il terrorismo islamista; il premier russo ha ribadito ‘’nella lotta contro il terrorismo, senza dubbio, siamo alleati’’ ( mentre la traduzione ‘’Russia – Israele, sono alleati senza se e senza ma’’, è risultata essere una invenzione dei media nostrani ), dimenticandosi del sostegno – denunciato con precisione dai giornalisti di Russia Today – del governo sionista al ramo siriano di Al Qaeda: il Fronte Jabat Al Nusra. Netanyahu – con la consueta ipocrisia – ha replicato che ‘’non ci sono restrizioni legali sulla partecipazione di società russe nei progetti di sviluppo e di gas in Israele’’. La collaborazione fra i due diversi paesi, dopo una attenta letture delle fonti di provenienza russa, pare essere solida. Ecco le parole di Vladimir Putin:

“Abbiamo parlato delle riserve che possiamo utilizzare per promuovere la cooperazione economica. Sono convinto che l’impulso per lo sviluppo delle relazioni commerciali potrebbe essere anche la creazione di una zona di libero scambio tra l’Unione economica eurasiatica e Israele. Recentemente i miei colleghi dell’Unione economica eurasiatica ne hanno parlato ad Astana e le trattative concrete saranno avviate quest’anno”, ha dichiarato Putin, citato da RIA Novosti’’ 1

Tutti quegli analisti che sostengono che ‘’l’imperialismo russo collabora con quello israeliano’’, sono in errore. La Russia non è un paese imperialista: dopo la deindustrializzazione degli anni ’90, Vladimir Putin ha iniziato la costruzione di un ‘’capitalismo nazionale’’ puntando sul sostegno degli ‘’oligarchi economici’’. La Russia è indubbiamente uno Stato capitalista ma i suoi margini di manovra sono ristretti e non vanno oltre la riconquista, peraltro assai parziale, dell’ex area d’influenza sovietica. Israele – dal canto suo – è un regime ‘’autolegittimato’’ dall’ideologia sionista: il rapporto Russia – Israele è pericoloso più per il governo russo che per Israele. Putin, con questo accordo, spera di ammorbidire la lobby sionista in guerra da oltre dieci anni contro il suo governo? Le perplessità sono tante: Putin sostiene il governo siriano di Bashar Al Assad eppure permette agli aerei israeliani di colpire gli Hezbollah, tacendo di fronte all’assassinio del guerrigliero – considerato un martire dai popoli libanese e palestinese – Samir Kuntar. Il leader russo non si cura delle Resistenze islamiche oppure ha ceduto alla richiesta di Netanyahu di non ostacolare i caccia israeliani operativi in Siria e Libano. Le due cose – come il lettore attento avrà capito – sono complementari.

Certamente il colosso euroasiatico è un ‘’argine geopolitico’’ contro l’imperialismo statunitense, ma nell’area mediorientale il Cremlino appoggia governi palesemente filo-sionisti come quello dell’egiziano El Sisi. Domanda: Putin concorda con El Sisi e Netanyahu nel ritenere Hamas una organizzazione terrorista? Hamas, con tutti le sue contraddizioni e ambiguità, resta un movimento popolare che rivendica legittime rivendicazioni territoriali. Il socialista George Habash, fondatore del Fronte popolare di liberazione palestinese, non molti anni addietro fece un sapiente distinguo fra le ‘’forze sociali islamiche’’ ed il ‘’terrorismo islamista’’; leggerlo, in un momento di confusione come questo, è sicuramente istruttivo: ‘’La natura delle relazioni con le forze dell’Islam politico non può essere arbitraria: innanzitutto non si può relegarle in una stessa categoria e, in secondo luogo, dobbiamo relazionarci con le forze realmente radicate nella comunità, escludendo ovviamente i gruppi che allacciano rapporti ambigui’’, e continua ‘’ Quindi dobbiamo fare dei distinguo tra le forze islamiche resistenti e combattenti che hanno una visione sociale ed ideologica, come in Libano (Hezbollah), in Palestina (Hamas e Jihad Islamico) e in Giordania (Al-Jama’a Al-Islamiya), dalle forze e dai gruppi le cui azioni non sono comprensibili e non trovano giustificazione né umanamente, né a livello comportamentale, né altrettanto non trovano giustificazione nei principi dell’Islam, come accade ora in Algeria o in Egitto’’ 2. La questione non è di poco conto: Putin di che pasta è fatto ?

Il giornalista di Contropiano, Marco Santopadre, ci fornisce delle notizie molto importanti che difficilmente leggeremo sulla stampa “mainstream”:

