E’ ora di cominciare a smascherare un’altra delle tante menzogne che ci sono state propinate da decenni a questa parte dai media occidentali, nessuno escluso, come sempre, da “sinistra” a “destra”.
Quella in base alla quale l’Iran, una delle culle della civiltà mondiale, così come tanti altri paesi del mondo, sarebbe una sorta di inferno oscurantista e medioevale governato da fondamentalisti sanguinari e popolato da masse di esaltati, integralisti e invasati ma anche da una minoranza (ma potenziale maggioranza) di persone che, se potessero (se cioè non gli fosse impedito con la forza bruta dai “cattivi” e barbuti imam e dai loro seguaci), opterebbero senz’altro per il “way of life” occidentale; ergo, a diventare dei bravi cittadini democratici, “partecipativi”, civili e tolleranti (consumatori passivi, mercificati e precari privi di ogni coscienza e identità?…) chiamati periodicamente a ratificare i propri governanti-amministratori.
Peccato che questo “esercizio” di democrazia, pur con tutti i suoi limiti (vale anche per l’Iran ciò che vale per le democrazie occidentali) in Iran sia già ampiamente praticato, a differenza di tanti altri paesi dell’area mediorientale e non solo.
L’Iran, infatti (audite, audite!), è un paese nella sostanza più democratico rispetto a tanti paesi occidentali dove ormai la dialettica politica maggioranza/opposizione è ridotta ad una finzione, a cominciare dagli USA dove i repubblicani/conservatori e i democratici/progressisti si dividono sullo spinello libero e sul matrimonio gay ma non certo sulla natura e sulla vocazione capitalista e imperialista della loro nazione, chiamata ad assolvere ad una sorta di compito messianico, di missione escatologica che la Storia le avrebbe assegnato (“gli USA, l’unica nazione indispensabile al mondo” come ha coerentemente dichiarato lo stesso Obama).
In Iran esiste invece una dialettica politica reale tra forze politiche e anche culturali molto diverse fra loro. E proprio gli accadimenti degli ultimi anni stanno lì a dimostrarlo.
Il “mostro” Ahmadinejad ha perso le elezioni e se ne è andato tranquillamente a casa, sostituito dal nuovo premier Rohani, sostenitore di una politica completamente diversa e opposta alla sua, che infatti ha portato al recente accordo con gli USA sul nucleare; accordo naturalmente osteggiato da Ahmadinejad (e dallo schieramento politico da lui rappresentato). Ora, è evidente che se quest’ultimo fosse stato un tiranno sanguinario, una specie di nuovo Hitler in erba (e neanche tanto in erba), così come è stato descritto da anni di martellante propaganda dei media occidentali, per prima cosa non si sarebbero svolte libere elezioni e, qualora ci fossero state, sarebbero state manipolate (come avviene peraltro in altri paesi del mondo). In un modo o nell’altro, con le “buone” o con le cattive, sarebbe comunque rimasto al suo posto.
E’ bene ricordare che le differenze fra i vari schieramenti politici (in realtà c’è una grande diversificazione politica in Iran ma stiamo semplificando per ovvie ragioni…) non riguardano affatto aspetti di lana caprina ma importanti e fondamentali questioni di ordine politico, culturale, ideologico e, non certo per ultimi, il ruolo e la collocazione dell’Iran nello scacchiere internazionale.
E da questo punto di vista non c’è dubbio sul fatto che ci sia molta più dialettica politica reale in quel paese rispetto a quanta non ce ne sia negli USA e in altri paesi occidentali (compreso il nostro) dove la dialettica politica fra maggioranza e opposizione non arriva di certo a mettere in discussione le alleanze, le strategie e la collocazione internazionale del paese, come invece è avvenuto e avviene in Iran.
Detto ciò, non è certo mia intenzione celebrare la Repubblica Islamica dell’Iran nè tanto meno elevare il suo sistema politico e sociale, dal quale sono lontano anni luce per ovvie ragioni (da marxista e da laico non potrebbe essere altrimenti), ad una sorta di modello cui fare riferimento, ma soltanto evidenziare che siamo di fronte ad un grande paese (con una grande cultura alle spalle) che è stato criminalizzato per le stesse ragioni per le quali sono stati criminalizzati tutti quegli stati o paesi che non hanno accettato e non accettano i diktat dell’Impero targato USA. Questa considerazione va al di là del giudizio politico, positivo o negativo, sull’attuale leadership iraniana e sulle sue scelte politiche e strategiche che richiederebbero un’analisi ad hoc.
Come abbiamo più volte ricordato su questo giornale, l’Occidente è stato ed è tuttora alleato con le peggiori dittature, specie in quell’area geopolitica (leggi l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi ecc.), quelle sì veramente sanguinarie e oscurantiste, che affondano le loro radici in un contesto culturale semifeudale (pur essendo stati economicamente ultracapitalisti) e che si riparano dietro ad un’interpretazione fuorviante e fuorviata dell’Islam che è quella wahabita (ogni contesto e ogni forma di dominio sociale ha la sua falsa coscienza…).
Ma quelle sono nostre “amiche” anche se sono le stesse che finanziano, senza neanche preoccuparsi troppo di non farlo sapere, l’ISIS e più o meno tutto il variegato arcipelago jihadista mondiale, utilizzato come strumento di pressione e ricatto sull’Occidente con il quale sono in un rapporto di alleanza/competizione economica. In primis, appunto, l’Arabia Saudita, che ha stretto da tempo un’alleanza di ferro con Israele (a proposito, nessuno ha mai fatto caso che l’Isis non ha mai sfiorato neanche con una palletta di carta sparata con una cerbottana, un obiettivo israeliano?…) e nemica giurata (insieme a Israele) dell’Iran, dell’Islam sciita e dei vari movimenti di liberazione nazionale arabi, libanesi, palestinesi e curdi. E’ per queste ragioni che le campagne mediatiche (e militari) delle potenze occidentali in favore dei diritti umani e della democrazia sono strabiche, diciamo così. In Arabia Saudita ogni anno centinaia e centinaia di persone (quasi tutti lavoratori immigrati asiatici) vengono giustiziati sulla pubblica piazza in seguito a processi farsa, ma nessuna campagna mediatica è ovviamente mai stata lanciata per protestare contro questi crimini di stato. Viceversa, l’Iran è stato sottoposto a un vero e proprio bombardamento mediatico. Emblematica, in tal senso, l’offensiva politico-mediatica mondiale per protestare contro la condanna a morte di Sakineh (poi liberata dalle autorità giudiziarie iraniane), una donna accusata di aver ucciso il marito con la complicità del proprio amante.
Come sappiamo, gli USA hanno appena stretto un accordo con l’Iran relativamente al nucleare. L’accordo durerà per lo meno finchè a Washington e a Teheran ci saranno Obama e Rohani. Ma sappiamo anche che una gran parte dei grandi gruppi economici e finanziari americani (per non parlare dell’apparato militare-industriale e dell’esercito) premono per la linea dura (ricordate il clima e l’accoglienza trionfale che il Congresso americano ha riservato al premier israeliano, Netanyahu solo pochi mesi fa? Di fatto una sconfessione della linea “morbida” di Obama…). Per non parlare ovviamente di Israele e delle potenti lobby ebraiche americane che lo sostengono, che da sempre vorrebbero cancellare l’Iran dalla cartina geografica…
Tutto ciò la dice lunga sulle menzogne che sono state scientificamente raccontate sull’Iran stesso, sui movimenti di liberazione nazionale arabi (in parte sostenuti dall’Iran stesso), sulla presunta guerra di civiltà che sarebbe in corso fra Occidente e mondo mussulmano, presentato come un unico indistinto calderone all’interno del quale il cittadino-utente mediatico occidentale non distingue gli uni dagli altri, anche perché posto nella condizione di non poter distinguere. Un’ operazione scientifica di disinformazione e di manipolazione della pubblica opinione di proporzioni gigantesche finalizzata a costruire un immaginario collettivo in virtù del quale l’Occidente sarebbe sotto attacco da un non ben definito e indistinto “mondo islamico”; una finzione mediatica costruita ad hoc che serve a nascondere le manovre di potere e geopolitiche, le occupazioni neocoloniali e le politiche imperialiste delle potenze mondiali e regionali che occupano l’area mediorientale.
Forze politiche come la Lega Nord di Salvini, il Front National della Le Pen e in generale tutte le forze della Destra e neo Destra europea hanno la loro fetta di responsabilità nell’aver alimentato questa menzogna (già creata ad arte dal sistema mediatico politico occidentale), per ragioni politiche strumentali, cioè per raccattare consensi elettorali speculando sull’ignoranza e sulla paura della gente, oltre che per un razzismo di fondo che fa parte del loro DNA. E solo questo dovrebbe far capire la reale natura di queste forze politiche che fingono di collocarsi in una posizione di presunta criticità nei confronti del “sistema” che governa l’Europa e dell’asse USA-UE-NATO, quando in realtà sono ad esso perfettamente e consapevolmente funzionali. Ripetitori di balle, anche mal raffazzonate, che però tanta gente si è bevuta e continua a bersi in parte per ignoranza e in parte per mancanza di un’alternativa politica credibile. .