‘’Un analista del quotidiano israeliano Maariv, considerato assai vicino a Netanyahu, segnala che il capo del governo di Tel Aviv sta cercando un “possibile sostituto degli Stati Uniti” e ne approfitta per inviare a Barack Obama – e alla prossima amministrazione Usa, qualunque essa sia – un segnale inequivocabile di sfida. Le relazioni tra i due paesi sui fronti commerciale, turistico e di sicurezza non sono mai state così buone e quasi sicuramente miglioreranno ora che l’ultrasionista Avigdor Lieberman, nato in Moldavia e da sempre fautore di un’alleanza con la Russia, ricopre la carica di ministro della Difesa. La decisione di Mosca di siglare un accordo economico che permette l’erogazione delle pensioni agli immigrati russi arrivati nel cosiddetto ‘Stato ebraico’ prima del dissolvimento dell’Urss costituisce un viatico consistente, e la Russia punta molto al legame con il milione di ebrei russi (o di russi e basta) che vivono nel piccolo paese.
“Sono convinto che l’impulso per lo sviluppo delle relazioni commerciali potrebbe essere anche la creazione di una zona di libero scambio tra l’Unione economica eurasiatica e Israele. Recentemente i miei colleghi dell’Unione economica eurasiatica ne hanno parlato ad Astana e trattative concrete saranno avviate quest’anno” ha dichiarato Putin’’
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Quindi fra la Russia ed Israele c’è un rapporto bilaterale di ‘’scambio di popolazione’’; Israele dipende militarmente dagli Usa ma, demograficamente, deve molto alla Russia. E’ risaputo che sono moltissimi gli ‘ebrei russi emigrati in Israele e – certamente – nella ‘’madre patria’’ mantengono i contatti con parenti ed amici. Domanda: qual era la loro posizione sociale in Russia? Questi ultimi, quando Hamas e gli Hezbollah contrattaccano lo Stato israeliano è facile pensare che si preoccupino per i loro cari. Questo timore diventa parte integrante dell’opinione pubblica russa: Putin ne viene influenzato, su questo non c’è dubbio.

La società russa non è antimperialista come una buona parte di quella iraniana: gli iraniani hanno, nel 1979, rovesciato la dittatura filo-statunitense dello Scià dopo aver provato sulla propria pelle gli orrori del neocolonialismo. La loro ostilità nei confronti degli Usa e di Israele è tanto risaputa quanto legittima. I russi, duole dirlo, si dividono (a) fra gli assuefatti ai miti occidentali e (b) i bigotti fedeli alle dottrine della Chiesa ortodossa la quale – non dimentichiamolo mai – nel 2000 beatificò il guerrafondaio Nicola II. Il giornalista, molto vicino a Putin, Israel Shamir, ha ragione quando scrive che ‘’il Presidente Putin è molto amichevole con Israele e gli Ebrei. La sua amicizia non farà si che lasci loro la Siria o che rompa con l’Iran, ma anche il più grande amico di Israele su questo pianeta, gli USA, è attento ai propri interessi’’ 4. La risposta al dubbio che in questo momento assilla le menti degli sprovveduti “campisti” dovrebbe essere trovata con facilità: il nazionalismo non è un ‘’fedele’’ compagno di strada delle forze popolari e proletarie. Perché i palestinesi dovrebbero fidarsi di Putin: quale ragione avrebbero Hamas ed il Fplp ad accettare, su queste basi, una mediazione russo-statunitense? La loro Rivoluzione, democratica e antimperialista, non può passare attraverso le concessioni di Washington e Mosca.

Israel Shamir aggiunge che: ‘’Putin é così amichevole con gli Ebrei in Russia che il quotidiano Israeliano Haaretz ha detto che gli Ebrei russi non sono mai stati così bene. Egli permette al movimento religioso Chabad -Hassids  (o Chabad -Loubavitch) (nel seguito Assiditi) di ricostituire la comunità ebrea in Russia, dopo che la vecchia si è dispersa per la massiccia emigrazione in Israele e per l’integrazione sociale ed i matrimoni interreligiosi. Solo in Mosca si costruiscono trenta sinagoghe (a fronte di appena due moschee e circa trecento chiese), anche se ci sono al massimo poche centinaia di ebrei praticanti in tutta Mosca’’ 4. Il nostro coraggioso giornalista dimentica che tanto la Chiesa Ortodossa quanto l’ebraismo talmudico hanno alle loro spalle una storia di oppressioni e di discriminazioni etniche e religiose, inseparabili dal ‘’libro nero’’ dell’assolutismo monoteistico. L’integrazione sociale – contrapposta all’esclusivismo religioso – era la linea politica che Marx e Lenin indicarono ai ‘’comunisti ebrei’’, tanto è vero che, nel 1844, Marx concluse il suo celebre testo ‘’Sulla questione ebraica’’ con questa frase: ‘’ L’emancipazione sociale dell’ebreo è l’emancipazione della società dal giudaismo’’. Putin non è nuovo a posizioni, dichiaratamente anti-marxiste; forse sarebbe il caso, una volta per tutte, di prenderne atto.

La Russia nel 1943-’44 fu il principale paese a combattere, realmente sul campo, il nazifascismo; il suo contributo è stato enorme e determinante.  Oggi è l’unico paese impegnato ad estirpare il terrorismo di Daesh alleato degli Usa, e chi scrive gliene rende merito. Dall’altra parte è sciocco attribuire ai suoi governi una ‘’legittimità ideologica’’ immeritata: Putin è l’unico leader mondiale ad osteggiare il cancro islamista (e di questo dobbiamo essergliene grati) ma – proprio per i suoi rapporti con Israele, Stato anch’esso terroristico – non può ricevere nessuna ‘’patente di antimperialismo’’. Fino a quando la Russia sarà un ‘’argine geopolitico’’ anti-statunitense? I rapporti con Israele non fanno purtroppo presagire nulla di buono.

http://it.sputniknews.com/mondo/20160607/2841299/russia-israele-putin.html

http://kanafani.it/?p=1021

http://contropiano.org/news/internazionale-news/2016/06/08/russia-israele-attrazione-fatale-080176

http://www.comedonchisciotte.net/modules.php?name=News&file=article&sid=4411

 

 

 

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